16. Cari amici
che mi sollecitate a contribuire
responsabilmente la mia parte per il conseguimento del livello di
“compromesso” migliore. Ma proviamo a fare al proposito qualche
concreto esempio. Voi dite che l’istituzione dell’Area Marina
Protetta può e deve essere intesa come opportunità per avviare un
percorso di scoperta e conoscenza del mare da parte degli abitanti del luogo, a
cominciare dai giovani e dagli studenti delle scuole di ogni ordine e grado.
Tutto in teoria è utile. Ma sicuramente utile non è negare i
fatti della storia e prescindere dall’esperienza e dalla memoria. Voi mi
dite: pensa a quale meravigliosa occasione per i bambini e i ragazzi che
altrimenti, a parte qualche bagno estivo, del mare non saprebbero praticamente
nulla! Io, in risposta, vi voglio raccontare, a proposito di bambini ed
esperienza del mare, una piccola vicenda di cui sono stato, anni fa a Maratea,
felicemente partecipe. A Fiumicello esiste un complesso edilizio articolato in
più strutture inserite in un’area tra il centro della frazione e
il mare. Ospitava
Eravamo immersi in un magma non
arginabile di abbronzata e plurilingue infanzia lucano-europea, che si è
riproposta per tre estati e di cui conservo ancora immagini e vibrazioni
intense. Il luogo, gli spazi e gli edifici si prestavano benissimo, i bambini,
beati loro, erano di una vitalità splendida: i belgi e gli svizzeri un
po’ più inquadrati e rigidi, i francesi indomiti e di una
creatività perfino un po’ inquietante e sovversiva. I
lucani-lucani, un po’ schivi e sospettosi, rispondevano come piccoli
soldati solo se chiamati per cognome. Una sera, alla fine di un mini torneo di
calcio tra lucani di nazionalità europea diversa, ricordo di essere
stato di urgenza richiamato in servizio per sedare una insurrezione del gruppo
francese che, ritenendosi defraudato della vittoria finale, si era barricato
dentro la sua camerata cominciando a lanciare i materassi dalla finestra. Una
specie di presa della Bastiglia all’incontrario. Un’altra notte
ancora era scoppiato un incendio sul monte che sovrasta gli edifici della
Colonia, il vento spirava verso il mare, si temeva che le fiamme presto
sarebbero arrivate a lambire gli edifici. Quindi, via in colonna con uno sciame
attonito di bambini e bambine in pigiama e i più piccoli in braccio
verso un riparo più sicuro vicino al mare. Confesso di non avere
trascorso molti altri periodi della mia vita così intensi. Dato non
trascurabile, quell’attività, tra Collegio e Colonia estiva, dava
lavoro – tra assistenti, animatori e addetti - a decine di persone. Poi
tutto si è interrotto e spento. Mancanza di fondi? Mancanza di ospiti
bambini? Insensibilità e indifferenza della nuova dirigenza politica?
Chissà. Oggi, un complesso che ha ospitato per anni centinaia e
centinaia di adulti e bambini in risposta a bisogni urgenti e veri, è
nel suo insieme abbandonato: salvo la palazzina, allora adibita a Direzione,
che oggi ospita la locale stazione dei Carabinieri.
Ricapitoliamo. Villa Nitti vuota e
inutilizzata. I due ex stabilimenti industriali – Intesa e quello alla
Colla – in rovina. E, infine, lo stato di semiabbandono per mancato
utilizzo del vecchio Collegio e della Colonia estiva. Di fronte alla
desolazione e allo spreco di quei buchi neri, di spazi e strutture e ville
abbandonate, di questa pletora di seconde case vuote e semi utilizzate, cosa si
deve intendere quando mi sollecitate a ricercare e praticare “il miglior
livello di compromesso possibile”? Se fatti e risultati evidenti mostrano
che si è deciso di fare dei