Dal libro di Sergio De Nicola:
Maratea … parliamone ancora
Rinascita della dialettica politica dopo il fascismo
Il 25
ottobre si costituisce
Il 25 ottobre 1944, alle
ore 16,30, nel civico teatro (attuale sala consiliare), si costituisce a
Maratea la locale sezione della D.C.
Riviviamo, attraverso i
pochi documenti dell’epoca, l’avvenimento perchè
tale partito ha segnato la storia della nostra comunità, quasi ininterrottamente,
fino alla sua dissoluzione.
Ciò avviene subito dopo il
messaggio di Alcide De Gasperi diffuso il 10 ottobre da Radio Roma nel quale
invita gli italiani a stringersi intorno alla D.C., nel nome della tradizione e
degli ideali Cristiani. Si rafforza contemporaneamente, sulla stampa e nelle
piazze, con una logica integralistica dove non si
distingue più la differenza tra fede e politica, la possente mobilitazione
spalleggiatrice del clero, voluta da Pio XII e guidata da Padre Riccardo Lombardi
e che porterà alla divulgazione da parte del Santo Ufficio, il 30 aprile 1949,
alla scomunica per tutti coloro che avessero professato dottrine “materialistiche
e anticristiane”.
Alcuni giovani di Maratea,
sotto l’apparente neutralità del clero locale, ricordando la figura e il
pensiero di Don Luigi Sturzo e dopo il citato intervento di De Gasperi,
ravvisano la necessità di organizzarsi anche in loco nel più breve tempo
possibile intorno alla D.C. e sotto la guida di Pasquale Epifanio lannini e di tutto quello che sarà il primo gruppo
dirigente della sezione, indicono la prima assemblea popolare per la
fondazione del partito.
Nel manoscritto, che per l’occasione
viene affisso il 21 ottobre 1944, si evidenzia che la
ferocia della guerra impone ai superstiti, in via primaria, la ricostruzione
morale della patria che può avvenire solo “attingendo alla sublime fonte del
Vero: il Vangelo di Cristo” e che quindi unendosi tutti compatti “sotto quel
Segno che vince” si può avere un governo sano capace di guidare il popolo su
solidi principi di giustizia e moralità.
Il testo di tale appello,
tra il religioso e il politico, rispecchia nei contenuti quanto viene pubblicato su tutti gli organi del partito e in zona sull’Ordine e
E così i simpatizzanti
democristiani, riunitisi in assemblea ascoltano l’“appello fraterno” di
Pasquale Epifanio lannini che invita tutti a donare
la propria preziosa pietra di ricostruzione al Paese sconfitto iscrivendosi al
partito che fa propri “i valori universali del Figliolo di Dio, venuto sulla
terra ad infonderci amore, fratellanza, giustizia”.
La relazione ufficiale viene svolta dal prof. Ferdinando Santoro, giornalista e
scrittore lucano, il quale, dopo aver illustrato lo scenario socio-politico
del momento, invita tutti i “credenti alla fondazione
in sede della relativa sezione”.
Al termine di tale
intervento aderiscono alla D.C. ventisei cittadini[1] formandone
di fatto la locale sezione eleggendo nella stessa seduta un consiglio provvisorio
così composto: Presidente, Pasquale Epifanio lannini;
Segretario, Ins. Antonio Crispino; Consiglieri, geom.
Biagio Vitolo., Ins. Luigi
Avigliano, dott. Fortunato Greco e l’universitario Cesare D’Alitto.
Il 14 maggio 1945
“nell’aurora novella della pace” viene riconvocata
una seconda assemblea popolare per raccogliere nuove adesioni e per eleggere
un nuovo direttivo in sostituzione di quello provvisorio. Nei mesi trascorsi tra
le due assemblee visitano Maratea importanti
esponenti del partito: Zotta, lervolino, Colombo,
Marotta e Giovanni Catenacci che sostenne, forse per primo, a livello
istituzionale, l’idea della costruzione di una struttura portuale a Maratea
Porto.
Il 19 marzo, poi, a Potenza
si tiene un convegno organizzativo provinciale con la presenza del ministro
Giovanni Gronchi a quale non mancò la partecipazione dei rappresentanti della
locale sezione. Nonostante tale attività, la discussione nell’assemblea del 14
maggio contro le aspettative degli iscritti, si svolge di fronte ad un numero
esiguo di persone. Il dibattito che, sui temi di base, ha trovato consenso
unanime si accende sull’analisi della scarsa adesione dei marateoti
all’assemblea: secondo il dott. Greco è la logica conseguenza di una “stasi
letargica” nell’attività politica svolta nei mesi precedenti, secondo Iannini “dall’antiletargica
conferma di molti che, poco coraggiosi, assicuravano l’iscrizione al partito
solo a guerra finita e con un quadro politico nazionale più stabile e chiaro”.
Dall’assemblea nasce un
nuovo direttivo così composto: Presidente: dott. Fortunato Greco, consiglieri:
Pasquale lannini, Virgilio Cicciò,
univ. Biagio Brando; viene
deliberato anche che il presidente avrebbe svolto le funzioni di segretario
fino alla nomina di quest’ultimo da parte dello stesso.
Con l’avvento della pace da
D.C. di Maratea vede crescere il numero degli iscritti e la sua forza di
penetrazione trova ausilio anche dall’attività del comitato civico locale.
La sezione vivrà un solo momento di crisi
in occasione del referendum istituzionale, non accettando la maggioranza degli
iscritti l’orientamento filo repubblicano del partito,
pur avendo essi avuto dalla federazione l’indicazione a votare, in tale
occasione, secondo coscienza.
I partiti laici,
nell’ambiente religioso e filomonarchico di Maratea, stentano ad organizzarsi ed i loro esponenti conoscono ostracismo e
derisione qualunquistica.
In tale contesto,
pressoché unica, si leva la testimonianza socialista dell’avvocato Antonio
Limongi, di qualche repubblicano, mentre si costituisce intorno al Andrea Maimone, Francesco Piro, Salvatore Trotta, guidati
dall’avv. lagonegrese Nicola Savino, vero missionario dell’ideale proletario
nel circondario.
Il 24 marzo 1946
[1] Oltre ai nominativi
indicati nel direttivo aderiscono al partito i sigg. Luigi Mollica, Biagio Di
Trani, Raffaele Avigliano, Francesco Di Trani, Bonaventura
Apicella, Vincenzo Bombace, Pasquale Di Trani, Francesco Santoro, Antonio Campagna Alfieri,
Virgilio Cicciò, Giovanni Zaccaro, Leonardo Mosé, Gaetano Zaccaro, Rocco Iannini,
Biagio Romano, Umberto Zaccaro, Antonio Versaci, Francesco Tortorella, Mosé Zaccaro, Giovanni Cicciò.