«Esibizione di forza, propaganda,
pubblicità, popolarità». Così Nicola
Gratteri, Procuratore aggiunto di Reggio Calabria, interpreta la penetrazione di 'ndrangheta e
mafia nel comando e controllo delle tante squadre di calcio nei vari tornei. E'
come se, sulle maglie, quelle squadre esibissero come sponsor la malavita
organizzata. Ma lo stesso principio
base, la stessa logica, non sono presenti anche nelle immagini e nella gestione
di certe processioni della Madonna o del santo patrono che gira per le piazze e
le strade di città e paesi accompagnato da bande, sindaco e comandante dei
carabinieri in divisa di gala sotto la osannata statua? E' quella realmente una
forma di pia devozione religiosa, o un accorto e strumentale utilizzo di
credenze cui il popolo è affezionato, come pretesto e veicolo per esibire la propria forza e crescere in popolarità? Il culmine di queste
processioni non è infatti spesso
l'inchino cui la statua, gestita da una servizievole confraternita, di
fronte alla casa del boss è indotta? E che c'entrano i poteri laici e civili, e
tanto più quelli malavitosi, con il gioco del calcio e il culto religioso?
Grande è la confusione sotto il cielo, come diceva quello. Ma non per questo la
situazione è eccellente. Anzi.