Il
razionamento, la produzione stagnante e la mancanza di entrate facevano il
resto; e molte famiglie potremmo dir quasi tutte furono costrette ricorrere
al mercato nero per procurarsi il necessario al proprio sostentamento, quando
non potevano ottenerlo in modo legale.
Un chilo
di pane, che con la tessera costava
sedici lire, a mercato nero si pagava oltre cento, e in proporzione lo
stesso accadeva con il resto, mentre la penuria di denaro portava sempre pi
spesso al baratto. Molti corredi vennero, cos, sacrificati alle necessit
della pancia e molti patrimoni furono dilapidati, fagocitati dagli
approfittatori del momento.
Ha da
pass a nuttata! [1] si invoca in una
celebre commedia di Eduardo De Filippo, e la nuttata degli italiani per la verit fu molto lunga a passare:
ci vollero anni ed anni a riprendersi!
* * *
E in
tale frangente, che incontriamo i protagonisti del racconto, Ciccio, Pompeo e
Franco, due fratelli e un cugino, i quali giovani e di buon appetito mal
sopportavano le ristrettezze del momento.
Di fame
arretrata, ne avevano a iosa e, i due fratelli (luno di tredici, laltro di undici anni!), erano addirittura nel
pieno dello sviluppo. Franco il cugino toccava, invece, gi quasi i venti;
ma, anche per lui, la fame si era sistemata di stanza fissa dentro lo stomaco,
come del resto capitava, a quei tempi, a quasi tutti gli italiani.
Fu cos
che, il giorno di Ognissanti, con pochi soldi e alcuni capi di biancheria
sacrificati ai rispettivi corredi materni i Nostri si mettessero in cammino,
per impervi sentieri tra i monti, decisi a barattarli nelle campagne del paese
vicino con qualcosa da mettere sotto i
denti. Si erano alzati che la notte era ancora nel cielo, pur se prossima
a cedere ai bagliori dellalba: ad oriente cominciavano ad intravedersi rosati
chiarori incalzanti e le stelle che alla luna avevano fino allora fatto da
splendide damigelle impallidivano a poco a poco per confondersi nella luce
del giorno novello.
Come
sempre, i contadini si erano dimostrati disponibili e comprensivi con quei
ragazzi, smunti e garbati, giunti di buon mattino tutti infreddoliti, il cui
unico torto era quello di avere sempre
appetito, i quali senza profittare della loro giovinezza venivano a barattare dignitosamente la propria
fame con quello che riuscivano a racimolare presso le rispettive famiglie.
I risultati
erano stati, perci, abbastanza proficui, e oltre a qualche litro di olio,
due sacchetti di grano, qualche castagna, due belle caciotte, un po di frutta e verdura di stagione quella volta
potevano contare anche su tre belle
focacce, che i contadini gli
avevano generosamente regalato e che si riservavano di consumare sulla via
del ritorno: tanto allandata avevano avuto gi occasione di appuntare lo stomaco con del pane e del
latte loro offerto dagli ospiti. Ciccio e Pompeo bravi figli si
promettevano, da parte loro, di dividersi una ciambella e di portar laltra
alla mamma, che, a malincuore, aveva sacrificato un altro lenzuolo del
corredo.
Erano gi
oltre la met del cammino, quando, improvvisa-mente, sentirono echeggiar degli
spari e un furioso abbaiare di cani, che si avvicinava nella loro direzione.
Si
ricordarono, cos, che proprio quel giorno si apriva la caccia al cinghiale
(di cui, a quel tempo, la zona era ben
popolata): i cacciatori che avevano atteso con ansia quel Primo di
Novembre per dare sfogo alla passione come loro si erano alzati di notte e la
battuta si trovava in pieno svolgimento
* * *
Per i
nostri amici la situazione, a quel punto, si presentava assai complicata:
logico sarebbe stato farsi notare gridando, onde evitare di prendersi qualche
schioppettata per sbaglio, considerato che fuori dalle pste non doveva
esserci, in quel momento, che solo la selvaggina da abbattere. I poveri ragazzi
rischiavano, quindi, di grosso, e non solo perch al cinghiale si sparava a
pallettoni e a palla, ma perch potevano essere addirittura aggrediti dallo
stesso animale, se ferito!
Ma con
quanto si portavano appresso, che senza contare la fatica per procurarselo
era costato un lenzuolo al corredo di mamma, non appariva consigliabile farsi
notare: cera pericolo che venisse sequestrato dalle guardie del paese, il cui
Capo patito dellarte venatoria si trovava sicuramente tra i cacciatori
partecipanti. Senza contare che provenendo la merce da mercato nero il
fatto costituiva anche reato, e per Franco, il pi grande, poteva comportare
addirittura larresto.
A quel
punto, che fare?...
I Nostri
erano seriamente perplessi, e tra leventualit di rimediare una
schioppettata e quella di vedersi sequestrare il prezioso carico (con tutte le conseguenze connesse)
preferirono rischiare: zitti e tremanti andarono ad acquattarsi in una fratta,
in attesa che il pericolo passasse.
Ma la
canizza si avvicinava sempre pi, e Vuoi vedere che i cani ci prendono per
cinghiali e cercano di stanarci? paventarono tutti e tre, disperati. E lipotesi si dimostr alquanto
fondata, atteso che alcuni segugi separatisi dal gruppo si fermarono,
abbaiando per richiamare lattenzione degli altri. Per fortuna il cinghiale
era stato felicemente stanato e il grosso della muta quello bene addestrato
prefer disinteressarsi di quegli intrusi fuori campo.
I fessacchiotti, invece, continuavano
ostinati a puntarli, abbaiando...
Ciccio
ebbe, allora, una trovata geniale, anche se penosa ad attuare: estratta dal
tascapane la sua focaccia e sminuzzatola in piccoli pezzi, prese a lanciarli
verso i ringhiosi assedianti, che acchiappandoli a volo cominciarono a...
desistere dallabbaiare, senza, tuttavia, mollare la punta. Visto il buon
esito del tentativo, Pompeo e Franco presero, a loro volta, a imitarlo, pur se
con... la morte nel cuore.
Tra i
cani e i Nostri venne, cos, a formarsi una sorta di tacita intesa: quelli a
scodinzolare, ammansiti, in attesa daltri bocconi, e questi a sacrificar le
focacce, di cui a stento riuscirono a salvare per s qualche misero boccone.
E noto
come tra fanciulli ed animali le possibilit di familiarizzare siano pi
accentuate, ma ad ogni buon conto lassedio cess solo quando i segugi si
accorsero che non cera pi modo di ottener altro cibo.
Solo
allora, continuando a scodinzolare e ormai inoffensivi, corsero a unirsi al
resto della muta, mentre Ciccio, Pompeo e Franco potevano, finalmente, riprendere il
loro cammino, dispiaciuti per aver dovuto immolar le focacce, ma lieti dello
scampato pericolo, che avrebbe potuto comportare danni ben pi consistenti.
[1] - Ha da pass a nuttata dal
3 atto di Napoli milionaria, di Edoardo De Filippo (1945) fa
riferimento alla situazione del Paese, distrutto dalla guerra.
In senso pi generale, si riferisce
ad un periodo difficile che si sta attraversando, per superare il quale
necessario avere pazienza ed aspettare: in ogni caso, la frase sicuramente
improntata all'ottimismo.