Vacanze al Sud.  La presentazione di un libro su Napoli a Cersuta.

A Cersuta, la frazione più piccola lungo la costa di Maratea, è attiva e operosa una buona collaborazione tra i nativi del luogo e alcuni dei turisti ospiti da più tempo. Questi ultimi sono medici, professori universitari, ingegneri e architetti napoletani, romani e anche non italiani. I cersutari sono la componente più semplice, ma per questo più genuina e intensa, tra gli abitanti di Maratea. Ho avuto modo di constatarlo ieri sera, alla presentazione del nuovo libro di Pasquale Persico (Perché Napoli. Vivere e morire di Napoli), nella piazzetta antistante la chiesa della parrocchia. In questa piazzetta non ero mai stato, e devo dire che l’ho trovata deliziosa e perfetta perché, immersa in una cornice di verde rigoglioso, si affaccia sul digradare degli ulivi verso il mare.

Eravamo una cinquantina di persone. Noi di Acquafredda una decina, a testimonianza che ognuna delle frazioni marateote non è un’isola. Il numero dei cersutari e quello degli ospiti delle seconde case si ripartiva metà e metà. Anche a Cersuta è recentemente sorta una associazione di cittadinanza attiva, Aestus, il cui presidente, Domenico Cipolla, di mestiere fa il poliziotto a Sapri. Chiacchierando prima della presentazione, mi ha confidato che non gli dispiacerebbe creare a Maratea una “fabbrica” di Nichi Vendola. Proposito che a me è sembrato, di questi tempi, apprezzabile.

Quest’anno Aestus ha deciso di presentare alcuni libri, quello di Pasquale Persico su Napoli è il primo. Malgrado il caldo afoso, l’attenzione e l’ascolto dei presenti sono stati intensi. A presentare sono stati due fisici docenti all’Università di Napoli e proprietari di casa a Cersuta. Queste sono le ibridazioni, il meticciato tra diversi che a me pare costituire promessa di un futuro positivo per i problemi di Cersuta, Maratea, Napoli, e del mondo intero. L’amore dei luoghi, la comunità di interni ed esterni che si attiva per curarli, proteggerne la peculiare bellezza, farli crescere, durare, prosperare, questa è la via.

La discussione del libro di Persico sui mali di Napoli e sul loro possibile rimedio – Napoli, quintessenza ed emblema di tutte le comunità, di tutte le incasinatissime e vitali città del mondo – ha costituito in questo senso prova lampante. Molti gli interventi, e non solo di intellettuali “esterni”. Daniele, ad esempio, acquafreddaro che lavora come finanziere a Marina di Camerota,   ha preso la parola per lamentare, rispetto alla straordinaria ricchezza e bellezza del Parco del Cilento - il più grande d’Italia, patrimonio dell’Unesco - come a sua percezione vi sia stato e vi sia tuttora un problema di  comunicazione tra esperti e scienziati di valore mondiale lì impegnati: e abitanti – contadini, artigiani, pastori - che dentro il Parco vivono e bene o male ci campano. Quegli abitanti – denuncia accorato Daniele – non sono minimamente toccati e coinvolti da una comunicazione vera su quello che nel Parco succede o non succede, si fa o non si fa: spesso anzi ne sono del tutto all’oscuro. Se ne sentono quindi ai margini, quando in realtà dovrebbero esserne i fruitori protagonisti.   Daniele racconta con un pathos così partecipe ed evidente, che quando termina di parlare non c’è un applauso, ma un silenzio che è consenso ancora più fragoroso.

Anch’io provo a dire che trovo assolutamente necessaria l’attivazione delle migliori energie delle comunità che vivono i luoghi, un farsi carico interno e partecipe dell’individuazione dei problemi e della loro soluzione. Se la popolazione questa primavera non fosse scesa in piazza e corsa in massa all’Anas di Potenza, non sarebbe stata scongiurata la chiusura della statale 18, unica via di comunicazione lungo la costa. Ma nello stesso tempo non trovo però questa attivazione locale sufficiente. Perché l’origine, la complessità della natura dei problemi che investono oggi il Sud, Cersuta e Maratea come Napoli, non consentono che la soluzione sia a portata di chi vive a Cersuta, a Maratea, a Napoli, nel Sud di questo Paese.  Origine, natura e complessità dei  problemi impongono oggi un loro governo nazionale, europeo, mondiale. L’impegno locale è assolutamente necessario, ma non basta. I casi di Pomigliano, Melfi, Termini Imerese, implicano decisioni che coinvolgono  Paesi quali USA e Brasile, India e Cina. Ancora: il depuratore a Maratea può anche funzionare benissimo, e si può fare bene la locale raccolta differenziata dei rifiuti. Ma se poi i conciari di Arzignano, provincia di Vicenza, adottano decisioni per le quali i profitti ottenuti sfruttando il lavoro degli extracomunitari vengono illegalmente esportati nei paradisi fiscali per evadere le tasse, e le scorie e i rifiuti chimici prodotti dal ciclo produttivo vengono nottetempo inabissati nel basso Tirreno grazie ai servizi della malavita organizzata e a coperture politico-istituzionali, come volete che l’impegno delle comunità locali possa da solo venirne a capo?

E’ alla fine intervenuto Pasquale Persico, che però non ha né chiuso né concluso il dibattito: ha semplicemente aggiunto le sue riflessioni a quelle degli altri, interloquendo con la competenza e l’acume che viene da una lunga e meditata esperienza di operatore sul campo. E poi c’è stata musica e cibi saporiti e dolci proposti dagli organizzatori della bella serata.

Risalendo la stradina che dalla piazzetta della chiesa riporta alla statale 18, sono stato colpito dalla compresenza alle narici di due forti odori contrapposti: il profumo squisito delle campanule in fioritura splendida, e il fetore imbarazzante di liquami di fogna. Ecco, il Sud io credo oscilli oggi esattamente tra questo e quello.

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