C'ERA UNA VOLTA...
di Emanuele Labanchi
Erano i primi anni cinquanta e sicuramente dietro a questo scatto
fotografico c'era mio padre con la sua macchina a soffietto. Mi
intravedo
Tutti sono
incuriositi e qualcuno appare orgoglioso della eccezionale pesca
grossa. Tra questi Biagio Labanchi,
procugino di mio padre, con due dei suoi figli, che
solo qualche anno dopo imparai a conoscere come "u padroni du mari" e cos mi piace ricordarlo ancora oggi.
Egli scherzosamente, vedendomi un giorno arrivare nei pressi della sua abitazione, si rivolse a me, ragazzetto, dicendomi:
"Guagliu, si venutu
a truvari u padroni du mari"...?!
Rimasi perplesso e quasi intimorito. Solo con il tempo ho capito
perch potesse presentarsi come tale, anche se in modo e con tono scherzosi...
Era il marito di Giovannina Fulco e viveva l con la sua famiglia
nell'antico palazzo baronale, posto sugli scogli ed all'ombra del Castello di
Castrocucco tra i mutevoli colori della costa, del mare e del cielo. Poco
distante dalla sua abitazione risiedeva altro nucleo familiare a lui legato da
rapporto di parentela (za' Carmela con i figli).
Allora, in casa alla Secca e nell'area circostante, non c'era acqua
potabile n luce e tutti potevano usufruire di una sorgente tra gli scogli
immediatamente sottostanti l'antico palazzo. Anche io
ho bevuto tante volte a quella sorgente, accessibile solo con il mare calmo e
la bassa marea. Per l'illuminazione
provvedevano con l'acetilene. La natura offriva loro la possibilit di caccia e
pesca in un vero e proprio...paradiso terrestre (almeno cos mi appariva quel
luogo), dal quale raramente si allontanavano.
Di tutto e di tutti loro conservo un
bellissimo ricordo legato all' infanzia, adolescenza e giovent, come in quel
paradiso da me vissute, specialmente durante la stagione estiva, in compagnia di mio fratello Riccardo e
di mio padre, da sempre comprensibilmente legato a quella localit, in cui lo
seguivamo entusiasti a caccia
o a pesca.
Era capace d'estate, noi ancora bambini, di arrivare l dal Centro
storico con la sua lambretta, sulla quale trovavo posto anche io con mia
sorella Titina e mio fratello Riccardo, percorrendo la
strada nazionale e poi, poco dopo Torre Caina, una
lunga, tortuosa stradella sterrata tra la macchia
mediterranea.
Dopo la lambretta us una Fiat seicento di seconda o terza mano...
Sento ancora tutti i diversi profumi, odori, suoni, rumori di
quella meravigliosa terra e di quello splendido
mare...tra Marina e Castrocucco di Maratea.