Introduzione
La
S. Chiesa di Dio che in Maratea, pu essere descritta ed
illustrata sotto vari aspetti. Un argomento cosi vasto richiede molto tempo,
volendo evidenziare, dalle remote origini al presente, i seguenti temi di
contenuto storico, sociologico e religioso:
-
i precedenti ambientali ed umani dei primi abitanti indigeni (Italici) o
immigrati (Greci, Fenici, Romani ed Arabi);
-
l'avvento del Cristianesimo nell'Italia Meridionale, con centro propulsore a Bussento (Policastro Bussentino);
-
i precedenti religiosi, come l'appartenenza e dipendenza alla prima Diocesi
del Mar Tirreno, nel Golfo di Policastro: Bussento
(sec. I - IX) e Policastro (sec. X- XX);
-
l'annessione alla Diocesi limitrofa di Cassano Ionio, per otto secoli (sec.
IX,1098 - sec. XIX, 1898);
-
la presenza dei Monaci Italo-Greci o Basiliani e
loro grancia in Maratea, dipendente dall'Abbazia di S. Giovanni a Piro (sec.
XVIII);
-
le circoscrizioni parrocchiali di Maratea, unificate nel 1589;
-
il Beato P. Angelo d'Acri Cappuccino, Superiore nel Convento di Maratea e
suoi miracoli (sec. XVIII);
-
vicende politiche di P. Carlo da Celle Cappuccino in Maratea
(1828);
-
l'annessione di Maratea alla Diocesi di Policastro per dismembramento da
Cassano Ionio (1898);
-
Maratea
designata Sede Vescovile per trasferimento da Policastro, motivato da problemi
ecologici (non attuato- 1913);
-
altre note particolari.
Credo
sia doveroso ed urgente pi che mai mettere in luce
alcuni avvenimenti antichi e recenti del tutto particolare, come pure
illustrare qualche personaggio. Alcuni fatti, affascinanti per la loro novita, eccellenza e singolarit, non si sono realizzati a
causa di forza maggiore. Considerato l'insieme di tutte le peculiarit
storiche, possiamo distinguere sempre la verit e dire che Maratea merita.
Quello che non si attuato non offusca, anzi evidenzia sempre pi le doti umani e spirituali di un popolo numeroso (plebs consistens), che nei secoli
passati si sempre affermato e distinto per le sue nobili imprese.
I
valori perenni da sottolineare costituiscono tanti
punti fermi, tra i quali emergono la religione, la preghiera, la cultura e il
lavoro. Se la storia umana, unita alla ricerca e alla tradizione, al dir del
grande Cicerone maestra della vita[1] quella di Maratea va ricostruita dalle proprie radici e nei
suoi vari rami o aspetti; e quindi letta e meditata ogni giorno. Il pi breve articolo,
stampato o manoscritto; la pi piccola cartolina, corrosa dal tempo edace; la
pi veloce novella tramandata di generazione in generazione; la
iscrizione meno leggibile o il reperto archeologico pi fratturato;
tutto concorre a ricostruire e a conservare le pi belle e care memorie di
una comunit in cammino. Non per nulla, nelle testate di importanti
documenti, si legge spesso la frase latina: Ad perpetuam
rei memoriam .
1. Etimologia storica della voce "MARATEA" e
sua fondazione fenicia
A parte tutte le altre interpretazioni, non prive di un
qualche fondamento, come la Thea Maris (Dea del Mare)[2] o la Moira Theia (Destino Divino)[3] e tralasciando le indagini su qualche altro raro paese
omonimo o quasi esistito in Grecia, come Maratona, la opinione pi accreditata,
attendibile e certa quella della fondazione fenicia. Infatti
i Fenici, avendo dimorato nel secolo VIII a.C. nell'isola greca di Corf (Corcyra), la lasciarono per l'arrivo dei coloni greci di
Corinto nel 755 a.C.[4]. Partiti
dalla vicina isoletta di Marate, navigarono dal Mar Ionio al Mar Tirreno ed
approdarono nelle nostre coste[5].
I
Fenici, originari della terra a nord-ovest della Palestina, nel Medio Oriente,
grandi navigatori e conquistatori del Mare Mediterraneo, ricordati spesso nella
S. Scrittura, dovevano avere buone referenze, se Ges Cristo ne fece le
lodi a distanza, grazie alle loro sante disposizioni di spirito, contrariamente
a quelle dei duri Israeliti[6]. Questi primi nostri antenati
trasmisero alle successive generazioni buone qualit secondo l'adagio: Tal
padre, tal figlio. Passarono i secoli e le varie generazioni, miste
a quelle indigene degli Italici e degli immigrati Greci e Romani, si diffusero
a largo raggio nel retroterra del Golfo di Policastro dando origine ai primi
nuclei abitati di Lauria, Rivello, Trecchina, Aieta e Tortora[7].
Il Curzio era uno studioso. Peccato che nella sua conferenza
pubblicata in un opuscolo non riportava note esplicative, ma accennava a
memorie antiche riportate da autori greci classici come Erodoto e
Pausania. In Erodoto il termine greco Marathos,
citt fenicia presso la isola di Arado,
secondo Plutarco e Quinto Curzio. Da una prima colonia detta di Marate, i Maratei
o Marateni passarono a fondare la nostra Maratea,
sul Monte Minerva[8].
2.Il Cristianesimo
nel Golfo di Policastro.
Sorvoliamo
qualche nota storica del mondo greco-romano e passiamo a tempi migliori. La nostra
fede cristiana si diffuse nelle nostre terre, grazie alla predicazione
apostolica di S. Pietro e S. Paolo. S. Pietro venuto a Roma nel 42, pass molte
volte per le terre del meridione, consacrando vescovi e preti; S. Paolo,
approdato a Pozzuoli nel 61, perlustr le nostre regioni e fond molte comunit
cristiane, molte delle quali diventarono diocesi, come l'antica Bussento, oggi Policastro, verso il 66[9].
In
verit la fede cristiana fu importata privatamente dai "trafficanti
levantini" dediti al commercio nei paesi del Mediterraneo[10]. Non mancarono pericoli e traversie a causa della lenta
decadenza dellImpero Romano d'occidente e della susseguente irruzione dei
nemici d'oltre cortina.
La
prima sede vescovile di Bussento, distrutta dai
Vandali nel 440, risorse nel 500, anno in cui appare il primo vescovo storico
Rustico[11]. Colle invasione dei barbari e di altri popoli nordici (Longobardi,
Ostrogoti, ecc.) la diocesi fu devastata a tal punto che Papa S. GREGORIO I
MAGNO nel 592 ordin a Felice, vescovo di Agropoli, di compiere le visite
pastorali alle diocesi limitrofe di Velia, Bussento e
Blanda nelle coste tirreniche, perch prive di vescovi[12]
Restaurata
la seconda volta la sede di Policastro grazie alle
suppliche di GISULFO II Principe di Salerno e del popolo numeroso di Bussento, sotto il pontificato di S. GREGORIO VII, col
nuovo vescovo SAN PIETRO PAPPACARBONE, III Abate Benedettino di Cava dei
Tirreni, la nostra, Diocesi ebbe un riassetto definitivo con 30 parrocchie
in un'area territoriale piuttosto vasta, da Camerota (Salerno) a Scalea
(Cosenza) e retroterra di Tortora, Laino, Rotonda, Latronico, Lauria, Lagonegro,
Trecchina ed altri paesi vicini nel Cilento. Tra i centri o comunit
parrocchiali figurano: Castrucucco e Marathia. La prima, ubicata su un costone a mare
nella Marina di Tortora (S. Maria), la seconda, sul Castello (S. Biagio)[13].
Il
territorio in questione, cio la nostra Parrocchia, indicata geograficamente
nella Bolla di ALFANO del 1079, era indubbiamente parte integrante di S. Biagio
in Maratea Superiore, dove, nel secolo VIII (a. 732), secondo una verace e costante tradizioni, arrivarono dall'Asia
Minore (Armenia) le reliquie di S. Biagio e di S. Macario[14]. La
popolazione doveva essere considerevole se nella seconda met del secolo VIII
accolse i profughi di Blanda, comunit vicina e sede vescovile, distrutta da un
violento maremoto[15].
Dopo
il famoso Editto dell'Imperatore COSTANTINO IL GRANDE (a. 313), sotto il
pontificato di S. Melchiade, la Chiesa ebbe piena pace e libert di culto[16]. Nonostante l'imperversare delle persecuzioni, le
prime comunit cristiane, che praticavano il culto in grotte o altri luoghi
nascosti e riparati, erano assistite dai preti e dai vescovi. Infatti, nel I
secolo, BACCHILO, Arcivescovo di Messina, fece una visita apostolica a Bussento passando per Blanda e per una via alle falde del
Monte Coccovello, su un cavallo grigio[17].
Blanda, educata nella stessa fede e decorata dalla sede
vescovile tra il III e lVIII secolo (a. 250-743), ebbe la felice sorte di
salvare gli abitanti superstiti, che trovarono accoglienza presso i paesi vicini
come Castrocucco, Aieta, Tortora e Maratea Superiore[18]. L'accoglienza fu cos spontanea e cordiale da restare come
esempio di carit fraterna a tutti i paesi del circondario.
3. L'annessione di Maratea alla Diocesi di
Cassano Jonio (sec. XI, a.1098)
La
sede vescovile bussentina o di Policastro, restaurata
la seconda volta nel secolo XI, grazie all'interesse dei pontefici, dei
vescovi, dei principi e dei conti, ebbe lunga durata ed
oggi conta oltre nove secoli con una serie quasi continua di vescovi, da
S.PIETRO PAPPACARBONE a Mons. FEDERICO PEZZULLO (
1979).
Come
anche oggi accade, anche allora, nell'Alto Medioevo, la spartizione
delle terre, sia dei feudi che delle diocesi, come
anche l'assegnazione delle stesse parrocchie lungo il litorale e nell'entroterra,
era suscettibile di mutazioni. Venuta meno la diocesi di Blanda e scomparsa
nella seconda met del secolo VIII, al tempo del sesto ed
ultimo vescovo Gaudioso, presente nel Sinodo Romano di Papa Zaccaria del 743
con Anteramo di Bisignano e Pelagio di Cosenza[19], verso
la seconda met del secolo IX sorse la nuova Diocesi di Cassano, la quale
cominci a far parte della Eparchia o Provincia Ecclesiastica di Calabria,
con capoluogo a Reggio[20].
Nel
1098, sotto il pontificato di URBANO II, l'episcopato di SASSONE ed il governo di RUGGERO BORSA, Duca di Calabria e Puglia,
Maratea fu dismembrata da Policastro ed annessa a Cassano. Questo vescovo,
il cui presulato dur meno di vent'anni (1088 -
1106), chiese ed ottenne dall'Arcivescovo metropolita
di Salerno ALFANO II il trasferimento della Citt di Maratea a Cassano. Era il
tempo in cui, per motivi politici o altre ragioni, i feudi e i benefici
ecclesiastici erano trasferiti e accettati da regno a regno, non solo in
Italia, ma anche all'estero. Ma, la ragione pi
evidente era l'eccellenza di Maratea come meta di devoti e continui
pellegrinaggi al Santuario di S. Biagio, le cui preziose reliquie erano un vero
tesoro. La posizione felice ed incantevole del sito,
definito perla della diocesi dava lustro e guadagno alla nuova sede e da quel
tempo S. Biagio fu proclamato Patrono della diocesi di Cassano Jonio[21].
Fino
al secolo XVI, epoca del Concilio di Trento, tali trasferimenti erano cose di
ordinaria amministrazione. In seguito si ebbe un certo equilibrio. Ma anche oggi il fatto non infrequente, perch le
circoscrizioni civili e religiose vanno incontro a modifiche e variazioni
opportunamente giustificate.
4. I1 culto della S.Vergine Maria
Come
spiegare l'esistenza di ben 20 Chiese e Cappelle
nell'agro di Maratea (centro e frazioni), tutte dedicate alla Madonna, oltre le
numerose Edicole con dediche ed iscrizioni commemorative? Mons.
Domenico Damiano, Rettore e Parroco di S. Biagio, cosa si esprimeva nella sua
pregiata opera: La devozione verso la Madre di Dio brill e briller sempre
nel cielo della piet cristiana come un gran sole! E nella nostra
Maratea, sembra incredibile, una ventina di chiese sono dedicate a Lei![22].
Una
recente accurata descrizione bene illustrata ed
intitolata Maratea Sacra, composta negli anni '90, invita tutti noi ad una
spirituale riflessione su una realt viva e costante, intessuta di fede, di
tradizione e di storia. Maratea pu definirsi la "Cittadella
mariana". Sei mesi l'anno si celebrano feste con una certa solennit
(novena, predicazione, messa solenne e processione) in onore di S. Maria di
Portosalvo, del Carmine, dell'Assunta,
dell'Addolorata, del Rosario e dell'Immacolata.
Dalle
due prime comunit parrocchiali (Maratea Superiore e Castrocucco) alle altre,
come S. Maria Maggiore, pi antica; Acquafredda e Porto, pi recenti,
nell'insieme delle frazioni e delle numerose contrade nel corso dei secoli
il popolo marateese ha sempre inneggiato alla Madre di
Dio con costante fervore e devozione. Questo fatto si spiega e si
comprende per l'affermazione della religiosit popolare nella
osservanza della Legge di Dio, nel rispetto delle feste e nella
frequenza delle celebrazioni liturgiche. Esiste un forte filo conduttore:
la fede nei dogmi mariani nell'obbedienza a tutte le disposizioni dei
pontefici e dei vescovi.
Ma c' di pi. In precedenza, da tempo immemorabile,
la pi antica forma di venerazione mariana dovuta all'esistenza,
nell'Italia Meridionale e nella nostra diocesi, del culto di S. Maria Odegitria (Dux Viae) o Madonna del Buon Cammino, detta poi Madonna
di Costontinopoli. Questo culto fu importato dai
Monaci Italo-Greci" (Basiliani), venuti
nell'Italia Meridionale e nel Golfo di Policastro in varie epoche tra il VI e
il IX secolo, in seguito alle guerre gotiche (a. 553) e alle lotte iconoclastiche
(a. 726)[23]. Detti
monaci, accompagnati da tanti fedeli, grazie alla loro santit di vita, fecero
ovunque vera opera di evangelizzazione e di risanamento ecologico e morale
nelle nostre terre devastate in varie epoche, tra i secoli VI e X, dai barbari
invasori[24]. La devozione alla Madre di Dio, importata dall'Oriente,
penetr nelle nostre zone e fu affiancata dal "rito greco". Numerose
cappelle portarono questa dedicazione (lOdegitria)
per indicare Maria SS. come guida e condottiera dei fedeli nella ricerca e nel
cammino verso Cristo "Via, Verit e Vita"[25].
L'effigie,
secondo la teologia dell'Icona, o "La Cona", a confronto con
altre immagini presenti nel territorio dell'Italia Meridionale, presentava la
Vergine come "quella che mostra la via", cio, secondo il dogma
cattolico, "Colei che mostra il suo Figlio che
la Via. In particolare, la Madonna sul braccio sinistro porta il Bambino che
benedice e con la destra indica il Salvatore"[26].
Dopo
questo titolo, tanto caro ai monaci itineranti, se ne aggiunse un secondo
equivalente: la Madonna di Costantinopoli, perch in questa citt, punto
strategico e ponte fra l'Oriente e l' Occidente,
l'effigie si ferm e fu modello artistico di altri esemplari. Numerose furono
le chiese dedicate col primo titolo: Bussento-Policastro
(Cripta della prima Cattedrale), Salerno,
Velia, Paestum, Capaccio, Pattano e Rofrano. Ancora pi numerose quelle col
secondo titolo in quasi tutti i paesi della nostra diocesi, sia nel Cilento che nel Lagonegrese. Queste immagini dipinte dagli stessi
monaci, si moltiplicarono ovunque in appositi cicli
pittorici e, nel tempo del loro cammino di espansione, assunsero altre denominazioni
e conservarono la forma caratteristica delle icone fissate nei tipi
convenzionali[27].
Al
culto della Vergine si un quello dei Santi orientali pi
venerati dagli stessi monaci: S. PIETRO E PAOLO, S. BIAGIO, S. BASILIO, S.FILIP1P0 D'AGIRA, S. GIORGIO, S. ELIA PROFETA, S. SOFIA,
ecc. I templi mariani si diffusero nell'Europa e nellItalia
Meridionale, specialmente nelle nostre terre, sotto l'influenza spirituale del
dominio bizantino[28].
Senza
voler enumerare le cappelle mariane di Maratea, cui si aggiungevano
altre di vari Santi fino a 44, oltre le piccole edicole,
riportiamo un breve giudizio del nostro concittadino Mons.
DOMENICO DAMIANO, Rettore e Parroco di S.Biagio,
circa le perenni testimonianze di fede dei marateoti: Questo costante
miraggio di fede - che nel caso nostro non un fenomeno di illusione prodotto
dalla rifrazione di una devozione sentimentale - l'esponente di una piet
fortemente sentita che si traduce senz'altro in una lampante realt progressiva
attraverso le tante opere di religione gi viste e da vedere[29].
Sulla piet mariana e sulla devozione ai Santi continua
Mons. Damiano: Dovunque la venerazione - o
culto verso i Santi - antica quasi quanto la Chiesa. La Vergine gode del
pi alto onore: Essa esaltata in numerosi trattati e nelle omelie dei Santi
Padri; celebrata nelle arti con iscrizioni, immagini e templi. Questa venerazione
tutta speciale si manifest maggiormente quando Nestorio,
patriarca di Castantinopoli, deposto nel 431, ard
ricusarle la divina, maternit. Il culto dei martiri si accrebbe nel IV secolo;
ma rest molte volte limitato ai luoghi del loro martirio o della loro
sepoltura. Cessate le persecuzioni si tributarono pure grandi onori a quelli
che si erano maggiormente distinti per le loro eroiche virt, specialmente ai
vescovi, agli eremiti, ai monaci, e tutti venivano
chiamati Santi[30].
Fra
i titoli mariani dedicati alla nostre chiese,
dopo il Mille, risaltano quelli dell'Assunta (Policastro, Maratea,
Caselle, Poderia, Lauria,); del Rosario, dopo la famosa battaglia di
Lepanto del 1571 (Maratea, Roccagloriosa); dellImmacolata e dell'Addolorata
o della Piet (Conventi Francescani) e delle Grazie (Maratea,
Lentiscosa)[31].
5. La Parrocchia di S.MARIA
MAGGIORE
Trattiamo
cronologicamente non solo della Chiesa Parrocchiale come edificio sacro, ma
anche del territorio e dei fedeli abitanti. Il Comune, unico in origine, poi
duplicato per la diversa collocazione e disposizione
del sito (il Castello e il Borgo) di Maratea Superiore ed Inferiore,
ha una superficie di 67, 3 Kmq. con 5261
abitanti (Cens. 1991) distribuiti in 4 Parrocchie: S. Biagio, S.M. Maggiore, Acquafredda
e Porto. Confina a ovest col Mar Tirreno e Sapri, a nord con Trecchina, a
est e a sud con Tortora. La parrocchia, invece, confina con le vicine chiese di
Trecchina, Porto, Acquafredda e S.Biagio.
E' superfluo descrivere le bellezze incomparabili del luogo, come la freschezza
dei monti e delle valli, l'olezzo del mare, la variet dei ruscelli e
l'eccellenza delle acque sorgive e dei prodotti agricoli. Il tema orientato
sul sacro, per cui c'inoltriamo nella storia e nell'arte.
La Chiesa
Madre ubicata nel centro storico, ove la
piazzetta o largo S. Maria Maggiore, nella parte pi alta, presso il Rione
di Capo Casale. Questa zona pi antica oggi poco abitata perch col l'andare del tempo le case si sono moltiplicate verso la
periferia e la valle, in un ambiente pi comodo, spazioso e soleggiato.
a)-
Origine di Maratea Inferiore.
In
seguito all'immigrazione dei fedeli della vicina Blanda, che incrementarono Castrocucco
e Maratea Castello[32] nel secolo VIII, e pi tardi il Borgo Inferiore[33], la
popolazione esorbitante non pot vivere a proprio agio sia per la ristrettezza
del luogo, sia per il disagio nel recarsi a piedi a coltivare i terreni
della vallata[34].
I castellani pensarono di sistemarsi possibilmente nei luoghi ombrosi sotto i
carpini, alle falde del Monte Minerva, detto poi di S. Biagio. Risolti i primi
due problemi vitali, ne sussisteva un altro
maggiore: il pericolo dei corsari, i quali, dai Saraceni ai Musulmani e ai
Turchi, invasero, depredarono e distrussero tutti i centri costieri, tra i
secoli IX e XVI[35].
Perci i cittadini cercarono nelle grotte di S.Vito improvvisando capanne e casupole tra le
spine del carpineto in un lungo arco di tempo di quasi due o tre secoli. Il
Castello rest sempre nella sua roccaforte, ben difeso da mura e bastioni,
fino all'inizio del secolo XIX[36]. Aumentata la popolazione per la presenza e residenza di
castellani, di blandani, di Greci cristiani
della diaspora e di monaci bizantini sfuggiti alle feroci persecuzioni degli
iconoclasti, al primo rione di Capo Casale segui
un secondo del Casaletto[37].
Cos, tra il 1000 e il 1300, i due rioni si fusero dando origine alla grande
borgata, che oggi corrisponde a Maratea Centro[38]. Nel frattempo sorsero anche le chiese di piccola
grandezza: S.Vito,
al Capo Casale (sec. XI); S.Maria,
sotto S.M.Maggiore (sec.XII);
S.Pietro Apostolo, sotto l'Immacolata
(sec. XIII); S.Anna (sec.
XIV), al Casaletto[39]. In
verit la prima semplice denominazione o dedica alla Madonna, segno antico
della piet mariana, era quella di Santa Maria data a 4
chiese consecutive: la prima al Castello[40], la
seconda a S. Vito, la terza e la quarta, a S. M. Maggiore. Quest'ultima,
ampliata nel secolo XV, fu detta S.Maria
la Nova[41].
Come si vede ancora oggi, il centro storico,
nonostante gli avanzamenti delle fabbriche in un millennio, dall'Alto Medioevo
all'Et Contemporanea, presenta molti aspetti e strutture edilizie tra vicoli e
vicoletti, scalinate e piazzette, archi e portali caratteristici di interesse
storico ed artistico (la cittadella medioevale). Le anguste costruzioni
fra le strettoie indicano la difesa dal freddo e dal terremoto.
b)-
La
dedica della PARROCCHIA a S. MARIA MAGGIORE.
Come
gi detto, il filo conduttore, per fede e tradizione, fu la devozione alla
Madonna. Il titolo ha un fondamento storico risalente al IV secolo. Dopo la
fondazione della Basilica di S. Maria Maggiore sull'Esquilino
in Roma, tutte le chiese della cristianit dedicate alla Vergine, beneficiarono
del venerabile titolo, in qualit di
filiane in omaggio di fedele
sottomissione. Questa prima chiesa fu fatta edificare da Papa Liberio, per
cui fu detta liberiana, in ricordo del miracolo della neve caduta la
notte del 5 agosto del 352. Ebbe anche due altri sottotitoli: S. Maria ad Nives o Madonna della Neve per il fatto
prodigioso e S.Maria del Presepio, perch
custodiva le reliquie insigni del presepe e della culla di Ges Bambino.
Per queste prerogative la Basilica patriarcale di Roma eccelle su tutte le
altre chiese consacrate alla B. Vergine[42]. Per commemorare questo tempio insigne della cristianit e
della devozione mariana sorsero in Italia e nel mondo
centinaia di chiese e cappelle, tra cui la nostra parrocchiale e l'altra,
sul Monte S. Biagio; la Madonna della Neve o Madonna dell'Ulivo, stazione
basiliana del secolo VI. Qualche altra chiesa fu eretta a Castelruggero,
a Celle di Bulgheria e a Lagonegro[43].
c)-
Origine
della Chiesa di S. MARIA MAGGIORE
I
fedeli antenati di un millennio nel nostro centro storico, accompagnati dai blandani e dai greci, nonch dai
vicini emigrati del Castello di Maratea Superiore, formarono in
precedenza il paese e portarono il nome e la devozione della Madonna.
Perci la nostra parrocchia fu filiana di
S. Biagio, in quanto sorta per naturale
generazione, non per dismembramento o trasferimento o nuova erezione[44]. I
segni di questa identit, paternit e maternit si riconoscono nei reperti
archeologi e nella genealogia. Infatti la prima
chiesa di S. Maria, sorta sulle basi del tempio pagano di Minerva, fu
dedicata alla Madonna delle Grazie o della Visitazione nel
secolo VI; riattata in forma basilicale, accolse le reliquie di S. Biagio nel
secolo VIII (a. 732). Una statua dell'Assunta fra gli Angeli, in marmo giallo,
fu trasferita nell'abside della nostra chiesa parrocchiale[45]. Anche la Porta d'ingresso al Castello, a sud, si chiamava
Porta S.Maria[46]. Costruita la prima chiesetta di San Vito, questa
port per un certo tempo la dedica a S.Maria[47].
Ingranditosi
l'abitato e moltiplicatesi le case dal Capo Casale in gi, fu eretta una
seconda chiesa, nel secolo XII, pure dedicata a S.Maria. Di questo tempio, sito a
qualche metro, nel piano sottostante dell'attuale chiesa di S. M.
Maggiore, restano un portale in marmo scuro, di forma
ogivale, con abside circolare e pareti dipinte a vivaci colori. La superficie
quasi pari ad un quarto del pavimento di S. Maria
Maggiore ed inizia presso la porta grande d'ingresso[48]. Il
titolo delle tre precedenti chiese, detto sempre di S.Maria, sottintendeva la
specificazione devozionale della prima basilica romana di S.M. Maggiore.
Ingranditosi
ormai il Borgo in Maratea Centro, non essendo pi capienti le due prime chiese,
perch piccole ed incastonate tra vie e case in poco
spazio, per comodit dei fedeli e praticit delle stesse funzioni
liturgiche, fu eretta l'attuale chiesa intitolata e dedicata a S. Maria de
la Nova o S. M Maggiore, nel sec. XV (a.1434)[49]; fu rinnovata ed ampliata dopo 40 anni, nel 1474, in pieno Rinascimento,
come appare da un portale marmoreo, ed ha conservato, dopo ulteriori
restauri, la forma attuale. Il portale opera di T.
Malvito (sec. XVI). Cos la comunit si stacc da
quella di Maratea Superiore.
La
nostra chiesa ebbe due succursali: S. Maria di Castrocucco e la SS.
Annunziata, in paese.
La
prima era ricordata in una Platea del 1510[50]; ma, in seguito al terremoto del 1638, alle devastazioni
dei corsari di Biserta (1645-1661), alle insurrezioni di Napoli del 1647 ed
alla peste del 1656, il piccolo feudo decadde[51] e la residua comunit sopravvissuta fu assorbita da S.M.
Maggiore, come dalla Convenzione del 7 maggio 1819 per la nuova circoscrizione
delle due parrocchie, stipulata
tra D. Giuseppe D'Alitto, Parroco di Maratea
Inferiore e D. Carmine Iamini, Parroco di Maratea
Superiore[52].
La seconda, eretta nel sec. XVI, fu unificata nel 1589 colla Chiesa Madre da
Ludovico Audoeno, Vescovo di Cassano[53]. Il primo Arciprete di S.Maria Maggiore fu D. GIOVANNI MAIMONE, sotto
l'episcopato di Mons. BELFORTE SPINELLI[54]. Un
secondo omonimo risulta arciprete dal 1582 al 1599[55].
d)-
Stato attuale della Chiesa di S.M. MAGGIORE
L'edificio
(lungo m. 40, largo ed alto m. 10) fu ingrandito per
maggior comodit della popolazione, aumentata nell'arco di circa tre
secoli, dal XIII al XV, ormai stabile nel Borgo. Comune autonomo ed indipendente da quello del Castello, Citt demaniale e
libera da vincoli feudali, forte di privilegi e riconoscimenti regali. I
lavori furono agevolati dalla felice posizione centrale sulla roccia, dalle
basi della primitiva chiesa del 1200 e dalla presenza di una robusta Torre, che
fu incorporata nel Presbiterio e nel Coro. Questa e una delle tre torri
penitenziarie (di cui altre due in Contrada Calata) edificate dai Signori
Giordano, antenati e predecessori dei Labanchi[56]. La sagoma della torre appare ancora oggi, all'esterno, a
base quadrangolare, con 3 finestre alte e strette.
Eliminata la parete occidentale col prolungamento e l'incorporamento dei muri,
sostiene bene tutto il tempio e sottostante ossario protetto da
molteplici volte in muratura.
La
Chiesa era Arcipretura Curata ed aveva un Clero
numeroso, che vi esercitava le sacre funzioni in forma di Capitolo;
infatti Pio IV, con la Bolla del 4 settembre 1560, ne affid la Cantoria a
BERNARDINO CAL di Castrovillari[57].
Fu
costruita e lo tuttora ad una sola navata; si
presenta in stile barocco, senza particolari pregi storici, come tutte le
chiese del tempo. Fra i cimeli meglio conservati
esistono ancor a oggi, oltre al resto di antico Portale, in pietra
scura, la Statua di S.Maria Maggiore, in marmo
giallo, proveniente dalla chiesa omonima parrocchiale del Castello, (ora
nell'abside); il pregevole Coro ligneo, in stile gotico, del secolo XV, rifatto nel '700 con l'incastro
di due stalli primitivi; un resto di antico Portale laterale, grande,
murato nel 1948, indicato da due bassorilievi di marmo bianco del 1500,
raffiguranti due Angeli in adorazione ed incastrati nella parete
esterna. Il portale era in pietra arenaria.
La
Chiesa, ricettizia e civica, di antico patronato Comunale, eretta ex publico aere Universitatis Maratheae, e affidata al Parroco locale pro-tempore, il
quale vi esercita piena giurisdizione e manutenzione, con relativa
amministrazione. Le riparazioni ordinarie e straordinarie erano a carico del
Municipio e dei fedeli secondo le vigenti leggi Comunali e Provinciali
favorevoli ad eventuali petizioni. Senza dubbio ha
subito rifacimenti nei secoli XVII e XVIII, come appare da qualche pittura
rimasta nascosta sotto la nuova decorazione completamente barocca e dalla evidente sovrastruttura del rafforzamento interno dei
muri molto spessi. Gli ultimi restauri rimontano al 1876, sotto la cura di D. Luigi Marini e, trent'anni dopo, con
D. Vincenzo Scognamiglio cui
l'edificio fu cinto da due ordini di catene di ferro, che appaiono in alto
sul presbiterio, come due tiranti paralleli, per rafforzarlo contro eventuali
lesioni, pericoli di frana e scosse sismiche. Infatti
la base rocciosa non uniforme, anzi scoscesa ed in parte poco solida, come
del resto quasi tutto il comprensorio di Maratea, ricco di sorgive, di
canali, di grotte e di piccoli precipizi.
Nel
1926, con la costituzione di un Comitato di cittadini presieduto dall'Arciprete
D. ANTONIO CRISPINO, furono restaurati le fondamenta,
con consolidamento di base, chiusura di fessure e rafforzamento delle
volte sottostanti, ed il pavimento, rifatto con maioliche decorate, nonch il
soffitto. Quest'ultimo port la spesa di . 29.860,60. Il pavimento nell'arco
di 50 anni, non solo si logorato col calpestio, ma
ha ceduto in molte parti, perch l'ossario sottostante non ha pi retto agli
ovvi pregiudizi del peso delle folle dell'umidit in ben cinque secoli.
Attigua
alla Chiesa, presso l'entrata al Campanile, era una casetta di propriet della
Chiesa, con due vani l'uno sopra l'altro, lasciata ab antiquo tempore al
Sagrestano per abitarvi e confinante con casa Picone.
La Chiesa non ha avuto nessuna servit, n attiva, n passiva, n accessi o finestre
da case private. Circondata da via pubblica (Via Sotto
il Campanile di S.M.Maggiore), da piccola traversa a
scalinata, dietro il Coro, la piazzetta antistante (Largo S.M.M.), sotto, a
nord, quasi a sostegno del sacro edificio, la casa Dattoli,
addossata alla fabbrica e alla Sagrestia. Si estende da Nord-Ovest a Sud-Est.
Godeva di annue offerte di . 500, comprese . 300 dal Comune per
predicazioni quaresimali; l'annuo reddito era di . 24. Possiede, come tuttora
l'archivio proprio, con Registri completi dalla seconda met del 1500 ed altri vari documenti, custodito ed ordinato, nell'Ufficio
Parrocchiale presso la Comunit Religiosa dei Padri Oblati di Maria Immacolata,
in Via Alessandro Mandarini, 1 Piano, tel. (0973) 876224.
Il
Parroco o Arciprete, di libera collazione
dall'Autorit Ecclesiastica. Dal 1950, per esaurimento di clero locale, la
Parrocchia stata affidata alla Comunit dei P. Oblati. Il titolare, volta per
volta, presentato dal P. Provinciale, accettato dal Vescovo pro-tempore, ed
coadiuvato da un Vice-Parroco o da altri sacerdoti della stessa comunit. Maratea, appartenente ab immemorabili alla Diocesi di Policastro Bussentino (Salerno), almeno fin dal sec. XI (1079),
pass alla dipendenza di Cassano (Cosenza) dal sec. XII al 1898; indi ritorn
alla primitiva diocesi di Policastro. per dismembramento
da Cassano, attesa la grande distanza, nel 1898 (11), giusta i Decreti
ecclesiastici e civili per interessamento di un illustre concittadino,
S.Em.za il CARD. CASIMIRO GNNARI[58]. Dal 6 novembre 1976 Maratea, con tutti i comuni della Prov. di
Potenza, nella zona del Lagonerese, gi appartenenti
alla Diocesi di Policastro, stata assegnata alla nuova Diocesi di Tursi- Laonegro, per l'attuazione dei nuovi criteri adottati dalla S. Sede allo scopo di unificare
diocesi e regioni[59].
La Sagrestia
addossata a nord alla chiesa ed ha due vani, uno grande, con due
finestre, ed uno piccolo, riservato al Parroco, con
una finestra; vi si accede da porta interna, donde si procede, per una piccola
scaletta, alla Cantoria, situata sopra la grande porta d'ingresso, e
dove esiste ancora un Organo antico di buon gusto armonico.
Il soffitto,
restaurato, dal pittore LANZIANI di Lauria (Pz) nel 1906, a cassettoni, con al centro un grande medaglione dell'Assunta, stato recentemente rafforzato da
ottima copertura negli ultimi lavori di consolidamento di tutto l'edificio
(1976- 83). Da esso pendono sei lampadari, con 13 luci
ciascuno.
La
porta grande d'ingresso non centrale, per la occlusione
della roccia antistante, ma al lato destro di chi entra. preceduto da un Capellone
che fa anche da riparo, sormontato, per estetica, da una loggetta con archetti.
L'accesso favorito da due
porte medie laterali, delle quali due furono aperte nel 1948, in sostituzione della grande
pi antica, poi murata. A queste corrispondono altre due, di servizio, una
per entrare in Sagrestia, ed una per salire sul Pulpito.
La
chiesa sufficientemente illuminata da ben 10
finestre, di cui 6 di modesta grandezza, con telaio intrecciato di vetri
piccoli a grata, laterali; 2 rettangolari, pure a grata, sulla Cantoria, e 2
pi semplici, nel Presbiterio o Coro.
I
lavori di restauro del 1948 furono eseguiti sotto la cura pastorale
dell'Arciprete D. GAETANO SANTORO. In quellepoca fu demolito il grande Altare
Maggiore, sostituito da un altro, pure grande, ma
basso, con una semplice mensa ed un ciborio e 6 candelieri alti e ben visibili.
Nel
Presbiterio, avanti al Coro, stanno, ai due lati, rispettivament
in cornu Evangelii
et in cornu
Epistolae, due robusti candelieri, con
grande lampada elettrica. A lato sinistro e affissa al muro la campanella
per i segnali liturgici, cui fanno eco i campanelli piccoli ed
un'altra, pi sonora, alla porta della Sagrestia, per avvertire tutti i
numerosi fedeli in grande assemblea,
ALTARI, QUADRI e STATUE
Gli Altari sono 7,
con corrispondenti quadri o statue.
1.
Altare Maggiore, semplice,
del 1948, con Crocifisso, con 7 gradini di accesso (5
dal pavimento della chiesa e 2 dal presbiterio);
2.
S. Biagio, con
quadro e ciborio, lato nord;
3.
S. Cuore di Ges, con statua ed altare grande, molto decorato;
4.
Madonna delle Grazie, con statua;
5.
S.Nicola di Bari, con tela e reliquie di S.Donato Vescovo e Martire, lato sud;
6.
Ges Bambino, con
statuetta;
7.
Madonna di Pompei, con quadro e ciborio grande.
Altri
due vani, senza altare, sono presso la porta grande: il Crocifisso,
grande, in legno, presso l'Acquasantiera, ed il Battesimo di Ges
con Battistero in pietra e piccola balaustra.
Alternati
agli altari, o Cappelle, stanno nei muri laterali 6
nicchie corrispondenti alle finestre parallele, con cornici indorate e con
vetri protettivi, di S. Emidio, S. Giuseppe, S. Teresa del B. Ges, Madonna
del Carmine, l'Assunta; l'ultima fa da uscita sul Pulpito in legno e
sorregge un tendaggio rosso. Nell'abside ne resta un'altra colla statua in marmo giallo della Vergine in gloria.
Ai
due lati, sotto le nicchie di S. Giuseppe e del Carmine,
sono incastonati nei muri due Confessionali, in legno, a tre
scompartimenti, di cui uno per il confessore e due per i penitenti.
Il
resto tutto un insieme di stucchi, archi e lesene, con volute e motivi
floreali di tipo barocco, in bianco con sfondo celestino. I quadri, o tele,
sono di scuola napoletana del '600 e '700.
Gli
altari o Cappelle sono di antico patronato, come si rileva dalle relative
dediche o lapidi commemorative.
LAPIDI e NOTE STORICHE
Nella
Chiesa di S. Maria Maggiore di Maratea (Potenza) possiamo leggere quanto
segue.
1. Nell'arco del Battistero (1505)
MERCVRIVS. GRECVS. GRECA. DE. GE(N)TE. PROFECT(VS).
HA(N)C QVA(M): CAPPELLA(M). CO(N)DIDIT: AG. HABVIT.
GRECA. DOMVS. DA(M). NVLLV(M). M. SSVR ABEVI.
CONCESSAM: AC. D.NO, PRESVLE. IVRE. TENET.
LECTOR . AMICE. VIDE(N)S. VOS. PECTORA. N.RA IOVET.
SANTE. MICHAEL. TV. ET. S. SEBASTIANE SIMVL
F. F. ANNO D. NI MCCCCCV.
Sopra
l'iscrizione abbreviata, in lingua latina medioevale, incisa su pietra nera
rettangolare, e disegnato lo stemma gentilizio della famiglia GRECO, con
striscia parallela tra tre lettere: due Ipsilon (minuscoli
- sopra) ed una M (minuscola - sotto) infiorata. Importante l'origine greca
di questa famiglia (Grecus de Greca gente) di
antichissima memoria "MERCURIO GRECO, di origine greca, venuto
(a Maratea) fond questa antica Cappella; ebbe un
tempo famiglia greca...e casa per diritto dal Signor Preside. O lettore (di
questa memoria), amico, vedendo voi, commuova il nostro cuore S. Michele
con S. Sebastiano. Fece fare quest'opera l'anno del Signore
1505".
2. Altare della
Madonna delle Grazie (1859)
Di
patronato del Cav. ALESSANDRO MANDARINI (Maratea 1762-
S. Lucido 1820) nobile patriota e di SALVATORE Giureconsulto Napoletano e
Prefetto di Calabria e Campania (sec. XVIII e XIX).
Segue lapide.
3. Altare di S. Nicola e S. Donato (1828)
-Donato Marini D'Armenia
D.O.M.
VETVSTVM HOC ALTARE
A MARINORVM FAMILIA
DIV. NICOLAO PATRONO ANTIQVITVS ERECTUM
QVOD
A TEMPORE INJURIIS DONATUS SENIOR
REFICIENDVM INCHOAVERAT
DONATVS MARINVS DE ARMENIA NEPOS
MAJORVM VOTA PERSOLVENS
RESTITVENDVM EXORNANDVMQVE CURAVIT
ANNO R.S. MDCCCXXVIII
(st. il ciborio)
S. DONATI EP . ET MART.
INSIGNES RELIQVIAE.
A Dio Ottimo Massimo. Questo
antico altare, eretto dalla famiglia Marini nei tempi antichi al Patrono S.
Nicola, che in tempi calamitosi Donato Marini Senior aveva iniziato a
restaurare, il nipote Donato Marini D'Armenia, attuando i desideri degli
antenati, provvide ad un decoroso restauro l'anno di salvezza 1828.
(al centro, visibili — Reliquie
insigni di S. Donato Vescovo Martire)
4- Lapide funebre dell'illustre Giovane D.DIEGO MARINCOLA , morto a 23 anni a Maratea (rinvenuta
sotto il pavimento negli scavi,1978)
D. O. M.
PROH DOLOR
DIDACO MARINCOLA NEAPOLITANO
PATRITII DUCI
ATAVIS ILLUSTRI ET PRAE INDOLIS INGENIO
IUVENI IN OPTVMAE SEGETIS SPEM SOBOLESCENO
CUI GENUS ET VIRTUS
CUIQVE IN PATRIAM E CALABRIA REDUCI
CASU HEIC APPULSO
DIRA PARCA HAUD PARCENS
PRIDIE IDUS IANUARIAS
ANNO DOMINI MDCCCXVI AETATIS SUAE XXIII
IMPARATO TUMULO
UNAE STAMINA PEREGRE SUCCIDIT
MARIA ANTONIA MARICONDA PATRICIA PARTHENOPEA
MATER ADFLICTISSIMA
MONIMENTUM HOCCE
QUO INFOSSUS IPSE JACET
AMORIS ET MOERORIS ERGO
POSUIT.
(A Dio Ottimo Massimo. Oh, dolore! A Diego Marincola napoletano, duce patrizio, illustre per discendenza,
ingegno e carattere, giovane di ottime speranze nel rigoglio della sua
crescita, nobile e valoroso, al quale, approdato qui per caso, reduce
dalla Calabria di ritorno in patria la morte feroce non perdonando il 12
gennaio dell'anno del Signore 1816, all'et di 23
anni, recise i fili dell'unica sua vita in paese straniero. La madre
afflittissima, Maria Antonia Mariconda, Patrizia di
Napoli, pose questo monumento, in cui egli stesso giace sepolto, in segno di
amore e di tristezza).
5- Altra iscrizione
funebre (sotto lo Stemma antico di Maratea, esistente nel Campanile, della
famiglia GRECO (1611).
EX. MERCVRIO. GRECO DESCE(N)DE(N)TES.
TVMVLVM. HOC. SIBI. CONSTITVERVNT.
ANNO.SALVTIS . M. D C. XI.
(I discendenti di Mercurio Greco eressero
questa tomba di famiglia l'anno di salvezza 1611).
IL CAMPANILE
Alto
circa 35 m., eretto su un grande masso, ad ovest della
Chiesa, e di stile romanico, con base quadrata e tre grandi finestre ogive e
porta, senza battenti, un piano ottagonale e sette finestre medie e cuspide
piramidale, orologio squillante di un bel suono duplice, per le ore intere e
quarti. Attorno alla cuspide sta una ringhiera in
ferro del 1885. Ha tre belle campane, una grande, del 1300, una media del 1885,
ed una piccola del 1791. La grande porta il nome
dell'Arciprete D. BOEZIO SANTORO e di D. FRANCESCO GINNARI. La data
decifrabile, se si interpreta una particolare
siglatura del secolo XIII ( I B Z S ), diversa dalle altre medioevali, a
seguito della dedica all'Assunta:
ASSVMPTA. EST. MARIA. IN.
COELVM. LAVDATE. DOMINVM. UT LAVDANTES
BENEDICVNT. DOMINVM. C. AT
D. NO. BOETIO.
SANCTORO. AR ET D.
FRAN . GINNARO A. D. I B Z S.
[+ Maria Assunta in Cielo: Lodate il Signore e lodando
benedicono il Signore...
+
(Benedetta) da D. Boezio Santoro Arciprete e D. Francesco Ginnari
Panna del Signore 1325 (?)]
La
seconda campana media porga il nome e l'anno:
FRANCESO.
D'AGOSTINO. DI. MONDORO.
La
terza, piccola, reca il nome di un'antica
famiglia del sec.XVIII:
6
- Le altre chiese e i Conventi.
7
- Edicole, iscrizioni e cimeli.
8.
I Monaci Italo-Greci Basiliani e loro grancia a
Maratea (sec. VI-XVII)
9.
Le circoscrizioni parrocchiali nel 1589
10.
Il Beato P.Angelo d'Acri, Cappuccino
e suoi miracoli (sec. XVIII).
Di
questi avvenimenti ne fu stesa una relazione giurata da P. Bernardo da
Marsico e firmata dai Padri Cappuccini e da alcuni signori di Maratea, come
testimoni, il 3, 17 e 20 novembre 1745: P. Bernardo da Marsico Cappuccino,
P. Celestino da Ferrandina, P. Domenico da Grottole, P. Fedele da Ferrandina; Sigg. D. Bernardo Grilluccio, Bernardino Siciliano, Biase Buono, Maria
Diodata Sifanni, Maria Anagilda
Sifanni, Paola M. Palomella
Salone, D. Teresa Grilluccio[92].
11.
Vicende politiche di P. Carlo da Celle Bulgheria, Cappuccino (1828).
DI QUESTE POPOLAZIONI
P. CARLO DA CELLE
L'AMMINISTRAZIONE
COMUNALE POSE.
12.
L'annessione di Maratea alla Diocesi di Policastro per di
smembramento da Cassano Jonio (1898)
13.
Maratea sede vescovile per trasferimento da Policastro
Policastro
Bussentino, 9 maggio 2002
Canto Mariano per il mese di
Maggio
che di perle ha infiorate le vesti
RIT.
- Viva, viva per sempre Maria,
che nel maggio vogliamo cantar !
2.
Col tuo lume al mondo la guerra
col tuo nome su tutta la terra
la giustizia e la pace appari.
RIT.
- Viva, viva per sempre Maria,
che nel maggio vogliamo cantar !
3.
Maratea con speme e costanza
ai tuoi piedi si aduna ogni sera;
tutti i giorni ogn'ora, ogn'istante
a te volge una casta preghiera.
RIT.
- Viva, viva per sempre Maria,
che nel maggio vogliamo cantar !
Ai
piedi dell'Addolorata per il Venerd Santo
3.10
seguir vorrei tuo Figlio ove mesto, ove mesto passa il di; avr teco nel martire
ove il Figlio, ove il Figlio tuo mori.
di S.MARIA MAGGIORE in MARATEA
Diocesi
di Policastro Bussentino, Cassano Ionio e
Tursi-Lagonegro fin dall'antichit ad oggi.
1.
A.C.M. (Archivio Comunale di Maratea).
2.
A.D.P. (Archivio Diocesano di Policastro).
3.
A.P.P.(SMM).(Archivio Parrocchiale di Maratea (S.M.Maggiore).
7.
BOCCIA
ANTONIO: Lauria tra leggenda e realt. Tandem, lauria,1993.
12.
CICERONE
M. TULLIO: De Oratore.
14.
DAMIANO
Domenico: Maratea nella storia e nella luce della fede, De Criuli,
Rovigo, 1954.
19.
EBNER
PIETRO: Chiesa, baroni e popolo nel Cilento,I-IL,
Roma,1982.
20.
ERODOTO:
Le Storie, 1. III, Mondatori, Milano 1956.
21.
EVDOICIMOV
PAVEL: Le teologia della bellezza. Roma, 1971.
22.
GATTA
COSTAMMO: Memorie topografico-storiche della Provincia di Lucania, G. Muzio,
Napoli, 1732.
23.
GRABAR
Iconografia cristiana, Milano, 1983.
29.
N1SCO
NICOLA: Storia del Reame di Napoli dal 1824 al 1860, Napoli, 1908).
30.
PALAZZO
PERDINANDO: Il Cenobio di S. Giovanni a Piro, Sa. 1960).
33.
PESCE
CARLO-. Storia della Citt di Lagonegro, Pansini,
Napoli. 1913.
36. ROBERTI
GIUSEPPE M: Disegno storico dell'Ordine dei Minimi dalla morte del S. Istitutore
fino ai nostri tempi (1507-1907),vol.111, 1,700-1800, Ind. Tip,
Romana, Roma, 1922.
38. SALVINI
ALFONSO: Santuari mariani d'Italia, Pia Societ S. Paolo, Roma, 1940.
39. TARANTINI
BIAGIO: Blanda e Maratea. Napoli, 1883.
41. TROYLI
PLACIDO.- Istoria generale del Reame di Napoli. Tomo III, Napoli 1748.
[1] CICERONE MARCO TULLIO: De Oratore, II, 9, "Historia magistra vitae"
[2] TARANTINI BIAGIO: Blanda e Maratea. Saggio di
monografia storica, Societ Tipografica Editrice, Napoli, 1883, p. 26.
[3] TARANTINI B.: op.cit.,
p. 26.
[4] ERODOTO: Le Storie, Libro III, par. 49,
Mondadori, Milano, 1956.
[5] CURVO NICOLA (di Lauria Superiore: 1877-1942): Le
vere origini di Lauria e dei paesi vicini, Tip. Rossi, r ediz., Lauria, 1937, pag. 7.
[6] S. MATTEO: XI, 21 Guai a
te, Chorozain! Guai a te, Retsaidal Perch se i 'miracoli compitai
tra voi fossero suddetta a Tiro e a Sidone, gi da tempo in cilicio e cenere
avrebbero fatto penitenza!
[7] CURZIO N.: op.cit.,
pp. 11.-12.
[8] CURZIO N., op.cit,
pag.7
[9] CURZIO N., Melania di Blanda, ovvero l'aurora del Vangelo sul litorale del Tirreno
dall'Etna ai sette Colli, in II Pensiero Cattolico. Manduria, 1910,
Cap. XIV, p. 38.
[10] QUAQUARELLI ANTONIO, Spigolature cristiane nel
Salento, in Vetera Christianorunr,
Ist.
Lert.Cristiann Antica, I, Bari,1987, p.160.
[11] GATTA COSTANTINO, Memorie topografico-storiche
della Provincia di Lucania, compresa al presente nelle provincie d Basilicata
e di Principato Citra, Gennaro Muzio , Napoli,
1732, II, p. 34.
[12] MIGNE J.P., Patrologiae Cursus
completus, Tom.LXXVIII,
S.Greg.M., vol. 3, Libro 2, Epistola 43a, Ind.^, Paris,1849, col. 581.
[13] Archivio Diocesano di Policastro (A D.P.): Documenti Antichi, fascicolo 1- Dalle origini al
1400 ( Bolla di Alfano I Arcivescovo di Salerno, ottobre 1079 "Alfanus omnibus fidelibus orthodoxis sacerdotali clericalique
ordini, et plebi consistenti Buxentinae (quae modo Paleocasirensis dicitur)".
[14] IANNINI CARMINE, Di S. Biase e di Maratea
Discorso !storico. Libri IL Ist. Grafico Editoriale Italiano, Ercolano, 1985, lib. II, Cap. VI, pag. 173.
[15] IANNINI C, op. cit., lib. IL, Cap.I,
Pag.109.
[16] IANNINI C, op. cit., lib. IL, Cap.I,
Pag.174.
[17] RUSSO FRANCESCO, Storia della Diocesi di
Cassano al Jonio, vol.I,
Laurenziana, Napoli, 1964, p.81; vol.III, 1968, pp.
17-20.
[18] DAMIANO DOMENICO, Maratea nella storia e nella
luce della fede, Tipogr. De Giuli , Rovigo , 1954, pagg. 28 - 29.
[19] RUSSO F, op. cit., vol. III, 1968, pag. 19.
[20] RUSSO F, op. cit., voi. I, pp. 91-94.
[21] DRAGO GAETANO, S. Biagio di Sebaste Vescovo e
Martire Patrono di Maratea Saggio storico, Ed. Missioni O.M.I.,
Tip. S. Pio X, S. Maria a Vico (CE), 1970, pp. 92
-91.
[22] DAMIANO D., op. pag. 127. Chiese e Cappelle mariane: Madonna della Neve o
degli Ulivi (sec.VI), M. della Piet (sec.VI), S.Maria
(s.XII), Immacolata (S.XIV), S.M. Maggiore (s. XV),
Rosario, Anixunziata, M. delle Grazie e M. della Cono
(s. XVI), Addolorata, Immacolata (s. XVII), S. Maria di Portosalvo (s. XVIII),
Immacolata a Castrocucco e M. di Fatima a Massa (sec. XIX). Seguono altre sei minori (Edicole) nel centro storico o
in zone rurali.
[23] EBNER PIETRO: Chiesa, baronie popolo nei Cilento,
Ed. Storia e Letteratura, Roma, 1982. vol. I, pp. 32
-34.
[24] MINISCI TEODORO: Riflessioni studitani sul
Monachesimo Italo-Greco , (in Orientalia
Christlana Analecta), n. 153, p. 215). CAPPELLI
BIAGIO, Il monachesimo basiliano ai confini calabro-lucani Studi e ricerche,
Napoli, 1963, pp. 13 e 93.
[25] EVDOKIMOV PAVEL, La teologia della bellezza,
Roma, 1971, p. 302.
[26] BUX NICOLA, La liturgia dell'Odegitria nel
proprio barese tra culto locale e teologia bizantina, (in AA.VV., L 'Odegitria della Cattedrale.
Storia, Arte, Culto, Edipuglia, Bari 1995. p. 137.
[27] BUX N. op.cit., pp. 135- 136., EBNER P., op.cit. pag. 35, GRABAR A., Iconografia
cristiana, Milano, 1983, p. 197.
[28] PINTO
GIOVANNI, La "Translationis Historia" del prete Gregorio (in L'Odegitria della Cattedrale. Storia, Arte, Culto, Edipuglia, Bari, 1095, pag. 81).
[29] DAMIANO
D., op.cit, pag.
123.
[30] DAMIANO
D., op.cit, pag.
127.
[31] A. D. P.: S. Visite Pastorali dei Vescovi di
Policastro (passim): "Vasitaavit Ecelesiam; seu Cappellam erectam sub invocazione
Sancti seu Sanctae Mariae Assumptionis, de Montis Carmeli, Sancti Blasii Martyris,
etc..."
N.B. A queste chiese mariane spesso erano unite le Congreghe o Confraternite. Nel secolo XVIII
esse raggiungevano il numero di 100, dirette da Cappellani, Priori e
Collaboratori, col beneplacito dei Re di Napoli., dei
vescovi e del Parroci.
[32] IANNINI
C., op. cit., Libro II, Cap. I, pp. 110- 112.
[33] IANNINI
C., op, alt., pag. 111.
[34] DAMIANO
D., op.cit, pag.
31.
[35] TROYLI PLACIDO: istoria Generale del
Reame di Napoli, Torno IIII, Napoli, 1748, Lib. VIII, Capo I, pp. 367-
370.Sono nominati, tra gli altri centri costieri tirrenici: Pesto, Velia, AgroPoll, Bussento, Cirella e Vibona Valenza.
[36] DAMIANO
D., op.cit. 2' ed., 0.M.I.,
Roma, 1960, pp. 129-131.
[37] IANNINI C., op. cit., Libro iI, Cap. I, pag.
108. DAMIANO D., op.cit, ed., 1954, pag. 132.
[38] DAMIANO
D., op.cit, 1^
ed., 1954, pag 132.
[39] AA.VV., Maratea Sacra, op. cit., pp. 10 e 19. - DAMIANO D., op. cit,. , pag.
32.
[40] DAMIANO D., op.cit., pag. 101 - IANNINI C., op.
cit., Libro II, Cap. I, pag. 111.
[41] AA.VV., Maratea
Sacra, pp. I0 e 19. Ist. Poligrafico e
Zecca dello Stato, a c. della Soprint. ai Beni CC. e AA. e Centro
Culturale di Maratea.(s.d.)
[42] SALVINI ALFONSO, Santuari mariani d'Italia, Pia Societ S. Paolo, Roma, 1940,
p. 284- 286.
[43] A.D.P, S. Visite Pastorali della Diocesi di Policastra (passim).
[44] IANNINI C., op. cit., Libro II,
Cap. XV, pag. 241.
[45] IANNINI
C., op. cit., Libro II, Cap. V, pag. 149. "
DAMIANO D., op. cit, pag. 15.
[46] DAMIANO D., op.cit.,
pag. 15.
[47] DAMIANO D., op.cit., pag. 129.
[48] AA.VV.,
Maratea Sacra, op. cit., pag.25.
[49] AA.VV.,
Maratea Sacra, op. cit., pag.26 - RUSSO F., op. cit., vol. I, pag. 228.
[50] RUSSO E., op. cit.,
voi. I, pag.
228.
[51] CAMPAGNA ORAZIO, La Regione Mercuriense nella storia delle
comunit costiere da Bonifati a Palandro, Pellegrini, Cosenza, 1982, pag. 247, nota 14.
[52] DAMIANO
D., ap.cit, pag.
142-144.
[53] A.D.P, sez. Amministrazione (fasc. Maratea)
[54] IANNINI C., op. cit.,
Libro II, Cap. XV, pag. 242.
[55] Arch.
Parrocchiale di Maratea S.M.Maggiore
(Registri sec.XVI)
[56] DAMIANO D., op.cit, pag. 144.
[57] Archivio Vaticano,
Reg. 1881, f.153.
[58] Arch. Parrocchiale di Maratea S.M. Maggiore.
[59] Idem.
[60] DAMIANO D., op.cit., pag. 152-155; - A.D.P.: Nuovo Registro dei Capitolo Cattedrale di Policastro
(1880- 1956): fol. agg.to n. 175 -
A.D.P.: Sez. Ufficio Amministrativo (Parr.
S.M. Maggiore di Maratea - conferma del P. Luigi Peti'', Delegato dal
Superiore Provinciale 0.M.I., del 20 gennaio 1956).
[61] A.D.P.,
Sez. Matrimoni (sec. XIX e XX). Atti relativi all'interrogatorio dei fidanzati e dei testimoni, con giuramento, sottoscritti dai medesimi
e dal Parroco o Delegato.
[62] RAGIOPP1
GIACOMO, Storia dei popoli della
Lucania e della Basilicata,
Ermanno Loescher, Roma, volli, 1889 (rist. anast. Antonio Capuano, Fntncavilla
sul Sinai, pagg. 30- 31).
[63] TROYLI P., op.cit.,
pagg. 382- 384. - CAPPELLI B., pag.13
e ss.
[64] BOCCIA ANTONIO, Lauria tra leggenda e realt, Tandem, Lauria,1993.
[65] BORBONI RUGGERO, L'eremitismo in
Occidente nei secoli XI e XII, (in Vita e Pensiero, Note e Rassegne,
Milano, a.XLIX,
1966, I, pagg. 71-75).
[66] IANNINI C., op.cit., Libro II, Cap. I, pag. 108.
[67] TROCCOLI CARMINE, Il Mercurion e i tre insediamenti monastici
(in Montesacro antichissimo Santuario Basiliano,
Laurenziana, Napoli, 1986, pagg. 43-50).
[68] TROCCOLI C., op.cit.,
pp.43-50.
[69] RICCIOTTI G., Gli
Inni alla Vergine, Roma, 1925
[70] DI LUCCIA PIETRO MARCELLINO, L'Abbadia di S. Giovanni a Piro. Trattato historico-legale,
Luca Antonio Chracas, Roma, 1700, pag.10.
[71] PALAZZO FERDINANDO, Il Cenobio Basiliano di S. Giovanni a Piro, Di Giacomo, Salerno,
1960, pp. 13- 15
[72] MAGLIANO DOMENICO, Platea dei Beni, e Rendite della Badia di S. Giovanni a Piro del 1695 MS
(in A.D.P.-Sez. Amministrazione) - DI LUCCIA P. M., op.cit., pag. 3;
[73] MAGLIANO
D., op.cit., passim
[74] MAGL1ANO D., op.cit.,
"Die septima
mensis maij mill.sex.non.sex.", 144
[75] DI LUCCIA P. M., op.cit.,
pag. 32, (n.1, Costituimo
l'Universit....)
[76] MAGLIANO D., op.
cit., fol. 147.
[77] AA. VV., Maratea Sacra,
op.cit., pag. 43. - A..C. M.,(Archivio
Comunale di Maratea, Fondo Chiese e Cappelle).
[78] IANNINI C., op. cit.,
Libro II, Cap. I, pp. 109-111; DAMIANO D., op.cit, pp. 31-32;
[79] IANNINI C., op.
cit., Libro II, Cap. 2, pp. 122-123;
[80] PEDIO TOMMASO, La Basilicata dalla caduta
dell'impero Romano agli Angiomi, Levante. Bari, 1987, I, pag. 148.
[81] PEDIO
T., op.cit., pag.148.
[82] PEDIO
T., op.cit., pag.170.
[83] IANNINI C., op. cit.,
Libro II, Cap. 2, pp. 126-127;
[84] Arch.Parr.
di Maratea (S.M.Maggiore), Registri Parr. (sec.XVI) Battesimi,
Matrimoni e Defunti.
[85] RUSSO P., op.cit., Vol.III, pagg. 103-104 (Cronotassi dei Vescovi)
[86] A. D. P., Sentenza del 15 Marzo 1589, dal Vescovo
Ordinario di Cassano, sui diritti della Parrocchia di S. M. Maggiore e i doveri
della Succursale dell'Annunziata (pagg. 4 e 5).
[87] A. D. P., Sentenza etc. (pagg. 6- 13). Nelle note
marginali degli Atti Vescovili sono sintetizzati i decreti, scritti in latino: "Liiterae Commissoriales et Seruentia arbitramentalis
Episcopi in causa pretensae erectionis
novae Parochialis SS. AnMilttiatae, Uno. C'erta, unus Pastor, man Ovile, una Parochia esse praecipitur. Noster Archipresbyter est unsis Pasto, et amniurn proprius ne Oppidun
scinderetur in plura. In Ecelesia SS. Armuntiatae Cappellarms perpetua s statuitur,
et dieta &devia si t filialis,
et membrum nostrae S.
Mariae Majoris".
[88] A. D. P., Sentenza, pagg. 3 e 20.
[89] A. P. M. (S.M.Maggiore):
Registri Parrocchiali dei sec. XVI e XVII (Battesimi, Matrimoni e Defunti).
[90] LEONE GIOCONDO da Murano, I Cappuccini e i loro Conventi in Provincia di
Cosenza, Fasano, Cosenza, vol. I, la ed., 1986
p.72
[91] BONAVENTURA da Arenano, (in Bibliotheca
Sanctorum, Vol. I, Roma, Ist. Giovanni XXIII,1961, coll.
1234-1235).
[92] A.D.P., Relazione giurata dei
Rev. P. Bernardo da Marsico, Sacerdote Cappuccino della Provincia di Basilicata
sul Beato Angelo d'Acri, Maratea, a. 1745.
[93] P. MARIANO da Calitri o.f.m.
Capp.no, Necrologio dei Frati Minori Cappuccini della Provincia di Basilicata,
Salerno. Curia Provincializia, Salerno, voll. 1-11, 1959.
[94] A. P. M. (SMM), Registri dei Defunti (passim).
[95] RACIOPPI G., op.cit., pagg. 285-
286.
[96] DEL MERCATO PIERFRACESCO - INFANTE ANTONIO, Cilento,
uomini e vicende, Reggiani, Salerno, 1980, pp.
121- 125.
[97] DEL MERCATO P. - INFANTE A., op. cit., pag.125 -
NISCO NICOLA: Storia del Reame di Napoli dal 1824 al 1860, Napoli, 1908, pag.
65.
[98] DEL MERCATO P. - INFANTE A., op.cit., pag.
I 25 - NISCO N., op.cit., pag. 128.
[99] DEL MERCATO P. - INFANTE A., op. eli., pagg.131-132.
[100] PESCE CARIO, Storia della Citt di Lagonegro, Passini,
Napoli, 1913, pag. 348.
[101] P. MARIANO da Calitri, op. cit., vol. II (Defunti di Agosto). N.B.
questa cronologia raccoglie tutti i religiosi Cappuccini
deceduti nei vari conventi della vasta provincia salernitano-lucana Quelli pi
illustri per opere pastorali e per santit di vita, hado
un ricordo speciale.
[102] A.P.M. (S.M.M.re) Registro dei
Defunti, Voi. VIII, 8.1815-34, foglio n. 91. Si dice a
Maratea che il Rev. D. Francesco Antonio Mordente confessore di P. Carlo da
Celle, il giorno dopo la fucilazione, se ne mori di
pena; e che un antenato dell'Avv. Biagio Calderano, oggi vivente, quel 12
agosto, salito al Castello, si affacci verso la vallata e, udito il colpo del
fucile, si tolse iI cappello e s'inchin, in
affettuoso saluto alla nostra patria.
[103] RACIOPPI G., op.cit., vol. II, pag.
227.
[104] A. D. P.: Atti di S. Ordinazioni del Clero (sec. XVIII)- Certificati di esercizi spirituali, predicati
e sottoscritti dal predicatore o dal P. Superiore del Convento, con apposito timbro.
[105] A. D. P.: Registri di S. Ordinazioni del (passim)
[106] A. D. P., Sez. storica (Vescovi di Policastro) - RUSSO P., op. cit., voi.
III, pag. 155
[107] A. D. P., Uff. AMM.V0 Diocesano (Maratea), "Die
sexta mensis novembris .. Civitas Marathea a Cassanensi Dioecesi excorporata decictratur, et in perpetuum adneca Episcopali Dioecesi Polycastrensi..."
[108] A. D. P., Sez. Uff. Ammin. (Maratea): "Umberto
I, per grazia di Dio e per volont della Nazione Re d'Italia. Visto il Decreto
Pontificio 21 ottobre 1898, riguardante l'oggetto fraindicato;
Vista l'istanza, con cui si chiede il Regio Assenso
allanzidetto Decreto Pontificio; Visto lArt. 16, ultimo a linea, della Legge
13 maggio 1891, n. 214; Sentito il Consiglio di Stato; e sulla proposta del
Nostro Guardasigilli, Ministro Segretario di Stato per gli Affari di Grazia e
Giustizia e dei Culti; Abbiamo decretato e decretiamo: concesso il Nostro R.
Assenso al D.P. 21 Ottobre 1898 col quale la Parrocchia
di Maratea stata smenbrata dalla Diocesi di Cassano
al Jonio ed aggregata alla Diocesi di Policastro. Il Guardasigilli. etc. incaricato dell'esecuzione del presente Decreto. Roma, 27 aprile 1899.
[109] RUSSO F., op.cit, vol.
III, pagg. 147 - 150.
[110] A.D.P., Visita e Relazioni Ad
S. Limina Apostolorum(1.4.1591): "Civitas ipsa Polycastri adeo desolata et inhabitabilis
existit, tum ar pessimam aeris
intemperiem; tum quia ad raaris vicinitatem nimis exposita est infidelibus incursionibus". – De Rosa Gabriele, Vescovi, popolo e magia
nel Sud, Guida. Napoli, 1971, pag. 159.
[111] A.D.P., Sez. Ammin.ne Seminario (Registri e Varie).
[112] A. D. P., Sez. Storia e Amministrazione (Registri del Seminario Vescovile).
- AA.VV., Bollettini Ufficiali delle Diocesi di Vallo-Policastro (1924- 1935) e
Policastro Bussentino (1938-70).
[113] A.D.P., Sez. Uff. Amministrativo (reser.
Maratea, a. 1883).
[114] A.D.P., Sa. e
Uff. e Amm.vo - Capitolo Cattedrale di Policastro
(ultimo Nuovo Registro: 1880 - 1956), fol. n. 93,
recto et verso
[115] A.D.P., idem, col. si. 73, verso
[116] A.D.P., idem, col. si. 73, verso
[117] DAMIANO D., op. cit., pp.59-61.
[118] ROBERTI GIUSEPPE MARIA, Disegno storico dell'Ordine dei Minimi dalla
morte del S. Istitutore fino ai nostri tempi (1507 -
1907) , vol
III: 1700-1800, Industria Tipografica Romana, Roma, 1922 , pp. 68 e 71.
[119] ROBERTI G. M., pag. 68. E' annotato cosi : Baidassarre da Maratea (Balthasar)
quo, secundo anno defunto, suffectus
fuit. 1566.
[120] A.D.P., Sez. Clero (Maratea):
Lettera del 18 ottobre 1919
[121] A.D.P., idem, Lett.
di Mons. Crispino del 20 ottobre 1919.
[122] A.D.P., Sez. Clero (Maratea), Lett.
da Policastro del 28 ott. 919
[123] A.D.P., idem, Lett
da Maratea del 23 ottobre 1919.
[124] A.D.P., Sez.. Uff. Amm.vo (Registri del Clero: Generalit).
[125] IANNINI C., op. cit., Libro II, Cap. 5, pag. 170.