CONFERENZA DEL PROF. GREGORIO ANGELINI

Direttore Archivio di Stato di Potenza

I convegni di studi che si sono tenuti nel bicentenario della repubblica partenopea non hanno mancato di sottolineare, quando si sono soffermati a riflettere sulle fonti della storia politica e militare della rivoluzione negli archivi pubblici del Mezzogiorno, la povert della documentazione, del tutto insolita per un periodo cos prossimo e per un evento che ebbe una eco notevole sia nelle cronache coeve che nella storiografia risorgimentale.

I motivi sono ormai ben noti: la damnatio memoriae imposta perfino ai notai nel protocollo degli atti rogati nel semestre repubblicano, inizi ancor prima della pace di Firenze che, tra le sue conseguenze, ebbe la istruzione dei processi a carico dei rei di Stato. A subire perdite irreparabili non stata solo la documentazione di immediato riferimento politico, ma anche quella che indirettamente avrebbe contribuito a ricostruire il contesto sociale, caratterizzato, come in ogni momento di crisi delle istituzioni, dallacuirsi dei fenomeni di ribellismo che endemicamente attraversano il mondo rurale del Mezzogiorno, esprimendo capi militari e in qualche misura una direzione politica.

Furono motivazioni diverse da quelle di ordine politico ad ispirare i due sovrani rescritti del i nove bre 1829 e del 28 ottobre 1856, che avviarono la distruzione, nel Grande Archivio di Napoli e negli archivi provinciali, delle antiche processure criminali e, divenute inutili per lelasso del tempo dalla loro compilazione, portavano in tali archivi non piccolo ingombramento. In particolare negli archivi provinciali, la cernita dei processi di interesse storico era affidata ad un professore del liceo o collegio scelto dallIntendente. Andarono cos in massima parte distrutti prima i processi anteriori al 1789, successivamente quelli anteriori al 1809. In effetti, almeno nellarchivio di Stato di Potenza, la distruzione dei processi criminali fu attuata con grande zelo, poich nel fondo miscellaneo Processi di valore storico la storia degli archivi costellata di episodi analoghi: in ogni tempo la storiografia ha operato una selezione delle fonti perch impossibile la conservazione totale, e la storiografia della prima met del XIX secolo, almeno nella sua accezione prevalente, riteneva degne di conservazione quasi esclusivamente le fonti diplomatiche e politiche, mentre alla sola utilit per la tutela di posizioni giuridiche si deve la permanenza di gran parte della documentazione tuttora esistente.

Bisogna anche dire che, almeno per la Basilicata, gli studi condotti fin dagli anni 40 da Tommaso Pedio hanno messo in luce, al di l degli esiti storiografici che si possono o meno condividere, lintero quadro delle fonti pubbliche disponibili nei due archivi della regione, da quelle notarili a quelle giudiziarie residue.

Nuove fonti per la storia politica del periodo 1799 - 1806 verranno essenzialmente dagli archivi privati, molti dei quali tuttora sconosciuti o noti solo per vie non istituzionali. In questo campo sarebbe necessaria una azione convinta di sostegno alla attivit della Soprintendenza archivistica, che solo attraverso le segnalazioni degli studiosi pu rendere veramente incisiva la sua azione di tutela.

Un piccolo archivio privato recentemente acquisito allArchivio di Stato di Potenza raccoglie le carte della famiglia Mandarini di Maratea, riferite in particolare ad Alessandro ed al figlio Salvatore.

Alessandro Mandarini fu uno dei protagonisti della guerriglia ai confini tra Calabria e Basilicata nel 1806 e animatore della resistenza di Maratea, la Sagunto del Regno di Napoli, come fu definita dai francesi. Nel piccolo archivio solo due fasci si riferiscono direttamente ad Alessandro, mentre la parte maggiore riguarda il figlio Salvatore, avvocato e poi Intendente in Terra di Bari e Terra di Lavoro. Da alcune annotazioni si rileva che larchivio di famiglia fu bruciato, insieme con la casa, quando i francesi occuparono la citt dopo la capitolazione del castello, il 10 dicembre 1806. In gran parte le carte sono fedi e copie legali di documenti che il Mandarini si fece rilasciare per attestare le proprie benemerenze verso la Corona e ottenere il rimborso delle ingenti somme anticipate per la corte. E comunque possibile ricostruire la vicenda personale di un fedele realista e il percorso che lo port ad occupare la carica di Intendente di Calabria Citra fino al 1820, anno della morte.

Alessandro Mandarini nasce il 17 agosto 1762 a Maratea, unico figlio maschio di Francesco, negoziante di origini calabresi (sembra che la famiglia fosse originaria di Rossano). Il testamento del padre mostra una modesta agiatezza, chiaramente ricavata dai negozi intrapresi: lui infatti che prende a censo due case, una formata da alcuni membri dellospedale vecchio e laltra, dove ha sede la bottega grande, adiacente al fondaco del ferro. La casa di famiglia, di sette membri, fornita di trappeto e cisterna; le altre propriet immobiliari sono alcuni piccoli oliveti, un orto e una vigna; il patrimonio infine costituito da crediti garantiti da fedi dei banchi napoletani.

Lingresso di Alessandro nella vita pubblica locale avviene nel 1794, quando presta al comune 266 ducati per il pagamento dellultima rata di un debito contratto con la Regia Corte per lapprovvigionamento di grano per i poveri. Lo ritroviamo nel 1799 fervente realista: anticipa il danaro occorrente per assistere i soldati sbandati in ritirata verso le Calabrie e noleggia a Palermo un legno per trasportare gli ufficiali; alla notizia dellentrata delle truppe francesi in Napoli propone in parlamento di fortificare la citt e mandare una deputazione a Palermo per testimoniare la fedelt alla Corona. Quando il Commissario repubblicano giunge a Maratea rifiuta lofferta di cariche pubbliche e presta assistenza ai realisti di Verbicaro fuggiti dal paese dopo il tentativo di impedire linnalzamento dellalbero della libert.

Allontanatisi i francesi, Maratea torna in mano ai fedeli della Corona; Alessandro viene eletto in parlamento nella deputazione per il mantenimento del buon ordine e, divenuto uomo di fiducia del vescovo di Policastro Ludovici, ministro plenipotenziario nellarmata realista, organizza febbrilmente le attivit militari come provveditore delle armi. Conduce una numerosa spedizione a San Giovanni a Piro per contrastare i francesi ed inizia a fortificare Maratea e ad arruolare volontari per larmata che nel frattempo si attestata a Polla. Disarma le cadenti torri costiere e invia i cannoni allarmata, lasciandone due a difesa della citt.

Il ruolo svolto nei febbrili avvenimenti del 1799 quindi fondamentalmente locale: Alessandro fa le sue prime esperienze di guerra e costruisce intorno alla sua fedelt a tutta prova una rete di relazioni. Fa, insomma, le prove generali di una pi incisiva direzione militare negli avvenimenti successivi.

E nel 1806, infatti, che egli svolge un ruolo centrale nella guerriglia ai confini tra Basilicata e Calabria, con diretti rapporti con la corte di Palermo. Prima dellarrivo delle truppe di occupazione francesi, Mandarini viene chiamato a pi riprese a collaborare con lapparato militare borbonico con funzioni organizzative: si occupa del taglio, del trasporto e dellimbarco per Napoli di legname per la Marina (estate 1805); viene nominato alla carica di Provveditore di mare con il compito di assistere le imbarcazioni approdate a Sapri (gennaio 1806); viene incaricato delle funzioni di Provveditore dei viveri e foraggi dellarmata borbonica di stanza a Lagonegro (febbraio 1806).

La ritirata francese dalle Calabrie segna la svolta nella storia personale di Alessandro Mandarini. Sino ad allora il nostro aveva dato prova di eccellenti capacit organizzative e di una fedelt a tutta prova; aveva soprattutto rivelato una dote preziosa, quella di sapersi procurare il danaro, suo o raccolto tra i possidenti della zona e le casse delle universit. Con le nuove prospettive che sembravano aprirsi nel luglio del 1806, queste doti erano fondamentali. Lappoggio della flotta inglese e il controllo del mare, e quindi delle comunicazioni con la Sicilia, consentivano di dare una solida organizzazione alle masse che cominciavano a raccogliersi sotto la guida di capi locali.

Il contrammiraglio inglese Sidney Smith, rappresentante di Ferdinando IV, costruisce rapidamente la struttura di comando dellinsorgenza nellarea tra il golfo di Policastro e il Pollino. Il 14 luglio 1806 il luogotenente di Smith, Henry Slessor, nomina Alessandro Mandarini governatore della citt di Maratea essendosi rattrovato lattuale governatore di detta citt di equivoco sentimento. Giunto in zona lo stesso Smith pochi giorni dopo, il 30 luglio Mandarini viene convocato a bordo della fregata Pompeo e nominato vice preside della provincia di Basilicata; il giorno
successivo gli viene conferito il grado di colonnello e consegnata la bandiera del reggimento Reali Calabresi. Da quel momento Mandarini la pi alta autorit civile e militare borbonica nelle tre province di Principato citra, Basilicata e Calabria citra. Le truppe ai suoi ordini, i corpi volanti, che saranno dichiarate regolari solo con real dispaccio del 12 settembre 1806, vengono poste al comando del tenente colonnello Stoduti e dei maggiori Guariglia e Necco, questultimo destinato a divenire temuto prefetto di polizia nella Napoli della Restaurazione.

Mentre le colonne irregolari controllano un vasto territorio, Mandarini fortifica lisola di Dino e da l tiene i contatti con la flotta inglese e con la Sicilia, allestendo una piccola flotta di feluche e barche, armate ed equipaggiate a sue spese, per soccorrere dal mare i corpi volanti. Danaro, armamenti e vestiario giungono, sia pure in quantit insufficiente, dalla Sicilia.

A partire dal mese di agosto la situazione militare si fa difficile. Ad uno ad uno i paesi del Cilento e del Lagonegrese sono occupati dai francesi: il 7 viene presa e incendiata Torraca, l8 la volta di Lauria, sottoposta al noto feroce saccheggio. I realisti passano dal controllo del territorio alla guerriglia, mentre ripetutamente i centri urbani passano da una allaltra parte. Per mantenere saldo il morale dei corpi volanti Mandarini assegna, in nome del re, delle pensioni di tre ducati al mese alle famiglie dei caduti. Le operazioni militari si concentrano sul controllo della strada delle Calabrie, indispensabile per i francesi per il collegamento con Napoli. I centri della costa possono perci resistere pi a lungo.

Il 26 settembre con reale dispaccio Mandarini viene nominato ispettore generale dei Corpi volanti, con funzioni di coordinamento delle attivit militari.

Alla fine di novembre il cerchio si stringe intorno a Maratea. Indossata la divisa da colonnello ed issata la bandiera avuta dal contrammiraglio Smith, Alessandro Mandarini con 600 uomini dei corpi volanti si asserraglia nel castello della citt; per otto giorni anima la resistenza sotto i ripetuti assalti del nemico, fino al 10 dicembre, quando sottoscrive una onorevole capitolazione con il generale Lamarque. Ottiene salva la vita per s e per i suoi uomini, riconosciuti soldati regolari, e per questi ultimi la possibilit di tornare ai propri paesi conservando i propri beni dopo aver giurato di non prendere pi le armi contro il Regno. Nella sua cronaca Dumas, che moltiplica per tre tutti i numeri (lassedio sarebbe durato 22 giorni, gli assediati sarebbero stati 2.000), sostenne che molti dei soldati dei corpi volanti chiesero ed ottennero di essere arruolati nellesercito napoletano. Lui, con indosso la bandiera che diverr la gloria di famiglia, si imbarca per la Sicilia.

Si stabilir a Cefal dove nel 1809 avvier, con scarsa fortuna nonostante la benevola esenzione da ogni imposta per quattro anni, una impresa di produzione di salumi al modo di Calabria e di Basilicata. Dalla citt siciliana otterr il riconoscimento della cittadinanza onoraria e solenni festeggiamenti quando la lascer nel 1815, chiamato da Ferdinando a Napoli.

Il percorso delluomo dopo la Restaurazione segnato dai vani tentativi di recuperare gli ingenti crediti nei confronti della Corona per le somme anticipate, dilapidando il patrimonio di famiglia. Dalla revisione dei suoi conti fu accertato, sin dal 1807, un credito di 33.130 ducati, anche se in parte non documentato. Ottenne solo un acconto di 1000 ducati; sembra che il ministro Medici si fosse costantemente opposto al rimborso della somma. Nelleredit lasciata alla morte, nel 1820, figurano ancora, ed essenzialmente, questi crediti di dubbia esigibilit. Larchivio stesso altro non che un tentativo di ottenere giustizia.

Dagli ardui tentativi di dimostrare la nobilt della famiglia, dalla voluminosa corrispondenza di omaggi e formali ringraziamenti dei personaggi pi in vista, in primis il duca di Calabria e futuro re Francesco, dalle continue petizioni e attestazioni di fedelt al sovrano sembra emergere una figura ingombrante, poco accetta, forse importuna. In fondo i due momenti memorabili della sua vita, nel 1799 e nel 1806, erano durati ciascuno pochi mesi. Episodi in cui aveva dato prova di fedelt, coraggio e capacit, per i quali gli si doveva almeno un formale rispetto, ma insufficienti per farlo accogliere con tutti i diritti nella societ che conta.


Sarebbe stato utile studiare il suo ruolo di Intendente a Cosenza tra il 1815 e il 1820, ma su questo punto larchivio di famiglia tace e ragioni di tempo mi hanno impedito sin qui di utilizzare altre fonti.

Oltre allimpiego come intendente di Calabria Citra e agli onori che gli vengono tributati a piene mani (due articoli e il ritratto sul Poliorama pittoresco, la concessione al figlio Salvatore, che aveva sperato di lucrare prebende o onorificenze offrendola al re, di conservare nella famiglia la bandiera borbonica ricevuta nel 1806 e salvata dalla resa di Maratea), egli non otterr nulla. Soprattutto non otterr il risarcimento delle spese compiute per salvare il trono di Ferdinando IV.

La ricostruzione del Regno richiedeva altro genere di uomini, e molti di questi bisognava trovarli nei ranghi di chi aveva servito il nemico.

Centro Culturale Maratea 5 gennaio 2002

Gregorio Angelini

 

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