Una performance
interpretata da una guerriera greca.
Di Pasquale Persico
Un’artista prepara la sua performance e sceglie Napoli per la sua
seconda tappa del viaggio che parte da Salonicco. Porta pesi, merce che si è
fatta pesante nella nostra Era piena di metamorfosi regressive, di dominio del
denaro e dell’accumulazione monetaria.
Questa voracità della finanza impoverisce il mondo che è costretto
a vendere quello che prima non era pensabile vendere.
Su un palazzo del Corso Vittorio Emanuele al Numero 341 una grande
scritta annuncia il dramma del mondo Politai
L’artista fa uno sforzo immenso per avvicinarsi al palazzo , la gente la riconosce come guerriera che viene dalla
Grecia, oggi nazione e civiltà in vendita, e coglie il senso di quella rabbia e
di quella dolcezza che cammina e grida nel traffico urbano, mosso da quelli che
hanno fretta per non pensare.
Si, perché quella donna fa ancora più paura se pensata come
cittadina guerriera, avanza con armi nuove, distribuisce immagini radicali di
un vivere necessario, di ribellione a chi vuole comprare tutto e vendere
niente. L’Europa è in pericolo come la Gracia.
Anche la storia della democrazia è in vendita con tutti i segni della
sua lenta evoluzione.
Viene decodificato il senso dei mille sacchi trascinati per arrivare al
palazzo delle sperimentazioni, che trattiene speranze di nuove partenze.
Il peso delle libertà rende difficile il cammino e questo diventa percorso ad ostacoli per estendere la cittadinanza
al di fuori delle comunità oligarchiche.
Politeia e DemoKratia appaiono allo specchio ed appare chiaro che la prima è in pericolo, tende a
scomparire.
Durante il percorso il viso dolce si fa
feroce quando ha la sensazione netta che Politeia è
addirittura in vendita per consentire alla Demokratia
di trionfare nel mondo dominato dalla moneta.
D - M – D’ , denaro merce denaro è lo
scambio desiderato per avere più denaro (D’) , un girotondo che tutti vogliono
fare senza desiderio di produrre altre merci che non siano adatte a fare
denaro.
L’arte è fuori mercato quando non sta nel
gioco e l’artista vive un tempo fuori squadra e la guerriera annuncia con forza
la “stasis” necessaria, una guerra civica che porti
ad un cambio di clima che oggi prevede l’eliminazione della cittadinanza ai
nulla tenenti e agli indebitati.
Kurios è in vendita, Ecclesià è in vendita, la Bulè è in vendita, l’ Areopago è
in vendita , il Delfinio è in vendita, il Freato è in
vendita, tutto nei sacchi e forse di più.
L’artista trascinando i sacchi chiede a tutti un
rendiconto (eùthyma).
La cheirotomia è scomparsa , è stata venduta per sempre.
Tutti gli istituti della democrazia sono in vendita; la qualità
della democrazia, la verificabilità della democrazia, la visibilità della
democrazia, la trasparenza della democrazia sono in
pericolo di morte e i sacchi diventano sempre più pesanti.
Bisogna risalire il palazzo, anch’esso in vendita, senza che un
miliardario pensi ad un dono di felicità, per ritardare la vendita e sperare in
un pre-coma della libertà.
Ma l’artista
pensa ad una sosta temporanea, di testimonianza e di riposo, prima del nuovo viaggio
verso Roma e l’Europa delle nascite delle storie di libertà e di cittadinanza.
Questa volta la speranza dell’Eutopia è
sottratta , sospesa nel viso sofferente dell’artista,
anche la forza del gesto rivoluzionario si attenua, nonostante che la dolcezza
e la tolleranza siano definitivamente scomparse, la lotta è troppo seria ed il
furore che è dentro, ha bisogno di essere rappresentato.
Il gesto artistico si sospende nel palazzo ,
rimangono immagini e tracce, come voglia di comunicazione senza imporre, senza
sovrapposizioni, come pensiero triangolare necessario; potere, scambio e
interpretazione vivono insieme come angoli necessari a rompere il rapporto
diretto con l’oggetto; la forza dei gesti ha rivelato tutta la bellezza
estetica della lotta, della determinazione contemporanea che rompe gli schemi,
è arte che sa andare fino in fondo alla sua missione, anticipando le emozioni
necessarie al cambiamento.
Chi comprerà quei sacchi sa che non potrà farlo da solo , non servono all’autorappresentazione
, questa perde peso se non è in rapporto al mondo (natura) e agli altri
(società), l’arte è rottura di un contesto ed è sempre un rapporto triangolare.