Dal libro di Sergio De Nicola:
Maratea … parliamone ancora
Il Presepe
crogiolo di valori
É San Francesco d’Assisi a darci nel 1223 la prima
rappresentazione plastica del Mistero
dell’Incarnazione così come raccontataci dall’Evangelista Luca.
Il popolo cristiano fa velocemente sua questa idea, facendone, nei secoli, la più importante espressione,
durante il periodo natalizio, della pietà popolare.
Ciò avviene perché il presepe racchiude in sé sacralità,
mistero e realtà quotidiana, il presente e il passato, il mondo dei pastori,
dei contadini, dei mercanti, dei signori, tendendo nella luce del messaggio
evangelico a darci una visione plastica globale di una comunità ideale. Il
senso dell’infinito e del mistero, il senso della libertà spaziale e dell’ascesa
interiore individuale è rappresentato nel presepe, come nella scrittura, dalla
figura del pastore, l’errante per antonomasia, sganciato dai limiti strutturali
posti dalla comunità organizzata e aperto perciò sempre alla visione del nuovo
e degli spazi infiniti.
É infatti
un richiamo ai valori infiniti e primordiali dell’uomo quelli a cui la natività
di Cristo ci riporta: la pace, la solidarietà, la concordia, inquinati nel
quotidiano vivere umano da una egoista visione della vita. É nei doni che il
popolo porta alla Sacra Grotta che tali valori spontaneamente si riassumono ed emergono; è nel sincero donare e donarsi
infatti, ieri come oggi, che vengono a rafforzarsi i vincoli della comunità
attenuandone i conflitti e realizzando, così, quel circuito di solidarietà
primo dovere del cristiano e dell’uomo in genere. La luce che nella notte della
Natività avvolge infatti i pastori disseminati nelle
campagne di Betlemm, unendoli in un unico concorde
inno di gloria al Signore e di pace in terra agli uomini di buona volontà è un
messaggio spirituale e ideale, che diviene concreto prima nell’affratellamento
dei singoli poi nel simbolo del dono, foriero di pace e comprensione anche fra
i popoli quando gli aiuti e gli scambi fra essi avvengono in spirito di sincero
rispetto e solidarietà. Il presepe diviene, quindi, il crogiolo dei sentimenti
più profondi dell’uomo, il paesaggio e lo snodarsi degli eventi raffigurano un
mondo ideale e metafisico dove in un’armonia di
rapporti interpersonali i conflitti e gli scontri tra le persone e le classi
scompaiono. E’ un mondo ideale che si pone nel contempo
nella storia e al di fuori di essa, dove il tempo sembra fermarsi e scorrere
contemporaneamente, dove il fluire emozionale dei sentimenti dell’osservatore
vive e si confonde. Sono i poveri, gli emarginati, i senza
casa, i Pastori ad osannare il
Dio della mangiatoia, che facendosi povero nasconde l’infinito e l’onnipotenza
nella debolezza e nella inermità, uniche ricchezze
degli emarginati e degli esclusi di ieri, di oggi, di sempre. Tutto questo
insieme ideale di valori, nel presepe tradizionale, si snoda nel percorso di un
mondo agro-pastorale dove la capanna, la casa, la
bottega artigiana, crea una scenografia semplice e calda, dove lo stupore per
l’eccezionalità dell’evento mistico coinvolge tutti i particolari di questo
microcosmo, che traspare dal sereno quotidiano lavoro dei pastori, dal fioco
bagliore delle luci delle lanterne delle case, dai suoni ovattati di liguorina memoria. Da qualche anno, grazie alla sezione
locale Amici del presepe, all’estro
del suo presidente e degli associati, i cittadini di Maratea e i graditi ospiti
di tutta Italia hanno la fortuna di rivisitare questi valori. L’augurio è che
non si rimanga solo come semplici spettatori dinanzi a tali rappresentazioni,
ma che rivivendone il significato, si possa tutti crescere interiormente per
creare una società sempre più solidale e umana.
Da “Catalogo IV Mostra di Arte Presepiale”
Associazione Amici del Presepe Maratea settembre 1999