LA POLITICA DI TRLUSSA
Premessa
TRILUSSA ricorre sovente
per qualche verso gustoso o qualche battuta citata cos..., di
passaggio, nelle chiacchiere a perdere dei numerosi soggetti,
che affollano i nostri Media; talora se ne ricorda anche la Stampa, ma senza
la dovuta
attenzione.
.
E dato che insieme al
Pascoli il mio Poeta preferito ho provato nel corso degli anni a
raccogliere, coordinare e trattare la sua notevole produzione per Argomento o per Tema, che dir si voglia.
Solo cos si pu cogliere veramente e capire lo spessore di una delle voci
pi importanti del nostro Novecento: peraltro, la solita battutella doccasione non riesce mai a rendere giustizia a
cotanto Autore.
Ne sono risultati dei saggi, che pubblicati
nel corso degli Anni Novanta vennero, poi, riproposti, raccolti in Volume, nel
2011.
Sono certo che, oltre
a rappresentare una piacevole ed interessante scoperta per chi vorr
prestargli attenzione, contribuiranno a rendere il dovuto prestigio a Carlo Alberto Salustri, questo
mattacchione, scapolo impenitente meglio noto in Arte come TRILUSSA.
Egli ridendo castigavit mores
e sempre ridendo con eleganza e con garbo seppe porgere anche le realt
pi scabrose, risultando sempre attuale, che , poi, la caratteristica dei grandi
Scrittori.
Spero, perci, che il mio impegnato lavoro
possa concorrere a che venga finalmente riconosciuta a Trilussa
l'importanza, che gli spetta nellambito della nostra Letteratura,
imponendolo anche allattenzione dei Docenti nei programmi di Scuola.
_____________
2 - LA POLITICA di TRILUSSA [1]
Dopo esserci occupati delle eccelse vette di lirismo, cui TRILUSSA seppe attingere pur nel suo
caratteristico romanesco, vogliamo continuare il discorso per parlare della sua
satira, di come, cio, abbia saputo scandagliare nel profondo
dell'animo umano, evidenziando vizi e virt, difetti e pregi, con
piacevole umorismo dove c'era, da essere bonari e con
insospettato rigore dove c'era da staffilare o da bollare col marchio
dell'ignominia: attento, preciso, misurato, felice sempre nei raffronti e nelle
considerazioni.
Se ne ricava una Societ deformata dalla maschera delle
convenzioni, dove l'Uomo si trova ad essere schiavo di sovrastrutture
da lui stesso create, che lo condizionano nelle azioni e nei sentimenti:
difficilmente s'abbandona ad atti di generosit o porge ascolto alle voci di dentro, che gli
rivelerebbero quella legge morale
tanto cara al filosofo Kant.[2]
E vogliamo cominciare da un argomento di pressante
attualit, che mai
come in questo periodo ci tiene in apprensione per i destini della
nostra Patria, in balia di chi abbarbicato alle proprie ripicche e al
proprio tornaconto sta portando rapidamente il Paese in acque assai
tempestose: la POLITICA.
Pi che dal peccato originale, lUomo resta, infatti come gi
ricordammo marchiato dal primo fratricidio. I primi fratelli dicono i Sacri Testi si sono
scannati: "e cos cominci la
fratellanza", ricalcher il Poeta nella celebre lirica gi
esaminata [3].
* * *
Vediamo, anzitutto, quale concetto Trilussa ha della Politica e come ci presenta i Partiti del tempo, che furono, poi,
quasi gli stessi di oggi, alcuni addirittura con le stesse sigle e le stesse
denominazioni.
Le poesie appartengono, quasi tutte, alle raccolte SONETTI e OMMINI E BESTIE, pubblicate tra il 1906 e il 1922.
La Politica cinforma
il Poeta - comporta di per s variet di opinioni e didee, che lievitano a cominciare dalla
propria famiglia, dove il padre
"ɏ democratico cristiano,
e, siccome impiegato ar Vaticano
tutte le sere recita er rosario
".
Dei tre fratelli, Giggi, il primogenito, socialista
rrivoluzzionario, egli, , invece, monarchico, al
contrario / de Ludovico chՏ repubblicano.
Per cui prima de cena litigano spesso
pe' via de 'sti principi
benedetti:
chi v qua, chi
v l... Pare un congresso!
Fmo l'ira de Dio! Ma appena mamma
ce dice che so' cotti li spaghetti
smo tutti d'accordo ner programma."
(LA POLITCA)
Da questa chiusura
si pu cogliere gi perfettamente il pensiero dellAutore, secondo cui in
Politica si finisce di solito con lanteporre il proprio tornaconto a qualunque
Ideale.
Quanto ci sia nel vero, ce lo conferm il bubbone di Tangentopoli
alcuni anni or sono: tanti Parlamentari e uomini pubblici, in cui la gente
aveva riposto piena fiducia, si sono trovati perseguiti dalla Magistratura ed
additati al pubblico disprezzo per aver badato solo ai propri affari,
arricchendosi con loschi traffici
d'impresa e di mafia; alcuni addirittura a scapito della salute pubblica,
sulla pelle della povera gente.
* * *
Ecco descritto, poi, come si svolgevano le riunioni politiche del tempo: i
sonetti sono del 1911.
Si apprende che nella RIUNIONE MONARCHICA, il Presidente onorario siccome
nun fa gnente passa
il tempo ad organizzare banchetti, invitando i partecipanti a votare democraticamente
la lista dell'abboffata, la
quale "compreso er telegramma a li sovrani" verr a costare "dieci lire a testa". E l'approvazione del menu
da parte dell'assemblea si conclude patriotticamente con un entusiastico Evviva
il Re!, che ribadisce tutta la fede politica.
Nella RIUNIONE REPUBBLICANA
unangusta stanzetta
con appesi alle pareti i quadri di Mazzini e di Garibaldi ,
" se critica er Sovrano infino a tardi,
ma sempre co' li debbiti riguardi
cercanno de nun daje un dispiacere.
Lo stesso
deputato, se ce prova,
in queli casi l, dice e nun dice,
crede e nun
crede, approva e nun approva...
E, mentre pija
tempo pe' decide
s'accorge che de
dietro a la cornice
Mazzini pensa e Garibbardi ride..."
Al contrario, la RIUNIONE SOCIALISTA si svolge, come il solito, in
osteria, nellassoluto rispetto
degli ordini di scuderia :
Ereno una ventina
e tutt'eguale,
uniti ner
medesimo ideale
pe' demol la grassa borghesia."
Ma poco a poco il Partito s' abbacchiato, ognuno ha
preso la propria strada, e ora sono rimasti in tre:
"
ma puro adesso,
la sera se riunischeno lo stesso.
Defatti l'antro
jeri protestorno
contro la guerra,
doppo ave' votato
un litro asciutto e un ordine der giorno."
Il sonetto, come detto, del 1911, e la guerra, cui
si fa cenno, quella che porter all'annessione della Libia.
La RIUNIONE
CLERICALE ha luogo, infine, in un
"sito senza
lusso e senza boria:
nun c' che un Papa in sedia gestatoria
e un Gesucristo in croce in un cantone.
Don Pietro,
il presidente, fa la storia dell'organizzazione e dei vari ceti, che il Partito tiene bene sotto
controllo...
Poi parla de
le cariche sociali,
de l'elettori, de l'affari sui,
e de banche e de sconti e de cambiali...
De tutto parla meno che d'Iddio,
e forse er Cristo
penser fra lui:
Se so' scordati
che ce so' pur'io!
* * *
Tra le poesie ispirate al filone, Trilussa ce ne offre alcune
dedicate alla Coscienza,
che dovrebbe sempre guidare le azioni dell'uomo, e a quel fair play, cui dovrebbe
essere sempre improntata la Politica.
Il gruppo, intitolato POLITICA
E DIPROMAZZIA, inizia, appunto con un Venditore di coscienze,
il quale da imbonitore che si rispetti va magnificando la
propria mercanzia.
Robba dun
fallimento!... E er ciarlatano
apr er fagotto che ciaveva in mano.
Pe' chi cerca
le coscienze politiche ne
trova
una de poco prezzo, quasi nova...
co' l'ideali quasi garantiti
adattabili a
tutti li partiti."
Passa, quindi, a esaltare quella "in cartapista
resistente a lo
scrupolo e ar rimorso,
cucita co' li fili der discorso
d'un membro der partito socialista,
tutta a vantaggio
der proletariato
che rimane contento
e minchionato."
Ai Repubblicani, gliela offre addirittura:
" cor fonografo, in maniera
ch'er giorno sona l'Inno (di Garibaldi), e verso sera
rimanda la repubblica a domani.
...C' pronta la coscienza nazzionale
inverniciata
co' la malafede,
con un tirante
elastico che cede
dar Vaticano fino
ar Quirinale..."
Ma, nonostante i tanti"eloggi de la mercanzia,
per la gente se
n'annava via
come volesse
dije: -Nun m'incanti!..
Eppoi pensava in fatto de coscienza
male che vada, se ne po fa' senza!
(COSCIENZE
ALL'ASTA)
* * *
Dopo aver ricordato, ne LI RICEVIMENTI, i Cerimoniali che il Sovrano costretto osservare
in occasione delle Feste di fine anno (incombenze passate, oggi, al
Presidente della Repubblica), ci fa sapere come
LA DIPROMAZZIA
una cosa che
serve a la nazzione
pe' conserv le
bone relazzione,
co' qualche imbrojo e qualche furberia.
Se dice dipromatico pe' via
che frega co' 'na certa educazzione,
cercanno de
nasconne l'opinione
dietro un
giochetto de fisonomia.
E chiude, colorando l'assunto con un esempio quanto mai
significativo e spassoso: Se dico
..chiaramente
ch'ho incontrato tu' moje con un tale,
sar sincero, s, ma
so imprudente.
Sinvece, dico Abbada
con chi pratica...
Tu resti co' le
corna tale e quale,
ma te l'avviso in
forma dipromatica."
* * *
Passiamo all'Arrivismo e al Trasformismo politico,
i quali da che mondo mondo sono sempre esistiti
e sempre esisteranno, anche se tanto criticati.
In MINISTRO, Trilussa
ci conferma come "l'omo politico
italiano / procura d'ann appresso a la corrente" e fa di tutto
per accaparrarsi ad ogni costo il potere.
Perch
da socialista intransiggente
un giorno divent
repubbricano,
poi doppo radicale e, piano piano,
sort dar gruppo
e fece er dissidente.
Adesso? ricevuto ar
Quirinale!" (ed quasi naturale che sia diventato Ministro):
"...per
nun s cap co' che criterio
chiacchieri cr
Sovrano, e nun me spiego
come faccia er Sovrano a rest serio! " (1911)
Ne ER MINISTRO NOVO il Poeta rincara la dose, ricordando "quanto ha brigato, quanto ha
combattuto..." per
diventare Ministro, bench ora vada dicendo che non ci teneva:
Mo va gonfio, impettito a panza avanti:
non pare pi dar modo che cammina,
ch'ha dovuto inchinasse a tanti e tanti...
Inchini e inchini: ha fatto
sempre un'arte!
Che novit sar per quela schina
de sentisse pieg dall'antra parte! "
E questo servilismo interessato viene
evidenziato perfino da Re Leone, che dopo aver
inutilmente cercato un giullare tra le sue Bestie (Ah, quanto sono pi sagge le
Bestie di Trilussa!) finisce con l'esclamare insoddisfatto:
Lassamo ann: nun pe' cattiveria,
ma l'omo solo bono a fa
er buffone:
nojantri nun ciavemo vocazzione
nojantri semo
gente troppo seria! " (ER BUFFONE)
* * *
Intanto, si sono riuniti tutti gli animali con
l'intervento di tutti i Circoli, Associazioni, Societ e Leghe animalesche
per procedere a L'ELEZZIONE DER PRESIDENTE:
Un
somarello, che pe' l'ambizzione
de fasse elegge s'era messo addosso
la
pelle d'un leone" con qualche
parola ad effetto riesce a spuntarla su tutti.
" Er somaro,
contento fece un rajo,
e allora solo er
popolo bestione
s'accorse de lo
sbajo
d'av pijato un
ciuccio p'un leone! "
A quel punto ogni rimostranza superflua: la frittata fatta, e tutti saranno costretti a
ubbidire ob torto collo al
nuovo Presidente, anche se somaro!
* * *
E che dire delle Campagne
elettorali, delle Elezioni,
del Dopo elezioni e delle Prebende parlamentari ?...
Sistema, modalit e... contorni restano, in fondo, immutati nel
tempo; ed i risultati pure. Il Deputato al comizzio ci va contro voja (e dice
all'amico, che l'accompagna: Che noia!);
ma poi
sai come principi? Dice E'
con gioia
che vengo, o
cittadini, in mezzo a voi
per onor li martiri e
l'eroi,
vittime der Pontefice e
der boja!
E l rimise fra l'ideali,
li schiavi, li tiranni, le catene,
li re, li preti, l'anticlericali...
Eppoi parl de li
principi sui:
allora pianse;
pianse cos bene
che quasi ce
rideva pure lui! "
(LA SINCERITA' NE LI COMIZZI - 1920)
Ogni commento, qui, sarebbe superfluo, se non ce lo fornisse lo
stesso Trilussa in un'altra sua sfiziosissima poesia: L'AQUILA, la quale nello
spiegare come simpiccioliscono le cose, viste dall'alto finisce col
dire:
Vedi quela gran folla aridunata
davanti a quer
tribbuno che se sfiata?
E' un comizzio, lo so, ma da lontano
so' quattro gatti intorno a un ciarlatano.
"
* * *
Venendo alla Campagna elettorale vera e propria, Trilussa ce la presenta gustosamente
sintetizzata in due sonetti: LA PROPAGANDA NER COLLEGGIO e L'ELEZZIONE, dove ci rivelato quanto,
questa, venga a costare al candidato
ed a
quali compromessi lo
sottoponga, costringendolo a pagare un teppista, (capace di
convincere "tutti quanti in du' parole") e una passeggiatrice, la
Nina (che "dice a tutti de vot pe' lei"), fino a
consegnarlo, addirittura, nelle grinfie di Pietro lo strozzino ("che
ci in mano / quarantamila lire de cambiali").
Va da s che tutto
ci in seguito comporter un prezzo non facilmente
quantificabile.
* * *
Nel DOPPO ELEZZIONI vedi Roma vestita d'Arlecchino, dove a
ogni passo trovavi un attacchino
ch'appiccicava un
candidato onesto,
cor programma
politico a colori
pe' sbarbaj la
vista a l'elettori.
Promesse in verde, affermazioni in rosso,
convincimenti in giallo e in
ogni idea
ce se vedeva un
pezzo de livrea
ch'er candidato
s'era messo addosso
co' la speranza de serv er Paese...
(Viaggi pagati e mille lire ar mese.)"
Ma, ringraziando Dio, commenta il Poeta anche
questa volta la commedia finita
"...e
in settimana
far giustizzia
la Nettezza Urbana
che lesto e presto raschier dar muro
l'ideali
attaccati co' la colla,
che so' serviti a imgarbuj
la folla.
De tanta carta rester, se mai,
schiaffato su per aria, Dio sa come,
quarche avviso
sbiadito con il nome
d'un candidato
che ci speso assai...
Ma, eletto o no, finch l'avviso dura,
sar er ricordo
d'una fregatura." (1913)
Come si vede, l'arlecchinata sempre la stessa,
uguale ogni volta che si va alle urne; e Trilussa ce la fa rivivere in tutto il
suo folklore.
Per chi, invece, stato eletto c' la consolazione di vedersi
retribuito con L'INDENNIT, che gli compete. Pagata da chi ?
Ma da... Noiantri: naturale!
Ne la paga, per, ce so' comprese
l'opinioni politiche e le
spese
pe' sosten la
fede e l'ideale."
Fede e Ideale, che come
vedemmo verranno messi da parte
..."appena mamma
ce dice che s cotti li spaghetti.
* * *
In SUFFRAGGIO UNIVERSALE
si scatena, pungente e spietata, la satira su chi tra gli
animali possa essere il pi
degno rappresentante in Parlamento, alla stregua delle idee e dei convincimenti:
Ma allora chi faremo deputato?
Quale sar la
bestia indipendente
che rappresenti
pi direttamente
la classe
animalesca dello Stato?...
Per conto mio la sola che sia degna
de bazzic la Cammera e conosca
l'idee de l'onorevoli
la Mosca,
perch vola,
s'intrufola, s'ingegna,
e in fatto de partiti,
sia chi sia,
passa sopra a
qualunque porcheria! "
E ne L'INCARICO A LA VORPE il Poeta ci ricorda l'utilit
che comporta poter contare su personaggi di pochi scrupoli, che in
date occasioni possono riuscire determinanti: il caso della Volpe,
che incaricata di formare il Governo chiama a farne parte
tutti gli animali, tranne il Porco:
- Un portafojo a quello? Ah, no davvero!
dice Nun ce lo vojo. E'
troppo sporco.
- E defatti pur'io lo stimo poco
je disse er Cane e nu' je do importanza::
ma un Majale ar Governo
po' fa' gioco
p'av l'appoggio
de la maggioranza..."
* * *
A questo punto, s'impone UN VOLO DE RICOGNIZZIONE per vedere come stanno le cose in Italia; e l'Aquila reale ne parla con la Lupa:
un ber cielo,
un ber mare, e lo Stivale
co' le stesse
osterie, le stesse chiese..."
Ma le fa anche notare come
" l'italiano s'
rimpicciolito:
alliscia er rosso e se strofina ar nero,
come se annasse in cerca d'un partito
fra er Padreterno e
er Libbero Pensiero.
Nun c'
sincerit, nun c' pi stima:
l'ideale politico
un pretesto
pe' pot cacci
via chi c'era prima;
qualunque tinta
bona: in quanto ar resto,
ognuno cerca
d'arriv pi presto,
ognuno cerca
d'arriv pi in cima."
Quanto coincida l'andazzo del 1913
(epoca in cui fu composta la satira) a quello dei nostri giorni fin
troppo evidente!
* * *
Vogliamo chiudere con una brevissima poesia tratta dalla raccolta
ACQUA E VINO, del 1944, che si collega perfettamente alla precedente: anche i
governi, generati dallarrivismo,
rispecchiano ovviamente la situazione da cui derivano. E LE CARICHE"
ai posti di responsabilit sono la naturale conseguenza dei tanti compromessi;
n possono valere le lagnanze, che la Volpe fa a Re Leone per aver messo
il Lupo
alla Giustizia, incarico che "pe' le Pecore un guaio",
perch
quando batte la
campagna
tante ne vede e
tante se ne magna..."
Il Leone da parte sua ribatte
che lo stesso dovrebbe valere per lei nei confronti delle Galline, dal
momento che la loro Fiduciaria.
E aggiunge mestamente:
"
Se un Re guardasse er sentimento interno
de chi arriva ar potere, addio Governo! "
* * *
La Conclusione oltremodo amara e sconsolante.
Pi che richiamarsi all'antico adagio Chi senza peccato, scagli la prima pietra, bisogna
riconoscere che la POLITICA condizionata (com') sempre pi dagli interessi di parte finisce con lo sporcare
tutti quelli che ci si mettono, o meglio, che ci si compromettono.
Il tempo passa, ma la sostanza non cambia: rimane un mucchio di belle parole
che possono fare presa solo sugli sprovveduti!
A tanto approda questo meraviglioso Poeta del nostro Tempo, il
quale oltre che a rivelarsi sempre attuale dimostra
tutta la sua grandezza nel saper porgere al lettore le Verit pi crude e
spiacevoli col sorriso sulle labbra,
insaporando e colorando la sua infinita saggezza di una satira
efficace e garbata.
Antonio
Limongi
[1] - Da: A. LIMONGI TRLUSSA Satira e Poesia (pagg.11 e
25/34) Dpnet, SA (2011).
Per i Testi riportati nel
saggio cfr. TRILUSSA - TUTTE LE POESIE,
a cura di Pietro Pancrazi Arnoldo
Mondadori Editore, XV edizione, (1964), da cui sono state tratte, o
successive Edizioni -
[2] - E. Kant - Due cose destano in me somma maraviglia: il cielo stellato sopra di me, la legge
morale dentro di me .
[3] - Cfr.: La Poesia - Seimila anni fa. (pagg.17/18 pubb. Limongi, o pag.588 Ed/ne Montadori/1964)