Desiderando far cosa
gradita a chi ha sete di sapere, vogliamo proporre un poeta-scrittore, che
– dopo il successo della famosa CHIMICA IN
VERSI – sembra tornato tra gli Autori sconosciuti o, comunque, poco
considerati.
Piacevole e arguto come Trilussa, e Suo contemporaneo, il
calabrese ALBERTO CAVALIERE – uomo di cultura, ma in Lingua – ci
porta i dubbi e le preoccupazioni proprie delluomo di scienza e ci allerta sui
pericoli che possono derivare dalluso sconsiderato del Progresso.
Pur nellumor caratteristico del grande Poeta romano ci pone, cos,
di fronte alla Realt Nucleare, da cui potremmo, da un momento allaltro,
essere sopraffatti. (Cfr. oltre:
______________
Alberto
CAVALIERE
1 Parte: Scienza - Satira e
Poesia
Alberto CAVALIERE nacque a Cittanova (Reggio
Calabria) il 19 ottobre 1897 da Domenico, avvocato e deputato provinciale, e
Anna Fonti, una famiglia numerosa, ma economicamente benestante.
Studi
dapprima nel collegio di Montecassino (da
dove a tredici anni fu espulso per aver scritto satire contro i professori),
quindi in quello Nazionale di Torino.
Siscrisse controvoglia alla facolt di
chimica dellUniversit di Roma, rivelandosi presto
abile e originale verseggiatore, quando, bocciato nella Materia – pi per
esigenze mnemotecniche che per spirito goliardico – seppe rendere, in
versi e con rigore scientifico, le aride formule della Chimica.
Ne sort un
libro famoso, Chimica in versi-rime distillate (Na 1921, 2
ed. Bo 1928), completato, poi, da Chimica organica in versi-rime bi-distillate (Bo 1929),
un gran successo presso la giovent universitaria del tempo, tanto che, nel 1955 – riproposta
dallEditore Signorelli di Roma – lOpera era giunta gi alla settima
edizione, prezzo 700 lire la copia. (!)
Alberto si era, intanto, laureato in chimica (nel
1921) e preferiva i lavori saltuari e provvisori, come la compagnia
Palmarini-Capodaglio.
* * *
Dopo alcuni viaggi allestero, entr come
chimico al ministero dellAeronautica, dimettendosi subito dopo per dedicarsi alla
libera attivit di giornalista e di scrittore. Pubblicava,
intanto, le raccolte di poesie Le
soste del vagabondo (Bo
1925) e La strada
sullabisso (ib.1929).
Lo stesso anno sposava Fania Kauffmann, di origine russa, e – con i due figli
considerati ebrei dalle leggi razziali allora vigenti – sar costretto a
diciassette lunghi mesi di fuga e clandestinit, fino alla Liberazione.
La suocera e la cognata Sofia Schafranov vengono, invece, deportate e,
nel 1945, raccoglier la testimonianza di questultima nel libro: I campi della morte in Germania nel
racconto di una sopravvissuta, in quello che il primo
memoriale di un reduce di Auschwitz, editato in Italia.
Nel 1930, a Bologna, esce Storia romana in versi, in cui i
grandi fatti degli antichi imperatori – pur fedeli agli eventi –
sono trattati con sottile e arguto umorismo e la satira di costume caratterizza
le gustose parodie; lEdizione Signorelli del 1939 impreziosita, peraltro,
dalla dotta prefazione dellallora Ministro dellEducazione Nazionale, Giuseppe
Bottai.
Cavaliere
collabor ai pi importanti giornali umoristici e satirici del tempo,
quali Il Becco giallo, MarcAurelio,
Bertoldo, Travaso, L Illustrazione
italiana,
Anche la sua attivit di romanziere fu
piuttosto importante: in Quella
villa mia (Roma
1937) e ne Le frontiere dellimpossibile (Mi 1944), gli spunti autobiografici e le
esperienze personali danno vita a un intreccio, che si snoda in peripezie, in
cui lautore stesso pare quasi smarrirsi.
Segu Il Megalomane (ib.1946), un romanzo di amore e di pazzia, ambientato nella Roma
fascista, con situazioni grottesche e sarcastiche allusioni al regime
mussoliniano.
Oltre a LAbissinia liberata (Roma 1935), Reparto agitati (Bo
1936), in versi, si possono ricordare: Da Cesare a Churchill (Mi
1950) - divertente e piacevole storia dellInghilterra -, Due lombardi alla prima crociatae La parola ad Alberto Cavaliere (Mi-Roma 1953), Le satire politiche, Radiocronache rimate(To 1956), La storia di Milano (1959), in sesta rima, ricca di
considerazioni e divagazioni umoristiche e, infine, la prefazione e traduzione del romanzo di Andrej S. Remisov Un uomo
fra due mondi (1961).
* * *
Dopo aver aderito al Fronte
dellUomo Qualunque di Guglielmo Giannini, per la popolarit acquisita
nell'immediato dopoguerra, Cavaliere fu, nel 1951, candidato dal partito
socialista al Consiglio Comunale di Milano,
e
due anni dopo, alle politiche, la spunt in entrambe le candidature, con voti
di preferenza maggiori di tanti politici di professione; per loccasione compose
alcune pungenti e divertentissime Poesie
socialiste (1953), edite a cura del P.S.I. Deputato
della II legislatura (1953-1958), non perse la sua vena poetica, con argute e
pungenti interrogazioni parlamentari in versi, che gli costarono, per, la
ricandidatura.
Negli ultimi anni
collabor a Stampa Sera e alla redazione milanese del Giornale Radio, alternando la sua
residenza di Milano con Sanremo, ove una motocicletta lo travolse il 30 ottobre
1967. Ricoverato in ospedale e trasferito subito a Milano, si spense il 7
novembre, dopo una notte passata in rianimazione.
Il Comune di
Milano gli ha intitolato una via, il paese natale, Cittanova, una piazza,
mentre, nel 1973, commission al figlio, Alik Cavaliere,
una scultura in memoria. Fin qui la biografia.
______________
Poeta satirico, redattore e collaboratore dei pi noti
giornali umoristici italiani, Alberto Cavaliere ci offre versi di pregevole fattura, ricchi di
romantica sentimentalit, che cantano la cortigiana, la bisca, lamore fugace, la
fortuna capricciosa nel gioco delle carte o della roulette, insieme ai motivi cari agli scapigliati e
ai poeti maledetti.
In tanti anni si divert
a scrivere per la Radio migliaia di poesie, quasi giorno per giorno,
a rincalzo della cronaca quotidiana. La gran parte fu composta nel giro di
unora, per le trasmissioni del Gazzettino Padano, in gara con i redattori
addetti alla cronaca, arricchendo spesso le notizie di un commento il versi che ne traeva la morale.
* * *
1871-1950 [Trilussa],
1897-1967 [Cavaliere]: pur di ventisei anni pi giovane, Alberto Cavaliere ebbe a vivere
grosso modo le stesse vicende politico-sociali col Grande Poeta romano; ma
– mentre Trilussa rest saldamente legato alla Societ del suo tempo,
attento a coglierne i difetti e a far parlare le sue bestie (e quanto sono pi sagge le bestie!)
– Cavaliere, dalla propria erudizione universitaria fu portato a
proiettare lindagine sul futuro e – anche se insaporite da spregiudicato
e sano umorismo – si trascina dietro paure e preoccupazioni di quanto pu
costare il progresso.
La sua vasta cultura lo induce a far
satira un po dappertutto e – mentre richiama fatti e personaggi della
leggenda e della storia, della letteratura e dellArte – commenta le
vicende di cronaca quotidiana con originali e argute considerazioni.
Plaude alla minigonna, bacchetta i
capelloni, discute di Beat e ride,
sornione, nellinformarci quanto si pu ricavare dal cadavere di ognuno.
Poi, ci propina il mistero dellAtomo, il pericolo nucleare e ci parla di Fantasia Planetaria:
spunti e argomenti completamente sconosciuti al Poeta romano.
Unattenzione a parte nella sua
produzione merita, intanto, E vennero i Beat – testo
rilevato da internet –, con la
pregevole prefazione di Vincenzo Buonassisi.
Vi troviamo concentrata tutta la
fantasia, la vis
comica e tragica dellAutore eternamente curioso del
mondo, anche se lo guardava con sorridente scetticismo Pur se appariva tanto pungente, perch continuava a
prendere in giro, a demitizzare ci che vedeva [.] la sua satira, che sembrava
sempre occasionale, andava in realt oltre le persone e i momenti.
Il titolo indica
chiaramente questa direzione. Cavaliere,
che da ogni fatterello traeva spuntolo ritroviamo qui a raccontare in versi -
per esempio - che gli piace s l'idea di istituire una giornata della bont
verso gli animali: ma quando si far una giornata della bont verso gli uomini?
Oppure la storia, che spiritosamente diventa favola nelle rime, del
ladro che ruba un pollo e prende un mese di carcere; torna libero, ruba un
altro pollo, e di mesi ne prende sei; dopo di che avr
detto perci con voce amara / la vita si fa sempre un po' pi cara. Come in Trilussa, anche qui troviamo un
pollo, non per la statistica, per: per linflazione!.
Oltre alla favolosa facilit di rime, Alberto Cavaliere riusciva a camminare
con i tempi, ad essere dentro le cose e le idee nuove,
anche se continuava a farne la satira: oppure proprio per questo.
Buona parte del libro riservata ai Beat, alla loro smania di contestazione
e di rivolta (passando per la droga e la
mania per lo snob).
NellAntologiere, coglie occasione di far satira dei pi famosi fatti della
Leggenda e della Storia con Iliade,
Dante e Beatrice, Francesca da Rimini, Don Chisciotte, Amleto, Tartarino di Tarascona, Robinsom Crosue, Il giovane
Werther, ecc., passando per I
promessi sposi, fino a 20.000 leghe
sotto i mari, toccando La signora
delle camelie, Otello, Tosca, Bohme e facendo del
Ratto delle sabine una
specie di Radiodramma, pronto da mandare in onda.
Si rifugia, quindi, in leggende di vario
genere – in cui sempre vigile la vena satiro-burlesca – per
concentrarsi, alla fine, in una specie di florilegio di aforismi, prima di
scatenarsi contro i contestatori del momento (i Beat), e chiudere, tutto preoccupato del futuro.
Il medico che cura per corrispondenza,
gli fa dire: con tanti ordigni che invent la scienza / non
ceran gi
sistemi in abbondanza / per ammazzare il prossimo a distanza?.
Il ladro, che ha
trafugato dallo Zoo due anatre, si giustifica: E che pretendevate/che rubassi un leone o un elefante?, mentre
sul novantenne, colto anchesso a rubare, commenta succosamente a novantanni segue ancor la moda.
La notizia che
dallesercito sar radiata la
Cavalleria lo fa sperare che non restino i Pagliacci.
Su larcheologo inglese
che a Menphis – decifrata uniscrizione –
non ne vuole svelare il contenuto, si chiede perplesso: vuoi vedere che cera
scritto Fesso chi legge?, e sulla ragguardevole et
del nostro pianeta osserva preoccupato: ma
non cՏ indizio /che si decida a mettere giudizio.
Una certa Agrippina De
Angelis, romana, telefona ai pompieri per partorire in ospedale, e lui insinua:
Temeva anchessa, a quel che si suppone,
/di dare al mondo un piccolo Nerone, mentre dellaccordo Usa - Russia
sullesportazione mensile di mille scheletri da utilizzare per processi scientifici davanguardia,
osserva: Povero russo, prima ( uno
sconforto) /lo processan da
vivo, poi da morto!:
Sempre in versi e con dovizia di
particolari ci porge la Storia di Milano, quella di Roma e quella
dInghilterra, condanna i mali del Fascismo e – grazie alla facilit con
cui sa far poesia – crea
pagine dautentico lirismo, che superano di gran lunga
la pur piacevole vena burlesca.
* * *
Veniamo, ora, a conoscerlo meglio, non
senza aver ricordato come, tra le sue creazioni, troviamo anche unaltra
infinit dargomenti e di spunti insospettati: lElogio della bugia, lElogio allignoranza, lInno
al grano e lInno alle mosche, La verit sulle formiche, Poliziotti
in gonnella e, persino, una ricetta di cucina, sul Rag alla cappuccina.
Della STORIA
DI ROMA in versi, (1930) estrapoliamo, intanto, lIntroduzione:
-
In tempi lontanissimi, / avvolti dal mistero,
in cui vaga lo spirito / fra la leggenda e il vero,
quando non
esistevano / ancor carta ed inchiostro
- cose che tanto abbondano, / invece
al tempo nostro, -
n v'erano
storiografi, / filosofi, scrittori,
sorse su un colle un'umile, / borgata di pastori,
cos
modesta e povera / che un solco ebbe per cuna.
Ma in grembo la portarono /
e da quel colle
mitico, / da quel solco fecondo
discese irresistibile / a conquistare il mondo.
In
quel remoto secolo, / quando quel borgo sorse,
non ne parl la cronaca, / nessuno se n'accorse;
ma quando l'ineffabile /
poema della gloria
confuse le sue pagine / con quelle della storia,
si ricerc l'origine /
della citt stupenda:
i vati la cantarono / e
nacque la leggenda.
e,
in ordine abbastanza fedele, gi con gli eventi, fino alla caduta dellImpero
dOccidente (476 d C.).
Dalla STORIA DI MILANO in versi (1959) ecco,
intanto, la prima sestina:
I
- Le Origini
- Canto l'armi
pietose e il capitano?
le donne,
i cavalier, l'armi e gli amori?...
Non propriamente: canto te, Milano,
le tue vicende fin dai primi
albori,
le gesta dei tuoi uomini preclari,
da Belloveso
al sindaco Ferrari.
nonch le ultime tre, dellultimo capitolo:
- XV –
Oggi l'emblema della cornucopia,
questa, la sagra dell'intelligenza,
il venghino signori
in bella copia
e innalzato all'ennesima potenza,
un concerto sinfonico ideale,
orchestrato da un Wagner industriale;
la centrale degli affari
d'oro,
il non plus ultra dei prodotti in serie;
la pagella
tipo del lavoro,
con dieci e lode in tutte le materie.
Mamma Italia la guarda e se n'estsia:
questa
Ed un atto di fede, soprattutto:
mentre, armato di ferro e di cobalto,
il mondo rischia d'essere distrutto
da un pi tremendo e tenebroso assalto,
fervido e insonne il cuore di Milano
spera e confida nel buon senso umano.
E qui vi lascio, ripetendo anch'io
Milanesi, fratelli,
popol mio.
Col richiamo al ferro, al cobalto
e il ricorso al lemma fratelli, ecco spuntare il leitmotiv, assillo del Nostro: il Pericolo Nucleare!
In dodici sonetti – 1859 – Cavaliere
ci parla, quindi, dell unificazione nazionale, fino
al Trattato di Villafranca e, nellultimo sonetto, ci ripropone il dubbio
– ancora attuale – e una speranza:
- Ma ormai l'Italia fatta, ed i sovrani
stranieri, messi al bando, son
fuggiti
per sempre... Garibaldi, i
Plebisciti,
alcuni eventi fortunati e strani,
gli stessi grandi con le
loro liti
completeran l'Italia di domani:
ci
saranno da fare gl'Italiani,
rimasti provinciali e disuniti.
Divisa ancor tra guelfi e ghibellini,
a volte in preda a un'ansia forcaiola,
ligia ai suoi vecchi e frusti burattini,
non l'Italia che sognammo a scuola,
non la tua repubblica, Mazzini:
ma non detta l'ultima parola.
* * *
Il volumetto, che tanta notoriet ha dato
al suo Autore, la CHIMICA INORGANICA
– Rime distillate, ci propone
tutta la serie degli ele-menti, che si trovano in
qualsiasi testo scolastico: Idrogeno, Ossigeno, Acqua ossigenata e Zolfo,
Azoto, Fosforo, Carbonio, Potassio e Sodio, Calcio, e Cloro, Magnesio, Zinco,
Rame e Argento, Alluminio, Stagno e Piombo, Ferro, Oro; esposto con rigore
scientifico, qui – per – tutto in rima: agile, sdrucciola,
spregiudicata, ricca di humour, con
tante e tante sortite geniali.
Segue La CHIMICA ORGANICA - Rime bi-distillate (del 1929), con Petroli e
Idrocarburi non saturi,
* * *
Con la Raccolta CHIMICA INORGANICA iniziamo, intanto, dalla bellissima Prefazione
- Da giovane studente, alunno d'istituto,
non andai mai d'accordo col piombo o col bismuto;
anche il vitale ossigeno mi soffocava; il sodio,
per un destino amaro, sempre rim con odio;
m'asfissi forte a scuola, prima che, in guerra, il cloro;
forse perfino, in chimica, m'infastidiva l'oro.
E di tutta la serie
s numerosa e varia
di corpi e d'elementi, sol mi garbava l'aria,
quella dei campi, libera, nel bel mese di luglio:
finch non m'insegnarono che anch'essa era un miscuglio!
Un vecchio
professore barbuto, sul cui viso
crostaceo non passava mai l'ombra d'un sorriso,
un redivivo Faust, voleva ad ogni costo
saper da me la formula d'un celebre composto.
Non sapevo altre
formule che questa: H20;
e questa disse: il bruto, senz'altro, mi bocci.
Poi ch'era ancor pi arida nella calura estiva,
io m'ingegnai di rendere la chimica pi viva;
onde, tradotta in versi, l'imparai tutta a mente,
e in versi, nell'ottobre, risposi a quel sapiente.
Accadde un gran
miracolo: quell'anima maniaca,
che non vedeva nulla pi in l dell'ammoniaca,
dell'acido solforico, del piombo e del cianuro,
rise, una volta tanto, e m'approv: lo giuro!
Mi lusing quel fatto: volevo far l'artista,
e invece, senz'accorgermi, divenni un alchimista...
Oggi distillo e
taccio in un laboratorio,
dove la vita ha tutto l'aspetto d'un mortorio.
E vedo, in fondo, dato che non conosco l'oro,
dato che ancor mi
soffoca, sempre accanito, il cloro,
che non avevo torto, e il mio pensier non varia:
la miglior cosa, amici, l'aria, l'aria, l'aria!...
____________
Sul primo elemento, lIDROGENO,
lAutore ci informa: []
- Se con l'ossigeno / s'unisce, scoppia,
ma mai pi utile
/ si vide coppia, []
ch da quel
vincolo / violento nasce
il puro liquido
/ che i campi pasce, []
il fresco
nttare /che, come sai
con
arte impiegano /gli osti e i lattai
- e a cui si
debbono /tante fortune:
in altri termini, /l'acqua comune.
E sullOSSIGENO:
- Non combustibile,/
comburente;
s'ottiene
liquido / difficilmente []
Ha come simbolo / soltanto un O.
Senz'esso vivere,
ah, non si pu.
DellACQUA OSSIGENATA commenta:
- Ha come formula / H2O2
che svela subito / le doti sue,
perch quell'atomo / dell'acqua in pi
che ad essa prodiga / tante virt.
E, dopo avercene elencato
alcune, conclude:
- Gli effetti magici / si vedon pure
nelle biondissime /
capigliature.
Sul Gruppo Alogeno (Cloro,
Bario, Bromo e Jodio), cominciando dal - CLORO, ci spiega:
Giallo verdognolo,
/ d'odor non grato,
un gas
venefico / che ci vien dato
quando il
cloridrico / viene alle prese
con il biossido
/di manganese.
E simpatico, in
quanto, come gli altri tre elementi (Bario, Bromo e Jodio),
per generare lacido, pu fare a meno dellossigeno, dando
vita ai CLORURI: []
Non simpatico,/ purtroppo, all'uomo
essendo un
tossico / molto cattivo,
che fa un cadavere / d'un uomo vivo.
- Parlando del SODIO e, in particolare, del Cloruro di sodio, ci fa
sapere che:
E' abbondantissimo:/senza contare
l'inesauribile
/fonte del mare, []
ancor esistono /molte miniere,
donde in gran
copia /si pu ottenere. []
Lo vende libero, /lo vende a pacchi
il pi recondito
/"sale e tabacchi". []
Eppure,
(spiegami /simili arcani)
manca
in moltissimi /cervelli umani!
- Sul CALCIO – e quindi – sul marmo spiega:
Esso insolubile
/nell'acqua: bene! []
Marmo, sei nobile;/marmo, sei bello
anche se, gelido, /chiudi un
avello. []
Da te si libera /quasi un'essenza
d'aristocratica
/grazia e potenza: []
Incorruttibile /e immacolato,
di vita a fulgidi /sogni... Peccato
che
ti s'adoperi /per monumenti
piuttosto
inutili, /nonch scadenti, []
In certe splendide /citt d'Italia,
che
l'arte domina, /che il sole ammalia,
fra
templi e portici /sublimi, vedi
certe
cariatidi, /sedute o in piedi,
in
tuba, in tonaca /o in isparato,
che
ti fan gemere: /"Marmo sprecato!...
",
che
ti fan chiedere:/"Marmo, perch
sei
tu insolubile /nellacqua, ahim? " []
Con una provvida /pioggia
sai pure
che
sparirebbero /tante brutture!...
- Parlandoci del MAGNESIO, ci consiglia:
Lettor benevolo, /hai trangugiato
queste mie
pagine /tutte d'un fiato? []
Se, com' facile, /stessi un
po' male,
rimedia
subito /con questo sale! (ovvero: Prgati !)
- E conclude il volumetto con lORO :
Non , pei
chimici /che un vago Au:
ma in questo
simbolo/quante virt, []
l'uomo, che a chiacchiere /gli quasi ostile,
dato che subdolo /lo chiama e vile,
sfida ogni
ostacolo, /gramo e infelice
sudando al
solito /sette camicie!.. []
E' malleabile, /duttile l'oro
ed intaccabile
/solo dal cloro;
e poich sciogliesi /nell'acqua regia,
di questo titolo
/la privilegia: []
Questo la chimica dice. /Io vi dico
che l'oro l'unico /sincero amico
ch' d'ogni
spirito /l'unica meta;
che per
disgrazia /non l'ha il poeta, []
ch se, al
contrario,/ne avesse a iosa,
certo la chimica.../restava in
prosa !
Nella CHIMICA ORGANICA - Versi bi-distillati – pur con quell aria scanzonata dincorreggibile mattacchione –
lAutore obbligato allo stretto tecnicismo: dallAcetilene allAspirina,
dalla Bakelite al Tritolo; onde, per la complessit dellargomento non resta
che ricordare, qui, solo le due pagine dautentica Poesia, rappresentate dalla
Prefazione e dal Congedo.
- Ecco, intanto,
Per correr peggior acqua alza le vele
ormai la caravella del mio ingegno,
che lascia dietro gi mar s crudele.
E canter di quel secondo regno,
in cui si trover pi d'una purga,
lo spirito di vino e quel di legno.
La morta poesia qui non risurga,
ch lirismi io non faccio e non ispero
che la mia Musa al bel Parnaso assurga.
Io dolci fregi non intesso al vero:
cristallizzata, ho l'anima e, nefando,
un acido mi bolle nel pensiero;
e com'altri non fo, che canta quando
l'ispira amor, ma come il Molinari
mi ditta dentro vo significando.
Se son li versi miei cotanto amari,
o uom che leggi, e se
avverr che spesso
- ahit! - dovrai turarti ambo le nari,
non ne ho colpa veruna: ebbi promesso
di completar la chimica e - oh lasso
per questa scura strada io mi son messo.
Gi gli elementi, or in rivista passo
gl'idrocarburi e i loro derivati,
a cominciar dal termine pi basso.
O miele, o saccarosio, o prelibati
prodotti che nascete da catene
d'atomi di carbonio interminati,
addolcite il mio
canto! Acetilene,
m'illumini la mente con costanza
la bella fiamma che da te proviene!
Alcool feniletilico, fragranza
di gelsomino, e tu, Citronellale,
e tu, Nerolo, magica
sostanza,
con
vostro fiato che non ha l'uguale,
coprite il lezzo, qual di pesce sfatto,
che da compagni tristi orrendo sale!
O Musa, e tu perdona il rio contatto
di corpi complicati e puteolenti,
nemici del cervello e dell'olfatto.
Sii di conforto ai miseri studenti,
anche se gravi e mcabri alchimisti
sospireranno, digrignando i denti.
Ahi, dura terra, perch non t'apristi?
__________
Ancora due Poesie provocatorie,
scelte non tanto a caso.
Nella prima, si evidenzia
lantagonismo tra Terroni e Polentoni, tuttora
non del tutto superato (si pensi ai cori
discriminatori nei confronti di certi tifosi durante le partite di calcio!).
Negli anni cinquanta,
peraltro, era normale leggere cartelli come Non
si fitta a meridionali, un po dappertutto.
- Rataplan ! ! !
C'
chi ignora che molti "terron"
rinomanza, splendore e fortune
hanno dato alla Patria comune
nella lingua che Dante parl:
Bernardino
Telesio, Tommaso
Campanella, il Divino Torquato;
e quel Vico, dal mondo
acclamato
e quel Bruno che il rogo affront.
Tra
i moderni fu Verga terrone
fu terrone anche lui, Pirandello.
E D'Annunzio? Terrone anche quello!
Diaz
e Orlando? Terroni anche lor!
Tutta
gente che a un grande cervello
spesso univa un grandissimo cuor
Senza
dir di tant'altri intelletti,
come il sommo filosofo Croce,
la cui grande magnifica
voce,
sol da poco venuta a mancar.
E
i terroni patrioti famosi?
Chi, facendo via Mario Pagano
ricche aziende, ogni grazia di Dio
(e pensar che nemmeno uno zio
ho fra questi in cui posso sperar!)
Molti
intanto non voglion capire
che sian nati a Palermo o a Vercelli,
gli italiani son tutti fratelli,
assiepati fra l'Alpi ed il mar.
Perch
dunque insultare il terrone?
Perch
dunque dobbiamo dolerci
se, in mancanza di industrie e commerci,
egli ha vinto
un concorso statal,
o se in cerca di un povero pane
qui giunto dal suolo natal?
Poi
si sposa con vostra cugina,
mette al mondo sei figli gagliardi,
e son questi che, nuovi lombardi,
del terrone daranno a pap.
Dunque, via
quelle scritte dai muri,
d'un sapore grottesco e stantio!!
Zitti l ! ! ! Son terrone
pur io,
rataplan, rataplan, ratapl ! ! !
La seconda poesia evidenzia lassurdo che – dopo la caduta del
Fascismo – nessuno ammette davere accettato quel regime.
- TUTTI ANTI (dopo il 25 luglio 1943)
Li riconosco:
andavano /a tutte le adunate
(camicie nere e ciondoli,/le feste comandate)
e in coro, proclamandolo
/del divo Giulio erede,
scandivano
il bisillabo /con irrompente fede.
lo sono mite d'animo, /ho
molta comprensione,
e non abbasso il pollice/a
guisa di Nerone,
con gesto irrevocabile /dannando
a morte i vinti,
per soddisfar la fregola/dei
pi feroci istinti;
n a guisa dei cannibali
/vagheggio rappresaglie,
sognando dei miei
simili/la carne e le frattaglie.
Vorrei, per, che i pavidi/- ed
erano milioni -
che in piazza s'adunavano/in
tutte le occasioni,
contriti, confessassero,
/sia pure a denti stretti:
Applaudivamo Cesare,/scuotendo i gagliardetti,
incensavamo
gl'idoli,/li chiamavamo eroi,
con urli
formidabili/- Eja! - gridando e - A noi!
–
per la pagnotta
autarchica /(ce ne cost sbadigli!).
Signori, compatiteci:/abbiamo moglie e figli! .
Oppur che dichiarassero, /senza nessun traslato,
spargendosi
di cenere /il cranio scervellato:
Credemmo in quelle chiacchiere / con fede e
con trasporto.
Signori,
perdonateci:/ abbiamo avuto torto! .
Invece no; vi dicono /con sdegno e con sussiego:
Non ebbi mai la tessera:
/ mi spezzo e non mi piego!
E non trovate un tanghero /che fosse iscritto al fascio,
o urlasse quel bisillabo
/che nella penna lascio
Per, se (Dio ne liberi!) /ricomparisse l'orco,
con il suo vecchio labaro,
/stinto, macchiato e sporco,
vedremmo ancora
un popolo /plaudire al manganello
e l'aborrita cimice /
rimettersi all'occhiello.
Perch non c' da illudersi: /questo l'usato stile.
Scrisse
un poeta italico: /La nostra patria vile!
.
_________
Di
questo straordinario Poeta vogliamo, poi, ricordare – da Le soste del
vagabondo(1925), dove si coglie appieno il
travaglio dellAutore, combattuto da sempre tra Scienza e Arte:
- Veleno
Era in sostanza un alchimista e forse
aveva nel mondo una meta;
ma per disgrazia un brutto d s'accorse
che invece era un poeta.
Forse
il contrario: era un poeta, un'aurea
sperduta figura d'artista;
ma un giorno si distrasse ed una laurea
lo proclam alchimista.
Poet,
distill, secondo i casi,
errando, annoiandosi assai.
Concentr qualche volta acidi e basi,
ma il suo cervello mai.
Finch, sdegnato, ruppe le sue bocce
con tutti i suoi vani reagenti
e conserv soltanto alcune gocce
torbide, strane, ardenti,
che chiam "versi"
e versi son pi o meno,
ma sanno di lacrime amare!
Le distill lui stesso da un veleno
che non pot gittare,
che giornalmente gli corrode il
cuore,
i nervi, la mente intristita,
ma ch'egli beve ancor come un liquore
terribile:
______________
Trattasi di uno stato precario, che
promette niente di buono: il Poeta individua la causa negli anni delle
dittature e dei conflitti mondiali, sterminatori di beni e di coscienze, in
quel carnaio immane che mai potr cancellare il ricordo dei genocidi e delle
atrocit perpetrate.
N possiamo prendercela con le nuove
generazioni, che non ne sono responsabili.
- I VERI COLPEVOLI
Nacquero nell'orrore delle stragi
scatenate dai grandi della Terra,
in quegli anni malvagi
in cui la civilt
poteva annoverar
tra i suoi pi insigni
monumenti di gloria i desolati
cimiteri di guerra
e i campi di sterminio.
Se pur non li ricordano
- scomparse poi le orribili rovine -
han sentito parlar dei nuovi Vandali
ch'ebbero mezzo mondo in lor dominio,
ed hanno poi
vissuto
nutrendosi di scandali a catena.
Forse, bambini o adolescenti appena,
avevano saputo
anche per chi
pap faceva il tifo:
pel fuhrer o pel duce onnipotente...
E fin da allora, irreparabilmente,
capirono che il mondo era uno schifo.
E noi, sprezzanti, li rimproveriamo
per certi loro gesti di rivolta,
pei capelli prolissi e spettinati,
o per la barba incolta;
li disprezziamo, noi
che facemmo la guerra
e ci credemmo eroi,
che tollerammo, apatici e supini,
Hitler e Mussolini
(peccato
che sian morti:
eh quelli s che
avevano
la barba rasa ed i capelli corti!).
e ripropone
lassunto in questaltra poesia, gravida anchessa di disastrosi presagi.
-
Non posso condannarvi,
capelloni,
(a parte quelle zazzere, s'intende,
e quelle barbe e quelle giacche orrende
e il gusto delle toppe ai pantaloni),
non vi condanno: il rabberciato
mondo
che vi han lasciato quei cervelli fini
dei pap vostri (i cari birichini),
pi che una sporca gabbia, un cesso
immondo!
Ricordo a molti benpensanti amici
che, nonostante guerre, dittature
e tutto un sindacato di sciagure,
noi fummo, in fondo, giovani felici;
l'odio accecava gli uomini, la
morte
era sempre in agguato, inferocita,
ma la certezza eterna della vita
ci sorreggeva ancora, assai pi forte.
Oggi diverso: nulla pi sicuro
intorno a noi, da quando la spietata
maledizione atomica ha mutata
la faccia della vita e del futuro.
E sulla terra un formicaio immenso
traffica, in una nuvola di fumo,
felice dei suoi beni di consumo,
senza avvertire un immanente senso
di follia collettiva, che c'induce
ad affrettar lo scoppio d'una bomba
che al vecchio mondo scaver la tomba
al lampo d'una bianca assurda luce.
______________
Prima di passare alle liriche pi
genuine, simpone, a questo punto, evidenziare come Alberto Cavaliere,
inconsapevolmente, si trovi a incarnare quel Vate – invocato da Pascoli
e da DAnnunzio – proprio attraverso questa sua rima facile e giocosa:
come Trilussa ridendo
castigat mores ma,
allo stesso tempo, ammonisce e allerta continuamente chi legge sulla china
pericolosa, che il nostro pazzo mondo ha imboccato.
Bandendo ogni polemica etico-sociale e ricordando come, quanto
stiamo proponendo, non che uninfima parte della produzione del Nostro, rifugiamoci, finalmente, nel clima dinnocente fanciullezza,
dove laria si profuma alle pastorali dimbalsamate ciaramelle e il ricordo
vola sulle ali del sogno a Giovanni Pascoli, il Poeta delle piccole cose:
- Presepe
Forse
era notte, ed una notte pura,
perch nel cielo ardevano le stelle,
mentre i pastori con le ciaramelle
guidavano le greggi alla pastura.
E
come luccicavano quegli astri
di carta d'oro! Intorno, qualche lieve
bioccolo di
bambagia: era la neve,
sparsa sui monti; e serpeggiavan nastri
d'argento per le valli:
erano i fiumi...
Notte; ma dappertutto erano sciami
di bimbi, e lavoravan falegnami
innanzi alle botteghe senza lumi,
e vecchiette: filavano
davanti
alle capanne, e v'eran cacciatori
nei boschi (coi fucili!...) e mercatori,
e le strade eran piene di
viandanti
sui muli, a piedi, a dorso
di cammello;
e andavan tutti verso un
lumicino,
ch'era la grotta di Ges bambino
con la greppia, col bue, con l'asinello...
Sorgeva
una divina sensazione
di mistero, di pace, di riposo
da quel miscuglio ingenuo e
delizioso,
da quel mondo di gesso e di cartone.
E
in una gioia attonita sommerso
era il cuore del bimbo trasognato...
Le campane suonavano: era nato
colui che disse: Pace!
all'universo;
Colui
che predic lungo le rive
del bel Giordano e disse: Perdonate
a chi v'offende, a chi v'opprime! e: date
- disse - a chi chiede, e amate anche
chi vive
oltre il confine della vostra siepe!...,
come il vecchio pievano, umile e saggio,
nella chiesetta bianca del villaggio,
ci raccontava, accanto al suo presepe.
Passaron gli
anni, quell'azzurro cielo
si rabbui; sull'anima randagia
quei bianchi, lievi fiocchi di bambagia
piovvero in fitti granuli di gelo.
Ma
quegli astri di carta, quella culla
di fieno, quegli arcangeli di noce
parlano ancora con la stessa voce
che ci commosse l'anima fanciulla,
e dicon:
Pace ! al trasognato cuore,
dolci come una musica lontana,
e gli fanno capir quanto sia vana
la sua piccola storia di dolore:
perch,
malgrado tutti i suoi naufragi,
malgrado le sue misere procelle,
vi son nel cielo quelle stesse stelle
che un giorno illuminarono i Re Magi;
e fra le stelle, ermetico,
tenace,
quello stesso mistero, immobilmente;
e sempre, al mondo, quella stessa gente
con la sua vana, eterna ansia di pace.
E
tende, illusa, il cuore a questa Buona
Novella, nell'oblio d'una giornata,
la vecchia umanit sconclusionata,
che non d, che non ama e non perdona.
___________
Tutto si rinnova nel mondo!
Lanimo ricomincia a
sognare, sboccia la vita, lamore al ritornar della stagion dei fiori, cantata da Poeti e da Musicisti, immortalata da
Pittori e da Scultori; ma che – nonostante tutto – suggerisce al Nostro ancora unamara constatazione.
- Saluto alla primavera
Che
cosa c', nell'aria della sera,
che mi commuove come un canto d'organo?
Note che tu non sai da dove sorgano,
e sono l'inno della Primavera.
tutto e nulla: sono queste case
con le finestre aperte al nuovo sole,
come stupite, sono queste aiuole
parate a festa, queste strade invase
da cascate fantastiche e
leggiere
di luce, di profumo, di tepore,
queste donne che mettono nel cuore
un brivido d'angoscia e di piacere.
Donne:
le incontro lungo il marciapiede
e un improvviso giubilo m'inonda,
mentre m'annego nella luce bionda,
come un novizio nella propria fede.
Dove
correvo gi con tanto zelo?
Ora son cos placido e distratto !
cos dolce accorgersi ad un tratto
che vi sono le rondini nel cielo...
Vedo
una gente pensierosa, scura,
che un'ansia incomprensibile divora:
esiste dunque qualche cosa ancra
oltre al sole, alle donne, alla natura?
Passa
la gente pensierosa: e i fiori
sboccian lo stesso, vibran
d'esultanza,
inconsci dell'altrui dimenticanza;
che rempion di musiche e di odori.
Ed
io ritrovo tutte le chimere
pazze e felici dei miei giorni erranti
ed il ricordo degli antichi canti
che scrissi per le stesse primavere,
il ricordo d'effimere
parole
sussurrate all'orecchio di un'amante
ignota... Oh
primavera! E inebrante
perdersi nella musica del sole.
Voglio
correr sui campi, ove s'effonde
la melodia di questo cielo mite;
voglio sdraiarmi sulle margherite,
cantando le mie nenie vagabonde.
Penso
ch' cos bella una canzone
scritta per gioia, senza, alcun costrutto...
Penso pure, per, che, dopo tutto,
ho un'altra primavera sul groppone!... .
______________
Intanto, anche il Poeta conquiso da ci
che ispir a Federico Fellini un suo capolavoro, immortalato dallArte eccelsa
di Giulietta Masina e di Anthony Quinn, e che suscita,per, tanta nostalgia e tanta tristezza:
- La strada .
Bella la strada ed ha per me sussurri
d'amare inesprimibili: la notte,
canta al mio cuore strane piedigrotte
di nenie lente e di silenzi azzurri.
Strade
delle citt, diritte, storte,
–
citt dell'uomo, che in mattoni e pietre
irrigid il suo sogno e
nelle tetre
case si chiuse a meditar la morte
–
siete il mio
mondo: questi strani visi,
li riconosco tutti, ad uno ad uno,
pieni di vita o smunti dal digiuno,
con dentro gli occhi lacrime o sorrisi ;
umanit che
passa e che si strugge
e si rinnova e va: verso qual mta,
non lo sa il savio, non lo sa il poeta
in cerca di qualcosa che le sfugge...
Va, nell'albe perlate, al suo lavoro,
alla sua pena, stanca e rassegnata,
va verso la sua effimera giornata;
va, gaia e svelta, nei meriggi d'oro;
va, nelle sere che trascinan lente
verso l'occaso l'offuscata luce,
nel sogno che l'avvince e la conduce,
nel sogno della vita, eternamente...
Bella la strada; e in
cuor sento la grande,
nostalgia dell'Eterno, quando giro
lungo il suo nastro lucido e sospiro
stelle nel cielo e donne alle verande.
il mio unico mondo: l'infinita
gioia del sempre nuovo; e, purch'io vada,
trovo il mio cuor di bimbo, nella strada
trovo l'infanzia eterna della vita.
Lansia dignoto
affascina, seduce, rapisce, e pone lAutore in uno stato di perenne agitazione,
un po come londa del mare.
- Pi lungi
triste spiegare le vele,
pel cuor che non abbia una mta,
ma viva nell'ansia segreta
d'un sogno lontano e crudele.
Qual
voce, dall'ombra, m'incta
pi oltre, pi oltre? La notte
l, cupa, sorda, che inghiotte
la luce del giorno, la vita.
Ma
verso quell'ombra che, infine,
frenetico il cuor si protende
quell'ombra, al mio sguardo, s'accende
di luci malvagie e divine.
E
spezzo le dolci catene,
e, solo con l'anima mia,
riprendo l'inutile via,
cercando il chimerico bene,
sognando i miei
sogni perduti,
piangendo la vita che spreco,
portando nell'anima un'eco
di dolci poemi incompiuti.
______________
. Il quotidiano toglie entusiasmo,
aspirazioni, forse, la stessa voglia di vivere! E il Poeta vorrebbe essere
trasportato in un paese lontano da Tutto e da Tutti: in una dimensione nuova,
sconosciuta al tran tran quotidiano.
- Monotonia
Sono
anni ed anni che puntualmente,
ligio a un dovere che mi s'impose,
incontro sempre la stessa gente,
ascolto sempre le stesse cose;
che, prigioniero della mia
vita,
sogno la fuga come un forzato
e senza tregua cerco un'uscita,
con l'ossessione d'un forsennato.
Sono ormai stanco di queste vie,
di queste piazze, di queste chiese,
di queste vecchie malinconie
che son la gloria del mio paese:
di questo sole cos
fulgente,
di queste mura cos famose
e, sopratutto, di questa gente,
che dice sempre le stesse cose
Oh!, dileguarsi, fuggire altrove,
senza una mta, per non tornare ;
andare in cerca di cose nuove ;
dimenticato, dimenticare:
in una terra qualunque sia,
per, soltanto, molto remota,
di cui non sappia la geografia,
di cui la lingua mi resti ignota ;
dove sia
freddo, dove ci piova
per, soltanto, che io non capisca
se mi si chieda: come si trova?
o se all'inferno mi si spedisca.
Poter girare per ore intere
senza un incontro: felicit!
Poter uscire tutte le sere,
n domandarsi dove si andr.
Non avvertire questo tiranno
che chiaman tempo, vecchio barbogio,
che ti sta addosso come un malanno,
ma fare a meno dell'orologio,
ed ingannare l'ore distratte,
e viver, solo, perch... chi sa !...
perch c' un
cuore, dentro, che batte
e che, un bel giorno si fermer.
E allora scender nel nero suolo,
senza mendaci cerimoniali,
senza aver dietro tutto uno stuolo
di dilettanti di funerali,
senza che
ancra, tenacemente,
dietro un ingombro vano di rose,
debba seguirti la stessa gente,
che dice sempre le stesse cose...
______________
La vera dimensione rigeneratrice pu
realizzarsi per solo, forse, nella vita dei campi, dove – con le voci
della Natura – luomo si ritrova in simbiosi con il Creato e coglie le
suggestioni e gli incanti tanto cari a Leopardi, a
Pascoli, a Carducci.
- Campagna
Il mattino stupito apre le ciglia
sul mondo: un dolce mondo da presepe,
col pastore, col cane, con la siepe,
ed il ruscello, e il nido che pispiglia.
E
un'attonita calma nelle cose
intorno. Guarda ! Avevi mai veduto
cos da presso il sole? , il suo saluto,
per noi soltanto e per le nostre rose...
Un
bacio... Un altro... Come pi leggero
il nostro cuore! Oh le citt lontane!
Qui, qui la vita, con la pace e il pane...
Cara!... Ma, dunque, esistono davvero
le donzellette con le lor canestre,
i contadini con le loro
mucche?...
Un bacio ancra!... E l, guarda le zucche
sparse sull'aia, appese alle finestre...
E
scopriamo, felici, un mondo nuovo,
pi tranquillo, pi semplice, diverso
dal nostro vecchio mondo. Oh senti! E' il verso
della gallina che ci annunzia l'uovo...
Ora
sui campi grava la calura
immota, afosa. Ma l'odor del
fieno
cos aspro e cos buono, pieno
del sacro senso della terra pura.
Un
canto uguale, prepotente scroscia
nell'aria con un tremito sonoro:
son le vecchie cicale. I frutti d'oro
ondulano alla luce nell'angoscia.
Dell'abbondanza:
fichi ed albicocche,
dai pingui rami, cedon la dovizia
della loro
dolcezza alla letizia
avida e fresca delle nostre bocche.
E
le farfalle batton l'ali al sole.
Ed al mio cuore tu sei pi vicina,
come il fiore alla terra; e pi divina
la fragranza delle tue parole.
Una
nube si sfalda, esile, pigra,
ed come una vela e ci conduce
verso orizzonti d'infinita luce,
ove beato il nostro sogno emigra.
Ed il cielo e la terra
hanno una sola
anima, che s'effonde in un concento
solo... Vedrai, stasera, come lento
sar il tramonto d'oro e di viola !
Ed in che modo sar giunto?
Intorno,
uno stormir di fronde un po' pi grave,
un alito pi fresco, un pi soave
fruscio nell'ombra, ed finito il giorno.
Accende
il suo lumino ogni capanna,
e la notturna sinfonia dei grilli
s'alza nell'aria, mentre coi suoi squilli
la campana ci fa la ninnananna...
Qui
resteremo. Nelle lente sere
passeggeremo soli lungo gli ampi
filari, mentre fievole sui campi
morir l'eco delle sonagliere...
Perch
m'illudi, tenero e supremo
sogno di pace e di malinconia?
Domani sentir la nostalgia
delle citt lontane. E partiremo!
______________
Con il richiamo alla Natura, ecco poi linvocazione
alla Musa, che, tuttavia, non pi quella della beata giovinezza.
- Musa
O
mia povera Musa, / venivi allimprovviso
col tuo dolce sorriso /di
giovinetta illusa;
baciavi sulla
gota /il pellegrino stanco,
gli camminavi a fianco /lungo la strada ignota.
Stavi
col suo dolore /come una pia sorella,
quando nella sua cella /il livido chiarore
dunalba fredda e infausta
/lo trovava spettrale,
curvo sul capezzale /della sua fede esausta.
Poi
lanima smarrita /cerc conforto altrove,
chiese lusinghe nuove /alla fuggente vita
Oggi
ho nel cuore insonne /non so qual tedio amaro;
e tutto odio: il danaro,
/la poesia, le donne.
Il
tempo mi solfeggia / una spietata fuga;
gi qualche lieve ruga /pel volto mi serpeggia ;
lonta della calvizie /la
mia chioma minaccia
Ah, corsi di te in traccia, /chiesi di te notizie,
per ritrovar me stesso,
/trovando te! Lontano
ti ricercai, ma invano, /invano, invano Adesso,
io, fra la gente seria,
/vivacchio alla giornata;
in cenci, abbandonata, /spinta dalla miseria
obliqua, che
disanima /le derelitte fedi,
tu batti i marciapiedi /nei vicoli dellanima!
.
Ma – a
riaccendere entusiasmo e a fare tornar la speranza – non cՏ, n pu
esserci, che un unico amore, un solo sentimento – che non conosce
ostacoli – e per cui non ci sono barriere; il pi bello, il pi sacro:
lamore materno! E son versi dolcissimi, per i quali non occorre
essere Poeti!
- Il mio bambino
Quando
bacio sul volto il mio bambino
ed egli mi sorride e m'accarezza,
io capisco perch tanta dolcezza
si spande dalla luce del mattino.
Mi
parla, e so perch tanta beata
musica nelle foglie e perch l'onde
sussurran melodie cos profonde
al cuore della terra trasognata;
e capisco perch la
primavera
cos bella e perch c', nel sole,
tanto calore e nelle mie parole,
talvolta, tanta musica leggera.
E
so da dove giunga alle sue ciglia
il sonno: da un fantastico villaggio
di fate azzurre, dove un dolce maggio
canta la sua divina meraviglia.
Non
, il suo mondo, che una fresca gloria
di sogni: sulla via dei suoi pensieri
passan cantando alati messaggeri
di re sublimi, che non hanno storia.
Per
ore ed ore, su una spiaggia estiva
pu trastullarsi, pensieroso e grave,
con un fuscello, in cui vede una nave,
che solca mari che non hanno riva.
Per
il mio bimbo, il tenebroso mare,
dov'io cerco con ansia sotto l'onde
il tesoro promesso, non
nasconde
che ceruli sorrisi e nenie care.
E
s'egli piange - piange, anche, se accada
che una spina lo punga - cos lieve,
per, quel pianto: come il sogno breve
d'un mattino bagnato di rugiada...
O
bimbi, aurore nitide e fugaci,
sola belt del giorno della vita,
bimbi, che offrite al mondo che v'invita
l'anima inconscia e la boccuccia ai baci;
per cui si trovan facili e divine
menzogne, n mistero nelle stelle;
per cui le cose pi geniali e belle
son le farfalle, i fiori e le mammine,
sembran
vuote le case ove gli amori
non benedite voi: le avvolge un velo
di lutto e di tristezza, come un cielo
senza stelle, un giardino senza fiori... . . . . .
__________
Intanto, la Ruota
del Tempo continua a scorrere inesorabile, tracimando uomini e cose, e un
Poeta – e il Nostro lo indubbiamente,–
non pu non coglierne il senso.
Ci troviamo, cos, incatenati tra il Carpe diem di oraziana memoria ed una sorta di Tempo Perduto alla Proust.
La ricerca di
Proust, tuttavia – almeno allinizio - anche speranza e promessa di
felicit, cosa che, purtroppo, non riusciamo a cogliere in questo sonetto:
- Il
tesoro
Perch, perch nella snervante attesa
d'un sovrumano giorno, d'un'aurora
che non sorger mai, non ho compresa
la bellezza indicibile dell'ora
che fugace
passava? E si scolora
la dolce giovinezza, ah vilipesa,
non vista! E gi, nel cuor che si disfiora,
l'incubo della grande ombra mi pesa.
Sento quasi sfuggir dalle mie dita
il tesoro dolcissimo e stupendo
che per due volte non d mai la vita;
e sulla mano
ch'oggi avida tendo,
non cade che una foglia inaridita
dai primi geli e che alla terra rendo.
Per non farci vincere
dalla nostalgia e dal pessimismo – sempre presenti, nonostante le
apparenze –, torniamo, allora, allo scanzonato e originale umorismo di
questo grande Poeta meridionale, che ci rivela, sorridendo – come
cennammo – quanto si pu ricavare (stima
anni Trenta) dal cadavere di ciascuno:
- Il corpo
umano
Ecco
un'analisi / non troppo amena,
che ha fatto un macabro / dottore a Jena:
preso un
cadavere, / l'ha decomposto,
con molto scrupolo / stimando il costo.
L'ossa forniscono / tanta calcina
dal far l'intonaco / d'una cucina,
e si ricupera / tanta
grafite
da far al massimo / cento matite.
I
grassi abbondano / - strano contrasto! -
pure in chi solito / saltare il pasto.
Da tutto il fosforo, /
piedi compresi,
al pi ci scappano / mille svedesi,
mentre distillasi / dal corpo vile
d'acquapotabile / tutto un barile.
Il ferro in minime /
tracce, di modo
che non ci fabbrichi / neppure un chiodo:
fatto stranissimo / perch da vivi
di chiodi, in genere, / non siamo privi.
Ma ci che supera / le
previsioni
pi
catastrofiche / sono i bottoni;
ne ottieni un numero / fenomenale,
s che un legittimo / dubbio t'assale:
fece l'analisi / quell'alchimista
sopra lo scheletro / d'un giornalista?
Volendo
vendere / questi elementi
ai poco modici / prezzi correnti,
ci si ricavano / venti
lirette:
alcune scatole / di sigarette!
Che
cifra misera! / Solo conforto,
se si considera / che l'uomo morto,
oscuro o
celebre, / ricco o pezzente,
sciocco o filosofo, / vale ugualmente.
Ed
ridicolo, / in fondo in fondo,
che, mentre vivono / su questo mondo,
si dian
cert'arie / tanti mortali,
se poi gli scheletri / son
tutti uguali!
______________
A bilanciare la valutazione di cotanto
esperto, ci sia consentito, per, chiudere con la pagina dautentica Poesia,
con cui lAutore licenzi il secondo volume della sua CHIMICA ORGANICA (Versi Bi-distllati - 1929) quando chi scrive, si affacciava alla
vita, in un mondo che, anchegli ormai, non sente pi suo.
- CONGEDO
A che tentai la chimica snervante,
le formule accordando su la cetra?
Speravo forse di trovar la pietra
filosofale? di scoprir diamante?
Diamante mi son gli occhi delle belle
innamorate: inutile tesoro,
che mi sorride e non mi tenta! E l'oro...
Conosco solo l'oro delle stelle,
che troppo lungi per i miei bisogni!
E l'anima soltanto se ne sazia,
se in cerca di fantasimi si spazia
pei cieli, nelle notti dei miei sogni
Quanti veleni studiai profonda-
mente! E un veleno non ho mai trovato
che uccida il dubbio, o un solo preparato
che ossigeni la fede moribonda.
Chimica astrusa, dunque, a che mi servi?...
Glielo dicevo: - Babbo, ve lo giuro,
perdo quattr'anni... - Almeno, il tuo bromuro
fosse capace di calmarmi i nervi!
Ah via, provette ed acidi! Via, via,
arida scienza! E lasciami
soltanto
un bel crogiuolo, ch'io vi
fonda in canto
il piombo della mia malinconia!... .
________
2 Parte - A PROPOSITO DI CAVALIERE
Dopo avere
– nella prima parte –
introdotto il discorso su questo eccezionale e colto Poeta del nostro tempo, mi
piace ricordare come Alberto Cavaliere
non rappresenti per me la scoperta di oggi, poich (pur non avendo avuto la fortuna di conoscerlo di persona) ne ho apprezzato
il valore e la vena umoristica sin dagli Anni Cinquanta, quando un amico di
famiglia mi mostr la sua chimica in versi,
lasciandomi oltremodo ammirato e attratto dalloriginale lavoro.
Continuai a
seguirlo dalle riviste sulle quali scriveva; e ricordo ancora quando – al
grido di Pape Satn, Pape Satn– fece dire
a Sommo Padre Dante (indignato per
lattentato al suo monumento in quel di Trento) che forse sarebbe stato
meglio fare il terzino (di Calcio)
anzich scrivere la Commedia in Terzine ;
o quando, nel 1958 – anno di Volare
e della Legge Merlin –
scrivendo delle pi belle PAROLE BELLE,
fece rivelare da Modugno il segreto del suo successo (prendendo il popolo pei fondelli Blu),
mentre evidenziava le perplessit di Una
di quelle su come avrebbe potuto vivere in avvenire, costretta dalla legge
al culto della bellissima Castit.
La vita, poi,
mi port altrove: impiego, lavoro, famiglia, con tutte
le implicazioni connesse. Alberto Cavaliere sembr, cos, cancellarsi nella
memoria, fino a quando – raggiunta la sospirata pensione – potei
riappropriarmi di tutto il mio tempo e tornare, finalmente libero, alle
occupazioni di un tempo.
A quel punto, il progresso tecnologico,
lInformatica e le infinite risorse di Internet resero accessibile limponente
produzione del Nostro, finito tragicamente, come detto, nellottobre del
Oltre a LA CHIMICA IN VERSI (Inorganica
del 1921 e Organica del 1929) ecco, cos, tante altre belle creazioni, che
– grazie alla paziente sagacia di qualche fedele cultore [1]– ho potuto,
finalmente, anchio conoscere ed apprezzare.
E – dato che dovere del ricercatore anche quello di far godere
dei tesori scoperti – ne rendo volentieri partecipe chi avr la voglia e
la pazienza di leggermi.
* * *
Tra le numerose pubblicazioni di questo
grande Poeta, mi capitato, tra laltro, LA PAROLA A
ALBERTO CAVALIERE
Da che mondo mondo ci si affanna a
sostenere che la VERITA deve essere Regola dellumana convivenza, e tutti
gli studi – giuridici e non – tendono a confermare lassunto.
La stessa fonte dellUmana Giustizia basata sulla ricerca della verit: la funzione del Giudice trova la ragione dessere
proprio in tale ricerca; chi non
dichiara la verit mendace,
condannato a pena,
sovente da scontare in galera.
Chi scrive –
per conseguir la sua laurea – discusse, molti anni or sono, proprio della
Falsa
testimonianza in Diritto Penale.
Pirandello ne fece
argomento di una nota commedia,[2] secondo
cui essa ha sfaccettature non sempre facilmente identificabili. E lo stesso
Manzoni soleva affermare che la Verit non sta mai da una parte sola, atteso
che ciascuno va sventolando la parte, che possiede.
Alberto Cavaliere ci offre addirittura lElogio
Della Bugia: n possiamo prendercela con lui, se molte barzellette
sono basate sulla raccomandazione ai bambini di dire sempre la verit quando – poi – noi grandi veniamo
puntualmente colti in flagrante proprio da loro. Trilussa ne ricava,
addirittura, una specie di arlecchinata [3], molto gustosa e
significante.
Cavaliere
prende spunto dallusanza dindire ogni anno a Chicago un congresso per
conferire.
- a qualche
illustre fesso
il titolo di re: re dei bugiardi
.
Non uno scherzo, oh no! Gli Americani
valorizzan cos quella menzogna
che i benpensanti mettono alla gogna,
ma ch' alla base dei rapporti umani.
questa la virt
fondamentale
che, con la facolt della parola,
il sommo Dio, che affanna e che
consola,
conceder volle al misero mortale.
Ed,
appartiene, la virt ch'io lodo,
soltanto a noi: la bestia non mentisce
(ed forse per
questo che finisce
cos spesso al macello o in
malo modo !...)
Mentre la verit
semplice e nuda,
senza un ricamo, senza una
cornice,
pesa ed opprime, l'uomo pi
felice
quando pietosa una bugia lo illuda.
E se la farsa umana, arida e trita,
non conoscesse questa scappatoia,
non sarebbe
soltanto una gran noia,
ma addirittura un baratro la vita.
Che... buio e che silenzio in un salotto,
bandendo dai discorsi ogni bugia !
Vada all'inferno la diplomazia!
I giornalisti facciano fagotto!
E irreparabilmente, in un baleno,
anneghi il furbo, che rimane a galla
solamente cos, perch le sballa
meglio degli altri; ch, chi pi chi meno,
le sballan tutti, e
l'uomo di parola,
il puritano austero ed impettito,
quando sostiene: Non ho mai mentito ,
mentisce in quel momento per la gola.
Immaginate la tragedia immensa
di un infelice, che si veda spinto,
sotto l'impulso di un malvagio istinto,
a spifferare tutto ci che pensa;
o di una donna, che non possa fare
affidamento sulla fantasia,
per cui, grazie a una piccola bugia,
regna la pace intorno al focolare!...
S'evitan tanti guai quando si sa
cacciare una bugia dove bisogna.
Sia benedetta, dunque, la menzogna,
ch' la salvezza dell'umanit.
* * *
Insieme a questo elogio, ecco
ancora chicche di varia natura,
come lINNO AL GRANO, lINNO ALLE MOSCHE e LA VERITA SULLE FORMICHE: non tanto bizzarri,
tuttavia, se si considerano senza pregiudizi.
Dinanzi alla
prospettiva che il Progresso possa
portare alla sostituzione del cibo con pillole
nutritive, lAutore leva, poi, la sua voce a celebrare il divino chicco, che
da sempre sfama con successo lUmanit.
- Cos, nell inno al grano:
Le arcane pillole /dell'avvenire
saranno comode, /non c' che dire,
ma certo il
vivere /sar un mortorio...
Al malinconico /laboratorio,
che un
commestibile /piuttosto gramo
promette ai posteri, /noi preferiamo
questo miracolo
/biondo e sublime,
che dai suoi visceri /la terra esprime:
potenza mistica, /seme fecondo,
eterna ed unica /leva del mondo!
Sogno dell'umile, /gioia del ricco,
poema magico /chiuso in un chicco, (che)
con metamorfosi /strane dispensa
i pi gradevoli /doni alla mensa:
Dalla domestica /plebea lasagna
all'oligarchico /pane
di Spagna.
Da te
provengono / quegli spaghetti
che sono l'incubo /di Marinetti;
dal genio candido /della farina,
- di te, purissimo, /figlia divina –
Nasce col lievito /quella
pagnotta
per cui si tribola, /per cui si lottano
solleva subito /le fronti stanche;
sereni gli uomini /rende, quand'anche
rinunziar debbano,
/o bene o male,
al companatico /dell'ideale.
* * *
Dopo il panegirico a questo vitale
prodotto, con linno alle mosche,
ritroviamo il mattacchione di sempre, capace di comporre versi di un
lirismo assoluto, ma che non rinuncia alla sua satira gustosa, appena se ne
presenta loccasione:
- Quando col sole e le margheritine
la nuova primavera il cuor ci allieta,
s'affretta a salutare ogni poeta
le vecchie rondinelle pellegrine.
Ma se, finite le giornate fosche
del lungo inverno, spensierate e snelle
tornan dal mar le dolci rondinelle,
nel giugno, invece, tornano le mosche.
Ebbene, non un canto, non un'ode
all'importante dttero, all'araldo
dell'estate ingannevole, del caldo,
di cui l'umanit, sbuffando, gode!
Riparo
all'ingiustizia ed in sordina
gli rivolgo il mio canto e il mio pensiero
ben ritornato dittero leggero
ben ritornata, mosca pellegrina.
Giunta da
dove? Ti ritrovo, a un tratto,
ronzante ai vetri della mia finestra,
o naufraga in un piatto di minestra,
che rimando in cucina esterrefatto.
Salti al naso dell'uomo pi irascibile,
assaggi tutto, voli in ogni parte,
sui quadri, sulle stoffe, sulle
carte,
lasciando la tua cifra inconfondibile.
E se le rondinelle in primavera
portan la loro grazia e i loro trilli,
porti anche tu qualcosa: i
tuoi bacilli;
porti il tifo, il carbonchio ed il colera.
E mentre scrivo, il tuo ronzio di sfida
volteggia audace intorno alle mie mani.
Salve, gentile dittero !... Domani
acquister la carta moschicida.
______________
Quale Uomo di scienza – nel
lodevole intento di far luce su tante false convinzioni –, ecco, poi, cosa
rivela, dopo millenni di menzogne e di fantasie:
-
Fra le massime pi antiche, /una, alquanto singolare,
ci esortava ad imitare /le saggissime formiche.
Tutte dedite al lavoro, /silenziose ed
ordinate,
le formiche fan tesoro /dei bei giorni dell'estate;
con tenacia eccezionale /si provvedon per
l'inverno,
noncuranti dello scherno /delle querule cicale,
non corrose dalla tabe /della subdola ambizione:
tutte queste erano fiabe /che beveva il credulone ;
perch adesso, se Dio vuole, /un
filosofo scienziato
finalmente ha smascherato /queste ipocrite bestiole.
L'uguaglianza del lavoro? /Se coi metodi pi ignavi
incoraggian
fra di loro /il commercio degli schiavi
un ammasso d'usuraie, /di predoni
delinquenti,
di regine prepotenti /che divoran le operaie.
Han le
leggi pi immorali, /pi malefiche, pi storte:
senza tanti tribunali, / la ragione
del pi forte
e gli aculei pi potenti, /le mandibole pi salde
han diritto a celle calde /ed a cibi succulenti.
Dn la
caccia ad un insetto,/che secerne un succo immite
ch'ha su lor lo stesso effetto /che sull'uomo ha l'acquavite:
con ignobili mercati, /qualche volta, al
produttore
del terribile liquore /dnno in cambio i propri nati.
N per esse il troppo stroppia: /in moltissime trib,
una femmina s'accoppia
/con sei maschi ed anche pi;
ed in barba alla morale /certi comodi
mariti,
pur di fare i parassiti, /incoraggiano il rivale...
Sono poi cos voraci /e tra lor cos
nemiche,
che talvolta son capaci /di mangiarsi tra formiche,
cos forte l'odio!... E poi /si
vorrebbe che la gente
le imitasse ! Ma evidente: /le
formiche imitan noi
* * *
Appartiene alle Satire
politiche lELOGIO DELL'IGNORANZA – del
1926 –, con la gustosa e tragica carica umoristica,
destinata allepoca in cui fu composta.
Qui, ce nՏ per tutti:
per il filosofo Benedetto Croce, per il gerarca Roberto Farinacci – al tempo
segretario del Partito Nazionale Fascista – e per lo stesso Duce, reo di
avere limitato troppo
- Ho ascoltato un discorsone /che mi ha molto entusiasmato:
Benedetto liquidato /con
l'astrusa erudizione.
E sentendomi
giocondo, /spiritoso e intransigente,
lodar voglio
apertamente /tutti gli asini del
mondo.
Il padrone [4] ci ha avvertiti, /con la solita
burbanza,
che
l'Italia n'ha abbastanza /di filosofi
eruditi:
per l'impero degli stracci /baster pi
che ad usura
la dinamica
cultura /del guerriero Farinacci. []
Viva il duce tutto
far /che i filosofi non vuole!
Se abolissimo le
scuole, /come usavano gli zar?
Ch
se, quando lo s'imbroglia, /l'ignorante non
capisce,
non appena
s'erudisce, /mangia subito la foglia
e,
per legge, a perdifiato /pur gridando
contro Croce,
dir, forse, sottovoce: /- Mussolini m'ha fregato!
______________
Da incontri
con gli eroi del nostro tempo, consideriamo, ora, la pietosa descrizione
de
Il Pensionato Statale:
- L'ho incontrato ai Giardini. Era un omino
pallido, smunto, con lo sguardo assente;
attraverso
il vestito trasparente
gli si contavan l'ossa, poverino.
Magro, sparuto; ai piedi (o mi sembr?)
aveva le ciabatte di Charlot.
Dapprima mi guard con diffidenza,
quando gli dissi ch'ero un giornalista;
ma dopo mi
concesse un'intervista,
dicendomi: Sia breve, abbia pazienza;
ho poche forze ed il parlar mi nuoce,
per cui mi tocca risparmiar la voce .
Mi chinai su di lui rabbrividendo:
sentiva di cadavere... In un soffio:
Io son , mi
disse, il cavalier Scartoffio,
pensionato
statale . Ora comprendo! :
gli strinsi con la massima cautela
la mano, gialla come una candela.
E dica, come mai non ancor morto?.
Che cosa vuole! Il caro-funerale....
E come passa il tempo?. In
generale,
leggo il Conte Ugolino e
mi conforto;
pensi che, nonostante
i miei sbadigli,
non ho mangiato ancor nipoti e figli!.
Una gran forza d'animo la sua!
Si parla dei digiuni memorandi
fatti dalla buon'anima di Gandhi,
che al suo confronto stato un Gargantua...
Gli chiesi: Posso offrirle uno
spuntino?.
Grazie, ier l'altro ho preso un cappuccino.
Ci facciamo due passi?, Euna parola,
caro signore!. E dica, in che partito
milita?. Apr le labbra il denutrito,
ma la risposta, ohim, gli mori in gola,
e per farsi capir pur senza voce,
tracci
nell'aria il segno d'una croce.
Ora
spira! , pensai; ma
in quel momento,
vedendo un gruppo d'uomini ribelli
che passavan di l con
dei cartelli,
Pace e giustizia,
Alloggio e
nutrimento,
Il pane ai pensionati e
cosi via,
In
lui si ridest qualche energia.
Si scosse dai suoi squallidi
pensieri:
Presto, m'aiuti a sollevar le braccia!.
L'aiutai: fece un gesto di minaccia:
Assassini!, grid. Filibustieri!
Nemici delle patrie istituzioni!
Porci ! Venduti!, e
cadde gi bocconi.
* * *
A
INCONTRI CON GLI EROI DEL
TEMPO ANTICO, in sesta rima, e a SOSTE
DEL VAGABONDO appartengono Amleto, Otello, I
Promessi Sposi e Madama Butterfly,
trascurando La Signora delle camelie, Iliade, Dante
e Beatrice, Francesca da Rimini,
Don Chisciotte, Tartarino di Tarascona,
I dolori del Giovane Werther, Ventimila Leghe sotto i mari, Robinson Cruso,
Tosca e Bohme, le quali – pur riproducendo, fedeli, le
trame dei romanzi e delle opere cui sono ispirati – non presentano
considerazioni particolarmente degne dessere citate.
- Cominciamo, cos, da amleto:
Un giorno Amleto nel
suo castello
vede
lo spettro del padre amato,
che
gli rivela: M'ha avvelenato
quel farabutto di mio fratello
Nel dolce cuore del giovanetto,
un
dubbio atroce gli cova in petto;
ed
egli insorge contro ogni affetto,
spregia
la gloria, sdegna l'amore.
Simula pure dinanzi a Ofelia,
la
pia fanciulla che ha tanto amata.
Quando la incontra
sulla sua via,
la tratta solo a teschi in faccia
Il fosco prence le ammazza il padre,
gran ciambellano del Re suo zio;
e l'orfanella, gi
senza madre,
si getta in acqua volando a Dio.
Amleto (ESSERE oppur NON ESSERE?)
nell'incertezza trafigge tutti;
Nel cimitero poi si
diverte
a
intervistare l'affossatore,
fra
un brano e l'altro, fredda Laerte;
il
Re s'abbatte; lui stesso muore;
l'iniqua
madre rimane inerte ...
Si salva il solo suggeritore.
Dopo che
Otello - regolarmente –
dom l'orgoglio del
mussulmano,
fu
dal Senato repubblicano
mandato
a Cipro come reggente.
Cassio era il fido
luogotenente,
Jago l'alfiere del capitano,
[]
Jago era uomo pieno di fiele,
che
odiava il capo, nonch il compagno,
e
che credeva, bieco e grifagno,
nella
potenza d'un dio crudele, []
Tolse a Desdemona un fazzoletto
che
il nero sposo le avea donato,
e fece in modo
che poi trovato
fosse di Cassio vicino al letto: []
E in una notte di
frenesia
il
cimitero si popol;
la
sposa disse l'Avemaria,
lui col guanciale la soffoc
(che brutta cosa la
gelosia!):
Come
sei pallida!, indi esclam
Ma
quando seppe del vil
tranello,
le
pie memorie fra s rivisse,
maled Jago,
poi si trafisse
presso
l'amata, con un coltello.
Io penso adesso: se a causa, solo,
d'un fazzoletto sia pur di pregio,
uno commette tal
sacrilegio
pei
bassi intrighi d'un tristanzuolo,
sterminerebbe, per un lenzuolo,
di giovinette
tutto un collegio.
- Veniamo, ora, a i promessi sposi:
E un maestoso romanzo-fiume
che - son
gi cento vent'anni buoni
scrisse, non
privo d'un certo acume,
il
milanese Sandro Manzoni.
La sua sfortuna fu questa sola:
ch'esso divenne libro di scuola,
Ebbe un successo
stupefacente:
oggi non restan che pochi brani,
sia
per il fatto che ormai la gente
legge
soltanto gli americani,
sia perch il frutto d'una morale
che al tempo
nostro s'adatta male.
Quanti fastidi,
Lucia Mondella,
pur
di sposare quel tessitore!
Tutto, vezzosa
contadinella,
perch
facesti gola a un signore,
che disse a
un prete poco esemplare:
Quel matrimonio non s'ha
da fare .
Sfuggita al bruto che
ti voleva,
ti rifugiasti presso una suora,
che,
sciagurata, se l'intendeva
coi pi
famosi gangsters d'allora:
fosti
rapita (quanti spaventi!)
da
una masnada di malviventi.
Chiusa dapprima
dentro un castello,
dopo trionfasti, come si sa,
solo
assistita da un fraticello
e
dalla fede nell'onest,
e desti a Renzo
saggi consigli,
la pace e, credo, dodici figli.
Se al giorno d'oggi
tu fossi il sogno
od il
capriccio d'un don Rodrigo,
oh,
non avrebbe, costui, bisogno
d'architettare
quel bell'intrigo,
mettendo
in mezzo l'Innominato,
che
far ammenda del suo passato.
Ma ti direbbe,
semplicemente:/
Ho un palazzotto ch'
un vero amore:
vieni
a trovarmi, senza dir niente
n
al Tramaglino n al confessore.
Cosa vuoi farne di
quel plebeo,
che non pu
darti l'Alfa Romeo?
Aver gioielli,
pellicce, vesti,
villa
sul lago, cambiar destino...
Lucia Mondella, tu
pianteresti
quello spiantato di Tramaglino;
a don Rodrigo
diresti: Si ,
ed il romanzo
morrebbe qui.
- madama butterfly – che a Puccini ispir una delle sue
Opere pi commoventi (basti per tutti il famoso Coro a bocca chiusa) –
, poi, certamente antiamericana,
anche se le promesse dei marinai sono, in fondo, le stesse sotto qualsiasi
bandiera:
Un ufficiale della Marina
americana,
molto gioviale,
sogna una bella
giapponesina
diciassettenne,
sentimentale.
Un paraninfo gliela
combina:
segue
un'allegra festa nuziale.
Ella rinnega per lui,
serena,
l'antica fede dei samurai;
per lui
parte: Mi rivedrai,
o mogliettina,
fior di verbena.
Ma
i giuramenti dei marinai
son
frasi scritte sopra la rena []
Un d, ritorna la bella nave,
su
cui c' l'uomo del suo destino:
ella lo attende
col suo bambino
e col suo
canto triste e soave;
teso
lo sguardo, di sonno grave,
attende
invano fino al mattino.
Dopo una notte tutta
sospiri,
esulcerata dall'abbandono,
avvolto
il corpo del suo kimono,
la sventurata fa karakiri.
Gli americani (niente
di buono!)
giocano sempre dei brutti tiri...
Possiamo trarne
questa morale:
per
quanto ricco come re Mida,
per quanto sembri
che vi sorrida,
l'americano
vi concia male.
Attento, Alcide [5], ch in generale
fa karakiri chi
a lui s'affida!
______________
Da telecronache rimate, Edizione Rai del
1956, ecco ancora altri Elogi ed Inni, non
tutti, per, decisamente in chiave umoristica.
- Come ne l'elogio
del cane
Non amo quelle sterili signore
che si stringono
al seno un cagnolino []
e, se ne han due, per
colmo d'idiozia
dicon come Cornelia: I miei gioielli.
Ma lodo il cane serio, che s'impone
per fedelt, per fiuto e per bravura:
quello che nel libro di lettura
moriva sulla tomba del padrone; []
Che, dalla pi remota antichit,
se il classico somaro, ottima bestia,
invent la pazienza e la modestia,
fu il cane ad inventar la fedelt.
Noi, fatalmente pessimi fedeli,
siamo dei suoi mediocri imitatori
e invano per lo pi, vecchi impostori,
giuriamo fedelt sugli evangeli. []
No, no, son bravi i cani: hanno del cuore,
conoscon la virt del sacrificio.
Non dar mai del "cane" a un capo-ufficio,
non dar mai del "cane" a un creditore.
- Quindi,
linno al cavallo: []
che fra le bestie /fu la pi nobile,
mentroggi vittima /dellautomobile. []
laddove lasino
/va sempre avanti
e non cՏ
macchina /che lo soppianti []
oggi
sannovera /fra le anticaglie,
lungi alla polvere /delle battaglie. []
oggi, col brivido / dellautostrada,
chi pi lo calcola? /chi pi gli bada?
Trascina al
massimo, /sparuta rozza,
qualche superstite /vecchia carrozza,
e spesso,
allangolo /di qualche piazza,
fa dire al pubblico: / Ora stramazza! []
Con tanti triboli,
/senza rancore,
pur se cadavere /lavr il trattore
(che,
proclamandolo /carne di manzo,
con vaghi intingoli /lo serve a pranzo), []
Ma
benemerito /sopra ogni cosa,
perch in unepoca /calamitosa,
mediante un
numero /tirato a sorte,
esso pu schiuderti /tutte le porte
ed in un
attimo /fa ricco un uomo,
correndo rapido /su un ippodromo.
Perci
benevolo /verso il cavallo,
luomo suol
metterlo /sul piedistallo
* * *
- Nella serenata
all'oscuro "girino elogia infine,, nelle corse ciclistiche,
lopera meritoria del gregario, che
definisce ultimo Don Chisciotte in mutandine.
- Ne
l'addio alla vita si occupa di unaltra
americanata, anche se, questa volta, non da eleggere nessun emerito fesso.
Un gentiluomo americano, Mr. Bradley,
colpito da un tumore che in pochi giorni lo porter alla tomba, invita gli
amici a banchetto per festeggiare il suo congedo dalla vita:
Bradley, v'ammiro. Ormai, siete spacciato ,
il dottor Grey vi disse una
mattina. []
Quanti giorni di vita? Una diecina, [] .
E' inutile che pianga e che mi prostri ,
vi rassegnaste; ed
invitaste i vostri
centocinquanta amici ad un
banchetto. []
E mangiaste, e beveste, ed evocaste
le donne amate e l'ultima
partita
di poker. Dalla tavola fiorita
poi prendeste una rosa e
l'odoraste: []
V'ammiro, ve
l'ho detto e lo ripeto:
se fossi come voi, senza
esitare,
imiterei quel gesto singolare,
salvo che in un dettaglio un
po' indiscreto;
perch
voi concludeste: E sono lieto
che non
lascio un sol debito. Vi pare?...
Invece, io no. Nell'ultimo discorso, []
concluderei
per, senza rimorso:
E condoglianze ai creditori miei .
* * *
- il babbo scolaro,
invece, sa tanto di Libro Cuore: un
vecchio contadino analfabeta frequenta la scuola serale, dove ha per maestra la
propria figlia: []
Lo
studio a quell'et, che sfacchinata!
Quattro
per quattro... venti. E lei perdona:
perch la maestrina
assai discreta,
E quando la lezione poi finita,
sa che il suo caro e vecchio analfabeta
ridiventa maestro della vita.
- In lettera di Pierino ritorna
assillante – come evidenziato nella prima parte – la preoccupazione
per il pericolo nucleare che, ai
tempi del Nostro, era maggiormente sentito e paventato:
Pierino il compito /non vuol
pi fare;
la bomba
atomica /lo fa tremare.
E in una lettera /scritta da
amico
al potentissimo /signor Enrico
- che dell'America / il Presidente -
questo pericolo /gli fa presente:
Vede, illustrissimo, /io son
qui, chino
sugli arzigogoli /del mio latino,
ma mi disanima /questo pensiero,
terrorizzandomi /pi d'uno zero:
che
come un fulmine / la bomba,
esplosa,
distrugga l'ultima /rosa la
rosa.
Tutti conoscono /la
geografia
quanto barbifera /purtroppo sia:
io di
moltissime /citt importanti
imparo il numero /degli
abitanti; []
se quella pillola /le pu annientare,
pi che inutile /starle
a studiare. []
faccia che i posteri / - se vi
saranno -
studiar
non debbano / il giorno e l'anno
in
cui l'orribile / bomba guerriera
ridusse in polvere /
la terra intiera! []
fate che bastino / lance e mitraglie,
se inevitabili / son le
battaglie,
ma che, con
opera / molto assennata,
la bomba atomica / sia
liquidata.
* * *
Atteso che il Nostro anzitutto Poeta
godiamoci, finalmente a questo punto, qualche sua bellissima creazione, degna
di essere tolta all oblio, iniziando da due liriche
piene di nostalgia e di rimpianto, sospese tra ricordi del passato ed esigenze
del Progresso, che non sempre si dimostra, poi, essere tale.
- La prima dedicata a Cittanova, in Calabria, suo paese natale,
non scevra, tuttavia, di qualche polemica allusione:
Mi piace Cittanova, il mio paese;
che vedo ormai soltanto in
cartolina:
una ridente e mite cittadina,
alla buona, cos, senza pretese;
Tanto che ancor (pur se gi comincia
ad avere un ginnasio, a quel che sento)
non s' rivolta anch'essa al Parlamento
per esser capoluogo di provincia.
Fra distese di
vigne, d'uliveti,
e d'orti dai balsamici profumi
essa produce vino, olio ed agrumi
avvocati, filosofi e poeti.
E il buon sole
d'Attica ancor vivo
fra la sua gente estrosa e scanzonata
che
saggiamente vive alla giornata
in un mondo tranquillo e primitivo.
E spesso per le strade di Milano
fra turbe serie, indaffarate ed arcigne
io penso a quella gente e a quelle vigne
come ad un sogno placido e lontano.
E salgo verso Zomaro; l'Incudine
selvaggia mi sorride all'improvviso...
Se qualche volta sogno un paradiso
il paradiso della solitudine.
Ed perci che dopo quarant'anni
di tanto in tanto, medito il ritorno
pur se non trover, tornando un giorno,
la mamma, il babbo ed il vecchio zio Giovanni.....
* * *
Nel ricordo dei luoghi dellinfanzia, la
mente corre al vecchio Pianoforte, non pi coltivato dalle
giovanette di buona famiglia (come sua
sorella e sua madre), destinato diventare, a breve, preda delle tarme:
- La radio
suona: musiche leggiadre,
cupi boati, sibili di vento...
Il pianoforte l, muto e sgomento,
quello sul quale, un di, suon mia madre
ed il cui noto accordo mi portava
fra le accoglienti braccia di Morfeo
povero pianoforte, in un museo
t'attende il clavicembalo dell'ava!
E s che nei salotti eri il sovrano,
quand'era, il pianoforte con la coda,
una necessit, pi che una moda,
come il letto, l'armadio, il canterano!
Venivano gli amici, i conoscenti;
e la mamma orgogliosa: - tanto brava ! -
La sorellina, allor, ci deliziava
con una suonatina di Clementi.
Ma era bello veder sulla tastiera
correr due bianche mani, e una figura
snella curvarsi sulla partitura
in un atteggiamento di maniera.
Le giovinette ormai sono educate
con nuovi gusti e nuovi intendimenti
le care suonatine di
Clementi
sbadiglian sul coperchio, impolverate...
La radio suona. Il magico artificio
diffonde le sue note per la stanza
fra un discorso erudito e una romanza,
sa consigliarci pure un dentifricio.
Tu sei rimasto qui, vivo contrasto
con quanto ti circonda. Di sfuggita,
t'apro talvolta e tento con le dita,
senza un perch, qualche ingiallito tasto:
dal tuo cuor malinconico e scordato
si leva come un gemito profondo,
che par quasi venir da un altro mondo,
voce di sogno, voce di passato...
Avesti la tua gloria. Oggi vivacchi
nell'ombra triste, inutilmente obeso.
Come si fa? Non hai neppure appreso
a indicarci un purgante o un salvatacchi
Sei tramontato: che malinconia!
T'ha vinto la meccanica: qualche anno
ancora e i tarli ti consumeranno...
Mia figlia studier stenografia.
Tra le rime, la radio, che gi allora
ammorbava con gli Spot, comunque non
ancora idioti, come certi televisivi.
* * *
La Natura ha sempre esercitato
particolare fascino sui poeti: ovvio, quindi, che nemmeno il Nostro ne restasse
immune.
Qui, ecco, divagazioni Sul
Pincio, al calar dalla
sera: [.]
- Ora scende il tramonto, in un
sussurro
di foglie fresco e voluttuoso; e sembra
che il cielo avvolga intorno alle
mie membra
la sua veste di porpora e d'azzurro.
Si levano le voci cristalline
delle campane... Sfumano
nell'ombra
cupole e tetti... Il bel parco si sgombra,
ritrova il suo silenzio senza fine.
Un doloroso fascino corona
i fantasmi
di pietra, che rimangono
soli. Sui rami gli usignoli
piangono
divinamente. L'anima pi
buona,
pi giovane. Qualcosa il
cuor ti tocca,
come mano di donna
carezzevole
, con respiro
profumato e fievole,
______________
Ma – se pur attratto
dalle lusinghe della vita, pronto a coglierne seduzioni ed
abbagli – ancora Lui, il Poeta,
a considerare, sgomento, (pur senza dirlo), il senso vero di quel carpe
diem doraziana memoria nell emblematica:
- Dive daltri tempi
Oh, ricordi del babbo libertino,
povere dive di trent'anni or sono,
finite nell'oblio, nell'abbandono,
dopo tanto clamor, tanto destino!
Voi ci apparite
ormai cos lontane,
silfidi d'un'et favoleggiata,
quando la girl ancor non era nata
e non v'eran le stelle
americane []
Ma foste
belle e giovani, eleganti,
perfide a volte e raffinate, piene
di sovrumani fascini, sirene
ammaliatrici dei caff danzanti.
(Caf-chantants: ambienti malfamati,
luoghi di perdizione garantita,
dove la sera andavano a far vita
i figli di pap: che scapestrati!...) []
Non v'era uno studente di liceo
che non avesse in cima a ogni ideale,
avvinto da quel fascino fatale,
la bella Otero [6]
o la divina Cleo.[7]
Profumaste
di voi tutta un'et,
strappaste al mondo tutte le sue rose,
e passaste, meteore luminose,
povere dive di trent'anni fa.
Dove
sarete ormai? (Vivete ancora?)
In un ospizio, forse, a far la calza,
mentre accanita la vecchiaia incalza
e le memorie ed i trofei scolora?...
Cleo de Merode: ho letto il vostro nome,
povera Cleo, ier l'altro, in
un giornale;
non per amor dell'arte, naturale!,
vi ridate alla danza in grigie chiome.
Nei tabarins degl'infimi
quartieri
tirate avanti i vostri giorni grigi,
in quell'ingrata immemore Parigi
che prona innanzi a voi vedeste ieri...
E voi,
che n' di voi, pallida Yvonne,[8]
dall'aria triste, dal profilo puro?
Vi starebbero male, ve lo giuro,
i capelli tagliati alla garonne.
Siete bella cos, col paradiso
d quelle spalle tondeggianti e nude,
con quella bocca ermetica, che schiude
appena un malinconico sorriso,
con quegli occhi che sanno ogni mala,
in un sogno dolcissimo perduti...
Ma avete sessant'anni gi compiuti;
non posso amarvi, che malinconia!...
Vi ricordate di Manon [9] la
bella?
La superba Manon neg la mano
sdegnosamente a un principe
egiziano,
che si fece saltare le cervella.
Adesso, alla barriera di Clichy,
chiede un soldino; accanto ha un suo ritratto
dei bei tempi passati, unto,
disfatto,
con sotto due parole: Ero cos . []
Passano innanzi a quelle due parole
uomini gravi, coppie innamorate,
giovinezze opulente e spensierate,
ebbre di desiderio, ebbre di sole,
[]
ridon
beati: non si rendon
conto
che quelle due parole - ero
cos –
sono l'essenza amara della storia
del tempo, del destino e della vita
e che quella megera inebetita,
un giorno, fu la grazia e fu la gloria...
Quanta tristezza in questa
rievocazione!
______________
Ma – con
luggia delle piogge fine estate – ecco la malinconia del Poeta, in
contrasto allindifferenza di chi gli sta daccanto, che sa tanto di quellasin bigio e il cardo di carducciana memoria:
Pioggia autunnale
- E piove! Non c' pi, nel grigio sfondo
del cielo, che una volta
senza luce,
da dove un ragno smisurato cuce
la sua liquida trama intorno al
mondo.
bella la tempesta, quando schiaccia
la terra con un impeto omicida
e il tuono, folle, lancia la sua sfida
urlando con dileggio e con minaccia.
Amo la breve e garrula bufera,
che scroscia, fischia, schianta all'improvviso,
quando l'azzurro mesce il suo sorriso
al primo pianto della primavera:
l'umido
odore della terra invade
l'aria, su su pei teneri
germogli,
e la malinconia dei rami spogli
si veste di promesse e di rugiade.
Ma
questa pioggia che, spietata, insiste,
lenta, uguale!... Nei fiori devastati
il profumo dei giorni dissipati,
come un sospiro rassegnato e triste.
Non fu, l'estate, che un fugace inganno,
col suo cielo, i suoi doni, i suoi stupendi
sogni... Fa quasi freddo: tu rammendi
le mie maglie di lana dell'altranno.
Rammendi e taci. Piove. Io taccio e fumo.
La vita assente, come nube immota.
Piove. Il mio cuore una boccetta
vuota,
da cui s'esala l'ultimo profumo.
Piove, piove... Non so, l'anima alloggia,
come quel cielo, un ragno smisurato.
Dov' il mondo dei sogni? dileguato,
avvolto nella bruma della pioggia,
che, lenta, cuce intorno al mio cervello
l'implacabile rete che lo assilla.
Nevrastenia... Tu no: sei pi tranquilla;
tu dici: - Piove! Comprer l'ombrello... –
______________
- Con la tetraggine della pioggia, ecco sopraggiungere il sonno e, con esso,
un paesaggio alpestre e una tenera
compagna – forse la
stessa che poco prima attendeva alle maglie di lana – mentre la neve col
suo candido manto, pian piano, tutto fonde e assopisce: []
sogno
l'inverno, come da scolaro
lo descrivevo nei
componimenti.
E in sogno, senza amici e senza
sci,
parto per un villaggio di
montagna,
al braccio d'una tenera
compagna,
ma che sta zitta o dice sempre si
.
Cade la neve e come un bianco saio
copre le case, copre le
foreste,
quasi che da una pergola celeste
si sfogli un invisibile rosaio.
E sotto quel mantello immacolato,
lenta, la vita s'assopisce,
e muore,
con un bianco sorriso di stupore,
in un silenzio attonito e beato.
Alla carezza gelida, s'addorme
la pigra terra, voluttuosa, e assume
strani contorni, in quell'opaco lume,
in un aspetto primitivo e informe.
E si muta anche il cuore, anche il pi brullo
cuore, e uno strano balsamo riceve,
d'oblio, di pace: nel veder la neve
risorge in noi qualcosa del fanciullo.
Forse perci v' tanta brava gente
fra gl'ingenui Lapponi ed Esquimesi,
in quei lontani mitici paesi,
dove la neve cade eternamente...
Scende la sera, diafana, tranquilla:
ormai cessato, sulla terra immota,
quel bianco sfarfallio, mentre la nota
d'una campana nel silenzio oscilla.
Ecco la notte, ed una notte pura,
avvolta nel suo candido mistero.
Serenit. La terra un cimitero
bianco e raccolto, che non fa paura.
Piccola terra! Come son lontane
le sue vane citt ! Come pi lieve,
come pi vera sotto la sua neve
la buona terra, che matura il pane !
Silenzio, oblio: non passi di viandanti,
n strepito di ruote. Pini e abeti
chinan la fronte, come stanchi atleti,
sotto le belle arcate scintillanti.
Fa freddo, ritiriamoci...;
cos,
mentre mi stringo a lei sotto la luna,
sussurro all'amor mio, che, per fortuna,
(s'intende, in sogno) dice sempre si .
E domani entrer,
dalle finestre
senza scuri, una luce umida
e scialba,
e ci ridester
l'inno dell'alba
dal campanile del villaggio
alpestre ;
e vedremo,
stupiti e sonnolenti,
avviluppati nelle coltri calde,
cadere ancor la neve a larghe falde...
come si
scrive nei componimenti.
- Quellonirico campanile chiama al ricordo delle Campane nell
esercizio delle loro funzioni,
cos come ce lo descrive il Poeta:
Campanili protesi come braccia
supplici,
so le vostre voci: sono
voci di gioia, voci di perdono,
voci di pianto, voci di minaccia...
Ho udito in una notte di spavento
il vostro appello disperato, fatto
di singhiozzi, di gemiti e ch'a un tratto
si trasformava in ululo di vento:
era un grido terribile, selvaggio,
folle, un'invocazione di paura
entro l'orecchio della notte oscura
campane a stormo, genti del
villaggio !
Si mescevano all'incubo le grida
degli uomini atterriti: in qualche luogo
l'incendio divampava, come un rogo,
in una furia pazza ed omicida...
Campane a morto.
Un altro suono - udite? -
nell'aria, un'altra voce si diffonde
un demone maligno si nasconde
entro le ferree bocche arrugginite;
scuote il batacchio con accordi lenti,
in note ora pi lunghe, ora pi corte,
insistenti, implacabili: la morte
aleggia sulle case dei viventi...
Ma come bello dalle bronzee gole
s'alza nell'aria gelida e tranquilla
dell'alba nuova il rombo d'una squilla,
l'inno di vita che saluta il sole!
Come sui campi, prodigiosa, immensa,
l'eco risuona del festoso coro
che celebra il meriggio e dal
lavoro
gli uomini chiama alla sudata mensa!
E quando il d nella cadente sera
si spegne, in desideri d'abbandono
e di riposo, come
invita, il suono
d'una campana, all'umile
preghiera!...
Udite ancora! Un giubilo
di festa
irrompe nell'azzurro, una gioconda
ed argentina musica, che inonda
la terra e gli echi delle valli desta
e conforta alla gioia ed all'oblio,
in un sogno dolcissimo e fugace:
il sogno del perdono e della pace,
promessi al mondo dal risorto Dio.
La carrellata su queste preziose
compagne nella vita, si chiude con lo scampanare, che annuncia il Cristo Risorto, e con esso la
liberazione dellUomo dalle tenebre del peccato: che sa tanto di Pace!
* * *
Parlare di Alberto Cavaliere – come
si pu notare – non facile n agevole per quanto ci ha lasciato il
Poeta, e non solo per questo: Egli stato anche romanziere, ed ha avuto il privilegio – non osiamo dir la
fortuna, dal momento che la suocera ci rimise la vita
– di aprirci a le atrocit dei
campi di sterminio nazisti, nel racconto della cognata Sofia Schafranov,
medico dorigine russa, una dei pochi sopravvissuti.
Prender piena conoscenza della sua
vastissima e ricca produzione , perci, quanto mai arduo, se non quasi
impossibile; grazie ad internet e a qualche suo fedele cultore (cfr. nota 1), quanto si riesce ad
apprendere , comunque, tale da poter godere a sufficienza delle trovate geniali
e delle notevoli capacit dellArtista con pagine di
comprovato lirismo.
E – se pur la poesia, che si propone, non decisamente poetica – importante per le amare
considerazioni, a cui conduce:
- COMMENDATORE:
Da trent'anni, alle
nove, ogni mattina
varchi la soglia del palazzo
austero;
siedi al tuo posto vigile, severo,
con gli occhi torvi e con la fronte
china
e non sorridi mai, commendatore,
ma sfogli antiche carte e scrivi, scrivi...
Hai la polvere annosa degli archivi
addensata sull'anima e sul cuore. []
Di tratto in tratto, a qualche mio sbadiglio
scuoti la testa ed in silenzio fremi.
T'han detto che son pazzo e tu mi temi;
che la mia vita tutta uno scompiglio,
e mi compiangi e mi disprezzi: sai
che salto alcuni pranzi e dormo poco,
che perdo il tempo fra le donne e il gioco,
che la commenda non l'avr giammai ! []
Tutto compreso della tua importanza,
tu non sospetti questa cosa
orrenda:
sei come me, malgrado la
commenda,
non altro che uno scheletro in vacanza.
[]
quello stesso ghigno che discerno,
quando mi specchio, sul mio volto vivo,
nell'aspetto che avr, definitivo,
sotto il suggello del mistero eterno; []
E con questa visione disperata,
come vuoi tu ch'io t'obbedisca e creda
in quella tua grandezza e che ti ceda
la miglior parte della mia giornata?
La vita fuggir dalle mie mani:
io l'amo, questo bene perituro,
questo tesoro che non son sicuro
di ritrovare all'alba di domani.
Laggi, nella mia cassa solitaria,
non berr pi la luce del mattino
e delle stelle; gelido e supino,
non sentir la musica dell'aria.
Un'immobilit senza speranza
m'inchioder per sempre alla mia fossa
nessuno sapr mai che un d quell'ossa
furon leggiere al ritmo della danza...
Come vuoi
tu ch'io t'obbedisca? questo
il mio segreto, questo il mio furore,
questa la mia follia. Commendatore,
sei pi felice tu, non lo contesto.
Ma ch'io sommerga il mio pensiero fisso
in un mare di luce! Ansante e lieve,
io non conosca soste in questo
breve
valzer ballato all'orlo dell'abisso!
Ch'io sappia intera questa volutt
di vivere! Ch'io giochi, ami le donne,
ami le stelle, coribante insonne!
Dormir dopo: per l'eternit.
* * *
Come nellaltra parte del lavoro, anche stavolta mi trovo a chiudere in
modo alquanto macabro; ma – sinceramente – tra quelle incontrate,
la poesia mi parsa senzaltro una delle migliori.
Largomento ci porta al mistero, che assilla lhomo sapiens
da sempre, che la Religione cerca
risolvere con la fede, ma
di cui nessuno ha mai avuto certezza. Nella satira del Nostro sembra, poi,
trovar sopravvento proprio la cruda Realt, come si pu vedere da questi altri
versi (un sonetto e due sestine), scelti a chiusura, e tratti
entrambi dalla raccolta e vennero i beat:
- LE VOGLIAMO NUDE
Sono arrivato fino all'et mia,
in tempo per veder le
minigonne,
che sono, in questa nostra epoca
insonne,
l'ultimo
lembo dell'ipocrisia.
Aboliamo anche quelle! Ormai le
donne
non han pi freno e presto
per la via
(ci che un tempo sembrava una
follia)
vedremo
nude veneri e madonne.
Alcuni benpensanti vanno in bestia
e
affermano indignati che bisogna
far ritorno al pudore e alla
modestia,
mentr'io
sostengo con la maggioranza
che basta,
per coprire la vergogna,
una foglia di fico: e ce ne
avanza.
- E :
Trovatomi presente ad
un consesso
di beat appassionati e
deliranti,
ho sentito, da molti degli
astanti,
esaltar l'anti-arte,
l'anti-sesso,
nonch l'anti-virt,
l'anti-progresso
(nutriti
applausi) e numerosi altri anti .
Infine, scoppi un grido
travolgente:
- Largo alla nuova civilt che
avanza!
E anch'io m'assocerei
con esultanza,
se
non fosse il timore deprimente
di
trovarmi a gridar pi esattamente:
- Largo alla foia e largo all'ignoranza!
Sono, in sostanza, i tempi che stiamo vivendo, che Alberto Cavaliere,
nella sua razionale lungimiranza, ha previsto gi mezzo secolo prima, tempi
in cui la persona umana – in balia della disonest e dellarrivismo
– viene sempre pi mortificata, mentre la
famosa sbornia di libert [10] (paventata venti secoli fa da Platone), trova
sempre pi spazio e ricetto in un Progresso dissennato che, inesorabilmente,
appresta la fine ad un Mondo in rovina.
Antonio
Limongi
[1] - Da
internet: Un ringraziamento di cuore al Signor Giuseppe Amoruso, residente in Cir
Marina. Grazie alla sua "testardaggine" e al suo certosino lavoro, di
ricerca e digitalizzazione, stato possibile divulgare questopera ormai
introvabile.
[2] - cos (se vi
pare), opera
teatrale in tre atti di Luigi
Pirandello, tratta dalla novella La signora Frola e il
signor Ponza, suo genero, rappresentata per la
prima volta il 18 giugno 1917.
[3]-
[4] -
Il riferimento, ovviamente, per Benito Mussolini, capo del Governo dal novembre 1922 al 25 luglio1943.
[5] -
Lavvertimento (riteniamo) ad
Alcide De Gasperi, allepoca Presidente del Consiglio dei Ministri.
[6]-
[7]- Cloptre-Diane de Mrode, famosa con il
nome d'arte di Clo de Mrode (Parigi, 27/11/1875 – Parigi, 17/10/1966), stata una ballerina francese.
[8]- Probabilmente il riferimento alla protagonista de La famiglia Trapp (The story of the Trapp Family Singers-Die
Trappfamilie. Vom Kloster zum Welterfolg)
romanzo autobiografico del 1949 della
cantante austriaca Maria Augusta Trapp, che ha
ispirato il musical The Sound of Music di Richard Rodgers e Oscar Hammerstein II, da cui stato tratto il famoso film Tutti insieme appassionatamente diretto dal regista Robert Wise con Julie Andrews nella parte della protagonista.
[9]-
Non chiaro a chi si riferisca, n abbiamo trovato notizie su questo
personaggio: il pi famoso, che ci sovviene, la protagonista del romanzo di Prevost – pubblicato in Francia nel 1731 e la cui
storia fu musicata da Puccini e da Massenet – la quale, deportata in
America, vi muore, giovanissima, in una landa deserta,
[10]- Quando un popolo,
divorato dalla sete della libert, si
trova ad avere a capo dei coppieri che gliene versano quanta
ne vuole, fino ad ubriacarlo, accade allora
che, se i governanti resistono alle richieste dei sempre pi esigenti sudditi, sono
dichiarati tiranni. Avviene pure che chi si dimostra
disciplinato nei confronti dei superiori definito un uomo
senza carattere, servo; che il padre impaurito finisce
per trattare il figlio come suo pari, e non pi rispettato, che il maestro non osa
rimproverare gli scolari e costoro si fanno beffe
di lui, che i giovani pretendono gli stessi diritti, le
stesse considerazioni dei vecchi, e questi, per non parer troppo
severi, danno ragione ai giovani. In questo clima di libert, nel nome della
medesima, non vi pi riguardo per nessuno. In mezzo a tale licenza
nasce e si sviluppa una mala pianta: la tirannia.. (Platone – Repubblica, libro VIII)
_______________
Bibliografia
(da Internet):
● Alberto
Cavaliere - Wikipedia - https://it.wikipedia.org/wiki/ Alberto Cavaliere
● MORI'S
HUMOR PAGE - La Chimica in versi di Alberto ... - mori.bz.it
www.mori.bz.it/humorpage/chimica/chimica.htm
● Radio
Cronache Rimate - di Alberto cavaliere - Poeta nato in Cittanova
www.cittanovaonline.it/radiocronache_rimate.htm
● Poesie di Alberto Cavaliere -
Poetare www.poetare.it/cavalieri.html
● E vennero i beat - Alberto
Cavaliere - Poeta nato in Cittanova
www.cittanovaonline.it/e_vennero_i_beat.htm