Marta De Nicola

 

 

  

Poesie

 

“IL VIALE DEL TRAMONTO”

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Frastagliate insenature,

fuggenti pensieri sulle increspate onde del mare.

Il canto di eteree sirene

si spande

tra le intricate fronde

di odorosi pini marittimi,

indiscussi padroni della costa.

Arsa dal sole,

la terra,

brulicante di insetti,

si riposa al tramonto

in un viale nascosto,

meta di vagabondi cuori innamorati.

Tiepido abbraccio

nella tiepida brezza estiva

e siamo noi,

a vivere in simbiosi con noi stessi

e con Madre Natura,

baciando la terra,

accarezzando il cielo,

respirando la vita,

lontani anni luce

dall’avanzare del Nulla.

Non conosciamo la morte,

non possediamo null’altro

che noi stessi

e un segreto pronto a rivivere

ogni volta che,

rapiti dalla solitudine

ci abbandoniamo ad essa

e ci lasciamo condurre

nella memoria del tempo che fu.

E sono ancora io,

e sei ancora tu,

e il mare canta ancora per me,

canta ancora per te

e piovono fiori d’argento dal cielo.

Respiri…ed io respiro

Sorridi…ed io sorrido

Ma il Nulla

È già qui,

invalicabile barriera

per le mie mani troppo piccole

per tentare la scalata.

Ricordati di me

e, chissà,

forse un giorno,

come due delfini

sfideremo l’immensità

degli oceani

e mireremo

il viale del tramonto,

cullati

dal canto di eteree sirene.

  

  

UN PO' DEL TUO BUIO

Regalami

un po’ del tuo buio…

scalza ti verrò incontro

seguendo il sentiero del tuo sguardo,

la cometa del tuo sorriso.

Di luna e di stelle vivremo

lambiti

dall’argenteo e materno mare.

PORTO DI MARATEA

Silenzio assassino,

Mille fantasmi nella mente,

Non un sospiro,

Non un battito d’ali.

Ascolto la voce delle stelle,

Ammiro il pallore della luna

E la osservo sciogliere la sua luce

Nel fremente moto marino.

L’’andirivieni delle onde mi fa compagnia,

La barca attraccata al molo ha il mio nome

Ed è,

Come me,

Imprigionata da un ricordo

Nel quale è dolce e amaro insieme

Lasciarsi cullare.

  

  

PELUCHE

Mi guardavi,

con occhi attoniti,

sognanti…

In un angolino della stanza,

fermo,

sulle quattro zampette

ostentavi

una malinconica

tenacia impolverata.

Avrei dovuto

stringerti a me

e non rammaricarmi

di non sentire

un battito di cuore

nel tuo candido petto

di ovatta e di cotone.

Chissà cosa guardi ora

con occhietti vispi ed immobili…

Forse fissi il buio intorno a te

e sogni

un prato verde

su cui correre e giocare.

È NOTTE

Nitida notte

di libellule vibranti

nella luna,

di foglie dondolanti

sul crespo ramo

di un’acacia…

fammi sentire il tremito

del tuo respiro

celato nelle ombre,

tradito dal tuo riso.

Fammi assaporare

l’attimo del gioco,

prima che scompaia

e aspetti con ansia le luci dell’alba.

  

  

CAMPI DI ROSE

Dormivo

sui tuoi campi di rose,

mentre la notte

inceneriva i rami

e il sole

imbiondiva l’ultima terra.

Rosse le rose

rosa il cielo,

scarlatti quei petali

che avrebbero

ondeggiato

al mio risveglio

portandosi via

un pezzo di sogno.

AL CALAR DELLA SERA

Libera l’anima,

vibrazione

del cuore

mentre

il giorno

muore,

il sole

si spegne

nel limpido sopraggiungere

della notte,

velata solo

dallo sciogliersi

in pianto di un bimbo,

inconsapevole

creatura immersa

nel sogno.

In lontananza

voci confuse,

motori,

cuori

e motori

per le strade

della città.

Un pensiero,

un lontano pensiero

riaffiora

prendendo vita

tra le mie ciglia.

  

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Biagio Calderano

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 ultima modifica 29/09/2009