Per chi vuole trascorrere un po' di tempo nei bei
ricordi:
di Angelina Stoppelli
Le mie
estati al Porto negli anni '60. Al
mattino mi svegliava "la mazzocca" di za'
Mariuccia che batteva i libbani, era un rumore ritmato
da anni di esperienza e che mi spingeva a saltare dal letto come un grillo. La
mia colazione era una brioche con lo zucchero che Trotta portava da Tetella. Subito dopo scendevo in spiaggia sotto casa
(abitavo in quella che x tanti anni stata la sede
della Lega navale) scalza per assaporare la freschezza delle
scale bagnate dalla salsedine. Una volta l cominciavo
a scavare le mie buche con un cucchiaio preso "a prestito" dalla
cucina di mia zia Gerarda, sotto lo sguardo attento di cumma
Lisetta. Pi tardi mi raggiungeva la mia amica Nuccia e ci divertivamo a vedere
le persone che cadevano con il piede dentro le nostre buche nascoste con
cannucce carta e sabbia. Quando il sole era pi alto e l'ombra che ci
proteggeva si era un po' ridotta arrivava il "postale" con i
bagnanti. Si fermava vicino a zu' Peppo perch oltre
non poteva andare. Tra di loro c'era la moglie del
capo dei vigili urbani di Trecchina con il figlio, un bambino grassottello con
riccioli neri che gli scendevano sulle spalle. Una volta sceso correva da cumma Lisetta dove teneva il suo
secchiello e le palette di latta e felice scendeva a
riva. Quando l'ombra si riduceva del tutto Nuccia veniva
chiamata dalla nonna con un tono che non ammetteva repliche ed io salivo su a
mettere il costume per scendere a riva con mia zia. (prima parte)
Ricordi del Porto (seconda
parte)
Una volta a riva con mia zia cercavamo ospitalit
sotto la capanna dei pescatori oppure ci sistemavamo sotto la piccola ombra di
una barca. Il mare era bellissimo, trasparente di un colore verde-azzurro. Le
barche venivano spostate con dei remi lunghi, pesanti
e dello stesso colore delle barche. Ad un certo punto
intravvedevo mio zio Benito tornare con la sua "Angelita" ed io
correvo a guardarci dentro, mi piacevano tanto quei colori azzurro-arancione.
Ogni tanto mi permetteva di fare un giro con lui, altrimenti dovevo
accontentarmi del sandolino tutto in legno bianco di mio cugino Pasqualino.
Quando tiravano la barca a riva io, come altri bambini, ero addetta allo
spostamento delle "falanghe" (pezzi di legno che consentivano alla
barca di scivolare) che dovevo togliere velocemente da dietro e sistemarla
avanti. Nel pomeriggio andavo nella zona dietro casa, dove l'ingresso ora di
un ristorante. Avevo un po' paura perch c'era un signore che usciva urlando
all'improvviso ma facevo piano. Mi raggiungeva Biagina, un'altra amica che
d'inverno viveva a Napoli e ci divertivamo a guardare le signore fare i libbani. Mi facevano provare ma non riuscivo ad unire i "tagliamani".
Era bello per guardare Assunta cumma
Lisetta e Za Mariuccia con quale maestria formavano quelle corde tenendo
l'apice tra le loro caviglie incrociate. Una volta finite le corde
si alzavano si mettevano ad una certa distanza e ne univano tre ottenendo una
corda pi grande. Il bastoncino levigato che usavano x
incrociarle era quello che desideravo di pi, ma per loro era un oggetto
prezioso.
Per pensare ancora ad altro! (Terza parte).
I
pomeriggi al Porto erano lunghissimi, il sole non ti
permetteva di oltrepassare le ombre delle case. Io e le mie amiche di prima a cui ogni tanto si univa Maria, la figlia di Assunta, ci
imbucavamo nei bassi, freschissimi pieni di reti ammucchiate, lampade di
acetilene, remi spezzati, e tanti attrezzi di pescatori. Il nostro preferito
era quello dove c' adesso l'Idra, che era di propriet di Assunta e quindi
Maria ci portava li. Un altro basso che mi piaceva tanto era
quello di mio zio Benito dove ora c' il bar del signor Formica, la sabbia era
pi in alto e scivolava sempre verso l'ingresso, per cui mio zio ci proibiva
persino di passare di l altrimenti la sabbia sarebbe entrata dentro. Alcune volte mi ha permesso di entrare e lo guardavo
affascinata mentre mi mostrava i suoi tesori: tutti gli attrezzi da pesca,
comprati con cura e studiati attentamente per l'uso. Mio zio era un ragioniere
che lavorava a Potenza in inverno ma che in estate viveva solo per il mare e la
pesca insieme ai veri pescatori che rispettava ed
amava. Anche loro aspettavano il suo ritorno perch portava sempre qualche
novit come il primo motore ad elica oppure qualche
esca di plastica. Lo ricordo in particolare seduto accanto ad una specie di
cesta rotonda con tantissimi aghi intorno e tanti fili al centro. Poi aveva
anche molte "nasse"che metteva
in posti segreti. Ogni pescatore aveva i suoi posti e non li dicevano a
nessuno! Tornando ai bassi ricordo anche quello di Tetella dove oggi la bottega del Porto, ma era sempre
chiuso e qualche volta che riuscivo a sbirciare vedevo che era pieno di libbani! Tetella era la padrona
del negozio che si trovava dove ora la Scialuppa.
Una donna energica, che faceva filare tutti, sorelle e nipoti,
ma era anche tanto generosa, mi regalava sempre delle casette piccole di
plastica piene di cioccolato.. Il suo grido di chiamata ci raggiungeva dovunque
fossimo, quello pi frequente era "Malu'"!!!!!
Le convenzioni degli anni sessanta non mi permettevano
di giocare con i maschietti al Porto, eppure appena li
vedevo dal balcone accingersi ad una partita di calcio scappavo nelle scalette
vicino al basso dove ora il clubbino e li guardavo
prima prepararsi nel fare le squadre (non si mettevano mai d'accordo e io mi
annoiavo) poi preparavano le due porte con sassi pi grandi tracciavano le
linee sulla sabbia con il piede e poi giocavano. Urla spintoni poche parolacce,
sudore a cui si attaccava la
sabbia quando cadevano. Io non vedevo l'ora che lanciassero la palla lontano
perch era l'unica cosa che mi lasciavano fare: riportare la palla. Comunque
anche nel fare questo ero completamente trasparente... ma io mi accontentavo.
Dei ragazzi ricordo Claudio, Biagino Bernardino e Bernardo Tonino e Gigiolino, che erano pi o meno
della mia et! Qualche volta c'erano anche Umberto e Pasqualino.
Ricordo un'estate particolare, dopo aver fatto gli
ultimi gradini della discesa dalla stazione, dato che
venivo a piedi al Porto con mia zia che soffriva il mal d'auto, vidi con mia
grande sorpresa che si tramut subito in rabbia una specie di capanna in ferro
di color ruggine occupare il posto dei miei giochi sulla spiaggia! Tutta la
zona (eccetto pochi spazi) che andava dalla casa di cumma
Lisetta alla casa di Tetella.
Mi raggiunse subito Nuccia che con la sua grande sensibilit
mi invit a giocare negli spazi rimasti. Io la
accontentai ma non facevo altro che guardare quella "cosa" che mi
angustiava. Sentivo inoltre uno strano rumore continuo che non mi piaceva.
Salita in casa e affacciatami al balcone nel mio solito modo, seduta sulle
pietre scottanti con le gambe penzoloni nel vuoto, li vidi: erano camion enormi
che portavano massi altrettanto enormi su una strada sterrata che prima non
c'era e scaraventavano gli stessi nel mare con un frastuono che risuonava in tutto il Porto. Un braccio di terra gi si stendeva nel mare
che appariva color marrone. Compresi che stava cambiando tutto e che non
sarebbe tornato mai pi come prima!
La casa al Porto. Era a due
piani pi un pianterreno, si affacciava su quella che oggi la piazzetta del Porto. Al pianterreno abitavano za Zippina
con za Mariuccia e Cumma Lisetta insieme al figlio di
quest'ultima Beniamino. Era lastricato di pietre
levigate dai passi degli anni fresca e ombrosa e le
stanze erano divise da tende ben sistemate. Si sentiva all'interno odore di
pesce e di tagliamani perch le donne erano solite sedersi
sulle pietre fresche per formare le prime corde dei libbani,
al soffitto erano appese lanterne, nasse e "filazzoni"
che servivano a Beniamino per la pesca. All'esterno poco lontano dalla porta
d'ingresso si trovavano due grosse pietre una sull'altra dove battevano i libbani con la "mazzocca", quella pi in alto era levigatissima ed era
piacevole la sensazione di accarezzarla con le mani. Sulla sinistra della casa
in un angolo erano appoggiate molte canne da pesca che Beniamino prendeva alla
stazione e poi le sistemava con cura. Ne era gelosissimo e non ci permetteva di
avvicinarci ad esse. Al primo piano veniva a
villeggiare il maresciallo Di Costanzo con la moglie e le figlie: Concetta
Adriana, Marirosa, Katia e la pi piccola di cui non
ricordo il nome. Erano molto allegre e mi piaceva sentire le loro risate e i
loro bisticci. Al piano superiore invece abitavo io, due stanze ed una cucina, due balconi si affacciavano sulla spiaggia
che stavano spalancati al mattino ma durante il pomeriggio dovevano essere
accostati perch il sole era talmente forte che avrebbe rovinato i mobili. Il
pavimento nella stanza d'ingresso era di cotto levigato dagli anni, nell'altra
stanza erano mattoni colorati ma rovinati in pi parti. Adoravo quella casa dove avevano trascorso estati mia nonna, mio padre e
poi io.
La "pista" per noi quella che oggi si
chiama "rotonda", penso che la chiamassero cos perch veniva utilizzata come pista da ballo. Ogni tanto, quando
veniva a trovarla la sua amica Zeffirina, mia zia mi portava sulla pista. Era
emozionante quella visione e mi sentivo felice se vedevo passare un motoscafo
che trascinava un uomo o una donna afferrati ad una
corda. Non era raro vederli in quel periodo, erano tutti ospiti del Conte o del
Santavenere. Arrivate sulla pista ci dirigevamo verso sinistra
dove c'era una scaletta scavata nella roccia che ci portava su una
lingua di sabbia proprio sotto la pista. Era un posto non visibile per questo
lo avevano scelto, volevano fare il bagno senza essere visti. La spiaggetta era
incassata in una grotta dove tutto era pi scuro,
perch non ci arrivava il sole, l'acqua era pi fredda la sabbia era tutta
bagnata. Mi chiedevo sempre: "Ma perch non fanno il bagno alla luce del
sole, sarebbe molto pi bello....per tutti"!
Le donne del Porto anni '60
Tetella era una donna ben piazzata, con grandi occhi
azzurro-verdi, i capelli rossicci facevano risaltare un viso chiaro, mai
abbronzato. Era energica e forte, con una voce molto acuta specialmente quando
chiamava sua nipote Malu'. Si occupava anche di due
sorelle anziane, una era una vecchia maestra, l'altra una signora serena che
viveva in un suo mondo. L'occupazione principale per era il suo negozio, pieno
di ogni ben di Dio, io compravo solo cioccolatini di 10 lire. Un'altra
signora che ricordo si chiamava Carmelina aveva una piccola merceria sulla
scalinata che porta alla stazione, era un personaggio etereo, nel senso che
aveva votato la sua vita a Ges, ma non poteva seguire il desiderio di entrare
in convento perch costretta ad accudire il padre
anziano. Quando si arrivava al suo negozio, davanti camminavo
su pietre di mare unite in modo compatto, in fondo vi era una Madonna di
Lourdes. Sembrava una zona fuori dal materiale. La signorina Carmelina era
molto gentile, buona e disponibile ma nei suoi occhi c'era una velata
malinconia che ti colpiva subito. Un'altra signora che mi rimasta impressa
era la cameriera dei signori Filato che ogni mattina vedevo, mentre giocavo
sulla spiaggia, arrivare con un borsone di finta pelle quasi pi grande di lei.
Era una donna bassina, infatti, rotondetta, con una treccia rossa che le
circondava la testa, aveva sempre il sorriso sul viso e ci salutava con gioia.
Indossava gonne lunghe a pieghe, fino alla caviglia e maglie un po' pesanti per
quel periodo, perci era sempre sudata. Qualche volta ci rimproverava perch
rischiava di cadere nelle nostre buche.
Un anno al Porto arriv
all'improvviso una famiglia ad abitare di fronte casa mia, esattamente sotto la
casa di Nuccia. Scoprii ,con mia grande sorpresa, che
si trattava di Aba Cercato,una nota e bella
presentatrice della RAI. Per noi allora vedere un personaggio televisivo era
come vedere un alieno. Ricordo che con Nuccia ci
recammo a casa sua,dove una
bravissima cameriera sarda ci fece entrare e giocare con le due figlie di Aba,molto carine. Aba ci vide e ci
lasci giocare, era per molto distante, consapevole della sua bellezza, ma mi
sembrava anche un po' triste! Aveva un marito un po' burbero ed io lo addebitai
a quello.
Le sere al Porto.
Erano splendide le sere al
Porto quando la luna si rispecchiava nel mare color petrolio lasciando una scia
tremolante. In lontananza si vedevano luci balenanti ma fisse in un punto.
Quando queste luci cominciavano ad avvicinarsi a riva, io mia zia e le altre
donne del Porto scendevamo sulla battigia, ci sedevamo
sulla sabbia fredda ed umida e aspettavamo. Mi piaceva ascoltare le loro storie
sul Porto, fatti belli o tragici, la loro saggezza mi
stata di aiuto nella vita. Quando le barche arrivavano, ci alzavamo
di scatto per accogliere i nostri eroi che portavano il pesce profumato. Io
correvo a guardare nel secchio verde di mio zio e sentivo un forte odore di
mare. Poi lo aiutavo a scendere gli attrezzi, di solito prendevo la lampada
perch mi piaceva l'odore dell'acetilene. Ogni pescatore aiutava l'altro a
tirare su la barca, io ero addetta allo spostamento delle "falanghe".
Sebbene pesanti per me ci riuscivo, con la forza
dell'orgoglio. Quando tutte le barche erano su, ci
ritiravamo nelle nostre case, qualcuno pi felice altri di meno secondo il
pesce pescato!
Le voci del Porto.
All'ora di pranzo, nell'attesa del pasto mi piaceva
sedere sulle pietre calde del balcone e con le gambe penzoloni guardavo le
persone che si accingevano a tornare dal mare. Il "postale" li
attendeva, loro con ombrelloni, borse e figli lo raggiungevano.
Ricordo una mamma eroica che portava la figlia poliomelitica a fare le sabbiature e poi grondante di
sudore la trasportava in braccio fino al postale. Attendevo per con ansia le voci...
e infatti all'improvviso dai vari balconi
spuntavano le mamme che richiamavano i figli. Alla mia destra usciva la signora
Franca o Mariuccia che gridavano "Michele, Biagino". Sopra di me la
signora Assunta "Felicetta, Maria. Dal Za
Mariuccia "Umberto, Pasqualino" dalla rotonda dove ora c' un
ristorante si vedeva Zu Peppo o Angiollo
che gridavano "Virgilio". I ragazzi tornavano a casa alcuni subito
altri dopo una seconda chiamata.
Infine
appariva mio zio a richiamare dal balcone il figlio.
Cosi
finivano le voci e i rumori ed una pace silenziosa
invitava tutti ad una bella siesta... eccetto me!
Un pomeriggio d'estate
Un
pomeriggio destate seguii mio cugino che saliva la
scaletta accanto a Tetella ed entrammo, poi, in
quello che era il regno di Andrea. Una stanzetta piccolissima illuminata da una
piccola finestrella. Dentro c'era veramente il mare. Maschere, pinne, fucili e
fiocine di ogni tipo. Io guardavo incuriosita e chiedevo di tutto. In un angolo
c'era anche un lettino che per un uomo alto come lui mi sembrava troppo
piccolo. Mi piaceva l'odore di avventura che ogni singolo oggetto emanava e i
racconti che faceva alimentavano la mia fantasia. Ad un certo punto mi chiam mia zia e lasciai quel posto
incantato .
Il mare forte
Il mare forte al Porto mi ha
sempre affascinato e terrorizzato nello stesso tempo. Le onde erano altissime,
il fiumicello che scorreva sulla spiaggia si confondeva con le acque del mare
che arrivava sotto le case, con un rumore sordo accentuato dai grossi massi che
trasportava e che si raccoglievano, non so perch, sempre sotto il Za Mariuccia. Le barche venivano
tirate sulla strada molto prima, perch i pescatori intuivano l'arrivo della
tempesta. La capanna veniva sferzata dalle
onde ma, bene o male, riusciva sempre a resistere. Poi quando tutto si calmava scendevo a riva per vedere cosa il mare avesse
portato. Trovavo qualche pezzo di bambola rotta, tubi di maschere e palloni
sgonfi, ma quello che preferivo erano pezzi di vetro colorato che io chiamavo
"pietre preziose ". Un giorno, col mare forte, mia cugina si butt lo
stesso nelle onde, ma poi non riusc a ritornare. Mia zia chiam in aiuto i
pescatori sotto la capanna che con grande esperienza fecero una catena umana e
riuscirono a tirare mia cugina a riva. La solidariet dei pescatori sempre
stata grande!
La capanna dei pescatori
La capanna dei pescatori mi attirava come un fiore le api,ma per noi bambine
era proibito avvicinarsi ,non certo per maschilismo o pregiudizio ma per
proteggerci. I pescatori molto spesso raccontando le
loro storie usavano un linguaggio colorito che noi non potevamo ascoltare. Ma io ribelle alle regole mi avvicinavo di nascosto,
accucciandomi dietro qualche barca. Sentivo un odore di pesce essiccato, odore di mare sulle reti appese o stese sulla sabbia ad
asciugare. La sabbia era umida e piena di salsedine e coperta da qualche lisca
di pesce o da qualche osso di seppia bianchissimo che raccoglievo e conservavo
come un tesoro! Il mio sguardo poi si posava su di loro: i pescatori, seduti
con le gambe incrociate, i pantaloni arrotolati sulle caviglie e una
canottiera. In testa qualcuno portava un cappello pi per abitudine che per il
sole che l non arrivava. I loro volti scuri e con rughe scavate dal sole
mostravano tanta saggezza ed esperienza. Le loro mani magre e colpite
dall'artrosi riuscivano a muovere un ago nella rete con maestria, facendo
scomparire i buchi provocati dai pesci. I loro racconti mi portavano nelle
profondit marine con pesci che non conoscevo e mi facevano amare il mare ancora
di pi.
Beniamimo
Beniamino, un vero personaggio al Porto. Ricordo un giorno particolare in cui mi dimostr tutto il suo affetto. Era un'estate torrida ed
io mia zia e Gigetto, un ragazzino di Potenza che mio zio Benito portava con s
per fargli trascorrere l'estate al Porto, eravamo
sotto l'ombrellone a riva. Io ero sdraiata sull'asciugamano distesa sulla
sabbia. Non so per quale motivo si arrabbi con mia zia e in uno scatto diede
un calcio all'ombrellone, uno dei suoi raggi di ferro si conficc all'interno
del mio ginocchio e cominciai a sanguinare. Mia zia perse la testa e cominci ad urlare, accorse subito Beniamino che mi tolse la stecca
dalla gamba e mi prese in braccio, scalzo con la sabbia che bruciava si fece
tutta la spiaggia per portarmi a casa sua, dicendomi parole consolatorie.
Arrivati l cumma Lisetta mi
disinfett e cos tutto pass. Grazie Beniamino!
PORTO 1962
Eri adagiato sul tuo fianco migliore
le frecce del sole rimbalzando sull'acqua
colpivano i vetri delle tue finestre
La sabbia bianca bruciava i piedi dei ragazzi
che cercavano riparo sull'umida salsedine
delle tue scalette.
Le voci partivano dai balconi delle tue case
richiamando i bambini
al profumato pasto di pesce.
I pescatori all'ombra della capanna
riparavano le reti
con aghi e magiche storie
di strani pesci e pesche miracolose.
I ragazzi raccolti sotto la piccola ombra
giocavano all'amore
mentre la musica delle onde
ritmava i battiti dei loro cuori.
Un rumore diverso ti
svegli un mattino
mostri d'acciaio rosso fuoco
cominciarono a riempire di pietre il tuo mare
che rabbioso invase gli scogli
La sabbia si sporco'
di nero
e cerc riparo sotto le casette bianche
fino a scomparire!
Le voci non si udirono pi
I pescatori persero la capanna
i ragazzi ti abbandonarono,
ma ti ricorderanno sempre adagiato
sul tuo fianco migliore. (a.s.)
---===oOo===---
L'ultimo anno al Porto
Lo ricordo benissimo il mio ultimo anno al Porto perch nacque mia sorella. Un mattino arriv una
signora nella casa sulla sabbia (come la chiamavo io) ad annunciare la nascita
di mia sorella. Allora uno dei pochi telefoni era al
Za Mariuccia e da l si era diffusa la notizia. Io appena capii saltai dal
letto e mi preparai per salire a Maratea per vedere la mia sorellina che
aspettavo da tanto. Cominciai ad aspettare mio cugino Pasqualino che con la sua 1100 beige doveva portarmi su! Scesi sulla
spiaggia e anche se terribilmente felice provavo una strana sensazione! Era
settembre e quel luogo non mi sembrava luminoso come sempre,
all'orizzonte vedevo una striscia di terra e cemento che ormai si era allungata
troppo. La sabbia era sempre pi marrone, il fiumicello era ormai scomparso,
pochi ombrelloni sulla riva. Notai sotto uno di essi mio zio Benito che
guardava lontano nel vuoto, sorpassando il muro come se non lo vedesse! Sentii
un freddo improvviso ma non ci pensai ,ero troppo
felice. Non sapevo che quello era l'ultimo anno di mio zio e quindi delle mie
bellissime estati al Porto. Era il 1965.
Con i piedi nudi sulla sabbia calda
Sempre
estate degli anni '60
Con
i piedi nudi sulla sabbia calda dei pomeriggi d'estate passeggiavo con mia zia
per andare verso il bar di zu' Peppu,
era strana la sensazione quando dalla sabbia passavo all'asfalto della strada,
la mancanza di morbidezza mi infastidiva. Dopo aver
fatto i suoi servizi, mia zia mi accompagnava da una signora anziana che aveva
un piccolo negozio di gassose. La signora (Rusulia n.d.r.) di carnagione bianchissima aveva dei
capelli bianchissimi raccolti, con qualche ricciolino
che andava per i fatti suoi. Quello che pi mi colpiva in lei era lo sguardo di
mare (come lo chiamavo io). I suoi occhi, infatti
erano del colore delle pietre azzurre che trovavo sulla sabbia. Mentre io
sorseggiavo l'agognata gassosa in quella bottiglietta trasparente che al solo
vederla mi dissetava, mia zia e la signora parlavano di quando erano giovani,
di quando era ancora in vita mia nonna e tante altre
persone che non conoscevo. Mi piaceva sentire i racconti sul
Porto, peccato non ricordarli!
Angelina Stoppelli