Maratea

 

 

 

LA CITTÀ TURRITA

 

  Lo stemma di Maratea è in campo azzurro, con l’aquila bicipite che sovrasta le tre torri, poggiate sulle onde del mare. Il colore è il simbolo del mare, mentre l’aquila indica l’appartenenza della città al Regio Demanio, cioè alla circostanza che essa dipendeva direttamente dalla Corona.

  Sono comunque le torri il simbolo più rappresentativo: Maratea aveva tante torri. Per ciò è “turrita”.

  Il Castello, cioè Maratea Superiore, era fortificato con molte torri.

  Anche il Borgo, Maratea Inferiore, era protetto da un efficace sistema di torri. Erano tre. Due sono ancora visibili, la terza, invece, è scomparsa.

  La terra di Maratea era molto ambita per la sua speciale posizione strategica e per questo motivo la Corona di Napoli, che aveva il controllo, intendeva difenderla in maniera particolare. Fra il 1560 ed il 1590 i regnanti napoletani ordinarono la costruzione di ben 6 torri sul breve tratto della costa di Maratea per creare, così, una solida barriera difensiva. In questo periodo furono elevate la Torre dei Crivi, la Torre di Acquafredda, la Torre di Apprezzami l’asino, la Torre di Santavenere (Torre Capitana), la Torre di Filocaio e la Torre Caja, ancora oggi tutte esistenti.

  Lo storico Marateota Biagio Tarantini così scriveva nel volume BLANDA E MARATEA: «Per quanto abbia frugato nelle biblioteche e presso gli amici l’antico stemma di Maratea non mi è riuscito poterlo rinvenire. Dicono che rappresentasse una Sirena e che poi si mutasse il Tre Torri con l’aquila bicipite in testa. Le tre torri poi, che tuttora esistono, furono edificate dai tre figli del Barone Fabio Giordano, morti in giovane età, e non da Carlo III, come volgarmente si narra, Laquila bicipite poi fu tolta, ricordando tempi di oscurantismo e tirannide».

Molte sono le interpretazioni sull’etimologia di Maratea: si va da Marathei (Grandi Ethei), Mar che significa padrone, signore, grande ecc.. ed Etheo, popolo nominato spesso nelle Sacre Scritture, a Tea Maris, ossia Dea del Mare.

A quello che si sa, il nome di Maratea compare per la prima volta in una bolla di Alfano I, vescovo di Salerno. Siamo nel 1079, in piena età medievale. Ma le origini di Maratea sono molto più remote, se questo nome è connesso con il gr. màrathon «finocchio», come è stato proposto dapprima dal Racioppi e poi confermato dal grande glottologo tedesco Gerhard Rohlfs, che è anche il miglior conoscitore dei dialetti del Mezzogiorno d'Italia. Dunque Maratea è «luogo dove cresce il finocchio», etimologia che è comune anche alla città greca di Maratona.(Prof. Pasquale Stoppelli: Maratea greca, Maratea Romana)

A noi, sognatori e romantici, piace ricordare quello che scriveva Don Domenico Damiano nel libro Maratea nella storia e nella luce della fede osservando gli spettacolari e fantastici tramonti dal Castello:Thea non significa soltanto Dea, ma significa anche vista, spettacolo; quindi Maratea può essere presa legittimamente per vista del mare – spettacolo del mare.”

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Ultima modifica 23/08/2021