Ho scritto una pubblica denuncia
Ho scritto una pubblica denuncia contro l’espandersi
apparentemente inarrestabile del fenomeno dell’abusivismo edilizio su un
territorio di una bellezza paesaggistica notevolissima quale è Maratea
in Basilicata. Non sono nato e cresciuto lì, ma vi ho abitato per alcuni
anni e da trent’anni vi torno ogni estate in vacanza. Rispetto alla costa
campana che la precede a nord, e a quella calabrese che prosegue a sud, Maratea
non è ancora così irrimediabilmente devastata. Ma, come quelle
contigue, e un po’ come tutte le coste del Mezzogiorno, e non solo, anche
Maratea da qualche anno è soggetta a un processo di costruzione non
guidato e non gestito, spesso quindi illegale e abusivo. Costruirsi una casa,
costruire case, è diventata business centrale e, insieme agli alberghi e
ai servizi al turismo, attività prevalente. E questo molto spesso in
barba a norme, regolamenti, leggi in vigore. Oramai la connotazione normale di
ciò che si costruisce è il piccolo o grande abuso. Tutti lo
sanno, tutti lo fanno, tanto bisogna pure campare - e tanto, poi, arriva
Di questa corsa sregolata e non governata alla cementificazione
sempre più estesa ho messo per iscritto e pubblicato le mie riflessioni,
le mie osservazioni critiche. Molti, che benissimo sanno, hanno fatto finta di
niente. Altri alzano hanno alzato le spalle e gli occhi al cielo. Di
donchisciotte se ne sono visti spesso, sono fastidiosi ma troppo danno non
fanno. Alcuni, i vecchi amici in particolar modo, hanno concordato e convenuto,
ma poi si sono dedicati a impegni più urgenti. Qualcun altro ha reagito
borbottando spazientito: ne dici di cazzate, prova tu a vivere qui tutto
l’anno, e poi te ne accorgerai…
Una notte, tra altre 50 vetture del pubblico parcheggio, alla mia
sono state squarciate tutte e quattro le ruote. Il gommista mi ha mostrato i
tagli, si tratta di danno provocato da un grosso coltello da cucina. Io non ho
prove certe – il tutto è avvenuto a notte fonda, sul cofano della
macchina è stato anche sprezzantemente orinato – ma so, con buona
certezza, chi può essere stato. Il messaggio è lampante: se
continui a criticare e a denunciare… Una signora vicina di casa mi ha
regalato un paniere di bellissimi fichi raccolti nel suo orto. “Tutto il
paese ti vuole bene” – mi ha consolato. “Deve sicuramente
essere stato un folle, o un forestiero”. Ma la sua visita, la sua
espressione di rammarico, a me ha ricordato la condizione di chi viene
compatito perché irrimediabilmente colpito da disgrazia e sciagura. Un
amico mi ha prestato la sua vettura in sostituzione provvisoria della mia, un
secondo e un terzo mi hanno telefonato per manifestarmi la loro
solidarietà. Ma io mi sento addosso la
sensazione inquietante del soldato che scopre all’improvviso che la
guerra è finita, e lui continua a combattere isolato la sua battaglia
per la bellezza e
I valori e i modelli in campo
I valori e i modelli in campo sono evidentemente due. Quello della
difesa del principio di legalità – non si può fare tutto
ciò che si vuole in barba alle norme e alle leggi: l’interesse
personale e privato ha un limite in quello pubblico e collettivo. E,
alternativo, il modello della prevalenza dell’interesse individuale e
privato che cammina sulle gambe della maggiore o minore spregiudicatezza,
determinazione, forza, capacità di imporre il silenzio con
l’intimidazione o
Io non sono ideologicamente e a prescindere contro
C’è da precisare che io non sono contro una abitazione personale e privata che funga da confortevole
dimora. Ma accanto, dietro e dentro questo desiderio e bisogno legittimo
c’è chi (molti impresari e costruttori edili, parte dei politici e
amministratori, parte dei tecnici del settore, alcune banche e la pletora di
consulenti finanziari) ha individuato l’edilizia come catena di
produzione di valore aggiunto da sfruttare al massimo al fine di conseguire un
personale arricchimento, contro qualsiasi altro criterio, concezione, interesse
e visione che con i propri non coincida, o che in qualche modo li freni e
impedisca. Io sono, piuttosto che per la costruzione sregolata e governata del
nuovo, per un tendenziale ripristino, restauro e riuso del già
costruito. Vi sono interi quartieri storici in decadimento, e un po’
dovunque numerosi edifici abbandonati. L’eventuale nuovo non può
comunque essere determinato dal semplice desiderio, arbitrio e capriccio
privato. E non può essere il ricorso alla corruzione e alla minaccia, o
alla diretta violenza, il metodo praticato per affrontare e risolvere al
proposito eventuali possibili conflitti, contrasti, vertenze.
Il carabiniere e l’imprenditore
“Vedi Marchesì” - mi
dice l’imprenditore, indicandomi il comandante dei carabinieri presente a
una pubblica manifestazione - “quello non è un bravo carabiniere.
Quello è un carabiniere e basta.” E
mentre lo dice mi guarda con gli occhi a fessura e una piega della bocca molto
amara. Io non capisco bene il senso della distinzione. “Tu sta
attribuendo alla parola “carabiniere” un senso particolare che io
non comprendo. Mi vuoi aiutare con qualche esempio?”
“Ma tu non vedi che quello se la piglia con chi apre a casa sua
anche una sola finestrella!” - sbotta l’imprenditore.
“Perché invece non si preoccupa di mettere a posto i giovani che
sopra la montagna coltivano la droga?”. Tra il meditabondo e il
riflessivo io rispondo: ”I giovani che coltivano la marjuana
vanno perseguiti a norma di legge. E un carabiniere questo deve fare. Ma
perché invece chi si rende responsabile di un abuso edilizio non deve
essere denunciato e perseguito?” “Seguimi,
Marchesì” – l’amico mio
imprenditore, quando vuole spiegare qualcosa che gli sta a
cuore, sa essere paziente. “Come dice bene un
magistrato di Cassazione amico mio, la legge può essere usata in
tanti modi. Nei confronti di chi ti è nemico,
L’abusivo
La situazione in cui si trova buona parte del Mezzogiorno italiano
– non solo quello, ma nel suo insieme quello sicuramente –
può anche essere rappresentata così. Oramai l’abusivo non
è più colui che infrange la legge e
commette un abuso, per esempio e specialmente nel campo edilizio, ma abusivo
diventa colui che quell’abuso denuncia. Dà fastidio il dito che
indica l’abuso in quanto sempre più separato dall’insieme,
raro e solitario: rientra invece nei canoni della tollerata normalità
chi per qualche stortura e illegalità commessa viene pubblicamente
denunciato. A minacciare l’ordine prevalente non è, in edilizia
specialmente, l’illegalità e il reato conseguente, ma chi si
guarda bene dal commetterlo e addirittura osa denunciarlo. In una
comunità, in un paese, in un aggregato che possa comunque definirsi
urbano, a stravolgere e sconvolgere non è tanto il furfante che
nottetempo dà la sua zampata vigliacca, ma chi osa denunciare ad alta
voce il fatto e il danno. A caratterizzare come stranezza lo scorrere del
traffico, per fare un esempio in un altro campo, non è il fatto che
qualcuno non allaccia la cintura o non indossa il casco, ma chi invece, secondo
le prescrizioni vigenti, diligentemente li indossa. Il vero uomo, la persona
libera ed emancipata, non è più, o lo è sempre meno, chi
rispetta le leggi, ma chi sprezzantemente non se ne cura e le calpesta. Quello
è il vero signore, perché si mostra emancipato da vincoli e
freni. Ma, d’altronde, non è questa la corretta e coerente
applicazione di quella che Panebianco su Il Corriere
della Sera definisce, in omaggio al modello Berlusconi, la “via
individualistica alla felicità”? I ragazzotti che sfrecciano sui
rettifili con le moto smarmittate in evoluzioni
ardite quanto idiote, causando spesso incidenti anche
mortali, non incarnano perfettamente e da protagonisti lo spirito di questo
“individualistico programma paradisiaco”? Se rimane a terra qualche
donna o bambino o ciclista, pazienza: anche la strada che porta in paradiso
può essere lastricata di qualche inconveniente. D’altra parte,
volete mettere quanto è individualisticamente
paradisiaco stare belli comodi dentro un SUV fermo in mezzo alla strada, motore
acceso per godersi l’aria condizionata, e intanto chiacchierare al
cellulare? Si ingombra lo spazio e impedisce l’altrui movimento, si
sprigionano miasmi e fetori? Ma che importa se questo regala soddisfazioni individualisticamente paradisiache? E insomma! basta con il mortorio e il piagnisteo delle risorse limitate
e della decrescita felice, smettiamola con le favole da menagrami
del peggioramento climatico e dell’inquinamento del pianeta: il
progresso, la sacrosanta spinta al possesso, la potenza sovrana dell’ego,
questo fa girare l’economia. Tutto il resto sono bubbole da boy scout
fanatico, da centro sociale o da collettivo comunista. Chi non approfitta di
questa geniale ondata di libertà, di eccitante
“fotti fotti che dio perdona a tutti”,
del ruggito vitale del “io sono io e voi non siete un cazzo”, perde
semplicemente una straordinaria occasione per andare in paradiso e cacciare
tutti gli altri all’inferno. Volete mettere?
L’altra sera mi è capitato di assistere, nella piazza
davanti alla chiesa di Scario, bellissimo borgo sul
mare nel basso Cilento, alla presentazione di un libro. Sono arrivato verso la
fine, e ho potuto cogliere soltanto l’intervento di un signore sul palco
che è stato presentato come il responsabile della struttura RAI di
Napoli. Rispondeva a qualcuno del pubblico che era intervenuto per lamentare la
legge elettorale in vigore, definita dallo stesso Calderoli una porcata, perché
impedisce o comunque potentemente frena il libero e pieno esercizio della
democrazia nella scelta dei propri rappresentanti. Il responsabile della
struttura RAI di Napoli si è esercitato nella risposta in una torsione di abilità dialettica secondo la quale, in presenza
della inettitudine della sinistra, il Partito della Libertà di
Berlusconi quantomeno offre ai giovani del Sud, sia pure sotto forma di scambio
di favori, raccomandazioni, carriere da escort, troni e veline, qualche
concreta opportunità di sbocco professionale e di successo. La sinistra,
manco quello! Sono rimasto allibito. Evidentemente i settecentomila giovani
diplomati e laureati che negli ultimi dieci anni sono stati costretti a
trasferirsi dal Sud al Nord del Paese non hanno saputo
avvalersi di questo potente dispositivo di promozione ed emancipazione sociale
- anche se questo non esime la sinistra dalle sue responsabilità,
quantomeno quella di non avere saputo impedire l’ascesa e il trionfo di
un tale modello, la deriva sociale in atto.