Maratea, mia fanciullezza!

 

Sogno il tuo mare azzurro ancora intatto

ed  i costoni ripidi ammantati

di ginestre odorose a primavera,

le vecchie umide case rabberciate

tra logori gradini rampicanti

al campanile della Chiesa Madre.

 

Mi rivedo fanciullo a rinnovare

- nello spazio ridente del De Pino -

i certmi tra Achille e il prode Ettorre:

lunghe canne brandite a mo di lancia,

un coperchio, un cartone per usbergo.

 

Sento ancora nellaria il gran vociare,

legni volare a pezzi ed il fragore

della latta percossa nellagne:

ecco ad un tratto un graffio sanguinante

e il viso costernato di mia Madre

 

Tu, o Terra nata, sei il mio passato

di gioia, profumato dinnocenza!

 

. . . . . . . . . . . . .

Ora giacciono a terra frantumati

come le canne delle mie tenzoni

i Sogni, quasi tutti glIdeali

e non cՏ pi mia Madre a medicare

con la sua mano blanda le ferite!

 

Oggi, che sono altre pi profonde

e il tempo non le pu rimarginare,

sono solo la polla del mio cuore

arida!

               Ma nel Tempio de Ricordi

lAnima, genuflessa, si ritrova.

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