Lucia Palmas è una signora
professionista esperta nel campo della moda che conserva ancora la freschezza
energica di una ragazzina. Ha il suo negozio atelier al Porto di Maratea,
felice di godersi del mare sottostante il panorama e la brezza. E’
approdata a Maratea tre anni fa, dopo un percorso esistenziale non semplice,
che l’ha vista partire dalla sua terra natia,
Pompeo, cui ho raccontato questa emblematica storia, osserva come
Maratea, che ha ospitato per trent’anni le attività dello
stabilimento tessile creato da Rivetti, non abbia saputo esprimere in loco, di
tale esperienza, nessuna specifica capacità creativa. Doveva arrivare a
proporla con successo una donna sarda formatasi in quel di Genova… E
neppure l’esperienza successiva alla Colla di uno stabilimento di produzione
di scarpe ha lasciato traccia di capacità produttiva propria.
Al convegno sulla green economy organizzato stamattina al Pianeta,
conversando con il presidente di un GAL di Lagonegro, scherzando ma fino a un
certo punto colui così se n’è uscito: i marateoti?
Bisognerebbe trasferirli d’ufficio per un periodo opportuno su
un’isola e lì incrociarli con un gruppo di imprenditori tedeschi.
Forse così, da questo forzato innesto, scaturirebbero capacità di
impresa e accettazione del rischio purtroppo alquanto difettosi.
Lucia Palmas, per ringraziarmi della visita, mi ha fatto dono di
due sue poesie, intitolate il peperoncino e la rana. Sono semplici fogli
incorniciati di colori forti al cui centro ha cucito due strisce di stoffa dai
colori vivaci accompagnate da una rana o un peperoncino. Come è vero che
per fare poesia non è assolutamente necessaria la parola!