Dal libro di Sergio De Nicola:
Maratea … parliamone ancora

Ritorna il fascino degli zampognari

 

Un clima di piacevole serenità e di festa riempiva, come d’altronde accade anche oggi, nelle famiglie dei nostri antenati lo giungere, attutito dalla distanza, delle note de ‘i soni ovvero i suoni, così come in gergo venivano chiamate un tempo le zampogne.

Man mano che le note diventavano più chiare un certo fermento coinvolgeva i componenti delle famiglie onde rendere più cordiale l’accoglienza beneaugurante degli zampognari che sull’uscio di casa o davanti a piccoli presepi ripetitivamente si esibivano nel loro repertorio in cambio di un bicchiere di vino  e di semplici doni.

Erano prevalentemente contadini e pastori gli zampognari che divenivano d’un tratto protagonisti e animatori, nelle nostre contrade, di quel clima di festa e di quella  gioia indefinibile e serena tipica del Natale.

I più anziani ricordano con simpatia Michele Libertini detto Capunivura di Marina di Maratea che nei primi anni del ‘900 aveva fatto della sua zampogna, comprata da un artigiano costruttore di Parrutta, quasi il suo unico mezzo di sostentamento.

Ma la tradizione zampognara a Maratea è stata sempre viva, alimentata prevalentemente fino a qualche tempo fa da contadini dei rioni Massa e Brefaro il cui ultimo epico rappresentante, anche per le sue leggendarie sbornie, è stato Giovanni Panzuto Bisonti meglio conosciuto come Giuvanni’Ndria.

Né poteva essere diversamente orbitando Maratea in un’area di tradizionale diffusione dello strumento che nel Lagonegrese  e nella Val d’Agri aveva numerosi cultori specialmente nelle cittadine di Lauria, Sarconi, Terranova del Pollino e Viaggiano.

L’uso, in tutta l’Italia meridionale, di legare al suono della zampogna la novena di Natale e di eseguire canti accompagnati prevalentemente da tale strumento di fronte ai presepi è antichissimo.

Precisamente questa pratica si diffuse in tutto il regno di Napoli tra il 1700 e il 1800 favorita dalla particolare opera evangelizzatrice di San Alfonso Maria de’ Liguori e della sua congregazione dei Padri Redentoristi  che compirono anche opera di promozione umana nelle più remote e abbandonate aree del regno.

Questi crearono cappelle che in breve tempo divennero importanti centri di aggregazione sociale e religiosa favorendo, così, una maggiore estensione in ambito popolare della cerimonialità rituale legata al periodo natalizio che si svolgeva soprattutto intorno ai presepi e di conseguenza una più larga diffusione della pratica delle novene eseguite dagli zampognari.

Tale diffusione fu favorita dalla riscoperta da parte di San Alfonso Maria  de’ Liguori dei valori della pietà popolare, che, sfoltiti da tutte quelle contaminazioni di sapore magico, indirizzò verso una religiosità semplice e vera perciò più accessibile alla sensibilità di una popolazione povera e per lo più analfabeta.

Tale sensibilità sancì subito il successo dei suoi canti natalizi quali Quannu nascette Ninno e Tu scendi dalle stelle quest’ultima composta e cantata per la prima volta a Nola nel 1754 dove il Santo era stato chiamato a predicare durante il periodo natalizio.

Questi canti per la loro semplicità  entrarono subito nel repertorio degli zampognari e adattati alle caratteristiche musicali dei loro strumenti diedero vita ad un particolare genere musicale caratterizzato da pastorali natalizie.

Da allora il fascino musicale di questo strumento è divenuto familiare in tutte le contrade del nostro mezzogiorno e la figura dello zampognaro, pervasa da semplicità e poesia, riscalda il clima di questa festa dell’incontro, in particolare con noi stessi, che è appunto il Natale.

Incontro dell’innato dualismo tra bene e male, tra desiderio di potenza e debolezza, che dovrebbe fare di ogni individuo un uomo nuovo in conformità al particolare  significato  della ricorrenza liturgica.

La semplicità dei canti, dei suoni degli zampognari, accompagnati talvolta da altri strumenti della tradizione contadina, favoriscono questo incontro e nell’interiore sciogliersi emozionale dei sentimenti e dei ricordi sta quel mistero che ha permesso a tale genere musicale di superare le barriere del tempo e di rimanere legato al cuore  e alla sensibilità popolare.

E’ con questo spirito che oggi ,tra le vie di Maratea e davanti ai presepi  o al caminetto delle nostre case, accogliamo Alfredo Iantorno e Luigi Russo, zampognari di oggi, che dalla confinante Tortora, puntualmente da qualche anno, con la loro sobria allegria, ci vengono a ricordare l’avvento di un nuovo Natale.

Un Natale, quello loro, non fatto di bagliori artificiali e di consumi, ma di sentimenti e di riflessioni semplici e perciò universali, che per chi li sa ancora avvertire, sono linfa per un vivere migliore.

Da “Il Sirino” Dicembre 2002

 

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