ALBERTO CAVALIERE - Satira e Poesia

Desiderando far cosa gradita a chi ha sete di sapere, vogliamo proporre un poeta-scrittore, che – dopo il successo della famosa CHIMICA IN VERSI – sembra tornato tra gli Autori sconosciuti o, comunque, poco considerati.

Piacevole e arguto come Trilussa, e Suo contemporaneo, il calabrese ALBERTO CAVALIERE – uomo di cultura, ma in Lingua – ci porta i dubbi e le preoccupazioni proprie delluomo di scienza e ci allerta sui pericoli che possono derivare dalluso sconsiderato del Progresso.

  Pur nellumor caratteristico del grande Poeta romano ci pone, cos, di fronte alla Realt Nucleare, da cui potremmo, da un momento allaltro, essere sopraffatti. (Cfr. oltre: LA MALEDIZIONE ATOMICA)

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Alberto CAVALIERE

1 Parte: Scienza - Satira e Poesia

 

 Alberto CAVALIERE nacque a Cittanova (Reggio Calabria) il 19 ottobre 1897 da Domenico, avvocato e deputato provinciale, e Anna Fonti, una famiglia numerosa, ma economicamente benestante.

Studi dapprima nel collegio di Montecassino (da dove a tredici anni fu espulso per aver scritto satire contro i professori), quindi in quello Nazionale di Torino.

 Siscrisse controvoglia alla facolt di chimica dellUniversit di Roma, rivelandosi presto abile e originale verseggiatore, quando, bocciato nella Materia – pi per esigenze mnemotecniche che per spirito goliardico – seppe rendere, in versi e con rigore scientifico, le aride formule della Chimica.

 Ne sort un libro famoso, Chimica in versi-rime distillate (Na 1921, 2 ed. Bo 1928), completato, poi, da Chimica organica in versi-rime bi-distillate (Bo 1929), un gran successo presso la giovent universitaria del tempo, tanto che, nel 1955 – riproposta dallEditore Signorelli di Roma – lOpera era giunta gi alla settima edizione, prezzo 700 lire la copia. (!)

 Alberto si era, intanto, laureato in chimica (nel 1921) e preferiva i lavori saltuari e provvisori, come la compagnia Palmarini-Capodaglio.

* * *

 Dopo alcuni viaggi allestero, entr come chimico al ministero dellAeronautica, dimettendosi subito dopo per dedicarsi alla libera attivit di giornalista e di scrittore. Pubblicava, intanto, le raccolte di poesie Le soste del vagabondo (Bo 1925) e La strada sullabisso (ib.1929).

 Lo stesso anno sposava Fania Kauffmann, di origine russa, e – con i due figli considerati ebrei dalle leggi razziali allora vigenti – sar costretto a diciassette lunghi mesi di fuga e clandestinit, fino alla Liberazione.

 La suocera e la cognata Sofia Schafranov vengono, invece, deportate e, nel 1945, raccoglier la testimonianza di questultima nel libro: I campi della morte in Germania nel racconto di una sopravvissuta, in quello che il primo memoriale di un reduce di Auschwitz, editato in Italia.

  Nel 1930, a Bologna, esce Storia romana in versi, in cui i grandi fatti degli antichi imperatori – pur fedeli agli eventi – sono trattati con sottile e arguto umorismo e la satira di costume caratterizza le gustose parodie; lEdizione Signorelli del 1939 impreziosita, peraltro, dalla dotta prefazione dellallora Ministro dellEducazione Nazionale, Giuseppe Bottai.

Cavaliere collabor ai pi importanti giornali umoristici e satirici del tempo, quali Il Becco gialloMarcAurelio, Bertoldo, Travaso, L Illustrazione italiana, La Domenica del Corriere.

 Anche la sua attivit di romanziere fu piuttosto importante: in Quella villa mia (Roma 1937) e ne Le frontiere dellimpossibile (Mi 1944), gli spunti autobiografici e le esperienze personali danno vita a un intreccio, che si snoda in peripezie, in cui lautore stesso pare quasi smarrirsi.

 Segu Il Megalomane (ib.1946), un romanzo di amore e di pazzia, ambientato nella Roma fascista, con situazioni grottesche e sarcastiche allusioni al regime mussoliniano.

 Oltre a LAbissinia liberata (Roma 1935), Reparto agitati (Bo 1936), in versi, si possono ricordare: Da Cesare a Churchill (Mi 1950) - divertente e piacevole storia dellInghilterra -, Due lombardi alla prima crociatae La parola ad Alberto Cavaliere (Mi-Roma 1953), Le satire politiche, Radiocronache rimate(To 1956), La storia di Milano (1959), in sesta rima, ricca di considerazioni e divagazioni umoristiche e, infine, la prefazione e traduzione del romanzo di Andrej S. Remisov Un uomo fra due mondi (1961).

 

* * *

 Dopo aver aderito al Fronte dellUomo Qualunque di Guglielmo Giannini, per la popolarit acquisita nell'immediato dopoguerra, Cavaliere fu, nel 1951, candidato dal partito socialista al Consiglio Comunale di Milano,

 e due anni dopo, alle politiche, la spunt in entrambe le candidature, con voti di preferenza maggiori di tanti politici di professione; per loccasione compose alcune pungenti e divertentissime Poesie socialiste (1953), edite a cura del P.S.I. Deputato della II legislatura (1953-1958), non perse la sua vena poetica, con argute e pungenti interrogazioni parlamentari in versi, che gli costarono, per, la ricandidatura.

Negli ultimi anni collabor a Stampa Sera e alla redazione milanese del Giornale Radio, alternando la sua residenza di Milano con Sanremo, ove una motocicletta lo travolse il 30 ottobre 1967. Ricoverato in ospedale e trasferito subito a Milano, si spense il 7 novembre, dopo una notte passata in rianimazione.

Il Comune di Milano gli ha intitolato una via, il paese natale, Cittanova, una piazza, mentre, nel 1973, commission al figlio, Alik Cavaliere, una scultura in memoria. Fin qui la biografia.

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 Poeta satirico, redattore e collaboratore dei pi noti giornali umoristici italiani, Alberto Cavaliere ci offre versi di pregevole fattura, ricchi di romantica sentimentalit, che cantano la cortigiana, la bisca, lamore fugace, la fortuna capricciosa nel gioco delle carte o della roulette, insieme ai motivi cari agli scapigliati e ai poeti maledetti.

In tanti anni si divert a scrivere per la Radio migliaia di poesie, quasi giorno per giorno, a rincalzo della cronaca quotidiana. La gran parte fu composta nel giro di unora, per le trasmissioni del Gazzettino Padano, in gara con i redattori addetti alla cronaca, arricchendo spesso le notizie di un commento il versi che ne traeva la morale.

* * *

 1871-1950 [Trilussa], 1897-1967 [Cavaliere]: pur di ventisei anni pi giovane, Alberto Cavaliere ebbe a vivere grosso modo le stesse vicende politico-sociali col Grande Poeta romano; ma – mentre Trilussa rest saldamente legato alla Societ del suo tempo, attento a coglierne i difetti e a far parlare le sue bestie (e quanto sono pi sagge le bestie!) – Cavaliere, dalla propria erudizione universitaria fu portato a proiettare lindagine sul futuro e – anche se insaporite da spregiudicato e sano umorismo – si trascina dietro paure e preoccupazioni di quanto pu costare il progresso.

 La sua vasta cultura lo induce a far satira un po dappertutto e – mentre richiama fatti e personaggi della leggenda e della storia, della letteratura e dellArte – commenta le vicende di cronaca quotidiana con originali e argute considerazioni.

 Plaude alla minigonna, bacchetta i capelloni, discute di Beat e ride, sornione, nellinformarci quanto si pu ricavare dal cadavere di ognuno.

 Poi, ci propina il mistero dellAtomo, il pericolo nucleare e ci parla di Fantasia Planetaria: spunti e argomenti completamente sconosciuti al Poeta romano.

 Unattenzione a parte nella sua produzione merita, intanto, E vennero i Beat – testo rilevato da internet –, con la pregevole prefazione di Vincenzo Buonassisi.

 Vi troviamo concentrata tutta la fantasia, la vis comica e tragica dellAutore eternamente curioso del mondo, anche se lo guardava con sor­ridente scetticismo Pur se appariva tanto pungente, perch continuava a prendere in giro, a demitizzare ci che vedeva [.] la sua satira, che sembrava sempre occasionale, andava in realt oltre le persone e i momenti.

 Il titolo indica chiaramente questa direzione. Cavaliere, che da ogni fatterello traeva spuntolo ritroviamo qui a raccontare in versi - per esempio - che gli piace s l'idea di istituire una giornata della bont verso gli animali: ma quando si far una giornata della bont verso gli uomi­ni? Oppure la storia, che spiritosamente diventa favo­la nelle rime, del ladro che ruba un pollo e prende un mese di carcere; torna libero, ruba un altro pollo, e di mesi ne prende sei; dopo di che avr detto perci con voce amara / la vita si fa sempre un po' pi cara. Come in Trilussa, anche qui troviamo un pollo, non per la statistica, per: per linflazione!.

 Oltre alla favolosa facilit di rime, Alberto Cavaliere riusciva a camminare con i tempi, ad essere dentro le cose e le idee nuove, anche se continuava a farne la satira: oppure proprio per questo.

 Buona parte del libro riservata ai Beat, alla loro smania di contestazione e di rivolta (passando per la droga e la mania per lo snob).

NellAntologiere, coglie occasione di far satira dei pi famosi fatti della Leggenda e della Storia con Iliade, Dante e Beatrice, Francesca da Rimini, Don Chisciotte, Amleto, Tartarino di Tarascona, Robinsom Crosue, Il giovane Werther, ecc., passando per I promessi sposi, fino a 20.000 leghe sotto i mari, toccando La signora delle camelie, Otello, Tosca, Bohme e facendo del Ratto delle sabine una specie di Radiodramma, pronto da mandare in onda.

 Si rifugia, quindi, in leggende di vario genere – in cui sempre vigile la vena satiro-burlesca – per concentrarsi, alla fine, in una specie di florilegio di aforismi, prima di scatenarsi contro i contestatori del momento (i Beat), e chiudere, tutto preoccupato del futuro.

 Il medico che cura per corrispondenza, gli fa dire: con tanti ordigni che invent la scienza / non ceran gi sistemi in abbondanza / per ammazzare il prossimo a distanza?.

 Il ladro, che ha trafugato dallo Zoo due anatre, si giustifica: E che pretendevate/che rubassi un leone o un elefante?, mentre sul novantenne, colto anchesso a rubare, commenta succosamente a novantanni segue ancor la moda.

 La notizia che dallesercito sar radiata la Cavalleria lo fa sperare che non restino i Pagliacci.

 Su larcheologo inglese che a Menphis – decifrata uniscrizione – non ne vuole svelare il contenuto, si chiede perplesso: vuoi vedere che cera scritto Fesso chi legge?, e sulla ragguardevole et del nostro pianeta osserva preoccupato: ma non cՏ indizio /che si decida a mettere giudizio.

 Una certa Agrippina De Angelis, romana, telefona ai pompieri per partorire in ospedale, e lui insinua: Temeva anchessa, a quel che si suppone, /di dare al mondo un piccolo Nerone, mentre dellaccordo Usa - Russia sullesportazione mensile di mille scheletri da utilizzare per processi scientifici davanguardia, osserva: Povero russo, prima ( uno sconforto) /lo processan da vivo, poi da morto!:

 Sempre in versi e con dovizia di particolari ci porge la Storia di Milano, quella di Roma e quella dInghilterra, condanna i mali del Fascismo e – grazie alla facilit con cui sa far poesia – crea pagine dautentico lirismo, che superano di gran lunga la pur piacevole vena burlesca.

* * *

 Veniamo, ora, a conoscerlo meglio, non senza aver ricordato come, tra le sue creazioni, troviamo anche unaltra infinit dargomenti e di spunti insospettati: lElogio della bugia, lElogio allignoranza, lInno al grano e lInno alle mosche, La verit sulle formiche, Poliziotti in gonnella e, persino, una ricetta di cucina, sul Rag alla cappuccina.

 Della STORIA DI ROMA in versi, (1930) estrapoliamo, intanto, lIntroduzione:

  -  LA LEGGENDA

In tempi lontanissimi, / avvolti dal mistero, 
in cui vaga lo spirito / fra la leggenda e il vero,

 

 quando non esistevano / ancor carta ed inchiostro

 - cose che tanto abbondano, / invece al tempo nostro, -

 

n v'erano storiografi, / filosofi, scrittori, 
sorse su un colle un'umile, / borgata di pastori,

 

cos modesta e povera / che un solco ebbe per cuna.
Ma in grembo la portarono /
la Gloria e la Fortuna

 

e da quel colle mitico, / da quel solco fecondo
discese irresistibile / a conquistare il mondo.

 

In quel remoto secolo, / quando quel borgo sorse, 
non ne parl la cronaca, / nessuno se n'accorse;

 

ma quando l'ineffabile / poema della gloria
confuse le sue pagine / con quelle della storia,

 

si ricerc l'origine / della citt stupenda:

i vati la cantarono / e nacque la leggenda.


 

 e, in ordine abbastanza fedele, gi con gli eventi, fino alla caduta dellImpero dOccidente (476 d C.).

 

 Dalla STORIA DI MILANO in versi (1959) ecco, intanto, la prima sestina:

                     I - Le Origini

 - Canto l'armi pietose e il capitano?
 le donne, i cavalier, l'armi e gli amori?...
 Non propriamente: canto te, Milano,
 
le tue vicende fin dai primi albori,
 le gesta dei tuoi uomini preclari,
 da Belloveso al sindaco Ferrari.

 

 nonch le ultime tre, dellultimo capitolo:

 

 - XV – La Citt dei grattacieli - La Fiera di Milano

Oggi l'emblema della cornucopia,
questa, la sagra dell'intelligenza,
il venghino signori in bella copia
e innalzato all'ennesima potenza,
un concerto sinfonico ideale,
orchestrato da un Wagner industriale;

 

la centrale degli affari d'oro,
il non plus ultra dei prodotti in serie;
la pagella tipo del lavoro,
con dieci e lode in tutte le materie.
Mamma Italia la guarda e se n'estsia:
questa
la Fiera per antonomasia. 

 

Ed un atto di fede, soprattutto:
mentre, armato di ferro e di cobalto,
il mondo rischia d'essere distrutto
da un pi tremendo e tenebroso assalto,

fervido e insonne il cuore di Milano
spera e confida nel buon senso umano.

 

 E qui vi lascio, ripetendo anch'io

 Milanesi, fratelli, popol mio.

 Col richiamo al ferro, al cobalto e il ricorso al lemma fratelli, ecco spuntare il leitmotiv, assillo del Nostro: il Pericolo Nucleare!

 In dodici sonetti – 1859 Cavaliere ci parla, quindi, dell unificazione nazionale, fino al Trattato di Villafranca e, nellultimo sonetto, ci ripropone il dubbio – ancora attuale – e una speranza:

 - Ma ormai l'Italia fatta, ed i sovrani
 stranieri, messi al bando, son fuggiti
 per sempre... Garibaldi, i Plebisciti,
 alcuni eventi fortunati e strani,

 

gli stessi grandi con le loro liti
completeran l'Italia di domani:
ci saranno da fare gl'Italiani,
rimasti provinciali e disuniti.

 

 Divisa ancor tra guelfi e ghibellini,

a volte in preda a un'ansia forcaiola,
ligia ai suoi vecchi e frusti burattini,

non l'Italia che sognammo a scuola,

 

non la tua repubblica, Mazzini:
ma non detta l'ultima parola.

 

* * *

 Il volumetto, che tanta notoriet ha dato al suo Autore, la CHIMICA INORGANICARime distillate, ci propone tutta la serie degli ele-menti, che si trovano in qualsiasi testo scolastico: Idrogeno, Ossigeno, Acqua ossigenata e Zolfo, Azoto, Fosforo, Carbonio, Potassio e Sodio, Calcio, e Cloro, Magnesio, Zinco, Rame e Argento, Alluminio, Stagno e Piombo, Ferro, Oro; esposto con rigore scientifico, qui – per – tutto in rima: agile, sdrucciola, spregiudicata, ricca di humour, con tante e tante sortite geniali.

 Segue La CHIMICA ORGANICA - Rime bi-distillate (del 1929), con Petroli e Idrocarburi non saturi, la Serie acetilenica, gli Alcoli e gli Eteri, le Aldeidi e i Chetoni, Acidi saturi, Radicali acidi, Anidridi, Eteri composti ecc. CՏ da perdersi, senza scampo, per chi non della partita!

* * *

 Con la Raccolta CHIMICA INORGANICA iniziamo, intanto, dalla bellissima Prefazione

- Da giovane studente, alunno d'istituto,

non andai mai d'accordo col piombo o col bismuto;

anche il vitale ossigeno mi soffocava; il sodio,

per un destino amaro, sempre rim con odio;

 

m'asfissi forte a scuola, prima che, in guerra, il cloro;

forse perfino, in chimica, m'infastidiva l'oro.

E di tutta la serie s numerosa e varia

di corpi e d'elementi, sol mi garbava l'aria,

 

quella dei campi, libera, nel bel mese di luglio:

finch non m'insegnarono che anch'essa era un miscuglio!

Un vecchio professore barbuto, sul cui viso

crostaceo non passava mai l'ombra d'un sorriso,

 

un redivivo Faust, voleva ad ogni costo

saper da me la formula d'un celebre composto.

Non sapevo altre formule che questa: H20;

e questa disse: il bruto, senz'altro, mi bocci.

 

Poi ch'era ancor pi arida nella calura estiva,

io m'ingegnai di rendere la chimica pi viva;

onde, tradotta in versi, l'imparai tutta a mente,

e in versi, nell'ottobre, risposi a quel sapiente.

 

Accadde un gran miracolo: quell'anima maniaca,

che non vedeva nulla pi in l dell'ammoniaca,

dell'acido solforico, del piombo e del cianuro,

rise, una volta tanto, e m'approv: lo giuro!

 

Mi lusing quel fatto: volevo far l'artista,

e invece, senz'accorgermi, divenni un alchimista...

Oggi distillo e taccio in un laboratorio,

dove la vita ha tutto l'aspetto d'un mortorio.

 

E vedo, in fondo, dato che non conosco l'oro,

dato che ancor mi soffoca, sempre accanito, il cloro,

che non avevo torto, e il mio pensier non varia:

la miglior cosa, amici, l'aria, l'aria, l'aria!...

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Sul primo elemento, lIDROGENO, lAutore ci informa: []

 - Se con l'ossigeno / s'unisce, scoppia,

 ma mai pi utile / si vide coppia, []

 ch da quel vincolo / violento nasce

 il puro liquido / che i campi pasce, []

 il fresco nttare /che, come sai

 con arte impiegano /gli osti e i lattai

 - e a cui si debbono /tante fortune:

 in altri termini, /l'acqua comune.

 

 E sullOSSIGENO:

 - Non combustibile,/ comburente;

 s'ottiene liquido / difficilmente []

 Ha come simbolo / soltanto un O.

 Senz'esso vivere, ah, non si pu.

 

 DellACQUA OSSIGENATA commenta:

 - Ha come formula / H2O2

che svela subito / le doti sue,

perch quell'atomo / dell'acqua in pi

che ad essa prodiga / tante virt.

 

 E, dopo avercene elencato alcune, conclude:

 - Gli effetti magici / si vedon pure

 nelle biondissime / capigliature.

 

 Sul Gruppo Alogeno (Cloro, Bario, Bromo e Jodio), cominciando dal  - CLORO, ci spiega:

Giallo verdognolo, / d'odor non grato,

  un gas venefico / che ci vien dato

 quando il cloridrico / viene alle prese

 con il biossido /di manganese.

 

 E simpatico, in quanto, come gli altri tre elementi (Bario, Bromo e Jodio), per generare lacido, pu fare a meno dellossigeno, dando vita ai CLORURI: []

 Non simpatico,/ purtroppo, all'uomo

 essendo un tossico / molto cattivo,

 che fa un cadavere / d'un uomo vivo.

 

 - Parlando del SODIO e, in particolare, del Cloruro di sodio, ci fa sapere che:

 E' abbondantissimo:/senza contare

 l'inesauribile /fonte del mare, []

 ancor esistono /molte miniere,

 donde in gran copia /si pu ottenere. []

 

 Lo vende libero, /lo vende a pacchi

 il pi recondito /"sale e tabacchi". []

 Eppure, (spiegami /simili arcani)

 manca in moltissimi /cervelli umani!

 

  - Sul CALCIO – e quindi – sul marmo spiega:

 Esso insolubile /nell'acqua: bene! []

 

 Marmo, sei nobile;/marmo, sei bello

 anche se, gelido, /chiudi un avello. []

 

 Da te si libera /quasi un'essenza

 d'aristocratica /grazia e potenza: []

 

 Incorruttibile /e immacolato,

 di vita a fulgidi /sogni... Peccato

 che ti s'adoperi /per monumenti

 piuttosto inutili, /nonch scadenti, []

 

 

 In certe splendide /citt d'Italia,

 che l'arte domina, /che il sole ammalia,

 fra templi e portici /sublimi, vedi

 certe cariatidi, /sedute o in piedi,

 

 in tuba, in tonaca /o in isparato,

 che ti fan gemere: /"Marmo sprecato!... ",

 che ti fan chiedere:/"Marmo, perch

 sei tu insolubile /nellacqua, ahim? " []

 

 

 Con una provvida /pioggia sai pure

 che sparirebbero /tante brutture!...

 

 - Parlandoci del MAGNESIO, ci consiglia:

 Lettor benevolo, /hai trangugiato

 queste mie pagine /tutte d'un fiato? []

 

 Se, com' facile, /stessi un po' male,

 rimedia subito /con questo sale! (ovvero: Prgati !)

 

 - E conclude il volumetto con lORO :

 Non , pei chimici /che un vago Au:

 ma in questo simbolo/quante virt, []

 

 l'uomo, che a chiacchiere /gli quasi ostile,

 dato che subdolo /lo chiama e vile,

 sfida ogni ostacolo, /gramo e infelice

 sudando al solito /sette camicie!.. []

 

 E' malleabile, /duttile l'oro

 ed intaccabile /solo dal cloro;

 e poich sciogliesi /nell'acqua regia,

 di questo titolo /la privilegia: []

 

 Questo la chimica dice. /Io vi dico

 che l'oro l'unico /sincero amico

 ch' d'ogni spirito /l'unica meta;

 che per disgrazia /non l'ha il poeta, []

 

 ch se, al contrario,/ne avesse a iosa,

 certo la chimica.../restava in prosa !

 

 Nella CHIMICA ORGANICA - Versi bi-distillati – pur con quell aria scanzonata dincorreggibile mattacchione – lAutore obbligato allo stretto tecnicismo: dallAcetilene allAspirina, dalla Bakelite al Tritolo; onde, per la complessit dellargomento non resta che ricordare, qui, solo le due pagine dautentica Poesia, rappresentate dalla Prefazione e dal Congedo.

 - Ecco, intanto, la PREFAZIONE

Per correr peggior acqua alza le vele
ormai la caravella del mio ingegno,
che lascia dietro gi mar s crudele.

E canter di quel secondo regno,
in cui si trover pi d'una purga,
lo spirito di vino e quel di legno.

 

La morta poesia qui non risurga,
ch lirismi io non faccio e non ispero
che la mia Musa al bel Parnaso assurga.

 

Io dolci fregi non intesso al vero:
cristallizzata, ho l'anima e, nefando,
un acido mi bolle nel pensiero;

 

e com'altri non fo, che canta quando
l'ispira amor, ma come il Molinari
mi ditta dentro vo significando.

 

Se son li versi miei cotanto amari,
o uom che leggi, e se avverr che spesso
- ahit! - dovrai turarti ambo le nari,

 

non ne ho colpa veruna: ebbi promesso
di completar la chimica e - oh lasso
per questa scura strada io mi son messo.

 

Gi gli elementi, or in rivista passo
gl'idrocarburi e i loro derivati,
a cominciar dal termine pi basso.

 

O miele, o saccarosio, o prelibati
prodotti che nascete da catene
d'atomi di carbonio interminati,

 

addolcite il mio canto! Acetilene,

m'illumini la mente con costanza
la bella fiamma che da te proviene!

 

Alcool feniletilico, fragranza
di gelsomino, e tu, Citronellale,
e tu, Nerolo, magica sostanza,

 con vostro fiato che non ha l'uguale,
coprite il lezzo, qual di pesce sfatto,
che da compagni tristi orrendo sale!

 

O Musa, e tu perdona il rio contatto

di corpi complicati e puteolenti,
nemici del cervello e dell'olfatto.

 

Sii di conforto ai miseri studenti,
anche se gravi e mcabri alchimisti
sospireranno, digrignando i denti.

Ahi, dura terra, perch non t'apristi?

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Ancora due Poesie provocatorie, scelte non tanto a caso.

Nella prima, si evidenzia lantagonismo tra Terroni e Polentoni, tuttora non del tutto superato (si pensi ai cori discriminatori nei confronti di certi tifosi durante le partite di calcio!).

Negli anni cinquanta, peraltro, era normale leggere cartelli come Non si fitta a meridionali, un po dappertutto.

 - Rataplan ! ! !

C' chi ignora che molti "terron"
rinomanza, splendore e fortune
hanno dato alla Patria comune
nella lingua che Dante parl:

Bernardino Telesio, Tommaso
Campanella, il Divino Torquato;

 

e quel Vico, dal mondo acclamato
e quel Bruno che il rogo affront.

Tra i moderni fu Verga terrone
fu terrone anche lui, Pirandello.
E D'Annunzio? Terrone anche quello!

Diaz e Orlando? Terroni anche lor!

 

Tutta gente che a un grande cervello
spesso univa un grandissimo cuor

Senza dir di tant'altri intelletti,
come il sommo filosofo Croce,

la cui grande magnifica voce,
sol da poco venuta a mancar.

 

E i terroni patrioti famosi?
Chi, facendo via Mario Pagano
ricche aziende, ogni grazia di Dio
(e pensar che nemmeno uno zio
ho fra questi in cui posso sperar!)

 

Molti intanto non voglion capire
che sian nati a Palermo o a Vercelli,
gli italiani son tutti fratelli,
assiepati fra l'Alpi ed il mar.

 

Perch dunque insultare il terrone?

Perch dunque dobbiamo dolerci
se, in mancanza di industrie e commerci,

egli ha vinto un concorso statal,
o se in cerca di un povero pane
qui giunto dal suolo natal?

 

Poi si sposa con vostra cugina,
mette al mondo sei figli gagliardi,
e son questi che, nuovi lombardi,
del terrone daranno a pap.

 

Dunque, via quelle scritte dai muri,
d'un sapore grottesco e stantio!!
Zitti l ! ! ! Son terrone pur io,
rataplan, rataplan, ratapl ! ! !

 

 La seconda poesia evidenzia lassurdo che – dopo la caduta del Fascismo – nessuno ammette davere accettato quel regime.

 -  TUTTI ANTI (dopo il 25 luglio 1943)

 Li riconosco: andavano /a tutte le adunate

(camicie nere e ciondoli,/le feste comandate)

 

e in coro, proclamandolo /del divo Giulio erede,

scandivano il bisillabo /con irrompente fede.

 

lo sono mite d'animo, /ho molta comprensione,

e non abbasso il pollice/a guisa di Nerone,

 

con gesto irrevocabile /dannando a morte i vinti,

per soddisfar la fregola/dei pi feroci istinti;

 

n a guisa dei cannibali /vagheggio rappresaglie,

sognando dei miei simili/la carne e le frattaglie.

 

Vorrei, per, che i pavidi/- ed erano milioni -

che in piazza s'adunavano/in tutte le occasioni,

 

contriti, confessassero, /sia pure a denti stretti:

Applaudivamo Cesare,/scuotendo i gagliardetti,

 

incensavamo gl'idoli,/li chiamavamo eroi,

con urli formidabili/- Eja! - gridando e - A noi! –

 

per la pagnotta autarchica /(ce ne cost sbadigli!).

Signori, compatiteci:/abbiamo moglie e figli! .

 

Oppur che dichiarassero, /senza nessun traslato,

spargendosi di cenere /il cranio scervellato:

 

 Credemmo in quelle chiacchiere / con fede e con trasporto.

Signori, perdonateci:/ abbiamo avuto torto! .

 

Invece no; vi dicono /con sdegno e con sussiego:

Non ebbi mai la tessera: / mi spezzo e non mi piego! 

 

 E non trovate un tanghero /che fosse iscritto al fascio,

o urlasse quel bisillabo /che nella penna lascio

 

Per, se (Dio ne liberi!) /ricomparisse l'orco,

con il suo vecchio labaro, /stinto, macchiato e sporco,

 

vedremmo ancora un popolo /plaudire al manganello

e l'aborrita cimice / rimettersi all'occhiello.

 

Perch non c' da illudersi: /questo l'usato stile.

Scrisse un poeta italico: /La nostra patria vile! .

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 Di questo straordinario Poeta vogliamo, poi, ricordare – da Le soste del vagabondo(1925), dove si coglie appieno il travaglio dellAutore, combattuto da sempre tra Scienza e Arte:

 -  Veleno

 Era in sostanza un alchimista e forse 
aveva nel mondo una meta;

 ma per disgrazia un brutto d s'accorse 
che invece era un poeta.

Forse il contrario: era un poeta, un'aurea 
sperduta figura d'artista; 
ma un giorno si distrasse ed una laurea 
lo proclam alchimista. 

Poet, distill, secondo i casi, 
errando, annoiandosi assai. 
Concentr qualche volta acidi e basi, 
ma il suo cervello mai. 

Finch, sdegnato, ruppe le sue bocce 
con tutti i suoi vani reagenti 
e conserv soltanto alcune gocce 
torbide, strane, ardenti, 

che chiam "versi" e versi son pi o meno, 
ma sanno di lacrime amare! 
Le distill lui stesso da un veleno 
che non pot gittare

che giornalmente gli corrode il cuore, 
i nervi, la mente intristita, 
ma ch'egli beve ancor come un liquore

terribile: la Vita...

______________

 

 Trattasi di uno stato precario, che promette niente di buono: il Poeta individua la causa negli anni delle dittature e dei conflitti mondiali, sterminatori di beni e di coscienze, in quel carnaio immane che mai potr cancellare il ricordo dei genocidi e delle atrocit perpetrate.

 N possiamo prendercela con le nuove generazioni, che non ne sono responsabili.

 -  I VERI COLPEVOLI

 Nacquero nell'orrore delle stragi 
scatenate dai grandi della Terra, 
in quegli anni malvagi 
in cui la civilt 

 poteva annoverar tra i suoi pi insigni 
monumenti di gloria i desolati 
cimiteri di guerra 
e i campi di sterminio

 Se pur non li ricordano 
- scomparse poi le orribili rovine -
han sentito parlar dei nuovi Vandali 
ch'ebbero mezzo mondo in lor dominio, 

 ed hanno poi vissuto 
nutrendosi di scandali a catena. 
Forse, bambini o adolescenti appena, 
avevano saputo 

 anche per chi pap faceva il tifo: 
pel fuhrer o pel duce onnipotente... 
E fin da allora, irreparabilmente, 
capirono che il mondo era uno schifo. 

 E noi, sprezzanti, li rimproveriamo 
per certi loro gesti di rivolta, 
pei capelli prolissi e spettinati, 
o per la barba incolta; 

 li disprezziamo, noi 
che facemmo la guerra 
e ci credemmo eroi, 
che tollerammo, apatici e supini, 
Hitler e Mussolini

 

 (peccato che sian morti: 
 
eh quelli s che avevano 
 la barba rasa ed i capelli corti!).

 

               e ripropone lassunto in questaltra poesia, gravida anchessa di disastrosi presagi.

 

 -  LA MALEDIZIONE ATOMICA

Non posso condannarvi, capelloni, 
(a parte quelle zazzere, s'intende, 
e quelle barbe e quelle giacche orrende 
e il gusto delle toppe ai pantaloni),

non vi condanno: il rabberciato mondo 
che vi han lasciato quei cervelli fini 
dei pap vostri (i cari birichini), 

pi che una sporca gabbia, un cesso immondo!

 

Ricordo a molti benpensanti amici 
che, nonostante guerre, dittature 
e tutto un sindacato di sciagure, 
noi fummo, in fondo, giovani felici;

 

l'odio accecava gli uomini, la morte 
era sempre in agguato, inferocita, 
ma la certezza eterna della vita 
ci sorreggeva ancora, assai pi forte.

 

Oggi diverso: nulla pi sicuro 
intorno a noi, da quando la spietata 
maledizione atomica ha mutata 
la faccia della vita e del futuro
.

E sulla terra un formicaio immenso 
traffica, in una nuvola di fumo, 
felice dei suoi beni di consumo, 
senza avvertire un immanente senso

 

di follia collettiva, che c'induce 
ad affrettar lo scoppio d'una bomba 
che al vecchio mondo scaver la tomba 
al lampo d'una bianca assurda luce.

______________

 

 Prima di passare alle liriche pi genuine, simpone, a questo punto, evidenziare come Alberto Cavaliere, inconsapevolmente, si trovi a incarnare quel Vate – invocato da Pascoli e da DAnnunzio – proprio attraverso questa sua rima facile e giocosa: come Trilussa ridendo castigat mores ma, allo stesso tempo, ammonisce e allerta continuamente chi legge sulla china pericolosa, che il nostro pazzo mondo ha imboccato.

 

 Bandendo ogni polemica etico-sociale e ricordando come, quanto stiamo proponendo, non che uninfima parte della produzione del Nostro, rifugiamoci, finalmente, nel clima dinnocente fanciullezza, dove laria si profuma alle pastorali dimbalsamate ciaramelle e il ricordo vola sulle ali del sogno a Giovanni Pascoli, il Poeta delle piccole cose:

 -  Presepe

Forse era notte, ed una notte pura,
perch nel cielo ardevano le stelle,
mentre i pastori con le ciaramelle
guidavano le greggi alla pastura.

 

E come luccicavano quegli astri
di carta d'oro! Intorno, qualche lieve

bioccolo di bambagia: era la neve,
sparsa sui monti; e serpeggiavan nastri

 

d'argento per le valli: erano i fiumi...
Notte; ma dappertutto erano sciami
di bimbi, e lavoravan falegnami
innanzi alle botteghe senza lumi,

 

e vecchiette: filavano davanti
alle capanne, e v'eran cacciatori
nei boschi (coi fucili!...) e mercatori,
e le strade eran piene di viandanti

 

sui muli, a piedi, a dorso di cammello;
e andavan tutti verso un lumicino,
ch'era la grotta di Ges bambino
con la greppia, col bue, con l'asinello...

 

Sorgeva una divina sensazione
di mistero, di pace, di riposo

da quel miscuglio ingenuo e delizioso,
da quel mondo di gesso e di cartone.

 

E in una gioia attonita sommerso
era il cuore del bimbo trasognato...
Le campane suonavano: era nato
colui che disse: Pace! all'universo;

Colui che predic lungo le rive
del bel Giordano e disse: Perdonate
a chi v'offende, a chi v'opprime!
e: date
- disse - a chi chiede, e amate anche chi vive

oltre il confine della vostra siepe!...,
come il vecchio pievano, umile e saggio,
nella chiesetta bianca del villaggio,
ci raccontava, accanto al suo presepe.

Passaron gli anni, quell'azzurro cielo
si rabbui; sull'anima randagia
quei bianchi, lievi fiocchi di bambagia
piovvero in fitti granuli di gelo.

 

Ma quegli astri di carta, quella culla
di fieno, quegli arcangeli di noce
parlano ancora con la stessa voce
che ci commosse l'anima fanciulla,

 

e dicon: Pace ! al trasognato cuore,
dolci come una musica lontana,
e gli fanno capir quanto sia vana
la sua piccola storia di dolore:

 

perch, malgrado tutti i suoi naufragi,
malgrado le sue misere procelle,
vi son nel cielo quelle stesse stelle
che un giorno illuminarono i Re Magi;

 

e fra le stelle, ermetico, tenace,
quello stesso mistero, immobilmente;
e sempre, al mondo, quella stessa gente
con la sua vana, eterna ansia di pace.

 

E tende, illusa, il cuore a questa Buona
Novella, nell'oblio d'una giornata,
la vecchia umanit sconclusionata,
che non d, che non ama e non perdona.

___________

 

 Tutto si rinnova nel mondo!

Lanimo ricomincia a sognare, sboccia la vita, lamore al ritornar della stagion dei fiori, cantata da Poeti e da Musicisti, immortalata da Pittori e da Scultori; ma che – nonostante tutto – suggerisce al Nostro ancora unamara constatazione.

 -  Saluto alla primavera

Che cosa c', nell'aria della sera,
che mi commuove come un canto d'organo?
Note che tu non sai da dove sorgano,
e sono l'inno della Primavera.

tutto e nulla: sono queste case
con le finestre aperte al nuovo sole,
come stupite, sono queste aiuole
parate a festa, queste strade invase

da cascate fantastiche e leggiere
di luce, di profumo, di tepore,
queste donne che mettono nel cuore
un brivido d'angoscia e di piacere.

Donne: le incontro lungo il marciapiede
e un improvviso giubilo m'inonda,
mentre m'annego nella luce bionda,
come un novizio nella propria fede.

Dove correvo gi con tanto zelo?
Ora son cos placido e distratto !
cos dolce accorgersi ad un tratto
che vi sono le rondini nel cielo...

Vedo una gente pensierosa, scura,
che un'ansia incomprensibile divora:
esiste dunque qualche cosa ancra
oltre al sole, alle donne, alla natura?

Passa la gente pensierosa: e i fiori
sboccian lo stesso, vibran d'esultanza,
inconsci dell'altrui dimenticanza;
che rempion di musiche e di odori.

Ed io ritrovo tutte le chimere
pazze e felici dei miei giorni erranti
ed il ricordo degli antichi canti
che scrissi per le stesse primavere,

 

il ricordo d'effimere parole
sussurrate all'orecchio di un'amante

ignota... Oh primavera! E inebrante
perdersi nella musica del sole.

Voglio correr sui campi, ove s'effonde
la melodia di questo cielo mite;
voglio sdraiarmi sulle margherite,
cantando le mie nenie vagabonde.

Penso ch' cos bella una canzone
scritta per gioia, senza, alcun costrutto...
Penso pure, per, che, dopo tutto,
ho un'altra primavera sul groppone!... .

______________

 

 Intanto, anche il Poeta conquiso da ci che ispir a Federico Fellini un suo capolavoro, immortalato dallArte eccelsa di Giulietta Masina e di Anthony Quinn, e che suscita,per, tanta nostalgia e tanta tristezza:

 -  La strada .

Bella la strada ed ha per me sussurri
d'amare inesprimibili: la notte,
canta al mio cuore strane piedigrotte
di nenie lente e di silenzi azzurri.

 

Strade delle citt, diritte, storte,

– citt dell'uomo, che in mattoni e pietre
 
irrigid il suo sogno e nelle tetre
 case si chiuse a meditar la morte –

 

siete il mio mondo: questi strani visi,
li riconosco tutti, ad uno ad uno,
pieni di vita o smunti dal digiuno,
con dentro gli occhi lacrime o sorrisi ;

 

umanit che passa e che si strugge
e si rinnova e va: verso qual mta,
non lo sa il savio, non lo sa il poeta
in cerca di qualcosa che le sfugge...

Va, nell'albe perlate, al suo lavoro,
alla sua pena, stanca e rassegnata,
va verso la sua effimera giornata;
va, gaia e svelta, nei meriggi d'oro;

va, nelle sere che trascinan lente
verso l'occaso l'offuscata luce,
nel sogno che l'avvince e la conduce,
nel sogno della vita, eternamente...

Bella la strada; e in cuor sento la grande,
nostalgia dell'Eterno, quando giro
lungo il suo nastro lucido e sospiro
stelle nel cielo e donne alle verande.

il mio unico mondo: l'infinita
gioia del sempre nuovo; e, purch'io vada,
trovo il mio cuor di bimbo, nella strada
trovo l'infanzia eterna della vita.

 

 Lansia dignoto affascina, seduce, rapisce, e pone lAutore in uno stato di perenne agitazione, un po come londa del mare.

 

 -  Pi lungi

triste spiegare le vele,
pel cuor che non abbia una mta,
ma viva nell'ansia segreta
d'un sogno lontano e crudele.

 

Qual voce, dall'ombra, m'incta
pi oltre, pi oltre? La notte
l, cupa, sorda, che inghiotte
la luce del giorno, la vita.

Ma verso quell'ombra che, infine,
frenetico il cuor si protende
quell'ombra, al mio sguardo, s'accende
di luci malvagie e divine.

 

E spezzo le dolci catene,
e, solo con l'anima mia,
riprendo l'inutile via,
cercando il chimerico bene,

 

 sognando i miei sogni perduti,
 piangendo la vita che spreco,
 portando nell'anima un'eco
 di dolci poemi incompiuti.

______________

 . Il quotidiano toglie entusiasmo, aspirazioni, forse, la stessa voglia di vivere! E il Poeta vorrebbe essere trasportato in un paese lontano da Tutto e da Tutti: in una dimensione nuova, sconosciuta al tran tran quotidiano.

 -  Monotonia

Sono anni ed anni che puntualmente,
ligio a un dovere che mi s'impose,
incontro sempre la stessa gente,
ascolto sempre le stesse cose;

 

che, prigioniero della mia vita,
sogno la fuga come un forzato
e senza tregua cerco un'uscita,
con l'ossessione d'un forsennato.

 

Sono ormai stanco di queste vie,
di queste piazze, di queste chiese,
di queste vecchie malinconie
che son la gloria del mio paese:

 

di questo sole cos fulgente,
di queste mura cos famose
e, sopratutto, di questa gente,
che dice sempre le stesse cose

 

Oh!, dileguarsi, fuggire altrove,
senza una mta, per non tornare ;
andare in cerca di cose nuove ;
dimenticato, dimenticare:

 

in una terra qualunque sia,
per, soltanto, molto remota,
di cui non sappia la geografia,
di cui la lingua mi resti ignota ;

 

dove sia freddo, dove ci piova
per, soltanto, che io non capisca
se mi si chieda: come si trova?
o se all'inferno mi si spedisca.

 

Poter girare per ore intere
senza un incontro: felicit!

Poter uscire tutte le sere,
n domandarsi dove si andr.

 

Non avvertire questo tiranno
che chiaman tempo, vecchio barbogio,
che ti sta addosso come un malanno,
ma fare a meno dell'orologio,

 

ed ingannare l'ore distratte,
e viver, solo, perch... chi sa !...

perch c' un cuore, dentro, che batte
e che, un bel giorno si fermer.

 

E allora scender nel nero suolo,
senza mendaci cerimoniali,
senza aver dietro tutto uno stuolo
di dilettanti di funerali,

 

senza che ancra, tenacemente,
dietro un ingombro vano di rose,
debba seguirti la stessa gente,
che dice sempre le stesse cose
...

______________

 La vera dimensione rigeneratrice pu realizzarsi per solo, forse, nella vita dei campi, dove – con le voci della Natura – luomo si ritrova in simbiosi con il Creato e coglie le suggestioni e gli incanti tanto cari a Leopardi, a Pascoli, a Carducci.

 -  Campagna

Il mattino stupito apre le ciglia
sul mondo: un dolce mondo da presepe,
col pastore, col cane, con la siepe,
ed il ruscello, e il nido che pispiglia.

 

E un'attonita calma nelle cose
intorno. Guarda ! Avevi mai veduto
cos da presso il sole? , il suo saluto,
per noi soltanto e per le nostre rose...

 

Un bacio... Un altro... Come pi leggero
il nostro cuore! Oh le citt lontane!
Qui, qui la vita, con la pace e il pane...
Cara!... Ma, dunque, esistono davvero

 

le donzellette con le lor canestre,

i contadini con le loro mucche?...
Un bacio ancra!... E l, guarda le zucche
sparse sull'aia, appese alle finestre...

 

E scopriamo, felici, un mondo nuovo,
pi tranquillo, pi semplice, diverso
dal nostro vecchio mondo. Oh senti! E' il verso
della gallina che ci annunzia l'uovo...

 

Ora sui campi grava la calura
immota, afosa. Ma l'odor del fieno
cos aspro e cos buono, pieno
del sacro senso della terra pura.

 

Un canto uguale, prepotente scroscia
nell'aria con un tremito sonoro:
son le vecchie cicale. I frutti d'oro
ondulano alla luce nell'angoscia.

 

Dell'abbondanza: fichi ed albicocche,
dai pingui rami, cedon la dovizia

della loro dolcezza alla letizia
avida e fresca delle nostre bocche.

 

E le farfalle batton l'ali al sole.
Ed al mio cuore tu sei pi vicina,
come il fiore alla terra; e pi divina
la fragranza delle tue parole.

 

Una nube si sfalda, esile, pigra,
ed come una vela e ci conduce
verso orizzonti d'infinita luce,
ove beato il nostro sogno emigra.

 

Ed il cielo e la terra hanno una sola
anima, che s'effonde in un concento
solo... Vedrai, stasera, come lento
sar il tramonto d'oro e di viola !

 

Ed in che modo sar giunto? Intorno,
uno stormir di fronde un po' pi grave,
un alito pi fresco, un pi soave
fruscio nell'ombra, ed finito il giorno.

 

Accende il suo lumino ogni capanna,
e la notturna sinfonia dei grilli
s'alza nell'aria, mentre coi suoi squilli
la campana ci fa la ninnananna...

 

Qui resteremo. Nelle lente sere
passeggeremo soli lungo gli ampi
filari, mentre fievole sui campi
morir l'eco delle sonagliere...

 

Perch m'illudi, tenero e supremo
sogno di pace e di malinconia?
Domani sentir la nostalgia
delle citt lontane. E partiremo!

______________

 Con il richiamo alla Natura, ecco poi linvocazione alla Musa, che, tuttavia, non pi quella della beata giovinezza.

 -  Musa

O mia povera Musa, / venivi allimprovviso

col tuo dolce sorriso /di giovinetta illusa;

 

baciavi sulla gota /il pellegrino stanco,
gli camminavi a fianco /lungo la strada ignota.

 

Stavi col suo dolore /come una pia sorella,
quando nella sua cella /il livido chiarore

 

dunalba fredda e infausta /lo trovava spettrale,
curvo sul capezzale /della sua fede esausta.

 

Poi lanima smarrita /cerc conforto altrove,
chiese lusinghe nuove /alla fuggente vita

 

Oggi ho nel cuore insonne /non so qual tedio amaro;

e tutto odio: il danaro, /la poesia, le donne.

 

Il tempo mi solfeggia / una spietata fuga;
gi qualche lieve ruga /pel volto mi serpeggia ;

 

lonta della calvizie /la mia chioma minaccia
Ah, corsi di te in traccia, /chiesi di te notizie,

 

per ritrovar me stesso, /trovando te! Lontano
ti ricercai, ma invano, /invano, invano Adesso,

 

io, fra la gente seria, /vivacchio alla giornata;
in cenci, abbandonata, /spinta dalla miseria

 

obliqua, che disanima /le derelitte fedi,
tu batti i marciapiedi /nei vicoli dellanima!

 .


 Ma – a riaccendere entusiasmo e a fare tornar la speranza – non cՏ, n pu esserci, che un unico amore, un solo sentimento – che non conosce ostacoli – e per cui non ci sono barriere; il pi bello, il pi sacro: lamore materno! E son versi dolcissimi, per i quali non occorre essere Poeti!

 

 -  Il mio bambino

Quando bacio sul volto il mio bambino
ed egli mi sorride e m'accarezza,
io capisco perch tanta dolcezza
si spande dalla luce del mattino.

 

Mi parla, e so perch tanta beata
musica nelle foglie e perch l'onde
sussurran melodie cos profonde
al cuore della terra trasognata;

 

e capisco perch la primavera
cos bella e perch c', nel sole,
tanto calore e nelle mie parole,
talvolta, tanta musica leggera.

 

E so da dove giunga alle sue ciglia
il sonno: da un fantastico villaggio
di fate azzurre, dove un dolce maggio
canta la sua divina meraviglia.

 

Non , il suo mondo, che una fresca gloria
di sogni: sulla via dei suoi pensieri
passan cantando alati messaggeri
di re sublimi, che non hanno storia.

 

Per ore ed ore, su una spiaggia estiva
pu trastullarsi, pensieroso e grave,
con un fuscello, in cui vede una nave,
che solca mari che non hanno riva.

 

Per il mio bimbo, il tenebroso mare,
dov'io cerco con ansia sotto l'onde

il tesoro promesso, non nasconde
che ceruli sorrisi e nenie care.

 

E s'egli piange - piange, anche, se accada
che una spina lo punga - cos lieve,
per, quel pianto: come il sogno breve
d'un mattino bagnato di rugiada...

 

O bimbi, aurore nitide e fugaci,
sola belt del giorno della vita,
bimbi, che offrite al mondo che v'invita
l'anima inconscia e la boccuccia ai baci;

 

per cui si trovan facili e divine
menzogne, n mistero nelle stelle;
per cui le cose pi geniali e belle
son le farfalle, i fiori e le mammine,

 

sembran vuote le case ove gli amori
non benedite voi: le avvolge un velo
di lutto e di tristezza, come un cielo
senza stelle, un giardino senza fiori... . . . . .

__________

 

 Intanto, la Ruota del Tempo continua a scorrere inesorabile, tracimando uomini e cose, e un Poeta – e il Nostro lo indubbiamente,– non pu non coglierne il senso.

 Ci troviamo, cos, incatenati tra il Carpe diem di oraziana memoria ed una sorta di Tempo Perduto alla Proust.

 La ricerca di Proust, tuttavia – almeno allinizio - anche speranza e promessa di felicit, cosa che, purtroppo, non riusciamo a cogliere in questo sonetto:

 -  Il tesoro

 Perch, perch nella snervante attesa
d'un sovrumano giorno, d'un'aurora
che non sorger mai, non ho compresa
la bellezza indicibile dell'ora

 

 che fugace passava? E si scolora
la dolce giovinezza, ah vilipesa,
non vista! E gi, nel cuor che si disfiora,
l'incubo della grande ombra mi pesa.

 

 Sento quasi sfuggir dalle mie dita
il tesoro dolcissimo e stupendo
che per due volte non d mai la vita;

 

 e sulla mano ch'oggi avida tendo,
non cade che una foglia inaridita
dai primi geli e che alla terra rendo.

 

 Per non farci vincere dalla nostalgia e dal pessimismo – sempre presenti, nonostante le apparenze –, torniamo, allora, allo scanzonato e originale umorismo di questo grande Poeta meridionale, che ci rivela, sorridendo – come cennammo – quanto si pu ricavare (stima anni Trenta) dal cadavere di ciascuno:

  -  Il corpo umano


Ecco un'analisi / non troppo amena,
che ha fatto un macabro / dottore a Jena:

preso un cadavere, / l'ha decomposto,
con molto scrupolo / stimando il costo.

 

L'ossa forniscono / tanta calcina
dal far l'intonaco / d'una cucina,

 

e si ricupera / tanta grafite
da far al massimo / cento matite.

 

I grassi abbondano / - strano contrasto! -
pure in chi solito / saltare il pasto.

Da tutto il fosforo, / piedi compresi,
al pi ci scappano / mille svedesi,

mentre distillasi / dal corpo vile
d'acquapotabile / tutto un barile.

Il ferro in minime / tracce, di modo
che non ci fabbrichi / neppure un chiodo:

fatto stranissimo / perch da vivi
di chiodi, in genere, / non siamo privi.

Ma ci che supera / le previsioni

 pi catastrofiche / sono i bottoni;

ne ottieni un numero / fenomenale,
s che un legittimo / dubbio t'assale:

fece l'analisi / quell'alchimista
sopra lo scheletro / d'un giornalista?

Volendo vendere / questi elementi
ai poco modici / prezzi correnti,

 

ci si ricavano / venti lirette:
alcune scatole / di sigarette!

 

Che cifra misera! / Solo conforto,
se si considera / che l'uomo morto,

 

oscuro o celebre, / ricco o pezzente,
sciocco o filosofo, / vale ugualmente.

 

Ed ridicolo, / in fondo in fondo,
che, mentre vivono / su questo mondo,

 

si dian cert'arie / tanti mortali,

se poi gli scheletri / son tutti uguali!

______________


 A bilanciare la valutazione di cotanto esperto, ci sia consentito, per, chiudere con la pagina dautentica Poesia, con cui lAutore licenzi il secondo volume della sua CHIMICA ORGANICA (Versi Bi-distllati - 1929) quando chi scrive, si affacciava alla vita, in un mondo che, anchegli ormai, non sente pi suo.

 

  -  CONGEDO

A che tentai la chimica snervante,
le formule accordando su la cetra?
Speravo forse di trovar la pietra
filosofale? di scoprir diamante?

 

Diamante mi son gli occhi delle belle
innamorate: inutile tesoro,
che mi sorride e non mi tenta! E l'oro...
Conosco solo l'oro delle stelle,

 

che troppo lungi per i miei bisogni!
E l'anima soltanto se ne sazia,
se in cerca di fantasimi si spazia
pei cieli, nelle notti dei miei sogni

 

Quanti veleni studiai profonda-
mente! E un veleno non ho mai trovato
che uccida il dubbio, o un solo preparato
che ossigeni la fede moribonda.

 

Chimica astrusa, dunque, a che mi servi?...
Glielo dicevo: - Babbo, ve lo giuro,
perdo quattr'anni... - Almeno, il tuo bromuro
fosse capace di calmarmi i nervi!

 Ah via, provette ed acidi! Via, via,
 
arida scienza! E lasciami soltanto
 
un bel crogiuolo, ch'io vi fonda in canto
 il piombo della mia malinconia!...
.

________

 

2 Parte - A PROPOSITO DI CAVALIERE

 

Dopo avere – nella prima parte – introdotto il discorso su questo eccezionale e colto Poeta del nostro tempo, mi piace ricordare come Alberto Cavaliere non rappresenti per me la scoperta di oggi, poich (pur non avendo avuto la fortuna di conoscerlo di persona) ne ho apprezzato il valore e la vena umoristica sin dagli Anni Cinquanta, quando un amico di famiglia mi mostr la sua chimica in versi, lasciandomi oltremodo ammirato e attratto dalloriginale lavoro.

Continuai a seguirlo dalle riviste sulle quali scriveva; e ricordo ancora quando – al grido di Pape Satn, Pape Satn– fece dire a Sommo Padre Dante (indignato per lattentato al suo monumento in quel di Trento) che forse sarebbe stato meglio fare il terzino (di Calcio) anzich scrivere la Commedia in Terzine ; o quando, nel 1958 – anno di Volare e della Legge Merlin – scrivendo delle pi belle PAROLE BELLE, fece rivelare da Modugno il segreto del suo successo (prendendo il popolo pei fondelli Blu), mentre evidenziava le perplessit di Una di quelle su come avrebbe potuto vivere in avvenire, costretta dalla legge al culto della bellissima Castit.

La vita, poi, mi port altrove: impiego, lavoro, famiglia, con tutte le implicazioni connesse. Alberto Cavaliere sembr, cos, cancellarsi nella memoria, fino a quando – raggiunta la sospirata pensione – potei riappropriarmi di tutto il mio tempo e tornare, finalmente libero, alle occupazioni di un tempo.

A quel punto, il progresso tecnologico, lInformatica e le infinite risorse di Internet resero accessibile limponente produzione del Nostro, finito tragicamente, come detto, nellottobre del 1967, in quel di Sanremo.

Oltre a LA CHIMICA IN VERSI (Inorganica del 1921 e Organica del 1929) ecco, cos, tante altre belle creazioni, che – grazie alla paziente sagacia di qualche fedele cultore [1]– ho potuto, finalmente, anchio conoscere ed apprezzare.

E – dato che dovere del ricercatore anche quello di far godere dei tesori scoperti – ne rendo volentieri partecipe chi avr la voglia e la pazienza di leggermi.

* * *

 Tra le numerose pubblicazioni di questo grande Poeta, mi capitato, tra laltro, LA PAROLA A ALBERTO CAVALIERE, donde attingo, iniziando con una curiosa constatazione.

 Da che mondo mondo ci si affanna a sostenere che la VERITA deve essere Regola dellumana convivenza, e tutti gli studi – giuridici e non – tendono a confermare lassunto.

 La stessa fonte dellUmana Giustizia basata sulla ricerca della verit: la funzione del Giudice trova la ragione dessere proprio in tale ricerca; chi non dichiara la verit mendace, condannato a pena, sovente da scontare in galera.

 Chi scrive – per conseguir la sua laurea – discusse, molti anni or sono, proprio della Falsa testimonianza in Diritto Penale.

 Pirandello ne fece argomento di una nota commedia,[2] secondo cui essa ha sfaccettature non sempre facilmente identificabili. E lo stesso Manzoni soleva affermare che la Verit non sta mai da una parte sola, atteso che ciascuno va sventolando la parte, che possiede.

 Alberto Cavaliere ci offre addirittura lElogio Della Bugia: n possiamo prendercela con lui, se molte barzellette sono basate sulla raccomandazione ai bambini di dire sempre la verit quando – poi – noi grandi veniamo puntualmente colti in flagrante proprio da loro. Trilussa ne ricava, addirittura, una specie di arlecchinata [3], molto gustosa e significante.

Cavaliere prende spunto dallusanza dindire ogni anno a Chicago un congresso per conferire.

 -  a qualche illustre fesso
 il titolo di re: re dei bugiardi .

 

Non uno scherzo, oh no! Gli Americani
valorizzan cos quella menzogna
che i benpensanti mettono alla gogna,
ma ch' alla base dei rapporti umani.

 

questa la virt fondamentale
che, con la facolt della parola,
il sommo Dio, che affanna e che consola,
conceder volle al misero mortale.

 

 Ed, appartiene, la virt ch'io lodo,
 soltanto a noi: la bestia non mentisce

 (ed forse per questo che finisce
 
cos spesso al macello o in malo modo !...)

 

 Mentre la verit semplice e nuda,
 
senza un ricamo, senza una cornice,
 pesa ed opprime, l'uomo pi felice
 quando pietosa una bugia lo illuda.

 

E se la farsa umana, arida e trita,
non conoscesse questa scappatoia,

non sarebbe soltanto una gran noia,
ma addirittura un baratro la vita.

 

Che... buio e che silenzio in un salotto,
bandendo dai discorsi ogni bugia !
Vada all'inferno la diplomazia!
I giornalisti facciano fagotto!

 

E irreparabilmente, in un baleno,
anneghi il furbo, che rimane a galla
solamente cos, perch le sballa
meglio degli altri; ch, chi pi chi meno,

 

le sballan tutti, e l'uomo di parola,
il puritano austero ed impettito,
quando sostiene: Non ho mai mentito ,
mentisce in quel momento per la gola.

 

Immaginate la tragedia immensa
di un infelice, che si veda spinto,
sotto l'impulso di un malvagio istinto,
a spifferare tutto ci che pensa;

 

o di una donna, che non possa fare
affidamento sulla fantasia,
per cui, grazie a una piccola bugia,
regna la pace intorno al focolare!...

 

S'evitan tanti guai quando si sa
cacciare una bugia dove bisogna.

Sia benedetta, dunque, la menzogna,
ch' la salvezza dell'umanit
.

* * *

Insieme a questo elogioecco ancora chicche di varia natura, come lINNO AL GRANO, lINNO ALLE MOSCHE e LA  VERITA SULLE FORMICHE: non tanto bizzarri, tuttavia, se si considerano senza pregiudizi.

Dinanzi alla prospettiva che il Progresso possa portare alla sostituzione del cibo con pillole nutritive, lAutore leva, poi, la sua voce a celebrare il divino chicco, che da sempre sfama con successo lUmanit.

 -  Cos, nell inno al grano:

Le arcane pillole /dell'avvenire
saranno comode, /non c' che dire,

ma certo il vivere /sar un mortorio...

Al malinconico /laboratorio,

che un commestibile /piuttosto gramo
promette ai posteri, /noi preferiamo

questo miracolo /biondo e sublime,
che dai suoi visceri /la terra esprime:

potenza mistica, /seme fecondo,
eterna ed unica /leva del mondo!

Sogno dell'umile, /gioia del ricco,

poema magico /chiuso in un chicco, (che)

con metamorfosi /strane dispensa
i pi gradevoli /doni alla mensa:

Dalla domestica /plebea lasagna
all'oligarchico /pane di Spagna.

Da te provengono / quegli spaghetti
che sono l'incubo /di Marinetti;

dal genio candido /della farina,
- di te, purissimo, /figlia divina –

Nasce col lievito /quella pagnotta
per cui si tribola, /per cui si lottano

solleva subito /le fronti stanche;
sereni gli uomini /rende, quand'anche

rinunziar debbano, /o bene o male,
al companatico /dell'ideale.

 

* * *

Dopo il panegirico a questo vitale prodotto, con linno alle mosche, ritroviamo il mattacchione di sempre, capace di comporre versi di un lirismo assoluto, ma che non rinuncia alla sua satira gustosa, appena se ne presenta loccasione:

 -  Quando col sole e le margheritine

la nuova primavera il cuor ci allieta,
s'affretta a salutare ogni poeta
le vecchie rondinelle pellegrine.

Ma se, finite le giornate fosche
del lungo inverno, spensierate e snelle
tornan dal mar le dolci rondinelle,
nel giugno, invece, tornano le mosche.

Ebbene, non un canto, non un'ode
all'importante dttero, all'araldo
dell'estate ingannevole
, del caldo,
di cui l'umanit, sbuffando, gode!

Riparo all'ingiustizia ed in sordina
gli rivolgo il mio canto e il mio pensiero
ben ritornato dittero leggero
ben ritornata, mosca pellegrina.

Giunta da dove? Ti ritrovo, a un tratto,
ronzante ai vetri della mia finestra,
o naufraga in un piatto di minestra,
che rimando in cucina esterrefatto.

 Salti al naso dell'uomo pi irascibile,
 
assaggi tutto, voli in ogni parte,
 sui quadri, sulle stoffe, sulle carte,
 lasciando la tua cifra inconfondibile.

E se le rondinelle in primavera
portan la loro grazia e i loro trilli,
porti anche tu qualcosa: i tuoi bacilli;
porti il tifo, il carbonchio ed il colera
.

E mentre scrivo, il tuo ronzio di sfida
volteggia audace intorno alle mie mani.
Salve, gentile dittero !... Domani
acquister la carta moschicida
.

______________

 

 Quale Uomo di scienza – nel lodevole intento di far luce su tante false convinzioni –, ecco, poi, cosa rivela, dopo millenni di menzogne e di fantasie:

  -  La verit sulle formiche: []

 Fra le massime pi antiche, /una, alquanto singolare,
 ci esortava ad imitare /le saggissime formiche.

 

Tutte dedite al lavoro, /silenziose ed ordinate,
le formiche fan tesoro /dei bei giorni dell'estate;

con tenacia eccezionale /si provvedon per l'inverno,
noncuranti dello scherno /delle querule cicale,

 

non corrose dalla tabe /della subdola ambizione:

tutte queste erano fiabe /che beveva il credulone ;
perch adesso, se Dio vuole, /un filosofo scienziato
finalmente ha smascherato /queste ipocrite bestiole
.

 

 L'uguaglianza del lavoro? /Se coi metodi pi ignavi
 incoraggian fra di loro /il commercio degli schiavi
  un ammasso d'usuraie, /di predoni delinquenti,
 
di regine prepotenti /che divoran le operaie.

 

Han le leggi pi immorali, /pi malefiche, pi storte:
senza tanti tribunali, / la ragione del pi forte
e gli aculei pi potenti, /le mandibole pi salde
han diritto a celle calde /ed a cibi succulenti.

 

Dn la caccia ad un insetto,/che secerne un succo immite
ch'ha su lor lo stesso effetto /che sull'uomo ha l'acquavite:
con ignobili mercati, /qualche volta, al produttore
del terribile liquore /dnno in cambio i propri nati
.

 

N per esse il troppo stroppia: /in moltissime trib,
una femmina s'accoppia /con sei maschi ed anche pi;
ed in barba alla morale /certi comodi mariti,
pur di fare i parassiti, /incoraggiano il rivale...

 

 Sono poi cos voraci /e tra lor cos nemiche,
 
che talvolta son capaci /di mangiarsi tra formiche,
 cos forte l'odio!... E poi /si vorrebbe che la gente
 le imitasse ! Ma evidente: /le formiche imitan noi

 

* * *

Appartiene alle Satire politiche lELOGIO DELL'IGNORANZA – del 1926 –, con la gustosa e tragica carica umoristica, destinata allepoca in cui fu composta.

 Qui, ce nՏ per tutti: per il filosofo Benedetto Croce, per il gerarca Roberto Farinacci – al tempo segretario del Partito Nazionale Fascista – e per lo stesso Duce, reo di avere limitato troppo la Libert:

  -  Ho ascoltato un discorsone /che mi ha molto entusiasmato:

 Benedetto liquidato /con l'astrusa erudizione.

 E sentendomi giocondo, /spiritoso e intransigente,

 lodar voglio apertamente /tutti gli asini del mondo.

 

 Il padrone [4] ci ha avvertiti, /con la solita burbanza,

 che l'Italia n'ha abbastanza /di filosofi eruditi:

 per l'impero degli stracci /baster pi che ad usura

 la dinamica cultura /del guerriero Farinacci. []

 Viva il duce tutto far /che i filosofi non vuole!

 Se abolissimo le scuole, /come usavano gli zar?

 Ch se, quando lo s'imbroglia, /l'ignorante non capisce,

 non appena s'erudisce, /mangia subito la foglia

 

 e, per legge, a perdifiato /pur gridando contro Croce,

 dir, forse, sottovoce: /- Mussolini m'ha fregato!

______________

 Da incontri con gli eroi del nostro tempo, consideriamo, ora, la pietosa descrizione de

 Il Pensionato Statale:

  -  L'ho incontrato ai Giardini. Era un omino

 pallido, smunto, con lo sguardo assente;

 attraverso il vestito trasparente

 gli si contavan l'ossa, poverino.

Magro, sparuto; ai piedi (o mi sembr?)

aveva le ciabatte di Charlot.

 

Dapprima mi guard con diffidenza,

quando gli dissi ch'ero un giornalista;

ma dopo mi concesse un'intervista,

dicendomiSia breve, abbia pazienza;

ho poche forze ed il parlar mi nuoce,

per cui mi tocca risparmiar la voce .

 

Mi chinai su di lui rabbrividendo:

sentiva di cadavere... In un soffio:

Io son , mi disse, il cavalier Scartoffio,

pensionato statale Ora comprendo! :

gli strinsi con la massima cautela

la mano, gialla come una candela.

 

E dica, come mai non ancor morto?.

Che cosa vuole! Il caro-funerale....

E come passa il tempo?. In generale,

leggo il Conte Ugolino e mi conforto;

pensi che, nonostante i miei sbadigli,

non ho mangiato ancor nipoti e figli!.

 

Una gran forza d'animo la sua!

Si parla dei digiuni memorandi

fatti dalla buon'anima di Gandhi,

che al suo confronto stato un Gargantua...

Gli chiesi: Posso offrirle uno spuntino?.

Grazie, ier l'altro ho preso un cappuccino.

 

Ci facciamo due passi?, Euna parola,

caro signore!. E dica, in che partito

milita?. Apr le labbra il denutrito,

ma la risposta, ohim, gli mori in gola,

e per farsi capir pur senza voce,

tracci nell'aria il segno d'una croce.

 

Ora spira!pensai; ma in quel momento,

vedendo un gruppo d'uomini ribelli

che passavan di l con dei cartelli,

Pace e giustizia, Alloggio e nutrimento,

Il pane ai pensionati e cosi via,

In lui si ridest qualche energia.

 

Si scosse dai suoi squallidi pensieri:

Presto, m'aiuti a sollevar le braccia!.

L'aiutai: fece un gesto di minaccia:

Assassini!, grid. Filibustieri!

Nemici delle patrie istituzioni!

Porci ! Venduti!, e cadde gi bocconi.

 

* * *

 A INCONTRI CON GLI EROI DEL TEMPO ANTICOin sesta rima, e a SOSTE DEL VAGABONDO  appartengono AmletoOtelloI Promessi Sposi e Madama Butterfly, trascurando La Signora delle camelieIliade, Dante e Beatrice, Francesca da Rimini, Don Chisciotte, Tartarino di Tarascona, I dolori del Giovane Werther, Ventimila Leghe sotto i mari, Robinson Cruso, Tosca e Bohme, le quali – pur riproducendo, fedeli, le trame dei romanzi e delle opere cui sono ispirati – non presentano considerazioni particolarmente degne dessere citate.

 -  Cominciamo, cos, da amleto:

 Un giorno Amleto nel suo castello

 vede lo spettro del padre amato,

 che gli rivela: M'ha avvelenato

 quel farabutto di mio fratello

 

 Nel dolce cuore del giovanetto,

 un dubbio atroce gli cova in petto;

 ed egli insorge contro ogni affetto,

 spregia la gloria, sdegna l'amore.

 

 Simula pure dinanzi a Ofelia,

 la pia fanciulla che ha tanto amata.

 Quando la incontra sulla sua via,

 la tratta solo a teschi in faccia

 

 Il fosco prence le ammazza il padre,

 gran ciambellano del Re suo zio;

 e l'orfanella, gi senza madre,

 si getta in acqua volando a Dio.

 

 Amleto (ESSERE oppur NON ESSERE?)

 nell'incertezza trafigge tutti;

 Nel cimitero poi si diverte

 a intervistare l'affossatore,

 

 fra un brano e l'altro, fredda Laerte;

 il Re s'abbatte; lui stesso muore;

 l'iniqua madre rimane inerte ...

 Si salva il solo suggeritore.

 

 -  Ed ecco otello:

 Dopo che Otello - regolarmente –

 dom l'orgoglio del mussulmano,

 fu dal Senato repubblicano

 mandato a Cipro come reggente.

 Cassio era il fido luogotenente,

 Jago l'alfiere del capitano, []

 

 Jago era uomo pieno di fiele,

 che odiava il capo, nonch il compagno,

 e che credeva, bieco e grifagno,

 nella potenza d'un dio crudele, []

 

 Tolse a Desdemona un fazzoletto

 che il nero sposo le avea donato,

 e fece in modo che poi trovato

 fosse di Cassio vicino al letto: []

 

 E in una notte di frenesia

 il cimitero si popol;

 la sposa disse l'Avemaria,

 lui col guanciale la soffoc

 (che brutta cosa la gelosia!):

 Come sei pallida!, indi esclam

 

 Ma quando seppe del vil tranello,

 le pie memorie fra s rivisse,

 maled Jago, poi si trafisse

 presso l'amata, con un coltello.

 

 Io penso adesso: se a causa, solo,

 d'un fazzoletto sia pur di pregio,

 uno commette tal sacrilegio

 pei bassi intrighi d'un tristanzuolo,

 sterminerebbe, per un lenzuolo,

 di giovinette tutto un collegio.

 

 -  Veniamo, ora, a i promessi sposi:

 E un maestoso romanzo-fiume

 che - son gi cento vent'anni buoni ­

 scrisse, non privo d'un certo acume,

 il milanese Sandro Manzoni.

 

 La sua sfortuna fu questa sola:

 ch'esso divenne libro di scuola,

 Ebbe un successo stupefacente:

 oggi non restan che pochi brani,

 

 sia per il fatto che ormai la gente

 legge soltanto gli americani,

 sia perch il frutto d'una morale

 che al tempo nostro s'adatta male.

 

 Quanti fastidi, Lucia Mondella,

 pur di sposare quel tessitore!

 Tutto, vezzosa contadinella,

 perch facesti gola a un signore,

 che disse a un prete poco esemplare:

 Quel matrimonio non s'ha da fare .

 

 Sfuggita al bruto che ti voleva,

 ti rifugiasti presso una suora,

 che, sciagurata, se l'intendeva

 coi pi famosi gangsters d'allora:

 fosti rapita (quanti spaventi!)

 da una masnada di malviventi.

 

 Chiusa dapprima dentro un castello,

 dopo trionfasti, come si sa,

 solo assistita da un fraticello

 e dalla fede nell'onest,

 e desti a Renzo saggi consigli,

 la pace e, credo, dodici figli.

 

 Se al giorno d'oggi tu fossi il sogno

 od il capriccio d'un don Rodrigo,

 oh, non avrebbe, costui, bisogno

 d'architettare quel bell'intrigo,

 mettendo in mezzo l'Innominato,

 che far ammenda del suo passato.

 

 Ma ti direbbe, semplicemente:/

 Ho un palazzotto ch' un vero amore:

 vieni a trovarmi, senza dir niente

 n al Tramaglino n al confessore.

 Cosa vuoi farne di quel plebeo,

 che non pu darti l'Alfa Romeo?

 

 Aver gioielli, pellicce, vesti,

 villa sul lago, cambiar destino...

 Lucia Mondella, tu pianteresti

 quello spiantato di Tramaglino;

 a don Rodrigo diresti:  Si  ,

 ed il romanzo morrebbe qui.

 

 -  madama butterfly – che a Puccini ispir una delle sue Opere pi commoventi (basti per tutti il famoso Coro a bocca chiusa) – , poi, certamente antiamericana, anche se le promesse dei marinai sono, in fondo, le stesse sotto qualsiasi bandiera:

 

 Un ufficiale della Marina

 americana, molto gioviale,

 sogna una bella giapponesina

 diciassettenne, sentimentale.

 Un paraninfo  gliela combina:

 segue un'allegra festa nuziale.

 

 Ella rinnega per lui, serena,

 l'antica fede dei samurai;

 per lui parte: Mi rivedrai,

 o mogliettina, fior di verbena.

 Ma i giuramenti dei marinai

 son frasi scritte sopra la rena []

 

 Un d, ritorna la bella nave,

 su cui c' l'uomo del suo destino:

 ella lo attende col suo bambino

 e col suo canto triste e soave;

 teso lo sguardo, di sonno grave,

 attende invano fino al mattino.

 

 Dopo una notte tutta sospiri,

 esulcerata dall'abbandono,

 avvolto il corpo del suo kimono,

 la sventurata fa karakiri.

 Gli americani (niente di buono!)

 giocano sempre dei brutti tiri...

 

 Possiamo trarne questa morale:

 per quanto ricco come re Mida,

 per quanto sembri che vi sorrida,

 l'americano vi concia male.

 Attento, Alcide [5], ch in generale

 fa karakiri chi a lui s'affida!

______________

 Da telecronache rimate, Edizione Rai del 1956, ecco ancora altri Elogi ed Inni, non tutti, per, decisamente in chiave umoristica.

 -  Come ne l'elogio del cane

 Non amo quelle sterili signore
che
si stringono al seno un cagnolino []

 e, se ne han due, per colmo d'idiozia 
dicon come Cornelia: I miei gioielli.

Ma lodo il cane serio, che s'impone 
per fedelt, per fiuto e per bravura: 
quello che nel libro di lettura 
moriva sulla tomba del padrone; []

Che, dalla pi remota antichit,
se il classico somaro, ottima bestia,
invent la pazienza e la modestia, 
fu il cane ad inventar la fedelt.

Noi, fatalmente pessimi fedeli,
siamo dei suoi mediocri imitatori

e invano per lo pi, vecchi impostori,
giuriamo fedelt sugli evangeli. []

 

 No, no, son bravi i cani: hanno del cuore,
conoscon la virt del sacrificio.
Non dar mai del "cane" a un capo-ufficio,
non dar mai del "cane" a un creditore
.

 

 -  Quindi, linno al cavallo: []

 

 che fra le bestie /fu la pi nobile, 
 
mentroggi
vittima /dellautomobile. []

 laddove lasino /va sempre avanti
 e non macchina /che lo soppianti
[]

oggi sannovera /fra le anticaglie,
lungi alla polvere /delle battaglie. []

oggi, col brivido / dellautostrada, 
chi pi lo calcola? /chi pi gli bada?

Trascina al massimo, /sparuta rozza, 
qualche superstite /vecchia carrozza,

e spesso, allangolo /di qualche piazza, 
fa dire al pubblico: / Ora stramazza! []

 

Con tanti triboli, /senza rancore, 
pur se cadavere /lavr il trattore

(che, proclamandolo /carne di manzo, 
con vaghi intingoli /lo serve a pranzo), []

 

Ma benemerito /sopra ogni cosa, 
perch in unepoca /calamitosa,

mediante un numero /tirato a sorte, 
esso pu schiuderti /tutte le porte

 

ed in un attimo /fa ricco un uomo, 
correndo rapido /su un ippodromo.

Perci benevolo /verso il cavallo, 
luomo suol metterlo /sul piedistallo

 

* * *

 -  Nella serenata all'oscuro "girino elogia infine,, nelle corse ciclistiche, lopera meritoria del gregario, che definisce ultimo Don Chisciotte in mutandine.

 

 -  Ne l'addio alla vita si occupa di unaltra americanata, anche se, questa volta, non da eleggere nessun emerito fesso.

 Un gentiluomo americano, Mr. Bradley, colpito da un tumore che in pochi giorni lo porter alla tomba, invita gli amici a banchetto per festeggiare il suo congedo dalla vita:

 Bradley, v'ammiro. Ormai, siete spacciato ,
 
il dottor Grey vi disse una mattina. []

 Quanti giorni di vita? Una diecina, [] .

 E' inutile che pianga e che mi prostri ,
 
vi rassegnaste; ed invitaste i vostri 
 centocinquanta amici ad un banchetto
. []

 E mangiaste, e beveste, ed evocaste 
 
le donne amate e l'ultima partita 
 di poker. Dalla tavola fiorita
 
poi prendeste una rosa e l'odoraste: []

 V'ammiro, ve l'ho detto e lo ripeto:
 se fossi come voi, senza esitare, 
 imiterei quel gesto singolare,
 salvo che in un dettaglio
un po' indiscreto;

 

 perch voi concludeste: E sono lieto

 che non lascio un sol debito. Vi pare?...

 Invece, io no. Nell'ultimo discorso, []

 concluderei per, senza rimorso:

  E condoglianze ai creditori miei .

 

* * *

 -  il babbo scolaro, invece, sa tanto di Libro Cuore: un vecchio contadino analfabeta frequenta la scuola serale, dove ha per maestra la propria figlia: []

 Lo studio a quell'et, che sfacchinata!

 Quattro per quattro... venti. E lei perdona:

perch la maestrina assai discreta, 
E quando la lezione poi finita, 
sa che il suo caro e vecchio analfabeta
ridiventa maestro della vita.

 

 -  In lettera di Pierino ritorna assillante – come evidenziato nella prima parte – la preoccupazione per il pericolo nucleare che, ai tempi del Nostro, era maggiormente sentito e paventato:

 Pierino il compito /non vuol pi fare;

 la bomba atomica /lo fa tremare.

 

E in una lettera /scritta da amico 
al potentissimo /signor Enrico

 - che dell'America / il Presidente -
questo pericolo /gli fa presente:

 

Vede, illustrissimo, /io son qui, chino 
sugli arzigogoli /del mio latino,

ma mi disanima /questo pensiero
terrorizzandomi /pi d'uno zero:

 

 che come un fulmine / la bomba, esplosa, 
 distrugga l'ultima /rosa la rosa.

 

Tutti conoscono /la geografia 
quanto barbifera /purtroppo sia:

 io di moltissime /citt importanti 
 imparo il numero /degli abitanti;
[]

 

  se quella pillola /le pu annientare, 
  pi che inutile /starle a studiare.
[]

 

 faccia che i posteri / - se vi saranno - 
 studiar non debbano / il giorno e l'anno

 in cui l'orribile / bomba guerriera 
 ridusse in polvere / la terra intiera!
[]

 

 fate che bastino / lance e mitraglie, 
 
se inevitabili / son le battaglie,

 ma che, con opera / molto assennata, 
 la bomba atomica / sia liquidata.

* * *

 Atteso che il Nostro anzitutto Poeta godiamoci, finalmente a questo punto, qualche sua bellissima creazione, degna di essere tolta all oblio, iniziando da due liriche piene di nostalgia e di rimpianto, sospese tra ricordi del passato ed esigenze del Progresso, che non sempre si dimostra, poi, essere tale.

 -  La prima dedicata a Cittanova, in Calabria, suo paese natale, non scevra, tuttavia, di qualche polemica allusione:

Mi piace Cittanova, il mio paese;
 
che vedo ormai soltanto in cartolina:
 una ridente e mite cittadina,
 alla buona, cos, senza pretese;

 

Tanto che ancor (pur se gi comincia
ad avere un ginnasio, a quel che sento)
non s' rivolta anch'essa al Parlamento
per esser capoluogo di provincia
.

 

 Fra distese di vigne, d'uliveti,
e d'orti dai balsamici profumi
essa produce vino, olio ed agrumi
avvocati, filosofi e poeti.

 

 E il buon sole d'Attica ancor vivo
fra la sua gente estrosa e scanzonata

 che saggiamente vive alla giornata
 in un mondo tranquillo e primitivo.

 

E spesso per le strade di Milano
fra turbe serie, indaffarate ed arcigne
io penso a quella gente e a quelle vigne
come ad un sogno placido e lontano.

 

E salgo verso Zomaro; l'Incudine
selvaggia mi sorride all'improvviso...
Se qualche volta sogno un paradiso
il paradiso della solitudine.

 

Ed perci che dopo quarant'anni
di tanto in tanto, medito il ritorno
pur se non trover, tornando un giorno,
la mamma, il babbo ed il vecchio zio Giovanni.....

 

* * *

 Nel ricordo dei luoghi dellinfanzia, la mente corre al vecchio Pianoforte, non pi coltivato dalle giovanette di buona famiglia (come sua sorella e sua madre), destinato diventare, a breve, preda delle tarme:

 -  La radio suona: musiche leggiadre, 

cupi boati, sibili di vento...
Il pianoforte l, muto e sgomento, 

quello sul quale, un di, suon mia madre

 

ed il cui noto accordo mi portava 
fra le accoglienti braccia di Morfeo 
povero pianoforte, in un museo 
t'attende il clavicembalo dell'ava!

 

E s che nei salotti eri il sovrano, 
quand'era, il pianoforte con la coda, 
una necessit, pi che una moda, 
come il letto, l'armadio, il canterano!

 

Venivano gli amici, i conoscenti;
e la mamma orgogliosa: - tanto brava ! -
La sorellina, allor, ci deliziava 
con una suonatina di Clementi
.

 

Ma era bello veder sulla tastiera 
correr due bianche mani, e una figura 
snella curvarsi sulla partitura 
in un atteggiamento di maniera.

 

Le giovinette ormai sono educate
con nuovi gusti e nuovi intendimenti 
le care suonatine di Clementi 
sbadiglian sul coperchio, impolverate...

 

La radio suona. Il magico artificio 
diffonde le sue note per la stanza
fra un discorso erudito e una romanza, 
sa consigliarci pure un dentifricio.

Tu sei rimasto qui, vivo contrasto
con quanto ti circonda. Di sfuggita, 
t'apro talvolta e tento con le dita,
senza un perch, qualche ingiallito tasto:

dal tuo cuor malinconico e scordato
si leva come un gemito profondo,
che par quasi venir da un altro mondo, 
voce di sogno, voce di passato...


Avesti la tua gloria. Oggi vivacchi 
nell'ombra triste, inutilmente obeso. 
Come si fa? Non hai neppure appreso 
a indicarci un purgante o un salvatacchi

Sei tramontato: che malinconia!
T'ha vinto la meccanica: qualche anno
ancora e i tarli ti consumeranno...
 
Mia figlia studier stenografia.

 

Tra le rime, la radio, che gi allora ammorbava con gli Spot, comunque non ancora idioti, come certi televisivi.

 

* * *

 La Natura ha sempre esercitato particolare fascino sui poeti: ovvio, quindi, che nemmeno il Nostro ne restasse immune.

 Qui, ecco, divagazioni Sul Pincio, al calar dalla sera: [.]

 -  Ora scende il tramonto, in un sussurro
 di foglie fresco e voluttuoso; e sembra
 che il cielo avvolga intorno alle mie membra
 la sua veste di porpora e d'azzurro
.

 Si levano le voci cristalline
 
delle campane... Sfumano nell'ombra 
 cupole e tetti... Il bel parco si sgombra, 
 ritrova il suo silenzio senza fine
.

 Un doloroso fascino corona
 i fantasmi di pietra, che rimangono 
 soli. Sui rami gli usignoli piangono 
 
divinamente. L'anima pi buona,

 
pi giovane. Qualcosa il cuor ti tocca, 
 
come mano di donna carezzevole 
 , con respiro profumato e fievole, 
 
la Primavera che ti bacia in bocca.

______________

 

Ma – se pur attratto dalle lusinghe della vita, pronto a coglierne seduzioni ed abbagli – ancora Lui, il Poeta, a considerare, sgomento, (pur senza dirlo), il senso vero di quel carpe diem doraziana memoria nell emblematica:

 -  Dive daltri tempi

Oh, ricordi del babbo libertino,

povere dive di trent'anni or sono
finite nell'oblio, nell'abbandono, 
dopo tanto clamor, tanto destino!

 

Voi ci apparite ormai cos lontane, 
silfidi d'un'et favoleggiata,
quando la girl ancor non era nata 
e non v'eran le stelle americane []

Ma foste belle e giovani, eleganti, 
perfide a volte e raffinate, piene 
di sovrumani fascini, sirene 
ammaliatrici dei caff danzanti.

 

(Caf-chantants: ambienti malfamati, 
luoghi di perdizione garantita, 
dove la sera andavano a far vita 
i figli di pap: che scapestrati!...) []

Non v'era uno studente di liceo
che non avesse in cima a ogni ideale, 
avvinto da quel fascino fatale, 
la bella Otero [6] o la divina Cleo.[7]

 

Profumaste di voi tutta un'et, 
strappaste al mondo tutte le sue rose, 
e passaste, meteore luminose
povere dive di trent'anni fa.

 

Dove sarete ormai? (Vivete ancora?) 
In un ospizio, forse, a far la calza, 

mentre accanita la vecchiaia incalza 
e le memorie ed i trofei scolora?...

 

Cleo de Merode: ho letto il vostro nome,
povera Cleo, ier l'altro, in un giornale;
non per amor dell'arte, naturale!,
vi ridate alla danza in grigie chiome.

 
Nei tabarins degl'infimi quartieri 
tirate avanti i vostri giorni grigi, 
in quell'ingrata immemore Parigi
che prona innanzi a voi vedeste ieri...

 

E voi, che n' di voi, pallida Yvonne,[8]
dall'aria triste, dal profilo puro? 
Vi starebbero male, ve lo giuro, 
i capelli tagliati alla garonne.


Siete bella cos, col paradiso
d quelle spalle tondeggianti e nude, 
con quella bocca ermetica, che schiude 
appena un malinconico sorriso,


con quegli occhi che sanno ogni mala
in un sogno dolcissimo perduti... 
Ma avete sessant'anni gi compiuti; 
non posso amarvi, che malinconia!...

 

 Vi ricordate di Manon [9] la bella?
 La superba Manon neg la mano 
 sdegnosamente a un principe egiziano, 
 che si fece saltare le cervella.

 

 Adesso, alla barriera di Clichy,
 
chiede un soldino; accanto ha un suo ritratto 
 dei bei tempi passati,
unto, disfatto, 
 con sotto due parole: Ero cos . []

 

 Passano innanzi a quelle due parole
 
uomini gravi, coppie innamorate,
 giovinezze opulente e spensierate,
 ebbre di desiderio, ebbre di sole, []

 

 ridon beati: non si rendon conto
 
che quelle due parole - ero cos

 

sono l'essenza amara della storia
del tempo, del destino e della vita
e che quella megera inebetita,
un giorno, fu la grazia e fu la gloria
...

 

 Quanta tristezza in questa rievocazione!

______________

 Ma – con luggia delle piogge fine estate – ecco la malinconia del Poeta, in contrasto allindifferenza di chi gli sta daccanto, che sa tanto di quellasin bigio e il cardo di carducciana memoria:

 Pioggia autunnale

  -  E piove! Non c' pi, nel grigio sfondo
 
del cielo, che una volta senza luce
,
 da dove un ragno smisurato cuce
 la sua liquida trama intorno al mondo.

 

bella la tempesta, quando schiaccia
la terra con un impeto omicida
e il tuono, folle, lancia la sua sfida
urlando con dileggio e con minaccia.

Amo la breve e garrula bufera,
che scroscia, fischia, schianta all'improvviso,
quando l'azzurro mesce il suo sorriso
al primo pianto della primavera
:

 

l'umido odore della terra invade
l'aria, su su pei teneri germogli,
e la malinconia dei rami spogli
si veste di promesse e di rugiade.

 

Ma questa pioggia che, spietata, insiste,
lenta, uguale!...
Nei fiori devastati
il profumo dei giorni dissipati,
come un sospiro rassegnato e triste.

 

Non fu, l'estate, che un fugace inganno,
col suo cielo, i suoi doni, i suoi stupendi
sogni... Fa quasi freddo: tu rammendi
le mie maglie di lana dell'altranno.

Rammendi e taci. Piove. Io taccio e fumo.
La vita assente, come nube immota.
Piove. Il mio cuore una boccetta vuota,
da cui s'esala l'ultimo profumo.


Piove, piove... Non so, l'anima alloggia,
come quel cielo, un ragno smisurato.
Dov' il mondo dei sogni? dileguato,
avvolto nella bruma della pioggia
,

che, lenta, cuce intorno al mio cervello
l'implacabile rete che lo assilla.
Nevrastenia... Tu no: sei pi tranquilla;
tu dici: - Piove! Comprer l'ombrello...

______________

 -  Con la tetraggine della pioggia, ecco sopraggiungere il sonno e, con esso, un paesaggio alpestre e una tenera compagna forse la stessa che poco prima attendeva alle maglie di lana – mentre la neve col suo candido manto, pian piano, tutto fonde e assopisce: []

  sogno l'inverno, come da scolaro 
 
lo descrivevo nei componimenti.


 E in sogno, senza amici e senza sci,
 
parto per un villaggio di montagna, 
 al braccio d'una tenera compagna, 
 ma che sta zitta o dice sempre si .

 Cade la neve e come un bianco saio 
 
copre le case, copre le foreste,
 
 quasi che da una pergola celeste 
 si sfogli un invisibile rosaio.

 E sotto quel mantello immacolato, 
 
lenta, la vita s'assopisce, e muore,
 con un bianco sorriso di stupore,
 in un silenzio attonito e beato.

 

Alla carezza gelida, s'addorme
la pigra terra, voluttuosa, e assume 
strani contorni, in quell'opaco lume,
in un aspetto primitivo e informe.

E si muta anche il cuore, anche il pi brullo 
cuore, e uno strano balsamo riceve, 
d'oblio, di pace: nel veder la neve 
risorge in noi qualcosa del fanciullo.

Forse perci v' tanta brava gente 
fra gl'ingenui Lapponi ed Esquimesi, 
in quei lontani mitici paesi,
dove la neve cade eternamente...

Scende la sera, diafana, tranquilla:
ormai cessato, sulla terra immota, 
quel bianco sfarfallio, mentre la nota 
d'una campana nel silenzio oscilla.

Ecco la notte, ed una notte pura, 
avvolta nel suo candido mistero. 
Serenit. La terra un cimitero 
bianco e raccolto, che non fa paura.

Piccola terra! Come son lontane
le sue vane citt ! Come pi lieve, 
come pi vera sotto la sua neve 
la buona terra, che matura il pane !

 

Silenzio, oblio: non passi di viandanti,
n strepito di ruote. Pini e abeti 
chinan la fronte, come stanchi atleti, 
sotto le belle arcate scintillanti.

 

Fa freddo, ritiriamoci...; cos, 
mentre mi stringo a lei sotto la luna, 
sussurro all'amor mio, che, per fortuna,
(s'intende, in sogno) dice sempre si .

 

 E domani entrer, dalle finestre 
 
senza scuri, una luce umida e scialba, 
 e ci ridester l'inno dell'alba 
 dal campanile del villaggio alpestre
;

 e vedremo,
stupiti e sonnolenti, 
 avviluppati nelle coltri calde,
 cadere ancor la neve a larghe falde... 
 come si scrive nei componimenti.

 

 -  Quellonirico campanile chiama al ricordo delle Campane nell esercizio delle loro funzioni, cos come ce lo descrive il Poeta:

 Campanili protesi come braccia 

 supplici, so le vostre voci: sono 
 voci di gioia, voci di perdono,
 voci di pianto, voci di minaccia...

Ho udito in una notte di spavento
il vostro appello disperato, fatto
di singhiozzi, di gemiti e ch'a un tratto
si trasformava in ululo di vento:


era un grido terribile, selvaggio,
folle, un'invocazione di paura 
entro l'orecchio della notte oscura 
campane a stormo, genti del villaggio !

Si mescevano all'incubo le grida
degli uomini atterriti: in qualche luogo
l'incendio divampava, come un rogo, 
in una furia pazza ed omicida...

Campane a morto. Un altro suono - udite? -
nell'aria, un'altra voce si diffonde
un demone maligno si nasconde
entro le ferree bocche arrugginite;

scuote il batacchio con accordi lenti, 
in note ora pi lunghe, ora pi corte, 
insistenti, implacabili: la morte 
aleggia sulle case dei viventi...


Ma come bello dalle bronzee gole 
s'alza nell'aria gelida e tranquilla 
dell'alba nuova il rombo d'una squilla, 
l'inno di vita che saluta il sole
!

Come sui campi, prodigiosa, immensa, 
l'eco risuona del festoso coro 
che celebra il meriggio e dal lavoro 
gli uomini chiama alla sudata mensa
!

E quando il d nella cadente sera
si spegne,
in desideri d'abbandono 
e di riposo, come invita, il suono 
d'una campana, all'umile preghiera!...

Udite ancora! Un giubilo di festa 
irrompe nell'azzurro
, una gioconda 
ed argentina musica, che inonda
la terra e gli echi delle valli desta

e conforta alla gioia ed all'oblio,
in un sogno dolcissimo e fugace: 
il sogno del perdono e della pace, 
promessi al mondo dal risorto Dio
.

 

 La carrellata su queste preziose compagne nella vita, si chiude con lo scampanare, che annuncia il Cristo Risorto, e con esso la liberazione dellUomo dalle tenebre del peccato: che sa tanto di Pace!

* * *

 Parlare di Alberto Cavaliere – come si pu notare – non facile n agevole per quanto ci ha lasciato il Poeta, e non solo per questo: Egli stato anche romanziere, ed ha avuto il privilegio – non osiamo dir la fortuna, dal momento che la suocera ci rimise la vita – di aprirci a le atrocit dei campi di sterminio nazisti, nel racconto della cognata Sofia Schafranov, medico dorigine russa, una dei pochi sopravvissuti.

 Prender piena conoscenza della sua vastissima e ricca produzione , perci, quanto mai arduo, se non quasi impossibile; grazie ad internet e a qualche suo fedele cultore (cfr. nota 1), quanto si riesce ad apprendere , comunque, tale da poter godere a sufficienza delle trovate geniali e delle notevoli capacit dellArtista con pagine di comprovato lirismo.

 E – se pur la poesia, che si propone, non decisamente poetica – importante per le amare considerazioni, a cui conduce:

 

 -  COMMENDATORE:

 Da trent'anni, alle nove, ogni mattina 
 
varchi la soglia del palazzo austero; 
 siedi al tuo posto vigile, severo,
 con gli occhi torvi e con la fronte china

 

e non sorridi mai, commendatore,
ma sfogli antiche carte e scrivi, scrivi... 
Hai la polvere annosa degli archivi 
addensata sull'anima e sul cuore
. []

Di tratto in tratto, a qualche mio sbadiglio 
scuoti la testa ed in silenzio fremi. 
T'han detto che son pazzo e tu mi temi; 
che la mia vita tutta uno scompiglio,

 

e mi compiangi e mi disprezzi: sai
che salto alcuni pranzi e dormo poco, 
che perdo il tempo fra le donne e il gioco, 
che la commenda non l'avr giammai ! []

Tutto compreso della tua importanza, 
tu non sospetti questa cosa orrenda: 
sei come me, malgrado la commenda, 
non altro che uno scheletro in vacanza. []

quello stesso ghigno che discerno, 
quando mi specchio, sul mio volto vivo, 
nell'aspetto che avr, definitivo, 
sotto il suggello del mistero eterno
; []

E con questa visione disperata,
come vuoi tu ch'io t'obbedisca e creda 
in quella tua grandezza e che ti ceda 
la miglior parte della mia giornata?

 

La vita fuggir dalle mie mani: 
io l'amo, questo bene perituro, 
questo tesoro che non son sicuro 
di ritrovare all'alba di domani.

Laggi, nella mia cassa solitaria, 
non berr pi la luce del mattino 
e delle stelle; gelido e supino, 
non sentir la musica dell'aria.

Un'immobilit senza speranza 
m'inchioder per sempre alla mia fossa 
nessuno sapr mai che un d quell'ossa 
furon leggiere al ritmo della danza...

 

Come vuoi tu ch'io t'obbedisca? questo 
il mio segreto, questo il mio furore, 
questa la mia follia. Commendatore,
sei pi felice tu, non lo contesto.

Ma ch'io sommerga il mio pensiero fisso 
in un mare di luce! Ansante e lieve, 
io non conosca soste in questo breve 
valzer ballato all'orlo dell'abisso!

Ch'io sappia intera questa volutt
di vivere!
Ch'io giochi, ami le donne, 
ami le stelle, coribante insonne! 
Dormir dopo: per l'eternit.

 

* * *

 Come nellaltra parte del lavoro, anche stavolta mi trovo a chiudere in modo alquanto macabro; ma – sinceramente – tra quelle incontrate, la poesia mi parsa senzaltro una delle migliori.

 Largomento ci porta al mistero, che assilla lhomo sapiens da sempre, che la Religione cerca risolvere con la fede, ma di cui nessuno ha mai avuto certezza. Nella satira del Nostro sembra, poi, trovar sopravvento proprio la cruda Realt, come si pu vedere da questi altri versi (un sonetto e due sestine), scelti a chiusura, e tratti entrambi dalla raccolta e vennero i beat:

 

  -  LE VOGLIAMO NUDE

 Sono arrivato fino all'et mia, 
 
in tempo per veder le minigonne, 
 che sono, in questa nostra epoca insonne, 
 l'ultimo lembo dell'ipocrisia

 

 Aboliamo anche quelle! Ormai le donne 
 
non han pi freno e presto per la via 
 (ci che un tempo sembrava una follia) 
 vedremo nude veneri e madonne.

 

 Alcuni benpensanti vanno in bestia 
 e affermano indignati che bisogna 
 far ritorno al pudore e alla modestia,

             mentr'io sostengo con la maggioranza 

 che basta, per coprire la vergogna, 
 una foglia di fico
: e ce ne avanza. 

 -  E : LA NUOVA CIVILT

 Trovatomi presente ad un consesso 
 di beat appassionati e deliranti, 
 ho sentito, da molti degli astanti, 
 esaltar l'anti-arte, l'anti-sesso, 
 nonch l'anti-virt, l'anti-progresso
 
 (nutriti applausi) e numerosi altri anti . 

 

 Infine, scoppi un grido travolgente: 

 - Largo alla nuova civilt che avanza!

 E anch'io m'assocerei con esultanza, 

 se non fosse il timore deprimente 

 di trovarmi a gridar pi esattamente: 

 - Largo alla foia e largo all'ignoranza!

 

 Sono, in sostanza, i tempi che stiamo vivendo, che Alberto Cavaliere, nella sua razionale lungimiranza, ha previsto gi mezzo secolo prima, tempi in cui la persona umana – in balia della disonest e dellarrivismo – viene sempre pi mortificata, mentre la famosa sbornia di libert [10] (paventata venti secoli fa da Platone), trova sempre pi spazio e ricetto in un Progresso dissennato che, inesorabilmente, appresta la fine ad un Mondo in rovina.

 Antonio Limongi



[1] - Da internet: Un ringraziamento di cuore al Signor Giuseppe Amoruso, residente in Cir Marina. Grazie alla sua "testardaggine" e al suo certosino lavoro, di ricerca e digitalizzazione, stato possibile divulgare questopera ormai introvabile.

[2] - cos (se vi pare), opera teatrale in tre atti di Luigi Pirandello, tratta dalla novella La signora Frola e il signor Ponza, suo genero, rappresentata per la prima volta il 18 giugno 1917.

[3]- la verit di Trilussa: La verit che stava in fonno ar pozzo /una vorta strill: – Correte gente,/ch lacqua mՏ arrivata ar gargarozzo! – /[..] Un Pretozzo. /Prima de falla usc – dice – bisogna / che je mettemo quarche cosa addosso /perch senza camicia una vergogna! / [..] io, come prete,/je posso d er treppizzi, [..] Massocio/– disse un Ministro/ Pe conto mio je cedo la livrea/ [..] Chi pi chi meno, je butt una cosa /[..] e er pozzo in un baleno se riemp: /da la camicia bianca duna sposa /a la corvatta rossa dun tribbuno, /da un fracche aristocratico a un chepp./ Passata na mezzora, /la verit, che sera gi vestita, /sarrampic a la corda e sort fora; /sort fora e cant: – Fior de cicuta, /ner modo che mavete combinata /purtroppo non sar riconosciuta!

[4] - Il riferimento, ovviamente, per Benito Mussolini, capo del Governo dal novembre 1922 al 25 luglio1943.

[5] - Lavvertimento (riteniamo) ad Alcide De Gasperi, allepoca Presidente del Consiglio dei Ministri.

[6]- La Bella Otero (La Belle Otero), nome d'arte di Agustina Otero Iglesias, anche nota come Carolina Otero (Valga, 4/11/1868 Nizza, 10/ 04/ 1965) ballerina, attrice e cortigiana spagnola.

[7]- Cloptre-Diane de Mrode, famosa con il nome d'arte di Clo de Mrode (Parigi, 27/11/1875 – Parigi, 17/10/1966), stata una ballerina francese.

[8]- Probabilmente il riferimento alla protagonista de La famiglia Trapp (The story of the Trapp Family Singers-Die Trappfamilie. Vom Kloster zum Welterfolg) romanzo autobiografico del 1949 della cantante austriaca Maria Augusta Trapp, che ha ispirato il musical The Sound of Music di Richard Rodgers e Oscar Hammerstein II, da cui stato tratto il famoso film Tutti insieme appassionatamente diretto dal regista Robert Wise con Julie Andrews nella parte della protagonista.

[9]- Non chiaro a chi si riferisca, n abbiamo trovato notizie su questo personaggio: il pi famoso, che ci sovviene, la protagonista del romanzo di Prevost – pubblicato in Francia nel 1731 e la cui storia fu musicata da Puccini e da Massenet – la quale, deportata in America, vi muore, giovanissima, in una landa deserta,

[10]- Quando un popolo, divorato dalla sete della libert, si trova ad avere a capo dei coppieri che gliene versano quanta ne vuole, fino ad ubriacarlo, accade allora che, se i governanti resistono alle richieste dei sempre pi esigenti sudditi, sono dichiarati tiranni. Avviene pure che chi si dimostra disciplinato nei confronti dei superiori definito un uomo senza carattere, servo; che il padre impaurito finisce per trattare il figlio come suo pari, e non  pi rispettato, che il maestro non osa rimproverare gli scolari e costoro si fanno beffe di lui, che i giovani pretendono gli stessi diritti, le stesse considerazioni dei vecchi, e questi, per non parer troppo severi, danno ragione ai giovani. In questo clima di libert, nel nome della medesima, non vi  pi riguardo per nessuno. In mezzo a tale licenza nasce e si sviluppa una mala pianta: la tirannia.. (Platone – Repubblica, libro VIII)

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 Bibliografia (da Internet):

Alberto Cavaliere - Wikipedia - https://it.wikipedia.org/wiki/ Alberto Cavaliere

MORI'S HUMOR PAGE - La Chimica in versi di Alberto ... - mori.bz.it

 www.mori.bz.it/humorpage/chimica/chimica.htm

Radio Cronache Rimate - di Alberto cavaliere - Poeta nato in Cittanova

 www.cittanovaonline.it/radiocronache_rimate.htm

Poesie di Alberto Cavaliere - Poetare www.poetare.it/cavalieri.html

E vennero i beat - Alberto Cavaliere - Poeta nato in Cittanova

 www.cittanovaonline.it/e_vennero_i_beat.htm

 

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