Giorgio Bassani e Maratea
Ricevo da Pasqualino Avigliano, marateoto doc che lavora alla Biblioteca Nazionale di Roma, fotocopia
di un articolo di Giorgio Bassani pubblicato nel
volume “Coste d’Italia dal Gargano al Tevere” pubblicato nel 1967 da Ricordi di
Milano, con foto di Italo Zannier,
consulenza alla parte urbanistica di Italo Insolera e
splendida introduzione di Antonio Cederna. Nella sua
prosa essenziale e sontuosa Bassani commenta il senso
e la presenza scenografica della statua del Cristo sul monte San Biagio. E così osserva: “ Abbiamo da tempo la convinzione che la
scultura, quella buona, non sa cosa farsene né dell’espressività della
“maschera” né della simbologia gestuale. Il Cristo del monte San Biagio, a
guardarlo per quello che è veramente, nella sua realtà effettuale, se qualcosa
esprime non esprime nulla che abbia a che fare con la
redenzione della gente del nostro povero mezzogiorno. Grosso, massiccio,
gessoso, aeronautico, sudamericano, non riesce, essenzialmente, che a deturpare
il paesaggio. Il monte San Biagio, su cui si erge, è ridotto da esso, per totale assenza all’ingiro
di termini di confronto, a un sasso da niente, ad una specie di altarino d’uso
domestico. Guardiamolo serenamente, attenendoci ai criteri della pura
visibilità: e non ci sarà difficile riconoscerlo per fratello di tante altre
statue del tempo fascista, appena appena camuffato
com’è dall’atteggiamento gigionescamente serafico di
un deteriore cattolicesimo.”
E questo è Giorgio Bassani: si può essere in disaccordo, ma lo
si può censurare? Ora, quest’estate è stata
allestita a Maratea, dentro il Centro culturale della Villa Tarantini,
una interessante mostra proprio su Giorgio Bassani, allestita dalla Fondazione di Ferrara che opera in
suo onore. Io mi sono più volte chiesto come fosse possibile che in dieci anni
di soggiorno estivo Giorgio Bassani su Maratea, che
sicuramente amava, non avesse scritto nulla. Qualcosa sulle caratteristiche del
luogo da lui così manifestamente scelto e prediletto, da qualche parte doveva
pure essere stato pubblicato. Pavese, che non era certo stato a Maratea così a
lungo, almeno un racconto ambientato a Maratea l’aveva scritto. Ma dopo un giro
di consultazioni presso gli amici me ne ero tornato
malinconicamente con le pive nel sacco. Ora, a mostra ripartita verso Ferrara,
mi giunge finalmente risposta all’inesplicabile arcano grazie alla
sollecitudine dell’amico Pasqualino. Il quale mi
racconta che ha fatto quest’estate in tempo utile del
suo meglio per segnalare e rendere disponibile ai curatori della mostra, e alla
presidente del Centro culturale, copia di quel particolare e solo contributo su
Maratea frutto dello sguardo personalissimo dello
scrittore di Ferrara. Ma non c’era stato verso, niente da fare, curatori e
signora presidente del Centro culturale si sono rifiutati di accogliere e
integrare la mostra con quell’ interessante contributo, unico e quindi ancora più
significativo.
Insomma, una mostra su Giorgio Bassani a
Maratea i cui responsabili rifiutano ospitalità proprio allo scritto sul Cristo
frutto della penna del grande scrittore così a lungo suo ospite. E perché? Evidentemente perché quello
scritto osa esprimere una opinione estetica molto
critica sulla presenza di quella “enorme, gessosa, statua sudamericana”, che
“se qualcosa esprime non esprime nulla che abbia a che fare con la redenzione
della gente del nostro povero mezzogiorno.” Ohibò, siamo alla profanazione e al
sacrilegio: e come si permette costui? Immediatamente si censuri e cestini! Ma come, non è espressione
del pensiero dello stesso grande di cui in una mostra si celebra l’opera e si
ricorda con riconoscenza la graditissima presenza? Ma
chi se ne importa! Non trovate anche voi che questa sia
una dimostrazione straordinaria di rispetto e di rigorosa e responsabile correttezza
deontologica? Onoriamo i nostri ospiti illustri a patto che dicano
soltanto quel che a noi è gradito?
Ricordo che quando raccoglievo materiali e interviste per
confezionare la biografia romanzata di Gian Paolo Nitti,
qualcuno dei suoi parenti mi raccontava le serate di discussioni politiche e
conversazioni culturali raffinate cui qualche volta partecipò anche Giorgio Bassani. Come avrei voluto presenziare anche semplicemente per ascoltare ed esserci…
Gian Carlo Marchesini