Di S Biase e di
Maratea
Discorso Storico
libri II
Scritti dal molto Rev: Confessore Missionario napoletano:
e Rettore Curato, e
Cappellano della Maggiore, Madrice Chiesa
Parrocchiale, e
Real Cappella di S. Biase del Comune di Maratea Diocesi di Cassano
Carmine Iannini
lĠanno 1835Ó
---===oOo===---
DI S. BIASE V.M. PADRON DI MARATEA
Libro II
di
Maratea
Capo II
Della
descrizione di Maratea.
Essendoci sin qui purtroppo trattenuto in
parlare dellĠOrigine di Maratea: del luogo dove esistette un tempo
la Citt di Blanda, da cui ricevette lĠincremento Maratea inferiore:
conosciuto poi tal luogo sotto la denominazione di Castrocucco; nonch deĠ
diversi Possessori dello stesso in Ragion di Feudo, e col Titolo di Barone;
sembra convenire adesso rimetterci in linea, e descrivere partitamente essa
Maratea, tanto per riguardo alla Citt superiore quanto in ordine alla Citt
inferiore.
La Citt superiore, posta
in linea della lunghezza di tre tiri di Fucile, sulla Cima di un Monte, un
tempo dedicato alla Favolosa Dea Minerva, come altrove si detto: oggi
allĠInclito S. Biase Vescovo di Sebaste, e Martire
glorioso del nostro Divin Redentore Gies Cristo. situata in faccia a mezzo giorno; e
venendosi dalle Calabrie, s per via di Mare, che di
Terra, quando era circondata di Muraglie, e Torrioni, faceva una bella,
luminosa, magnifica comparsa. Non ostante che adesso di Torrioni, e di
Muraglie, priva; pure da lontano bella comparisce; ma al di dentro deserta:
desolata, e non arrivano al numero di cento gli Abitanti, che vi sono, peĠ
motivi che altrove si spiegheranno; non ostante che prima vi abitavano circa a
mille Persone. E larga circa due Tiri di Fucile; dove pi
dove meno, perch non in piana superficie. é circondata di balze, e di precipizj. Era fornita di buona artiglieria; e perch
riputata, per una delle rimarchevoli Fortezze del Regno, dai Sovrani Principi,
vi si mantenne una Guarniggione di milizie, con alla Testa un Comandante, tra quali vi f anche D. Andrea Galeota,
Castellano pure del Castello di S. Erasmo di Napoli, in dove mor, e f sotterrato nella Chiesa deĠ P.P. Domenicani sotto il titolo
di S. Pietro Martire, come si legge in una Lapide ivi esistente nella Parete
del Cappellone dirimpetto lĠorgano.
Questa sudetta
Citt superiore, che alla Fortezza per natura, lĠaltra teneva aggiunta per
arte, ed era tanto formidabile, che in diversi tempi fece fronte, e conquise
diverse potentissime Squadre, come a suo luogo verr
posto in chiaro; ora quasi intieramente distrutta,
e poche Case rimaste vi sono idonee per lĠabitazione. Da quelle, che vi
esistono; e dalle vestigia delle diroccate, si conosce benissimo, chĠera stata fabricata con
disegno, ed era commodissima, per circa due mila
Persone. Le Case erano tutte Palaziate. Ciascheduna teneva una Commoda
Cisterna. Due altre grandi ne aveva la Commune, chĠesistono tuttavia; ed a buon conto, quanto vi
si ravvisa; tutto somministra lĠIdea della Magnificenza, e del Decoro. Altrove verr dimostrato, dĠonde deriv la sua Demolizione,
giacch niun Esercito nemico si puol
dare il vanto di averla sottomessa, e distrutta.
La Citt inferiore incomincia dal punt,
dove f fabricato il primo Casale: tira sino al Casale secondo, e pi oltre:
indi si dilata in maniera che rappresenta la lettera M. guardandosi dalla Citt
superiore. é lunga circa cinque tiri di Fucile: larga
tre; per dove pi, dove meno. Non f edificata con
disegno, come si osserva dai Palazzi che vi esistono, i quali
sono tutti un aggregato di piccole Case. é capace per lĠabitazione di due mila
Persone; e se la Popolazione non avesse edificato nella Campagna, non avrebbe dove abitare. Per contrario, se le fabriche di Campagna, si fossero fatte in continuazione
della Citt, la stessa costituirebbe un gran Paesaccio.
Le Case di Maratea, costano assai, e sono
poi quasi di niun valore; ed
allĠinfuori del Commodo dellĠabitazione, non somministrano
affatto rendita. Per questa ragione, siccome
qualcheduna si conosce bisognosa di riattazione, si
finisce di demolire, per costruirsi degli Edificj
nella Campagna, in dove la fabrica, non costa tanto,
quanto nella Citt. Ecco perch della Popolazione, due terzi nella Campagna,
f il suo Domicilio; e la
Citt a poco, a poco v a distruggersi.
Per fabricarsi in
Citt, la spesa enorme, perch la Calce: lĠArena: le Pietre: il Legname, ed
anche lĠAcqua, si devono trasportare da luoghi
lontani; e lĠammontare di essa spesso supera quella, che si richiede, per farsi
acquisto degli Oggetti materiali. In Campagna poi tutto il trasporto, quasi intieramente si risparmia, e la fabrica costa meno.
Sembra un paradosso, e pure materia di
Fatto. Per costruirsi una Casa, che rechi un qualche Commodo,
si spendono pi Centinaja di
docati: terminata che , se si trovasse ad affittare,
non darebbe pi di annui canini trenta di Rendita. Quindi la Rendita
imponibile, segnata nel Ruolo Fondiario, e relativa a ciascheduna
Casa in quanto al costo delle fabriche, insignificante;
ma in quanto alla Rendita, che niuna ne d di peso enormissimo.
Si contesta tutto il detto, dal darsi unĠocchiata alla Citt, ed unĠaltra alla Campagna. La
Citt, anche per lĠultimo funesto Fenomeno del Tremuoto del 2.
Gennaro 1831., comparisce qual Troja
distrutta, e la Campagna si vede tutta ornata di elegantissimi Edificj.
Tanto dentro Maratea inferiore, quanto
dentro Maratea superiore, non vi sono Acque sorgive. In detta Maratea
inferiore manca il beneficio deĠ Raggi Solari, neĠ due
mesi di Decembre, e di Gennaro. LĠAere, ci non
ostante buono. Gli abitanti vi godono buona Salute, ed
arrivano a vivere sino agli anni ottanta, e pi di loro et. Di presente vi
il Dottor Fisico D. Biase Vita Diodati, il quale come
suoi dirsi insulta la Giovent, perch essendo di anni novantadue, gode di tutte le facolt di mente, e di corpo: legge, e
scrive senzĠocchiali: assiste alla Santa Messa in ginocchio, senzĠappoggio:
convive colla Moglie: porta nelle mani un bastoncino per cerimonia, a simiglianza di un Ganimede: f
continuamente delle lunghe caminate, e spesso si
diverte nella Campagna, e nel Mare alla pesca: non st
un momento in ozio. Se non fosse ernioso, e sordo; potrebbe preferirsi ad un robusto Uomo di anni 30.
Entrambe le nominate
Citt son poste nel termine della Provincia di Basilicata: tra le due Provincie
di Calabria, e Principato citeriore: e lĠintiero
suo Territorio deve descriversi, e circo-scriversi nel modo, come appresso. In
distanza di miglia otto dallĠabitato, e dalla parte di Ponente confina col
Territorio di Sapri, incominciando ad una Vallata
chiamata Canale di mezza notte. Questo Canale
principia dai scogli del Mare, e tira sino a Santo Costantino in Territorio di
Rivello distante dalla Citt miglia sei dalla parte di Tramontana: indi calando
per la contrada denominata Pozzi porta nellĠaltro limitrofo Territorio di
Trecchina, e propriamente nel punto detto Colla, due miglia distante dal lato
boreale; e salendo per la cresta della Montagna, chiamata Crivo, si estende per
la sommit deĠ Monti appellati Saporitana, Stia deĠ
Pedali, Sorgituro, Milossina,
v a terminare nel letto del Fiume, che divide in
Castrocucco Maratea da Tortora. Ed ecco che Tortora, Trecchina, Rivello, per
Santo Costantino, e Sapri a guisa di una mezza Luna colla Catena deĠ Monti la
circondano intorno intorno;
restando soltanto dalla parte di mezzo giorno bagnata dal mare, che incomincia
dal Fiume di Castrocucco in Territorio della Provincia di Cosenza, e finisce
neĠ scogli del Mare allĠimboccatura del suddetto Canale di mezza notte in
Territorio della Provincia di Salerno.
Comparisce a prima vista dover essere
Maratea un Paese miserabile, tra quanti ve ne sono nella Provincia di
Basilicata, e pur cos non , essendo lo pi delizioso, ed
i suoi Naturali, posti in confronto deĠ Naturali deĠ Paesi limitrofi, si possono
solo essi benissimo felici riputare; imperciocch
quantunque sia vero che il Territorio ristretto tra Monti nella circonferenza
di sole miglia ventiquattro, quasi intieramente
oppresso da Sassi, per cui tutto il Terreno coltivato ascende appena al numero
di moggi 4377. cio di Giardini irrigabili 91. di Seminatorio irrigabile 20. di Giardini Secchi 28. di
Ficheti 104. di Vigneto 374. di
Oliveto 594. di Querceto 299. di
Seminatoriale secco 1386. di
alberi diversi 17. e di pascolo macchioso 1464., e quantunque vero sia ancora,
che non produce deĠ Generi Cereali a sufficienza per la Popolazione in numero
circa di Anime cinque mila, ed appena quando la raccolta ubertosa a
provvederla basta per tre mesi dellĠanno; non di meno vero altres, che non
derivando la Felicitazione di una Popolazione allĠabbondanza di un Genere
solo, ben vero da molti, con uno, o con pi deĠ quali, procurare si puole, e commodamente quello che
manca; ne siegue che Maratea in Basilicata, deve
chiamarsi lĠunica Citt per Eccellenza; ed i suoi Naturali al sommo Felici,
Contenti, e Beati.
Ed a potersi conoscere per quanti Capi, una tale Beatitudine, Felicit,
Contentezza derivi, bisogna ad evitarsi la confusione, esaminano in dettaglio,
e con precisione. In primo luogo si deve prendere in considerazione lĠAria, che
in tutto il Territorio preziosa, ed saluberrima, ad
eccezione del solo Castrocucco, che in tempo di est
nociva, ad oggetto del Pantano, che il vicino Fiume, rovinata che f la Citt di Blanda, vi form. Si potrebbe dare lo scolo
alle Acque, e rendersi quel suolo asciutto, ed
asciutto reso, diventerebbe, per la fertilezza, un
Cantone di Egitto; stante vi si raccoglierebbe sino a tre volte in ogni anno;
ma lĠingente spesa, e la deficienza delle braccia, ne hanno fatto sempre deponere il pensiero a quel Barone.
AllĠAria si deve unire lĠAcqua, che in varj punti in abbondanza scorre
cio in Brefaro, nel Pizarrone; in Zumelio; nella Massa, in Bocca Canina, nella Pantana, in Varacia: in Castrocucco, Pretenocito,
Sodola, Ondava, Porto, S. Maria, Trecchinari,
S. Basilio, Cavaliere, Annocarro, SantĠElia,
Fontanelle, Cappuccini, Campo del Molino, ed altrove, tutte Fresche, saporosissime,
ed in grande quantit. Fra tutte tali Acque per la pi eccellente, e che
merita il nome di Regina delle Acque, non solo in Maratea, ma in tutto il Regno
di Napoli, appunto quella che dicesi di Sorgepiano, daĠ Naturali del Paese, con corrotto
Idioma chiamato Ciurtiuno, la quale
fresca, sino a conservare pi gradi di neve, saporosissima, ristorativa, leggiera; e sgorga da sotto di un Sasso in
tantĠabbondanza, che oltre allĠIrrigazione di molti Giardini, serve ancora
ad animare dieci di numero Machine Idrauliche, per sfarinar delle Derrate, ed
altrettanti per uso di Trappeti, a pestare delle olivi. Di questĠAcqua, che
un terzo di miglio distante dallĠabitato di Maratea inferiore, si serve la di lei Popolazione; e se non avesse altro, solo per la
stessa si potrebbe benissimo Contenta, Beata, Felicissima chiamare.
N tanto senza ragione, imperciocch
se di tutte le Acque, che scorrono in Napoli, la migliore quella della
Fontana chiamata Acquaquiglia, in strada da Molo
piccolo, vicino la Chiesa di S. Maria di Porto Salvo: e se pi eccellente di
questa, quella che si conserva dentro il Chiostro del mentovato Convento di
S. Pietro Martire dĠonde si attinge per uso del R
nostro Signore, che Dio sempre feliciti, e della sua
Real Famiglia: e tale Acqua sebbene eccellentissima, in sostanza di gran
lunga inferiore allĠAcqua di Sorgepiano in Maratea; siegue che in Maratea solamente in preferenza di tutti i
paesi del Regno, e nella stessa Napoli, che nĠ la Capitale, la Regina delle
Acque si ritrova. Abbiamo nella permanenza in Napoli nostra Padria, sino
allĠanno trentesimo di nostra et bevuta Centinaja di
volte dellĠAcqua in S. Pietro Martire, e per esperienza abbiamo conosciuto,
ci che qui si scritto.
Or mentre non si nega, di avere Maratea un
Territorio molto ristretto, e nella massima parte Sassoso; non di meno quel
poco, che tra Sassi esiste, simile a quello della Terra promessa, e per la
sua bont; e per la bont dellĠAcqua, per la preziosit
dellĠAria, e principalmente per lĠindustria dei suoi Naturali, idonei a
ricavare mei de petra, oleumque
de Saxo dursimo. Ed in vero per questi additati motivi, tra tuttĠi Paesi di
Basilicata, e limitrofi di Calabria, e Principato citeriore, Maratea come
cantava il profeta Mantovano, tantum sem per in altum extulit Caput; quantum
lenta solent, inter Viburna
Cupressi, imperciocch
il vino deĠ suoi Terreni, ottimo, ed generoso, niente inferiore a quello
che dicesi del Monte di Procida: lĠOglio di Maratea,
odoroso, saporosissimo, e tanto chiaro, che rassembra pl colore un oro liquefatto. I Frutti di ogni sorta, e tra
questi gli Aranci, ed i Limoni, sono di un sapore esquisito; ed il Foraggio verde, di tanta eccellenza, che
non della nostra rozza penna il saperlo descrivere. AllĠeccellenza, non v disgiunta lĠabbondanza; e per
la stessa restano proveduti deĠ sudetti
Generi: Bonati, Capitello, Sapri, Rivello, Lagonegro, Trecchina, Lauria, Castelluccia, Rotonda, Laino, Santa Domenica, Scalea, Ajeta, Tortora; e non s qualĠaltro Paese: e relativamente agli Aranci, e
Limoni in numero di Centinaja di Migliaja;
dopo esserne rimasti provveduti i nominati Paesi, ne arrivano sino in Potenza,
divenuta oggi la Metropoli di Basilicata. Ed a proposito,
acci si faccia di Maratea la giusta Idea, dalla stima, che ne hanno i Paesi
intorno; essendo andati unitĠinsieme collĠArciprete
dĠAlitto, ed il Cantore Ferola di Maratea inferiore;
nellĠanno 1821. in Mormanno, ed avendo tirati nella
Casa del f Signor D. Filippo Pace: i Servi nel
vederci subito portarono la notizia alla moglie D. Teresa Seresa
Segreti di Lauria, dicendo Signora: Gente di Maratea arrivata. Ed ella immantinenti rispose: Sia
benedetto Dio. Stasera mangiaremo delle
tenere inzalate: deĠ belli Zaffarani, del
saporosissimo ottimo Pesce. Ivi per Zaffarani si intendono
i Peparoli. Povera Gente! quanto
sinĠ anche un Peparolo desiderava? Ma che si st qui a dire di Mormanno? Anche
in Cassano Citt Vescovile, quando arrivano i Peparoli fanno Festa, e non si saziano per la gioja di ripetere: Son venuti i Marateoti, ed han
portato i Pepazzi.
N il fin qui detto tutto. é tanta, ed
tale lĠIndustria deĠ contadini di Maratea, che riscuote gli attestati di lode
dal Regio Giudice del Circondano di Trecchina: dal Giudice Istruttore: dalle
altre Autorit, e dallo stesso Sotto Intendente del Distretto di Lagonegro, i
quali per essi hanno il piacere di avere in ogni Settimana la Carne Vaccina, e
quella delle pi tenere Vitelle, le quali di gran lunga,
si lasciano indietr, quelle tanto rinomate di
Sorrento; giacch a provvedere i Giardini di letame, non permettendo il
suolo numerosa la Pastorizia tanto necessaria; correggendo collĠarte, della
Natura il difetto; sono tutti dediti, a mantenere ne rispettivi Giardini delle
Vacche, deĠ Giovenchi, delle Vitelle; quali ingrassano, come suol dirsi a mano colle spoglie deĠ Granoni: colle Frondi di Fichi; e colle altre erbe delicate: per il che
oltre deĠ Castrati, e degli Agnelli, che si prendono dalle Mandre del minuto
Gregge; ed oltre i Semoventi di Gregge grosso, che si vendono annualmente ai
Mercadanti di Ottajano; la Vaccina nel Macello
periodicamente, e spesso due e tre volte la Settimana si batte in Maratea, ed
in Maratea per provvedersene vengono i Forastieri deĠ
Paesi intorno; giacch in essi, se ne mangia soltanto, quando secondo il comune
adagio vi provvede: o Santo Lupo: o S. Dirupo intendendosi con tale
espressione, o quando il Lupo ne maltrattasse qualcheduna: o quando per disgrazia
si precipitasse.
Alle tante Industrie, che si pratticano dagli Uomini del ceto basso destinati
allĠAgricoltura, per la quale Maratea, si ritrova divenuta, ad onta che tra
Sassi, qual Giojello, e vero delizioso Giardino, tra
i tanti Paesi che gli sono dĠintorno, corrisponde eziandio la vigilanza, e la
sollecitudine delle Donne contadine. Queste, oltrecch gli ajutano in
tutto: essendo avvezze a portare deĠ Carrichi in
Testa, girano peĠ mentovati Paesi a turme, a turme per smaltire, e vendere i
loro prodotti. Quando il tempo non dirottamente
piovoso, ogni mattina si vedono nelle Piazze di
Lagonegro, Lauria, Rivello, Trecchina, Tortora, Ajeta,
ed altre di altri Paesi, e provvedono i Posti deĠ mentovati Generi, e del
Foraggio verde: e se tali Donne quivi non arrivano, queĠ
Poveri abitanti, altro da mangiar non hanno, se non Legumi. Si vadi per poco, in contestazione di
tal verit in Lagonegro Capoluogo Distrettuale, per esaminarsi cosa mai
quotidianamente avviene. Di ben mattino si portano queĠ Naturali in un punto eminente, dĠonde si vede, la
Gente venire di lontano; ed a guisa di Anime Purganti, desiderose di suffraggj, attendono a vedere se vengono le Donne
Marateote. Fanno Festa subito che le vedono spuntare; e se passa lĠora solita,
senza comparire, allora coverti di mestizia, se ne
ritornano dicendo: Andiamo a mettere i Legumi nella Pignatta. Stante adunque tal Traffico: la Moneta in commercio in Maratea
tra tutte le Classi della Popolazione: quale moneta negli altri Paesi, si
ritrova solo presso deĠ Ricchi proprietarj, vedendola
la Gente minuta col Telescopio.
Evv unĠaltra Sorgente, da cui ridondano tanti altri Capi di Contentezza, e
Felicit in Maratea, oltre delle tante vetture, che vengono a provvedersi di
Oglio, e di altro il Mare, per mezzo del quale e si coltiva la negoziazione:
e si gode del lucro, e del gusto del Saporosissimo
Pesce. Trattar qui ci conviene questo punto, con qualche accuratezza, acci non
si stia pi a dire da qualche Invidioso essere il Mare di Maratea, privo di
Pesci, ed Idoneo perci solo pl
Traffico da Maratea in Napoli, e viceversa: ed inoltre verificandosi tanto, per
pochi mesi dellĠanno, non puole arrecare, se non
pochissimi, miserabilissimi vantaggi, e lucri.
Non si dubita che negli anni indietro, come
si diceva, cos era il Mare di Maratea: senza Pesci, non gi perch non
ve ne fossero stati; ma perch i Marinari con delle Grandi Felluche,
e Paesane cio di Francesco Giffuni alias Stoppello, di Francesco Zaccaro, di Fedele Zaccaro, di
Gennaro Laprea alias di Costantino; e Massesi vale a
dire di Aniello Cioffi, di Cataldo laccarino, di
Antonio Cioffi, ed anche oggi di Pascale laccarino, attendevano al
Traffico; e soltanto pochi marinari Vecchi, e con Reti rattoppate alla Pesca
delle Alici, e neĠ due mesi di Aprile, e Maggio. Allora collĠoccasione,
che eravi lĠarrendamento del Ferro, e dellĠAcciajo, ed in Maratea un Fondaco Regio vi esisteva
amministrato dal f Signor D. Vincenzo Barone, dal
quale si dovevano provvedere pi Paesi di Basilicata: tuttĠi Generi, e
specialmente i Formaggi di detta Basilicata, e porzione di Calabria, per la
parte di Cassano, vi si trasportavano, e per via di Mare poi arrivavano in
Napoli. Consideri adesso, chi h
Senno, se da tale Traffico, scarso, o ubertoso era il lucro, che a Maratea
proveniva.
Essendosi poi dimesso il Traffico nellĠanno
1806. e perdutesi eziandio
lĠuna dopo lĠaltra le Felluche: e quella di Francesco
Zaccaro in Rada dellĠIsola di Dino, come nel seguente libro si dir;
glĠIndustriosi Marinari di Maratea, si hanno costruite delle Barche di minor
grandezza, e colle stesse non solo si portano in Napoli, come prima; ma
eziandio nelle Costiere di Calabria, ed in Sicilia; e dippi
si sono provveduti di tutti gli attrezzi per la pesca, alla quale di continuo
attendono; per il che quando il Mare si mantiene tranquillo, e la stagione
propizia, i Marinari, non hanno invidia di qualsivoglia ricco proprietario
degli altri Paesi.
Or per lasciare il discorso in generale, e
venire al Concreto, e per potersi avere una giusta Idea di Maratea, convien avvicinarsi
ad un Viaggiatore, per sentirne il Rapporto chĠ Egli aĠ suoi ne f nel suo ritorno in
Casa: ÇArrivato che fui in Lagonegro, dice, mĠinformai della Strada, che
conduceva in Maratea, e mi avviai per la stessa, che disperata sembrommi: tutta Sassosa; e piena di pericoli. Al Vettorino, che mi diriggeva,
continuamente domandando, sentiva i nomi, or di un luogo: or di un altro. Il
Paese mi diceva, che perdiamo di vista, si chiama Lauria: quello che si vede
sulla destra Rivello, e lĠaltro, che nel basso alla sinistra scopriamo Trecchina si appella. Qui dove siamo adesso, vi si dice
Femmina Morta; ed in quella chiusura della Falda della
montagna, chiamata Crivo, la Bocca della Colla, cos detta. Da ivi si scuopre Maratea. Ivi giunto restai come attonito, alla
vista che mi si present della Citt, in Faccia al
Mare, di un estesissimo Orizzonte. La strada continuava ad
essere disastrosa, ma alla pur fine pervenni dentro di essa, e nella
Piazza maggiore. Allora crebbe, ed in modo
inesplicabile la mia maraviglia, poich mi ravvisai,
senza poterlo nemmeno supporre in mezzo di tanti GentilĠUomini,
spirantino affabilt, peĠ
dolci tratti, e maniere Civili: a tanti Artisti, pronti anche affabilmente a
compiacermi in tuttocci che chiedeva: ed a tanti
della Plebe, tuttĠintenti, ed ubbidienti in servirmi. Io, che per pervenirvi, aveva dovuto transitare per gli altri Paesi, dai Naturali
deĠ quali non era stato nemmeno guardato in faccia; non potei fare ammeno di non conchiudere, dĠessere uscito da tra le Belve,
ed essere arrivato in mezzo agli UominiÈ.
ÇPi. Negli altri Paesi intorno, qualcheduno
eccettuato, non vi trovai commodi di sorte alcuna; per
qual cagione alcune volte, non ebbi pane da mangiare, ed alcune altre per
necessit dovetti dormire, o in qualche Tugurio, o dentro di qualche Stalla. Mi
accadde pure in pi di un Paese, di non esservi, o niente Acqua, o qualche poco
tanto limacciosa, e nauseante; che nellĠaverla dovuta bere, non potendo pi gli
ardori della sete soffrire, invece di averne refrigerio, me ne provenne un
eccitamento al vomito. Or chi mai lo creder? Anche in Matera ad onta che Citt Arcivescovile, ed un tempo Metropoli della
Provincia di Basilicata, molto stentai, per avere un bicchiere dĠacqua, e molto
mi cost. Aveva ripugnanza di accostare le labra al
Bicchiere, mirando lĠacqua tanto torbida, e piena dĠimpurit; ma il Naturale
del Luogo, per farmi comprendere avermi fatto un
gran Dono; mĠincoraggiva a bere, assicurandomi
dĠessere Acqua di Trescianni, tale quale la beveva il
Preside. Trescianni, dicono in Matera tre anniÈ.
ÇNon cos per in Maratea: non cos; imperciocch vi trovai quanto si
richiede per commodo della vita di un GalantĠUomo, senza che lo stesso molto sĠinteressasse.
Buone Locande, con ottimi letti, ed attenti Servi,
colla semplice spesa di un carlino al giorno. Buona
Tavola, e tanto pi di gusto, quanto pi se ne contempla il poco costo; imperciocch si vendono i seguenti Generi, pl rispettivo prezzo, come appresso:
Carne di Vacca, un carlino il rotolo
Carne di Vitella, grani dodici
Carne di Castrato, grani otto
Maccaroni, un carlino
Paste lavorate, grani dodici
Formaggio, grani quindici
Cacio cavalli, canini tre
Lardo, grani dieciotto Pane, grani quattro
Neve, tornesi tre Minestre, ed insalate, un tornese il Fascio
Frutti di ogni sorte, tornesi tre
Per ogni rotolo dĠOglio, grani docici
Alici fresche, grani otto, e spesso grani sei
Sarde fresche, grani sette, e spesso quattro
Alici salate, grani venti, e spesso grani dodici
Patelle, un grano il piatto Ancine venti di numero, per ogni grano
Frutti di mare, quasi a baratto Vino, grani tre la Caraffa, in Napoli 12.
Latticini freschi, un carlino
Per ogni ricotta fresca, grani quattro
Ed inoltre vi sono in Piazza pi botteghe; nelle quali si ritrova quanto si
brama, incominciandosi dal Solfarello, ed arrivandosi,
sino alla Cannella, e pi oltre; e vi sono ancora deĠ Fondaci dove trovi: di
Pannamenti: di Telerie: di Fajenza: di Porcellana: di
Vetri: di Cristallo ecc.: ed anche la Caffetteria: la Sorbetteria, con Dolci, Rosolj ecc: in una parola: quanto
si rinchiude a Cedro Libani, usque ad Hyssopum parietis, tutto, e
tutto a prezzo dolce, si ritrova nella bella Citt di Maratea È.
ÇPer quanto da taluni Paesi, subito me ne partii, anzi mi sembr mille anni ogni ora del mio trattenimento.
Altrettanti in Maratea stimai prolungarla mia dimora.
Come veduta lĠaveva venendo da Basilicata, cos mirare la volli per la parte di
Calabria. Mi portai con una barchetta sino alle vicinanze di Scalea, e da ivi
compariva Maratea superiore Fastosa come Regina, sulla cima di un alto Monte. A
tal vista fui dĠavviso, che perch il Mare Dominante, come Dea dello stesso,
Maratea lĠavessero appellata. Nel ritorno dal punto
denominato Castrocucco, mi piacque seguire il Cammin
per Terra; e quanto pi mi avvicinava alla Citt, tanto pi ravvisava essere
detta Maratea superiore, per situazione me spugnabile. Arrivato poi, che
fui, nel luogo chiamato S. Giovanni; allora s, che sbalordito restai, nel
mirare la Citt inferiore; posta dirimpetto ad una amenissima
Campagna, tempestata di tanti nobili elegantissimi Casini, quali senza alterar
in minima parte la verit, non si ritrovano in qualunque altra, bench rinomata
Citt di questo RegnoÈ.
ÇRestai per molto mortificato, quando
intesi, che non essendo Capo di Provincia, per non essere della Provincia nel
Centro: e non essendo Capo di Distretto, per non essere situata s la Strada Rotabile; nemmeno era Capo di Circondano, per
avergli tolto tal Privilegio lĠIntendente Flach, ad insinuazione di taluni, i quali per privato disegno, gli
fecero intendere non meritarlo, per avere dimostrata la sua Fedelt al
legittimo suo R Ferdinando I. di felice memoriaÈ.
Ma lasciamo, che ormai il mentovato
Viaggiatore, riposo prenda tra suoi, ed in seno di Sua
Famiglia; e proseguendo noi il discorso introdotto, per quanto permettono i
limiti di un compendio, contentiamoci soltanto di accennare, che quando
lĠIntendente Flach, si lasci sedurre, a rendere
Trecchina Capo di Circondano, invece di Maratea, diede attestati di somma
ignoranza, non considerando che per il Fiume, Lauria spesso resta attrassata nella Giustizia; e che Trecchina per essere
un Luogo piccolo, e sfornito di commodi, meritava
piuttosto essere annoverata tra rozzi Villaggi.
Noi intanto non avendo n volont, n tempo
di occuparci qui in tale questione; ma solo ritornando l donde partimmo,
conchiudiamo il presente Capo con accennare, che per gli di sopra
enunciati motivi, tutte le Persone Civili della Provincia, in tempo di est, prescegliono
Maratea per lĠuso deĠ Bagni, e portandovisi da diversi Paesi, e sinĠanche da Potenza, quando vi arrivano, non si sazian di continuamente ripetere: sia benedetto Dio:
siamo gi arrivati in Maratea: e quando se ne partono, versando
lagrime dagli occhi, non si stancano parimenti di replicare: siam costretti
a lasciarti, o bella Maratea.
A tutto il fin qui detto rispondono taluni
per privato interesse, e dicono che argomentandosi il Bene, da tutte le sue
parti completamente, ed il male da qualsivoglia
bench minimo difetto: tutta la lode sinĠora data a
Maratea, punto non le compete, per non
produrre il suo Suolo di Derrate, quanto sia
sufficiente in ogni anno al mantenimento della Popolazione. Tanto vero; ma
che per ci? Perch il Territorio di Napoli, la stessa produzione non h; perci non la Capitale del Regno, e la Citt la pi
deliziosa in tutta LĠEuropa? Or siccome Napoli per la
mancanza delle Derrate dal proprio Suolo, non cessa di essere quella Grande
Floridissima Dominante, che ; cos per la stessa mancanza, non lascia
di essere, tra le Citt tutte di Basilicata e le limitrofe di Calabria, e
Principato citeriore, la pi bella, la pi florida, la pi deliziosa Maratea.
Si s pure da tutti, si s, che Dio Autore Sapientissimo Autore della
Natura per mantenere il commercio tra gli Uomini, quello che h accordato ad una porzione di
Terra, 1Ġh negato allĠaltra: e dove si producono le Gemme; certamente che
Derrate, Fiori, e Frutti non germogliano.
A riputarsi dunque una Citt felice, il
punto non consiste in esaminarsi se tutte le cose il di lei suolo
produce, il che per disposizione della Divina Provvidenza impossibile; ma se
di tutte le cose possa commodamente provvedersi.
Anche per questa ragione, tra tuttĠi Paesi in giro, Maratea tanto sopra
degli altri il Capo estolle, quantum lenta solent inter Viburna Cupressi; imperciocch
avendo diversi prodotti, e potendo colla sola vendita di uno di essi, di
Derrate provvedersi siegue chĠesse
Derrate non le possono mancare: e dato che in qualche anno vi fosse sterilit
nelle produzioni: perch le stesse non possono tutte, tuttĠad un tratto
mancare, ne siegue pure che i suoi abitanti, non mai
la penuria sperimentano. Di fatto colla vendita o dellĠOglio; o degli Aranci, e
Limoni: o del Foraggio verde, e Frutti: o del Pesce, si puoi benissimo la
provista fare di quanto gli bisogna: e dato che tre
prodotti mancassero in un anno sempre uno ne le resta, per far Fronte alla
necessit, e non patisce.
Negli altri Paesi per, lĠaffare non passa
cos. Tutto vi manca, ed appena delle Derrate vi si
producono. Sopra questo Cespite, poggiato tutto il mantenimento, nella stessa
guisa, che sopra lĠAnchora chiamata della
Speranza, poggiata la salute di una Nave: quindi siccome rotto il Capo della
Fune, per la Tempesta, la Nave perduta lĠAnchora v a sommergersi; cos
mancando neĠ limitrofi Paesi lĠunico prodotto, la Popolazione di Fame va a
perire. Si contesta tutto questo dal Fatto. Il tempo
dirottamente piovoso nella Primavera di questĠanno 1829. ridusse la Bassa Plebe, a non potere uscire di Casa, per
lucrarsi il Pane; ed in Maratea mancava il Grano intieramente.
Ecco per tal causa unĠallarme
di miserie nella Provincia di Basilicata. Si posero in giro le Autorit, per
dar pronto soccorso. Niuna per pens a Maratea, e perch? perch
si sapeva, che Maratea aveva mandate le sue Barche ne Paesi maritimi di Calabria citeriore, a carricar
del Grano: che i Naturali deĠ vicini Paesi, avevan
mandate delle vetture in Maratea per provedersi di
Grano; e che essendo daĠ limitrofi Paesi tanti Poveri piombati in Maratea, vi
avevano ritrovato il beneficio della limosina. Col Fatto non si contrasta; e
non potendovisi contrastare, siegue che tutti
coloro i quali chiamano Maratea Felice, deliziosa, ubertosa, e bella, altro non
fanno, se non confessare la verit.