IN
RICORDO DEL SERG. CANN. BENIAMINO ZACCARO
di Emanuele Labanchi
Il
ricordo va esteso a QUANTI ERANO CON LUI SUL SOMMERGIBILE "JANTINA", dopo
il recente ritrovamento del suo relitto.
Relitto del sommergibile italiano Jantina affondato durante la seconda guerra mondiale dal sommergibile britannico HMS Torbay,
giace a sud dell'isola di Mykonos, Mar Egeo, Grecia, 03.11.2021
Richiamo
qui :
mio post “Dal Porto di Maratea al
Mare Egeo” in
https://www.calderano.it/Testi/EmanueleLabanchi/2022/2022-01-24%20Dal%20Porto%20di%20Maratea%20al%20Mare%20Egeo.htm
e su questo blog in data 24 gennaio u.s.
Sommergibile Jantina
-
Da "Con la pelle appesa a un chiodo" - Jantina :
Entrato
in servizio il 1 marzo 1933, era un "sommergibile
di piccola crociera della classe Argonauta (650 tonnellate di dislocamento in
superficie e 800 tonnellate di dislocamento in immersione). Insieme al gemello Jalea, si distingueva dalle altre unità della classe per il
diverso apparato motore (motori diesel FIAT e motori elettrici CRDA, mentre
Salpa e Serpente avevano motori diesel Tosi e motori elettrici Marelli, ed Argonauta, Medusa e Fisalia avevano motori sia diesel che
elettrici CRDA).
Effettuò
in guerra 7 missioni offensive/esplorative e 4 per
trasferimento od esercitazione, percorrendo in tutto 5634 miglia in superficie
e 1203 in immersione, e trascorrendo 72 giorni in mare"
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L'AFFONDAMENTO
"I
gravi danni subiti durante l’ultima missione al largo dell’Egitto avevano
ridotto lo Jantina «in stato di inefficienza»,
e non risultavano riparabili con i modesti mezzi disponibili nel Dodecaneso: di
conseguenza, fu giocoforza deciderne l’invio in Italia per effettuarvi le
necessarie riparazioni, anche se il trasferimento in quelle condizioni (i danni
riportati impedivano l’immersione), dovendo percorrere un lungo viaggio in
acque infestate da sommergibili nemici, si presentava tutt’altro che semplice.
Venne stabilito che da Lero lo Jantina avrebbe dovuto raggiungere dapprima Corinto e
successivamente Messina, per poi proseguire alla volta di Napoli, sua
destinazione finale, dove sarebbe entrato in bacino
per i lavori. Per altre fonti, invece, da Lero lo Jantina
avrebbe dovuto fare rotta verso Brindisi, ed in questa
base si sarebbero dovuti svolgere i lavori di riparazione.
In
ogni caso, nelle prime ore del 5 luglio 1941 lo Jantina
lasciò Lero per rientrare in Italia. Lo comandava, come in tutte le missioni
fin dall’entrata in guerra un anno prima, il capitano di corvetta Vincenzo
Politi. A causa dei danni subiti, il sommergibile avrebbe dovuto compiere tutta
la navigazione restando in superficie, con tutti i rischi che ciò comportava.
Purtroppo,
lo Jantina non doveva fare
molta strada prima di imbattersi in uno di questi pericoli. Alle 17.46 dello
stesso 5 luglio il sommergibile britannico Torbay
(capitano di corvetta Anthony Cecil Capel Miers), trovandosi a 11,5 miglia per 240° dall’isoletta
greca di Stapodia, avvistò un altro sommergibile che
navigava in superficie, a quattro miglia di distanza, su rilevamento 080°. Era
lo Jantina.
Subito
il Torbay accostò in
direzione del nuovo arrivato, ed alle 18.16, giunto in posizione adatta al
lancio, lanciò sei siluri da una distanza di 1370 metri. Il sole stava
tramontando.
Sullo
Jantina, che in quel momento era al traverso
dell’isola di Mykonos (menzionata dalle fonti
italiane come Mykoni o Mykoni),
nessuno sospettava di niente: solo quando – alle 18.15, secondo le fonti
italiane – vennero avvistate due scie di siluri,
vicinissime, ci si rese conto di essere sotto attacco. Purtroppo era già troppo
tardi: i siluri erano troppo vicini quando furono avvistati, e non fu possibile
evitarli. Colpito da due delle armi, una a prua e l’altra a centro nave, lo Jantina affondò in meno di un minuto, nel punto 37°21’ N e
25°20’ E (secondo le fonti italiane; in Mar Egeo, tre o quattro miglia a sud di
Mykonos) o 37°30’ N e 25°00’ E (secondo fonti britanniche; ad est di Mykonos;
altra fonte britannica afferma “a sud di Melos” ma si tratta certamente di un
errore).
Sul Torbay
venne registrata, un minuto dopo il lancio, «un’esplosione seguita dieci
secondi più tardi da una tremenda doppia esplosione», che scosse violentemente
il battello britannico, causando anche qualche lieve danno. Quando Miers diede un’occhiata al
periscopio, vide un aereo in avvicinamento, pertanto decise di scendere in
profondità ed allontanarsi (per una fonte, l’aereo avrebbe anche lanciato una
bomba di profondità contro il Torbay, che però non
avrebbe subito danni di rilievo).
La
maggior parte dei 47 (per altra fonte 48) uomini che componevano l’equipaggio
dello Jantina si trovavano
sottocoperta al momento del siluramento: non ebbero scampo, e affondarono con
il sommergibile. Gli uomini che si trovavano in plancia vennero
gettati in mare dall’esplosione, e si ritrovarono in acqua, confusi e
intontiti. Soltanto in sei si salvarono, raggiungendo a nuoto la vicina Mykonos: il guardiamarina Michele Giadrossi
e cinque tra sottufficiali e marinai.
Perirono
con lo Jantina il comandante Politi, altri tre
ufficiali e 37 tra sottufficiali, sottocapi e marinai.
I
loro nomi:
Sante Bobbo,
sottocapo motorista, da Treviso
Domenico Bornancin,
sottocapo elettricista, da Pordenone
Guerrino Bossi, sottocapo motorista, da Cremona
Vito Brescia,
marinaio motorista, da Monopoli
Attilio Carradore, marinaio silurista, da
Arzignano
Aurelio Casadio, sottocapo fuochista, da
Ravenna
Valdemaro Castagneto, secondo capo silurista, da
Viareggio
Luciano Cella,
sottocapo elettricista, da Milano
Amleto Cerutti, capo
meccanico di terza classe, da Milano
Augusto Colombo,
guardiamarina (ufficiale di rotta), da Mercallo
Antonio Conte, marinaio radiotelegrafista, da
Sant’Angelo a Cupolo
Middel Mario Costa, marinaio elettricista, da Genova
Salvatore D’Arco,
marinaio, da Ponza
Bruno Da Rold, capo
meccanico di seconda classe, da Belluno
Rosario Esposito, marinaio elettricista, da
Palermo
Giuseppe Fardelli, marinaio fuochista, da Massa
Marittima
Attilio Feola,
marinaio, da Ponza
Antonio Ferrigno, sergente furiere, da Minori
Martino Furettini,
secondo capo nocchiere, da Piadena
Francesco Gulminelli,
marinaio silurista, da Gardone Val Trompia
Vito Laraspata,
sottocapo radiotelegrafista, da Napoli
Vittorio Loggini, tenente
di vascello (comandante in seconda), da Roccastrada
Ermanno Maritano, sottocapo fuochista, da
Trofarello
Pietro Molgora,
marinaio elettricista, da Milano
Giacomo Montagna, secondo capo meccanico, da
Sala Baganza
Saverio Monticelli, sottocapo silurista, da
Leporano
Alfonso Muollo, marinaio, da Castellammare di
Stabia
Gerardo Pascale, secondo
capo radiotelegrafista, da San Marzano sul Sarno
Guido Pirro, tenente del Genio Navale
(direttore di macchina), da Torre del Greco
Vincenzo Politi, capitano di corvetta
(comandante), da Napoli
Giovanni Polito, capo elettricista di prima
classe, da La Spezia
Matteo Rossi, sergente radiotelegrafista, da
Salerno
Vinicio Salvaggio,
sottocapo motorista, da Pola
Vincenzo Sgroi, sergente furiere, da Montelepre
Giuseppe Sorrentino, marinaio cannoniere, da
Portici
Ruggero Trombetti, sottocapo radiotelegrafista,
da Medicina
Armando Vecchietti, sergente motorista, da
Civitanova Marche
BENIAMINO ZACCARO, sergente cannoniere, nato
in Venezuela
Arturo Zagnoli, sottocapo segnalatore, da
Riolunato
Gino Zenier,
marinaio silurista, da Venezia
Michele
Zoli, sottocapo silurista, da
Sassocorvaro"
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Un
po' tutta l'Italia ed anche Maratea, con il giovane Beniamino Zaccaro, classe
1917, nato a Caracas ma domiciliato al Porto di
Maratea, si ritrovavano rappresentate nell'equipaggio del sommergibile "Jantina". A tutti furono riconosciute Medaglie al
Merito di guerra e/o al Valor militare, quasi tutte postume.
A
Beniamino fu riconosciuta sia l'una che l'altra, come
da formale Nota inviatami dal Ministero della Difesa- Direzione generale per il
personale militare - III Reparto - Servizio Ricompense e Onorificenze:
-
CROCE AL MERITO DI GUERRA a "disperso" dal Capo di Stato Maggiore
della Marina, con Determinazione del 18 aprile 1947;
-
CROCE AL VALOR MILITARE con regio Decreto 26 marzo 1942, con la seguente
motivazione:
"Imbarcato
su sommergibile che in un'audace missione di guerra silurava e affondava un
cacciatorpediniere nemico, sottraendosi alla successiva intensa azione di
caccia, assolveva il suo compito con sereno coraggio e perizia professionale,
contribuendo efficacemente al successo" - (Mediterraneo orientale, 27
giugno 1941).
Pochi
giorni dopo, e precisamente il 5 luglio 1941, ad appena 24
anni, Beniamino Zaccaro moriva con tanti altri marinai, a seguito
dell'affondamento dello "Jantina".
Al
suo ricordo, non privo di commozione per quei tragici fatti, desidero,
comunque, associare il mio ripetuto grido CONTRO LA GUERRA, CONTRO OGNI GUERRA,
ancor di più in questi giorni in cui in Europa, nella vicina Ucraina, aggredita
dalla confinante Russia, sono in corso cruenti combattimenti.