Ad Acquafredda di
Maratea
ho vissuto, ho preso e ho dato
che voi non avete idea:
cinque anni di residenza e grande amicizia,
trent’anni di collaborazione operosa in
grande allegria,
cinque libri, cinquanta ospiti, cinquecento (o
cinquemila?)
curiosi felici, per informarsi, di fare la fila.
Alla fine
però si direbbe abbiano vinto i prudenti e i bigotti,
e questa non è poi storia così nuova.
Ciò
che fa più male sono, nel silenzio
di alcuni amici, i funebri rintocchi,
l’aria prudente e sostenuta di chi non vuole rotte
le uova.
Ma adesso
sono arrivati i manager della Fondazione Nitti
che si propongono - come è scritto nel loro programma,
che va letto in chiave di enigma e anagramma -,
esperti nell’arte – udite! udite! - di
“far succedere le cose”,
di trasformarci da “tutti zitti!” in tutti
energicamente dritti.
Che come sfida non è male, nel regno
in cui l’arte da sempre è stata piuttosto
quella di non far succedere nulla di degno.
-
e chiedo
scusa se nell’affermazione sono un po’ tosto.
Bene, allora
si avvii finalmente il motore:
pronti, si gira, ciack, azione!
Speriamo che
questa volta non si tratti solo di spine,
o di marchette meschine,
ma di una cascata di campanule e rose.
Ma avranno i nuovi nittiani ascoltato e coinvolto
chi sul territorio c’è,
c’è stato e c’ha provato, chi ancora
resiste
o perché mai qualcuno alla fine ha rinunciato?
O
sarà la scuola di Parma a insegnare a Maratea
come si suonano prosciutto, controfatto
e controfagotto?
Ma non ci avevano già provato in tanti,
per esempio i napoletani Longobardi, Persico e Cillo,
gli albergatori bolognesi e calabri,
chi con il violino, chi con la campanella, chi con il botto?
Resterà
almeno l’opportunità di mangiare ancora una volta,
da Cesarino il risotto alle seppie,
o toccherà assistere all’ennesima trafelata corsa
alle briciole e alle greppie?
Aspettiamo
fiduciosi che cambino parametri e valori in Borsa,
che scoppi finalmente una sana e civile rivolta.
E che i giovinotti partecipanti al master
in coesione del territorio
contribuiscano a scongiurare il rischio di un
definitivo mortorio.