26. Maratea, sempre Maratea… Ma perché: la Costa
Azzurra, invece?
Sono atterrato a Nizza con un volo low cost decollato tre quarti
d’ora prima da Roma, servizio che per rapidità e risparmio
economico devo riconoscere apprezzabile. Che si è in vista della Costa
Azzurra basta gettare dall’aereo un’occhiata al mare sottostante:
cambia velocemente colore attraversando tutte le declinazioni del grigio e del
marrone fino alla fascia color fango torbido dell’acqua che lambisce la
terra. Evidentemente il concentrato di inquinamento lì è a dir
poco superlativo. Poi, un volta atterrato, ho volutamente attraversato con un
treno regionale, di quelli che fermano a tutte le stazioni, gran parte della
Costa. E sono rimasto con il naso incollato al finestrino a osservare
inorridito la continua colossale colata di cemento (Cannes, Antibes, Saint
Tropez) che copre e deturpa ogni spazio delle colline, ogni anfratto e pertugio
del lungomare. Fino a quando, costeggiando a piedi il porticciolo di Saint Raphael,
ho subìto il colpo di grazia finale di fronte a una muraglia di mini
appartamenti affiancata da un Mac Donald’s a sua volta contiguo a un
rutilante Casinò costruiti in tempi recenti a ostruire la vista della
magnifica cattedrale color pan di zucchero caramellato, la cupola appena
visibile sopra i tetti a gridare al cielo la sua protesta. Lì, davanti a
quello che è obbrobrio prima ancora estetico che culturale e religioso,
mi sono arreso e ho perfino pianto. Certo, forse le quarantaquattro chiese di
Maratea sono un po’ troppe, agli edifici più vecchi qualche
restauro e rinnovo vanno attuati: ma, rispetto alla Costa Azzurra,
l’indice del costruito sulla costa di Maratea, malgrado il molto e
maldestro edificato nell’ultimo ventennio, è in proporzione la millesima
parte. Che più dire, se non a questo punto sperare che il nord della
bussola non indichi per Maratea impegno futuro rivolto a imitare il mostruoso
far west cementizio della Costa Azzurra?