LE VACCHE SACRE
di Emanuele Labanchi
La vacca, come già nell'antico Egitto, nell'antica Grecia e nell'antica Roma, è ancora oggi venerata in numerose culture e religioni, tra cui l'induismo. Con l'espressione occidentale "vacca sacra" si fa riferimento ai bovini oggetto di zoolatria, in particolare in India dove, amata e rispettata, non può essere uccisa (ne è proibita la macellazione e la vendita tranne che nel Kerala ed in poche altre regioni). L'animale è visto come "una madre universale" che dona a tutti, e non solo ai propri vitelli, il proprio latte e la sua venerazione è legata al racconto di un'antica, grande carestia superata grazie al re Prithu che, armato di arco e frecce, costrinse la terra a nutrire il suo popolo. La terra allora prese le sembianze della vacca ed implorò il re di risparmiarla in cambio del latte con cui poteva sfamare tutto il suo popolo. E' da allora che la vacca può essere munta ma non uccisa.
Meno note di quelle indiane sono le "vacche sacre" calabresi, di cui ho appreso solo in questi giorni l'esistenza, pare limitata alla Calabria meridionale. La loro, per così dire, "sacralità", in quei luoghi visibile da tempo, dipenderebbe dall'appartenenza alla 'ndrangheta, tanto da non poter essere nemmeno sfiorate anche quando, sempre più numerose, vagano liberamente sul territorio e, senza alcun controllo, con impossibilità di identificazione del o dei proprietari, provocano danni ovunque e costituiscono, cosa ancora più grave, pericolo per la privata e pubblica incolumità lungo i binari e le strade.
Nessuno, peraltro, osa più denunciare, preferendosi ignorare l'invasione dei bovini, dopo che un cittadino coraggioso ha pagato con la vita la sua istanza di legalità.
Ora è intervenuto il Prefetto di Reggio Calabria ed un suo provvedimento prevede addirittura l'abbattimento delle vacche "sacre" che costituiscano pericolo per l'incolumità pubblica. Sembra questo un rimedio estremo, da molti avversato perché a pagare, e con la vita, sarebbero solo le povere vacche, ignare della loro "sacralità" a monte, fonte dei loro guai a valle. Il fenomeno, purtroppo, è da inquadrare in un contesto nel quale si evidenzia un insufficiente, inadeguato, se non mancante, controllo del territorio da parte dello Stato, tanto da far proliferare una così dannosa e pericolosa "sacralità", che diversamente non avrebbe proprio ragione di esistere, come evidentemente legata a personaggi e famiglie appartenenti alle "ndrine" calabresi.