IL PROGRESSO VERO ARRIVA IN BICICLETTA di Indro Montanelli
di Indro Montanelli Corriere, 2/4
settembre 1957
Questanno le vacanze
hanno portato nel Sud nutrite schiere di settentrionali. Non so quanti ve ne
siano andati. Non so nemmeno se il fenomeno sia stato statisticamente
controllato. Ma so con precisione che, nel mio stesso cerchio di conoscenze,
non si contano quelle che, voltate le spalle a Portofino, al Forte de Marmi e
a Cortina, hanno preso la via del Mezzogiorno e, invece di fermarsi a Capri, a
Positano, a Ischia o ad Amalfi, come fin qui erano usi, hanno continuato per
CONCORDI CONSTATAZIONI
Ma son pochi. I pi,
andatici per riposare veramente, ci si son riposati sul serio, hanno trovato
stupendi quei posti, amabile la gente, e hanno scoperto buoni ultimi fra gli
europei che laggi cՏ in potenza una Florida. A
Maratea, per esempio, un industriale piemontese ha aperto un albergo che, gi
pieno questanno di debutto, lanno venturo dovr respingere chiss quante
prenotazioni. I clienti sono rimasti entusiasti, e nei loro
racconti, scritti e orali, cՏ forse anche un po desagerazione:
lesagerazione di chi, aspettandosi il deserto, ha trovato invece loasi.
Qualcuno ha comprato pezzi di terra o vecchie torri da riadattare. Qualche
altro si propone di farlo. Le vie che conducono alla Cassa del Mezzogiorno sono
infinite come quelle che conducono al Signore. Nulla di male se una di esse
sar la villeggiatura e se il desiderio di sole e di riposo riuscir a fare
lintraprendenza dei capitalisti. Comunque, se fossi il ministro Campilli, mi fregherei le mani per la soddisfazione, e non
lesinerei gli aiuti a chi si propone di attrezzare ancora meglio quelle
contrade dal punto di vista alberghiero.
Fra i turisti, ci sono
anche deglindustriali, dei commercianti, dei tecnici: tutta gente che,
sottratta per qualche giorno o qualche settimana alla servit del lavoro
quotidiano, pu anche meditare su quel che vede e rendersi conto che forse una
gran parte dei malanni che affliggono il nostro Paese e la sua economia viene
dallo squilibrio fra un supersviluppato Nord in
concorrenza di ricchezza coi pi progrediti cantucci dEuropa, e un poverissimo
Sud in concorrenza di miseria con le pi depresse aree africane. Al punto in
cui siamo, inutile, di questo squilibrio, cercare i motivi e individuare le
responsabilit, per addossarle a questo o a quello. Il fatto che esiste, e
che in qualunque modo bisogna porci rimedio, se teniamo allunit e intendiamo
farla funzionare; e che questo rimedio o lo trovano a spese proprie
liniziativa e i capitali del Nord o deve cercarlo lo Stato a spese
delliniziativa e dei capitali del Nord. Mettiamoci bene in testa, amici, che a
questa alternativa non si sfugge, e che anzi non cՏ pi tempo da perdere
perch ogni anno di ritardo destinato a moltiplicare i pericoli di questa
operazione di ridimensionamento geografico. Ne sia testimone il fenomeno delle
biciclette. Dei miei conoscenti settentrionali che hanno affrontato
lescursione nel Sud, chi stato colpito dai panorami, chi dalla quiete, chi
dai colori, chi dagli usi e dalla mentalit della gente. Ma tutti sono stati
concordi nella constatazione che l dove il cosiddetto progresso arrivato,
sulle tracce della Cassa o di qualche animoso privato, si passati
direttamente, come mezzo di trasporto individuale, dal mulo al micromotore o
allautomobile utilitaria. Di biciclette, non se ne incontrano. Sono quasi
sconosciute. E ci ha provocato perniciose conseguenze sulla circolazione
stradale.
Sembra unosservazione
banale, ma non lo .
Poniamoci onestamente
una domanda, noialtri del Centro e del Nord non potevamo, un po di queste
biciclette su cui i nostri babbi ci hanno insegnato sin da bambini ad andare in
modo da portarci, bene o male, allautomobile e allaeroplano con i riflessi
educati e unassuefazione gi maturata alla velocit; non potevamo, dico, un
po di queste biciclette distribuite per tempo ai nostri fratelli del Sud? Non
dico dal punto di vista del dovere, perch ci si potrebbe rispondere che queste
biciclette, se le volevano, i meridionali non avevano che da fabbricarsele,
come abbiamo fatto noi. Ma dal punto di vista dellaffare, perch tutto sommato
non occorreva un grande sforzo di fantasia per prevedere che, se le biciclette
vanno piano, le automobili invece vanno forte, e prima o poi laggi ci
sarebbero arrivate: e l dove le automobili arrivano prima delle biciclette,
combinano un mare di guai.
PREVEDIBILE SQUILIBRIO
E poniamoci,
altrettanto onestamente, anche unaltra domanda: quanto cՏ oggi di cattiva
coscienza per non aver compiuto in tempo questo gesto, nel nostro rifiuto ad
ammettere che
S, vero: i voti
vanno in quelle urne pressa poco come le automobili
vanno in quelle strade: a casaccio, senza tener conto della forza centrifuga e
centripeta, con gravissimi rischi per i passanti. In molte case di quelle
contrade, la luce elettrica, lacqua corrente, la televisione e il frigidaire
entrano a braccetto di Carlo Marx. In molti villaggi, a bordo del primo
micromotore che ansimando e spetezzando vi giunge, cՏ lattivista del P. C.,
pronto a spiegare che quel miracolo lha compiuto lui, non
IL GIOCO E FATTO
Una volta i miei amici Ansaldo e Longanesi andarono a trovare Giustino
Fortunato, il pi illuminato dei meridionalisti, e il meno
illuso. Egli parl loro a lungo della impossibilit, per i suoi conterranei, di
arrivare da soli alla bicicletta. I visitatori gli chiesero perch. Don
Giustino, per tutta risposta, apr una porta che immetteva in una biblioteca
dove sua sorella, donna molto pia, aveva raccolto le opera di tutti i grandi
mistici della Cristianit. Vi sfido egli disse a trovarne uno meridionale.
Non ce nՏ. Il misticismo fede, entusiasmo, capacit di sacrificio per un
fine che ci trascende. La mia gente non ne ha. E chi non ne ha, non pu far
nulla, n di grande n di piccolo.
Nulla, siamo
daccordo: nemmeno le biciclette. Ma non ci lasciamo anche noialtri contaminare
da questa inerte e accidiosa disperazione da questo rinunciatario scetticismo
quando, dai progressi comunisti del Sud, denunciamo non solo linutilit, ma la
perniciosit degli sforzi che vi stiamo compiendo? Tempo fa un senatore mio
amico mi raccont di essere andato a un raduno interparlamentare in Olanda con
certi suoi colleghi. Uno di costoro, un lucano, si era portato appresso un
figlio scontroso e torvo che non apr bocca per tutto il viaggio. Si decise a
parlare solo il giorno che i padroni di casa mostrarono alla delegazione i
risanamenti che stavano operando su Walcheren,
lisola che i bombardamenti avevano affondato nel mare, da cui ora gli abitanti
la stanno riscattando. E disse con aria di tripudio: inutile. Tanto, non ci
riescono.
Quel ragazzo a cui
tutti noi italiani somigliamo, chi pi chi meno, ignorava che tutta lOlanda
stata costruita a prezzo di quegli inutili sforzi destinati, secondo lui, a non
riuscire. E quando diciamo che nel Sud non cՏ nulla da fare, ci mettiamo
sullo stesso piano suo: sul piano di quei meridionali intelligenti, ma
sfiduciati e desolati, di cui Don Giustino parlava quel giorno. Con ci non
intendiamo affatto condividere la faciloneria di chi sembrava credere che
bastino qualche strada, qualche ferrovia, qualche impianto industriale e un
certo numero di miliardi, a guarire le magagne di quelle contrade. Anzi, siamo
qui a sottolineare la necessit di non saltare le biciclette contro chi insiste
per arrivar subito allautomobile. Ma anche contro chi vorrebbe ostinarsi a
restare eternamente al mulo.
E chiamiamo a
testimoni le nutrite schiere di settentrionali che questanno le vacanze hanno
portato nel Sud un mondo che si muove, dicono tutti. E naturalmente si
muove male, barcollando e sbandando, perch da secoli era abituato a star
fermo, allancora dei suoi arcaici costumi. Ma oramai che si mosso, il gioco
fatto. Non ci resta che cercare di giocarlo bene, senza pi attardarci a
ricercare di chi sia la colpa di tanto squilibrio, senza pi indignarci
aglincidenti elettorali e stradali cui di certo andremo incontro. Quanti polli
anche noi abbiamo arrotato con la nostra bicicletta prima di imparare a guidar
lautomobile?