A che serve il Giorno della Memoria se ciò che di terribile è
successo allora non serve ad affrontare e a risolvere meglio i problemi del qui
e ora? Così come allora i perseguitati erano gli ebrei (e i rom, gli
omosessuali, e tutti gli oppositori politici del nazifascismo), oggi lo sono i
palestinesi, e i migranti in fuga da guerre civili e dittature, fame e miseria.
E’ bene ricordare Perlasca e chi ha lottato e rischiato per aiutare e salvare i
perseguitati di allora, ma la celebrazione del ricordo e della memoria deve
servire a evitare soluzioni come i Cie, nuovi campi di concentramento per chi è
perseguitato e in fuga, e ad eliminare il reato di clandestinità. Ci sono aree
e interi paesi della zona interna dell’Appennino, colline e campagne
abbandonate, l’agricoltura langue. Un inserimento pilotato di migranti, corsi
di formazione e lingua condotti dai nostri giovani laureati, servirebbero a
salvare loro e la nostre terre abbandonate, ridarebbero alle comunità vecchie e
nuove vitalità e benessere. Si preferisce considerare i profughi clandestini, e
rinchiuderli, loro e le loro bocche, in accampamenti improvvisati e
indegni. Insomma, ci vogliono misure
concrete di accoglienza e ospitalità, e politiche di integrazione seria.
Altrimenti anche il giorno della memoria è rito regressivo e ipocrisia che non
serve a nulla. Se non a dare visibilità alle autorità e alla loro mondana e
inutilmente virtuosa passerella.