Ministero dei beni e delle Attività Culturali e del Turismo

Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Basilicata

Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Basilicata

Centro Operativo Misto di Maratea

Parrocchia di Santa Maria Maggiore di Maratea

Città di Maratea

LA CAPPELLA DI

SANTA MARIA DELLE GRAZIE

 

…qual vuol grazia ed a te non ricorre

sua distanza vuol volar senz’ali”

(Pd  XXXIII, 12-13)

I documenti disponibili, quali i Verbali delle visite pastorali, si riferiscono ad un periodo che muove dal 1655. Dagli stessi si apprende che la chiesa, reiteratamente citata quale cappella di S. Maria delle Grazie, “extra moenia , era impreziosita da un affresco raffigurante la Beata Vergine Maria. Nell’ultimo verbale di Visita disponibile, a firma del Luogoten. Vescov. don B. Gaetano Santoro e dell’Arciprete don Luigi Marini. datato 31 maggio 1846, si legge che la cappella era “alquanto accorsata”, sicché sarebbe stato necessario un cappellano, quantomeno per la recita del Rosario, due volte la settimana. Il Citato Arciprete, imparentato con la Famiglia Gennai, è stato il parroco di S. Maria Maggiore nel periodo in cui il Cardinale Casimiro Gennai ha svolto la sua attività sacerdotale a Maratea (1863-1881). E, al riguardo, è interessante ricordare che il giovane sacerdote don Casimiro, impegnato nella diffusione nelle famiglie della pratica del Santo Rosario, frequentava la Cappella, peraltro ubicata nei pressi della “chiusa” del palazzo (ora Calderano), propria dimora e vi celebrava con l’intero popolo dei devoti, per cui scrisse l’apposita preghiera riportata di seguito. Nella stessa vi premiava i fanciulli vincitori del concorso catechistico, a seguito della preparazione alla Prima Comunione, da Lui personalmente curata nella Chiesa dell’Immacolata. Sembra, altresì, non superfluo ricordare che il premio consisteva nel dono di un quadro raffigurante la Vergine (ma anche S. Biagio), su fondo nero, con ornamenti policromi su vetro, i cui esemplari sono ancora presenti in molte case marateote.

Se dunque la documentazione disponibile non ci consente di datare il sacro edificio prima del ‘600, l’analisi formale dello stesso e la sua ubicazione inducono a ritenere che il medesimo abbia avuto origine in epoca ben più remota.

L’edificio in parola, di proprietà comunale, è a navata unica, con tetto a due falde in coppi e capriata lignea interna, con un solo altare, sormontato da una nicchia che accoglie la statua della Madonna delle Grazie, ricoverata agli inizi del900 nella Chiesa Madre, a seguito del crollo del tetto.

 Il recente restauro, curato dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Basilicata, ha consentito di rinvenire sulla parete a monte una porta murata, che costituiva un  secondo accesso dall’esterno ed un contrafforte absidale, ponendo in evidenza l’eleganza essenziale del manufatto ed in particolare della facciata, in cui sottili linee di coccio disegnano l’arco di ingresso e una elementare trabeazione, a mo’ di marcapiano.

Il simulacro della Vergine, scolpito in legno a tutto tondo, raffigura la Madonna con in braccio il Bambino e può ascriversi alla produzione tipica del barocco locale.

Trovandosi la stessa ubicata “extra moenia” sulla via degli Eremi della “Eparchia del Mercurion”, nel bosco dei Carpini, è probabile che ne abbia fatto parte e tanto induce a pensare anche il suo collegamento viario con la Chiesa di S. Vito e l’Eremo della Madonna della Neve o degli Ulivi, che, a sua volta, si colloca sulla via basiliana della Grotta dell’Angelo o di san Michele Arcangelo, della Cappella di S. Giovanni, della Laura di San Paolo, dell’Eremo della Madonna del Soccorso o della Pietà e della grotta di Zu’ Iancu.

La riapertura al culto di tale suggestiva ed antica Cappella invita a riflettere sulla sua dedicazione. La venerazione alla Madonna delle Grazie ha radici nel Concilio di Nicea del 325, che riconosce la nascita verginale di Gesù, ovvero la sua nascita da Maria Vergine, peraltro già affermata nel Vangelo di Matteo, nonché nel Concilio di Efeso del 431, che riconosce la Madonna quale gran Madre di Dio: Theotokos. Ma in quanto Theotokos, la Madonna è Hodighitria, ovvero è anzitutto la dispensatrice della grazia della salvezza, quale guida a Cristo Redentore. Un concetto di così profonda rilevanza teologica trova riscontro nel culto mariano sia in Oriente, sia  in Occidente ed ha il suo sigillo nella preghiera di San Bernardo, detto pure il Cavaliere della Vergine, preghiera che il Divino Poeta liricamente sublima nell’incipit dell’ultimo canto della terza cantica della Divina Commedia. 

In particolare, la venerazione alla Madonna, quale dispensatrice di grazie, si diffonde nel Meridione di Italia e, quindi, a Maratea, grazie soprattutto alla presenza dei monaci basiliani, che giungono tra noi dal VI secolo in poi e in particolare al tempo della guerra greco-gotica (553) e della persecuzione iconoclastica, a seguito dell’Editto dell’ Imperatore Leone III  Isaurico (726). Tale venerazione continua con la diffusione del monachesimo benedettino e in particolare cistercense, francescano e domenicano, in specie dopo la Battaglia di Lepanto (1571). Della presenza del culto mariano in Maratea resta concreta testimonianza nelle quarantaquattro chiese, tra cui ricordiamo quelle dedicate espressamente alla Madonna delle Grazie: la chiesa di Fiumicello sorta, secondo la tradizione, sui resti del tempio pagano dedicato a Venere, conformemente, peraltro, alla storia di molti templi dedicati a divinità greche e cristianizzati con l’intitolazione alla Vergine Maria; nel centro storico, la cappella della Pendinata di proprietà Puppo, annessa al Palazzo già della Famiglia de Cesare; la cappella di proprietà Scoppetta, già Ginnari del Giudice, sulla omonima strada; in località Trecchinari la cappella di proprietà Schettini, già Ginnari del Giudice (detta della Madonna delle Grazie o della Mercede), con lo stesso titolo, la chiesa di Brefaro  e in Maratea Superiore (Castello), la chiesa di Santa Maria delle Grazie o, semplicemente, Santa Maria, che, secondo Carmine Iannini, è andata distrutta già prima dell’occupazione francese (1806), mentre altri ritengono che la stessa sia l’attuale Basilica Pontificia, prima di essere intitolata a San Biagio.

Per le suesposte ragioni storiche e religiose e per il particolare interesse paesaggistico la Cappella di Santa Maria delle Grazie merita certamente tutela e valorizzazione.

E giacché ogni impegno di salvaguardia del nostro prezioso patrimonio nasce dalla consapevolezza dei valori etico-estetici che lo innervano e della funzione educativa, che è chiamato a svolgere, è sembrato giusto e opportuno auspicare il coinvolgimento, ancora una volta, della gioventù di Maratea e, anzitutto, degli allievi del Liceo Artistico, perché possano gli stessi arricchire la interessante Cappella con opere prodotte dalla propria creatività d’arte, con la collaborazione delle Soprintendenze competenti e, ovviamente, della Parrocchia S. Maria Maggiore.  

 

“MARIA, MADRE E MEDIATRICE DI GRAZIA”

All’interno della storia della salvezza un posto di particolare rilevanza è occupato dalla Beata Vergine Maria. La sua comparsa risale fin dalle origininel racconto della caduta dei nostri progenitori Adamo ed Eva (Gen 3,15: “porrò inimicizia tra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe. Le insidierai il calcagno, ma essa ti schiaccerà la testa”). In questa narrazione Ella viene preconizzata come la Nuova Eva, o Arca dell’Alleanza, colei che ci riapre le porte del Paradiso e si presenta come Aurora di salvezza. L’antico tentatore da una donna aveva ottenuto la vittoria iniziale (disobbedienza di Eva e peccato originale), da un’altra donna, la Vergine Maria, subì la sua sconfitta. Durante il corso dei secoli, nella vicenda storica e personale del popolo d’Israele, il piano di voler rinnovare tutte le cose in Cristo (cf. Ef 1,10) nel mistero pasquale, si è realizzato a partire dall’accoglienza dell’annuncio dell’Angelo (Lc 1,26-38). Rispondendo alla vocazione di Dio, Maria è diventata discepola fedele della sua Parola, prima per Madre, e cooperatrice della sua opera salvifica. Nello stesso modo Maria è presente intimamente unita al mistero di Cristo negli episodi principali della vita del Figlio, come colei che intercede a favore dell'umanità (Nozze di Cana etc.), fino al momento più doloroso insieme a San Giovanni Apostolo sotto la Croce, quando vede morire il Figlio per noi peccatori e ottiene il mandato di Madre dell'umanità e Mediatrice di Grazia. Il dono della salvezza realizzato da Cristo nella sua Pasqua è comunicato attraverso i sacramenti a tutta la hiesa, in primis con il Battesimo, mediante la grazia, ossia l'infusione di una vita divina nel cuore dei credenti. Maria risplende nella Chiesa come modello e mediatrice di questa grazia donata da Cristo a tutta l'umanità, per questo l'Angelo, nell'annuncio la saluta definendola "kecharitoméne", "colei che è ricolmata della grazia e del favore divino" (Lc 1,26). Da tale fondamento biblico-teologico scaturisce necessariamente per l'esistenza del cristiano un profondo senso di imitazione della Vergine, come disponibilità a collaborare all'annuncio del Regno e alla sua realizzazione in questo mondo, come testimonianza di un messaggio di fiducia, certezza, speranza e amore rivolto sempre con gioia ai nostri fratelli. Non ci può essere santità di vita, di conseguenza, se non si ha venerazione e amore nei confronti di Colei che è la Madre e la Genitrice di Cristo, fonte di ogni santità, di ogni grazia e di ogni virtù. Maria Santissima fin dal cristianesimo delle origini, viene invocata come Madre e Mediatrice di grazia e di favori celesti (cf. antifona mariana "Sub tuun praesidium" e invocazione lauretana "Auxlium christianorum"), tale consapevolezza si è conservata lungo i secoli attraverso la tradizione della pietà popolare fin ai giorni nostri. Perchè la devozione alla Beata Vergine risultasse pura e libera da errori, numerosi sono stati gli interventi del Magistero della Chiesa a questo riguardo, specialmente quello del Concilio Vaticano II con la Costituzione dogmatica "Lumen Gentium", nel capitolo VIII (La Beata Vergine Maria nel Mistero di Cristo e della Chiesa). In conclusione, per ottenere l'intercessione della B.V. Maria specialmente attraverso la virtù dell'umiltà (Lc 1,52: "ha rovesciato i potenti dai troni e ha innalzato gli umili"). Auspichiamo che con la riapertura al culto della cappella di Santa Maria delle Grazie, non soltanto possa esserci una partecipazione al culto, ma un incremento della devozione mariana nella nostra comunità parrocchiale, che ci spinga, sull'esempio di Lei, alla fedeltà verso Cristo e all'amore verso i fratelli.

La Comunità sacerdotale

 

UN PATRIMONIO STORICO-ARTISTICO RIDATO ALLA COMUNITÀ

La Cappella della Madonna delle Grazie, già oggetto di restauro a cura della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Basilicata, può oggi, dopo i più recenti interventi di ripristino, tornare ad accogliere la statua lignea a tutto tondo della Madonna delle Grazie che da lungo tempo, a causa del crollo del tetto, era provvisoriamente ospitata nella Chiesa Madre.

L'Amministrazione Comunale è lieta della riapertura della cappella per la comunità dei fedeli e per tutti gli estimatori del ricco patrimonio artistico di Maratea, segno tangibile dell'attenzione e dell’impegno rivolto alla tutela e alla valorizzazione dei beni artistici che la nostra bella città vanta. Recuperare un luogo, soprattutto se di intrinseco valore spirituale, è un’operazione dall’innegabile valenza e implicazione culturale: significa riappropriarsi della storia, delle radici, dei valori e dell’identità di una collettività, ma anche instillare nella coscienza di ciascuno l’amore per quel luogo e il desiderio di rispettarlo e preservarlo.

Poiché ogni sforzo volto alla tutela del nostro prezioso patrimonio scaturisce dalla consapevolezza dei valori etico-estetici ad esso connessi e dalla funzione educativa che esso assolve, anche gli studenti del Liceo Artistico di Maratea saranno chiamati con la loro creatività a dare un personale contributo per arricchire ed abbellire la Chiesa.

In chiusura mi preme rivolgere un sincero ringraziamento al Centro Operativo Misto di Maratea per la professionalità e la disponibilità manifestata e al Prof. Francesco Sisinni per lo zelo e il trasporto con cui si adopera da sempre per la valorizzazione del patrimonio culturale anche nella sua città natale. Inoltre, desidero esprimere sincera gratitudine all’Associazione culturale “Lo scoglio del cuore” e a quanti vorranno contribuire a far rivivere un luogo del passato che può significare ancora molto nel presente.

L’Assessore alla cultura – Isabella Di Deco

 

LA PREGHIERA DI SAN BERNARDO ALLA VERGINE

Dante, Divina Commedia, Pd XXXIII, 1-21

 

 "Vergine madre, figlia del tuo Figlio,
Umile ed alta più che creatura,
Termine fisso d'eterno consiglio.

Tu se' colei che l'umana natura
Nobilitasti sì, che il suo Fattore
Non disdegnò di farsi sua fattura.

Nel ventre tuo si raccese l'amore
Per lo cui caldo nell'eterna pace
Così è germinato questo fiore.

Qui se' a noi meridïana face
Di caritate; e giuso, intra i mortali,
Se' di speranza fontana vivace.

Donna, se' tanto grande e tanto vali,
Che, qual vuol grazia e a te non ricorre,
Sua disïanza vuol volar senz'ali.

La tua benignità non pur soccorre
A chi domanda, ma molte fiate
Liberamente al domandar precorre.

In te misericordia, in te pietate,
In te magnificenza, in te s'aduna
Quantunque in creatura è di bontate!
 

 

 Preghiera alla

MADONNA DELLE GRAZIE

dell’Em. Card. GENNARI

 

O Madonna delle Grazie, gettato nella più desolante angustia, son venuto a mettermi ai Tuoi piedi, per essere da Te aiutato. Povero me! se Tu non ci mettessi la Tua mano, io sarei certamente perduto.

Tanti e tanti, vedendomi così afflitto, mi han detto: Se vuoi la grazia in questa circostanza, devi ricorrere alla Madonna delle grazie, alla quale chiunque ricorre per grazia, sicuramente la ottiene, non essendovi un solo esempio, dacché il mondo è mondo e in tutta la storia dell'umanità, che uno, ricorrendo a Te, sia rimasto senza grazia. Ed è per questo che io, benché fossi un povero ed indegno peccatore, pure, nella tribolazione che mi opprime, ho avuto la fiducia di venire a piangere dinanzi a Te. Epperó, con i gemiti, con i sospiri e con le ardenti lagrime che mi piovono dagli occhi, a Te grido. Te chiamo, a Te alzo le mani, chiedendoti grazie. Oh, me sventurato, se, solo, solo ad esempio unico nel mondo, rimanessi senza ottenere la grazia sospirata!

O Madonna tutta Santa e tutta piena di grazie, io ho ferma la speranza che Tu mi farai la grazia; da Te assolutamente l'aspetto, perché sei la mamma di tutte le grazie: me lo dice il cuore che Tu mi esaudirai, altrimenti che ne sarà di me afflitto e sconsolato?...

Ah! che se Tu non mi ascolterai, senti che farò io, o Mamma di Grazie: Ti bacerò i piedi, Te li bagnerò di calde lagrime, inginocchiato a Te dinnanzi, Ti strapperò il manto, Ti stringerò le mani, e tanto mi starò cosi, tanto piangerò gridando, in sino a che Tu, intenerita e commossa, mi dirai: alzati che la grazia Te l'ho fatta.

Ed ora che hai udito quello che io farò, che mi dici, o Mamma di Grazie? che mi rispondi? mi devi Tu aiutare? me la devi concedere questa grazia? Ah si, buona quale sei, son certo che me la farai; anzi l'aspetto da quei Tuoi occhi di Grazia, l'attendo da quella Tua bocca che allora solamente si apre, quando ha da pronunziare una Grazia: la desidero da quella fronte, da quel seno, da quelle mani, dai Tuoi piedi, e, sovrattutto, da quel Tuo benedetto e materno Cuore tutto ripieno di Grazie.

Grazia, si, grazia Ti cerco, o Mamma di Grazie, fammi grazia alla mia disgrazia, Te la chiedo con tutto il cuore... Te la chiedo con la voce di tutti i bambini della terra che sono anime innocenti, di tutti gl'innamorati di Te, di tutti i fervorosi Tuoi figli e Tuoi devoti. Da Te dunque l'aspetto, e Tu me la devi fare a qualunque costo; Ti prometto, o Mamma di Grazie, che fino a quando la mia mente avrà un pensiero, la mia lingua un accento, il mio cuore un palpito, sempre, si, sempre griderò, e nelle ore del giorno e in quelle della notte, Ti sentirai chiamare; O Mamma di Grazie, fammi la grazia. Quel grido, o Mamma, sarà l'ultimo mio sospiro: o Mamma Santa Maria, e cosi sia.

7 Ave con l'aggiunta ad ognuna Mater Divinae Gratiæ, Ora prò nobis. POI Litaniæ.

40 giorni d'Indulgenza.

 Noci, 7 giugno 1892

Card. CASIMIRO GENNARI da Maratea

 

Indietro