Qualche
parola sul quarantennale oblio in cui versa Villa Nitti
in
Acquafredda di Maratea
Ricorre il 40mo
anno da quando
Anche Filippo
Bubbico, presidente della Basilicata dal 2000 al 2005, e attualmente
viceministro nel Governo Renzi, nella sua introduzione al saggio, pur con mille
parole belle e condivisibili, sul destino futuro della Villa non fa parola.
Legittimando così il sospetto che,
di celebrazione in commemorazione, per la vuota e muta Villa Nitti di
Acquafredda di anni ne passeranno ancora chissà quanti.
Villa Nitti è stata Villa del Pensiero fin che ha ospitato
operosi Francesco Saverio e il nipote Gian Paolo. Poi è diventata eterno cantiere di un pensiero
speculativo piccino che gira a vuoto rosicchiando come un tarlo.
Anni fa, sembra
passato un secolo, ho immaginato di esservi accolto dall’ottantenne
vegliardo Francesco Saverio, del cui pensiero e opere ero rimasto affascinato,
per intervistarlo facendomi raccontare le sue gesta, e ne ho riportato il ricco
racconto così raccontato in un libretto. E pure sulla purtroppo
breve vita di Gian Paolo, osando identificarmi e raccontandola in prima persona,
ho scritto una biografia romanzata.
Ho conosciuto un
tentativo di utilizzo concreto della Villa all’inizio degli anni Ottanta, quando ho abitato in
quel di Acquafredda insieme a Cecilia. Con agli amici del luogo organizzammo
convegni, riunioni e feste per trascorrere con i bambini d’estate in
allegria serate e domeniche. Nella Villa entrò allora liberamente il popolo per ammirare e godere di tanta
bellezza. Fu una profanazione? Forse. Sempre meglio della successiva costante
presenza di imprese edili inconcludentemente all’opera. Dispiace che anche il Collegio Scuola di
Fiumicello, che ha ospitato per decenni centinaia di bambini lucani orfani,
ospiti oggi la sola locale Stazione dei Carabinieri. Quando risorse così importanti vengono sciupate,vuol dire che non
solo non sono state intelligentemente valorizzate, ma che sono finite, ahimé, in mani
inadeguate.
Nel suo
"Meditazioni e Ricordi" Francesco Saverio Nitti scrive: “La vera saggezza è nel pensare da pessimista - perché la natura delle cose è crudele e ingiusta, e la illusione è debolezza; ma, nella vita pratica e nella
misura del possibile, agire da ottimista - perché nessuna energia, nessuno sforzo di bontà e di amore vanno mai del tutto perduti”. Ma quel suo “non del tutto
perduti”, per quanto può nel tempo protrarsi?
P.S. E se i
Nitti, nonno e nipote, fossero stati fin dall’inizio per Maratea un corpo estraneo? E se
Maratea, proprio perché città delle 44 chiese e di San Biagio, verso i Nitti
laici, antifascisti, repubblicani, antidemocristiani, filo castristi e amici
dei comunisti avesse da sempre e ancora oggi un sentimento di estraneità e rifiuto? Volete mettere: Villa Nitti potrebbe
oggi essere un ottimo albergo di lusso, una foresteria per i funzionari
regionali e i politici, un centro formazione e congressi con saune e piscine
per gli ozi dei ricchi. Ma siccome è stata inventata ed eletta loro dimora dai Nitti, per la
cultura dominante dei gruppi dirigenti locali è considerata monolite caduto dal cielo, buco nero, casa del
diavolo. Sono gratuitamente provocatorio? A Maratea, il Santavenere. la costa
degli Illicini,
Insomma: che dire di una famiglia che tiene in
casa da quarant’anni imbalsamato su un catafalco un suo caro estinto, e potrebbe,
se volesse, resuscitarlo, ma preferisce commemorarlo scrivendo su di lui un
libro ogni qualche decennio? Perché, ad esempio, non fare della Villa un Centro
Studi collegato alle Università di Potenza,
Salerno e Cosenza, che svolga le sue indagini conoscitive e riflessive sulle
cause del declino anche demografico del Sud, e su come questo solleciti la
necessità di politiche di accoglienza e integrazione dei
nuovi crescenti flussi di migranti? Oppure, istituendo lungo le acque costiere
di Maratea
La quanti nei gruppi dirigenti di Maratea e
Potenza considerano realmente Francesco Saverio Nitti e il nipote Gian Paolo
pezzi importanti e irrinunciabili della propria identità storica, e quanto invece degli intrusi
minacciosi?
Gian Carlo Marchesini