Salvatore Settis ascoltato al MAXXI

“Abitare il paesaggio”, questo il tema discusso ieri al Maxxi all’interno delle iniziative organizzate a latere della grande mostra centrale intitolata Re-cycle.

Salvatore Settis è stato introdotto dal giornalista Gabriele Salari, che ha appena pubblicato con Gribaudo editore il saggio L’Italia diversa, e nella giornata mondiale della poesia ha ritenuto opportuno ricordare il poeta Tonino Guerra, che proprio ieri ha deciso di andarsene, citando un suo pensiero: “Noi poeti fiutiamo il futuro aspirando il profumo di un mandorlo in fiore.”

Settis, storico dell’arte dell’Accademia dei Lincei, non si è lasciato addolcire dalle immagini poetiche del mandorlo in fiore, ed è subito partito in quarta con una sfilza di dati impressionante. Dal 1995 al 2010 in Italia sono state costruite 4 milioni di case, quelle che alla fine del 2011 risultano essere vuote sono oltre 5 milioni. Nello stesso periodo sono stati consumati oltre 2 milioni di ettari di terreno agricolo fertile. Bisogna che al più presto tutti – incalza Settis – ci convinciamo che non bisogna assolutamente più costruire, ma soltanto risanare e ricostruire. Bisogna prendere ad esempio e modello città come Detroit, dove, arrivata la crisi dell’auto, e chiuse quasi tutte le fabbriche, la città è stata rimodellata e ridisegnata, ed è passata da 2 milioni di abitanti a novecentomila.

Settis ha poi raccontato di essere reduce da un viaggio molto istruttivo compiuto in Campania, e dall’esperienza di quel viaggio ha riportato tre racconti significativi.

Primo caso, il sito reale del Carditello, reggia borbonica del700 costruita in stile Vanvitelliano e circondata da 20 ettari di terreno con 15 fattorie all’epoca produttive. Oggi la reggia abbandonata cade a pezzi, nottetempo è abitualmente visitata e depredata da tutto ciò che può essere asportato. Dall’altana della reggia, al posto delle antiche fattorie produttive oggi si scorgono i cumuli e i fumi delle maleodoranti discariche. Il secondo caso citato da Settis è la visita a Pompei. Anche lì, nel sito archeologico più visitato al mondo, tutto è in evidente abbandono, il personale di sorveglianza è scarsissimo, a cercarne qualcuno per centinaia e centinaia di metri non lo si trova. E anche lì, molto vicino, a Terzigno, c’è una enorme e puzzolente discarica. Il terzo caso è Sant’Arcangelo Trimonte nel beneventano, dove, sulla punta del colle più alto, è stata piazzata una discarica con il percolato che ovviamente si infiltra e inquina la falda acquifera.

La quarta cronaca dolente Settis l’ha raccontata avendo compiuto una visita a L’Aquila. Lì il centro storico è del tutto ancora deserto, ventimila persone sono state deportate nelle cosiddette new towns, dove non c’è un bar, una piazza, un’edicola, una chiesa, un cinema. Al degrado rovinoso della parte architettonica è seguita la disgregazione sociale assoluta. Ai deportati nelle new towns case e mobili sono state date in comodato, cioè gratis, e ciò significa che, malgrado isolamento e anomia, da lì non si muoveranno più. Il ministro Barca, quello della coesione territoriale, ha annunciato che L’Aquila sarà presto una città completamente cablata: ma non ci sono più gli abitanti!

Settis conclude sostenendo che lo stato del paesaggio abitato del Paese, cioè praticamente tutto, è mille anni luce lontano da ciò che detta la Costituzione: l’articolo 9 e l’articolo 32 tutelano il paesaggio del territorio e la salute dei cittadini come beni assoluti! Settis definisce la questione dell’abitare e del paesaggio non più come questione estetica, ma come questione etica. Negli ultimi anni siamo stati schiavi di un pensiero unico: crescita e sviluppo sono state formule accattivanti in realtà asservite a un solo scopo: far lavorare le imprese di costruzione. Oggi lo scopo non deve essere più quello di costruire, ma di restaurare e ripristinare: il muratore deve lavorare sì, ma perché chiamato a restaurare e ricostruire.

L’altro inganno, ha precisato Settis, è quello del cosiddetto sviluppo sostenibile: e a chiarire il suo approccio al tema ha precisato: non è che si fa sviluppo sostenibile perché si mettono pannelli solari e pale eoliche dappertutto, sulle cime dei colli, sui campi, sui prati e sui vigneti. Bisogna piuttosto metterli sui tetti dei capannoni industriali. Da tecnico, a questo governo tecnico, ha concluso Settis, io mi sento di dare un suggerimento: vari una norma che vieti l’ulteriore consumo di suolo. E poi vari un grande piano di messa in sicurezza del territorio, perché siamo ridotti a un sempre più esteso e rovinoso dissesto idrogeologico. Se continua così, il nostro Paese morirà sotto forma di un lento, terribile suicidio.

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