Conosco un luogo segreto…
Conosco un luogo segreto che è paradiso di boschi, acque sorgive
perenni, rocce possenti e aspre, mare che più azzurro non si può, verde
rigoglioso di pini, querce e lecci. Ma chi ci vive e abita ne è perdutamente
innamorato tanto da restarne per lo stupore ammutolito; o invece, ogni tanto,
quando è di buon umore, si degna di apprezzare il tutto; o magari infine ne è
soltanto annoiato e infastidito ritenendolo scontato e dovuto? Poi c’è anche
qualcuno che si chiede: ma perché queste montagne precipitanti e aguzze, queste
spiagge strette tra scogli e secche, queste forre e dirupi devono costituire
divieti insuperabili a impedire di ricavarne lucro e profitto? Ma perché per
costruire una bella distesa di villette tocca andare sulla montagna a chiedere
spazio risicato e ospitalità sotto i piedi del Cristo? Ma se dalla bellezza di
un luogo non si può ricavare un guadagno illimitato e cospicuo, quella bellezza
non si trasforma in provocazione e insulto? Che me ne faccio di una bellezza che
si pone come bellezza in sé, da centellinare inattingibile e irraggiungibile, e
non si trasforma in cortigiana e prostituta per me? La partita sembra giocarsi
come sempre in tre: tra chi arde d’amore in solitaria beatitudine; chi
preferisce occuparsi d’altro, della famiglia e del suo dell’orticello; e chi
trama per piegare la bellezza di un territorio e trasformarla in business. Ci
vorrebbe un progetto condiviso, un processo che è un percorso di benessere
collettivo mai pienamente raggiunto, una capacità di cogliere la misura
necessaria all’interno di un equilibrio complessivo. Ci vorrebbe che i giovani
non fossero costretti a partire, e chi rimane non si sentisse inutile,
imprigionato e irreparabilmente morire.
Gian Carlo Marchesini