ZIO PASQUALE
«Non mi state mai a sentire quando parlo».
Commosso rimorso.
Ma ti volevamo tutti bene, caro zio Pasqualino.
Per noi ci sei sempre
in quell’angolo del tavolo, fra carte e carte e giornali,
quell’angolo dal quale il tuo occhio di poeta
poteva raggiungere il suo scorcio di mare e
il suo pezzo di cielo.
I tuoi occhi ci accarezzavano
felici e ansiosi di compagnia.
Sensibile alle solitudini infelici
comprendevi, partecipavi, consolavi.
Ma sempre dicevi: «Non si può viver soli».
Per noi continui a scrivere,
a pregare in versi, sognatore e cantore.
Le tue risse di istanti, perché mai come in te
erano fugaci come un lampo,
ci fanno ancora sorridere, e…
«chiudiamo piano la porta».