Vacanze al Sud. Generazioni. I ventenni.

Adamo ed Eva

E’ il primo pomeriggio, il sole picchia, sotto il riparo della tettoia si sta bene.  I nostri unici vicini commensali sono una coppia di fidanzati ventenni. Sono i due soli presenti, oltre a noi, sotto la tettoia del ristorante.  Non hanno apparentemente nulla di particolare o evidente, se non il fatto di essere una coppia di giovani dai tratti lineari e gradevoli, le forme tipiche della più classica conformazione fisica meridionale. Statura media, corporatura solida, colore e fattezze frutto di una millenaria convivenza con sole e mare, tipici di una mediterraneità saracena. Potrebbero anche essere greci o spagnoli, libici o libanesi. Non parlano, mangiano lentamente assaporando il cibo, scambiano ogni tanto qualche monosillabo. Quello che esprimono è una pienezza che si direbbe astorica e decontestualizzata, consapevole, disinvolta e appagata. Non alzano la voce, non gesticolano, non mostrano insofferenza, nervosismo o fretta. Sono sazi della loro reciproca presenza, di ciò che accade intorno non gliene importa nulla. Quando hanno terminato il pasto e pagato il conto,  si alzano dal tavolo e uscendo ci sfiorano. Lui guarda diritto davanti a sé, indifferente e sovrano, lei passando mi lancia in tralice un sorrisetto compiaciuto. Ha colto il mio sguardo di omaggio, mostra di averlo apprezzato.

Li osservo mentre passando lenti e sicuri si avviano all’uscita. Non si segnalano per qualcosa in particolare, gadget o indumenti firmati, pose o atteggiamenti spavaldi. Potrebbero essere tranquillamente nudi. Anzi, per l’essenzialità altera che li muove, è come lo fossero. Quelli non sono nostri normali contemporanei, sono di noi umani il meglio di ciò che da sempre è stato e perdura, la forma base della nostra sostanza. Mi viene da pensare che la giovane e bella coppia potrebbe tranquillamente chiamarsi Adamo ed Eva. Poi mi viene anche da pensare, visti i tempi,  che lui potrebbe  essere un giovane aspirante boss di qualche campana o calabra cosca malavitosa.  Ma, d’altra parte, chi offre oggi ai nostri giovani meridionali Adamo ed Eva qualche prospettiva economica sicura?  Il signor Marchionne?      Fatto sta che dopo che se ne sono andati tutto si è come rilassato e ricomposto, un lieve e aggiuntivo bagliore si è spento, l’eccesso di energia si è dileguato. Fa bene ogni tanto avere di questi incontri, funziona da stimolo, medicamento e tonico.

   Il centauro

Appare all’improvviso, ma il suo rombo cupo si preannuncia da lontano. Inguainato di nero, inforca il suo bolide come un cavaliere dell’Apocalisse.  E’ pura materializzazione di minaccia estrema, l’irrompere di una furia cieca e compulsiva. Questo ventenne monta una nuvola d’ira come se al posto dell’acciaio del motore avesse una torma di scatenati rotweiller.  Io proprio non mi capacito come un simile mostro  possa venire da autorità e comunità tollerato. E’ puro spreco, scempio di quiete e silenzio, offesa, oltraggio ed inquinamento. E’ una dichiarazione  di violenza come di più e peggio non si potrebbe. Ogni volta che lo sento arrivare  mi coglie un brivido e un sotterraneo spasmo, vorrei sottrarmi e nascondermi lontano. Ma inesorabile lui irrompe a ricordare che ogni armonia, equilibrio e misura sono precari, violabili e reversibili. Solo un ventenne incapsulato come un orrido insetto dentro casco e tuta di cuoio può mettere in scena questo concentrato urlante di violenza e odio. Dove lo attinga per me rimane insondabile mistero. Come possa essere tollerato, pure.

Un bolide che rombando attraversi le strade di un centro abitato, guidato dalla protervia di un brutto ceffo mascherato (potrebbe anche essere un clone telecomandato), cos’è se non un gesto di guerra dichiarato? Una società che consente una tale mascalzonata, è una società malata.  Dite che esagero? E invece sono semplici considerazioni di buon senso sul dilagare di comportamenti incivili. Pensare che i cultori di questi sport idioti fanno da queste parti  anche gli estivi mega raduni! Si riuniscono a produrre i loro frastuoni, a respirare i loro miasmi e fumi, a propugnare e propalare i loro valori bellicosi e belluini. La potenza, il frastuono e la velocità come quintessenza e stile, un incrocio tra barocco pessimo e futurismo becero che più ebete non si può.    E mettono pure a repentaglio la propria e altrui incolumità fisica…   Ai giovani viene proposto come modello Valentino Rossi…     E’ come suonare il piffero per condurli ad annegare nei fossi.

La laurea

Il mio vicino di casa è un muratore di sessant’anni, soffre di un paio di ernie al disco, tiene l’anca che sta lentamente cedendo. Lavora da quando aveva tredici anni, smetterà quando non ce la farà più la mattina presto ad alzarsi e uscire di casa. Ieri mi ha fermato fuori della sua porta per raccontarmi che quest’anno a giugno sua figlia si è laureata. Scienze della comunicazione, centodieci e lode.  E dicendomelo, al mio amico e vicino di casa si sono riempiti di lacrime gli occhi.  Non so cosa questa ragazza di poco più di vent’anni riuscirà in futuro a combinare, ma credo possa già ritenersi fortunata di avere potuto contare su un padre come il suo, muratore da una vita, due ernie al disco e un’anca malandata, che pur di avere una figlia laureata ha faticato duro fin da ragazzino, e ancora non molla e imperterrito fatica.                                                      

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