Vacanze al Sud. Attraversamenti.

L’attraversamento in macchina di Scalea, la notte della vigilia di ferragosto, è esperienza mortifera estrema. Si procede per oltre mezz’ora incolonnati in uno dei due sensi di marcia a una velocità tale che si arriverebbe prima dall’altra parte a piedi.

Ai lati della strada , in sterminata transumanza, cammina stancamente incolonnata una umanità vacanziera disastrata. Famiglie con nonni e nipotini, coppie, gruppi di ragazze e ragazzi, si muovono a contatto con una esposizione rutilante continua di paccottiglia varia, o di verande di bar, pub, alberghi e pizzerie da cui partono a pieno volume ritmi e ritornelli delle canzonette sceme di stagione. Piazze e spiazzi si aprono all’improvviso come caravanserragli zeppi di giostre da cui saettano sprazzi di luci fantasmagoriche e suoni e rumori in cacofonia da far pensare a un girone infernale.

Nei punti del percorso liberi da bancarelle e giostre, seduti su muretti o sdraiati boccheggianti su panchine, gli umani in vacanza ristagnano con espressioni attonite a contemplare le colonne di macchine che procedono millimetro su millimetro, inalando i gas di scarico con l’espressione ebete di chi assume dosi industriali di anestetico. Dettaglio inquietante, la presenza di bambini di pochi mesi dormienti in passeggino. Molti non danno segni di vita: saranno ancora vivi?

Dal costone di una collina, dentro una fitta querceta, si alzano lingue di fuoco e colonne di fumo bituminoso. Qualcuno ha scelto il posto peggiore per bruciare il materiale sbagliato, sicuramente copertoni di auto. L’odore atroce di espande rapido a saturare narici e gola.

A volte succede che il flusso di avanzamento millimetrico del traffico si blocchi, e il più delle volte si scopre che si è trattato di qualcuno che, incontrato il compare che procede in macchina in senso opposto, si è fermato per abbracciare l’amico e aggiornarlo su importantissime personali e private notizie. Quant’è vero che tra la gente del Sud domina il sentimento..!

A metà esatta dell’interminabile attraversamento, all’altezza dell’antico Castello che si affaccia sul mare, grappoli di semafori dovrebbero disciplinare il traffico a un incrocio cui confluiscono sei strade. I semafori sono ovviamente spenti, assente qualsiasi traccia di vigili o forse dell’ordine (il lapsus non è casuale: a questo punto si tratta più di “forse” che di “forze”…). Il traffico si arrangia e sgroviglia comunque alla brava. È il 14 agosto notte: volete mai che qualcuno sia in pubblico servizio?

Dagli umani che procedono sui marciapiedi a ranghi compatti e semoventi, da gole e ventri spesso ridondanti e obesi, arrivano scoppi gutturali e tronchi di frasi in lingua napoletana (guai a dire dialetto, ci mancherebbe). Scalea, mi dicono, d’estate è diventata, con acme caotico in agosto, una enorme propaggine periferica dei popolosi quartieri storici e della provincia napoletana. Ma di che ti lamenti? osserva ironico un amico: ti dici democratico e comunitario: forse che il popolo povero non ha diritto alle vacanze? Qui trovano in affitto case e spiagge libere e pizze e birra a buon mercato. Pretenderesti forse di tenerlo rinchiuso ad agosto ad Afragola o nel Rione Sanità? In effetti l’argomento non è così inconsistente o arbitrario. Non sarò mica diventato un fottutissimo aristocratico elitario?

Poi alzo gli occhi alle colline sopra Scalea e verso Praia, e vedo le spettrali colate cementizie di villette a schiera a sprezzo di ogni regola abitativa, criterio estetico, vincolo urbanistico. E mi chiedo come non si possa pretendere, o perlomeno sperare, o non si possa fare in modo che certe esigenze e aspettative vengano accolte e fatte proprie, in fatto di comportamenti e stili di vita, tendenzialmente dall’intero popolo delle genti ampie.

Il passaggio dalla Calabria alla Basilicata, superata Tortora, è subito evidente. Scompaiono colate di cemento, fantasmagoria di colori e chiasso, puzze, rombo di motori e abominevoli fetori. Cambiato pianeta e universo, si entra sotto un cono di quiete e ombra. E proprio vero, tanto i campani e i calabri sono clamorosamente estroversi, quanto i lucani sono riservati e sobri. L’Italia è davvero caoticamente ricca: servirebbe una capacità di sintesi più unitariamente equilibrata e armonica.

Mi dicono che da tempo esista un progetto di superstrada che eviterebbe, così come già realizzato su Praia, l’attraversamento di Scalea. Si opporrebbero i proprietari dei terreni su cui la strada dovrebbe sorgere. Ma volete che si possa facilmente rinunciare all’esperienza di un collettivo rito di barbarico degrado, alla mescolanza di corpi e lamiere roventi, fumi tossici e plastiche , puzzo di fritto e luminarie spastiche, in un sabba da film horror violento che evidentemente emana un suo appeal erotico alla Cronenberg e Dario Argento?

Venite, venite a Ferragosto a fare l’esperienza mistica e infernale dell’attraversamento di Scalea… Io, qui, se fossi chi ha autorità e comando, organizzerei una bella Love Parade, qualcosa a metà strada tra la napoletana baldoria, il carnevale carioca e una collettiva carneficina. Insomma: l’apoteosi dell’incarnazione della concezione di vita berluschina.

Come Calvino, nel suo Le città invisibili, avrebbe definito Scalea e Maratea? Forse la prima Ribollente Stige, la seconda Luminosa nella Penombra.

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