Maratea: l'imprenditore, il sindaco, l'intellettuale.

Dopo i numerosi e interessanti interventi sulle questioni di Maratea, non mi sembra del tutto inutile porre mano alla stesura di un dizionarietto delle parti, dei compiti e dei ruoli necessari in una comunità.

L'imprenditore è colui il quale mette esperienza, ingegno, capacità, iniziativa e risorse per realizzare un progetto al fine di ricavarne un legittimo e proporzionato guadagno. Investendo rischia in proprio, è quindi giusto che abbia un proprio ricavo. Se poi la sua iniziativa fa guadagnare anche la collettività con una ricaduta di benefici diretti e  indiretti, tanto meglio. Un imprenditore che sbaglia nel predisporre e governare i fattori necessari a realizzare il suo progetto è un cattivo imprenditore. Chi dà fuoco a un tratto di natura e bosco pensando così di ricavare un rinnovato pascolo e distruggendo invece un tratto di natura preziosa e fulgida, è dell'imprenditore l'esatto contrario, anzi è proprio un distruttore criminale.

Il sindaco è colui che è stato eletto al ruolo di primo cittadino per garantire che l'intera comunità benefici nel tempo di una condizione di benessere al suo possibile meglio. Questo deve mostrare di saper fare un buon sindaco, spiegando e informando affinché tutti possano rendersi conto se svolge o meno al meglio il suo mandato.

L'intellettuale è colui al quale sta a cuore alimentare la più completa informazione e conoscenza, contribuendo a illuminare gli aspetti di una realtà complessa affinché la scena in cui operano

imprenditori e politici sia al pubblico e alla comunità il più possibile visibile e trasparente. All'intellettuale vero sta a cuore il rispetto e l'evidenza della verità dei fatti in termini il più

possibile obiettivi. Ovviamente da lui si pretende che non sia al servizio, esplicitamente o nascostamente, di nessuna delle parti in causa, e non abbia nel gioco nessun interesse personale e privato.

L'imprenditore non può chiedere o pretendere che l'intellettuale se ne stia zitto perché il suo parlare e scrivere schietto rischia di disturbare qualche suo più o meno discutibile progetto, così come il sindaco dovrebbe evitare di alterarsi per le critiche dell'intellettuale, magari sbottando: perché la prossima  volta non si candida a fare il sindaco, così vediamo cosa lui sa fare?  Compito dell'intellettuale è alimentare al suo possibile meglio informazione e conoscenza sulla realtà e verità fattuale. Dà cioé un contributo affinché la democrazia funzioni e sia viva. E non è uno che se la tira, ma che mostra di essere capace di tirare per la giacca quando ritiene necessario richiamare a una più corretta interpretazione di parti, ruoli e poteri.

Comitato d'affari infine si ha quando pubblico e privato si intrecciano e si incrociano, e magari pure si alleano, a favore di qualcuno degli attori, o a danno di qualcun altro. Ricordiamoci che l'Italia d'oggi sovrabbonda di intrecci tra cordate, nepotismi, favoritismi e comitati d'affari. Vigilare non è quindi superfluo. A meno che chi ha dimostrato di non saper efficacemente contrastare il progressivo spegnersi delle luci non voglia ora spegnere anche qualsiasi cenno di coscienza critica.

Gian Carlo Marchesini

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