Potenza della scrittura

Dopo avere cenato in un locale recentemente aperto, ho scritto un articolo in cui racconto la bella serata trascorsa,  elogio la bontà dei cibi gustati, l’accogliente cortesia dei gestori, la cordialità e cura della loro ospitalità, la particolare forza suggestiva del luogo – una piazzetta fatata nel gomitolo di vicoli del centro storico di Maratea. L’articolo è apparso qualche giorno dopo su Il Quotidiano della Basilicata, e la sua circolazione sembra avere attirato al locale citato frotte di nuovi avventori. Ieri mattina ho casualmente incontrato in piazza mastro Nicolino, proprietario e gestore del locale, che, piangendo e senza pronunciare parola, mi ha abbracciato a lungo.

Su Maratea ho recentemente scritto un libretto in cui, argomentando e documentando, esprimo dissenso e rammarico  per l’espandersi  anche su questo splendido territorio di una serie di evidenti abusi edilizi. Il libretto circola da una quindicina di giorni ed è stato postato sul sito internet dedicato a Maratea da Biagio Calderano,  dal quale mi si dice lo stanno scaricando centinaia di navigatori.

Ieri mattina mi sono ritrovato le quattro ruote della macchina, come di consueto lasciata in un parcheggio pubblico, completamente a terra. Il gommista mi ha mostrato i tagli sulle ruote: a provocarli non poteva che essere stato un coltellaccio da cucina. “Qui dentro sembra essersi scatenata una vera e propria furia omicida” – ha commentato allibito l’uomo.  La sera tardi, rientrando a casa, dalla sua porta mi ha chiamato una anziana vicina per darmi la buonanotte. “ Non può essere stato qualcuno del paese!” ha esclamato sdegnata. “Tu qui sei stimato e benvoluto da tutti!   Deve sicuramente essere stato qualche forestiero ubriaco. E mi ha messo tra le mani un paniere di dolcissimi fichi appena colti nel suo orto.

Infine, alcuni cari amici hanno voluto presentare il mio libro/racconto di un recente viaggio in Brasile, una sera, sull’aia di un agriturismo, sopra le colline tra Sapri e Rivello, gestito da una simpatica coppia: lui indigeno di qui emigrato per un periodo in Brasile, lei nativa dell’Amazzonia. Sarà anche per questo che mi hanno confidato esser loro particolarmente piaciuto il passaggio del libro in cui sostengo che, per la capacità dimostrata nel saper integrare  popoli e razze, i brasiliani rappresentano degnamente  il futuro dell’umanità. Eravamo sull’aia una trentina, ho ascoltato commosso le troppe immeritate parole di elogio, abbiamo poi gustato insieme cibi squisiti e brindato con un’ottima caipirinha.

Abbracci, lacrime, gomme tagliate da una furia omicida e fichi freschi d’orto conditi da brindisi alla caipirinha in onore della bellezza dei luoghi: e poi dite che non era il caso di dedicare questa nota alla potenza della scrittura!

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