Quando Giorgio Bassani diede del
fascista al Cristo di Maratea.
di Luca Luongo
Ebbene s. Il
nostro mondo abbastanza vario perch uno scrittore di fama possa dar del
fascista a una statua.
Giorgio Bassani e Maratea.
Tra il 10 e il 20 agosto
2012 si tenne a Maratea un convegno con mostra dal titolo Giorgio Bassani. Due
citt nel cuore: Ferrara e Maratea. Bisogna dirlo onestamente: lĠevento non fu
memorabile. Personalmente ricordo solo lĠaperitivo offerto, nel pomeriggio del
12 agosto, nel bellissimo giardino della villa che fu di Bassani, a cui partecipai – pur non essendo stato invitato
– solo dietro le insistenze dellĠamico Mario Di Trani, allĠepoca sindaco
di Maratea. Tempo
fa l'avv. Emanuele Labanchi scrisse un articolo su
questo convegno e sul rapporto tra Bassani e Maratea (https://www.calderano.it/Testi/EmanueleLabanchi/2019/GIORGIO%20BASSANI%20E%20MARATEA.htm)
Come accade
quasi obbligatoriamente in questi casi nella nostra Italia, lĠevento fu pensato
e condotto tenendo al massimo il livello di retorica. Certo, se Bassani volle
comprar casa a Maratea dovette senza dubbio apprezzare
il nostro paese. Ma addirittura tenerla in pari conto
con Ferrara, come il titolo dellĠevento lascia intendere, unĠesagerazione che
neppure il pi becero campanilismo pu giustificare.
Le parole sul Cristo di Bruno
Innocenti.
In realt,
Bassani ebbe un rapporto qualche volta complicato con la popolazione marateota.
Un aspetto interessante che magari altra volta tratter. LĠaneddoto al centro
dellĠarticolo di oggi invece pi che mai curioso.
Nel 1967
Bassani scrisse un commento sulla statua del Redentore di Bruno Innocenti per
una guida sulle Coste dĠItalia dal
Gargano al Tevere.
Bassani
scrisse: Çil Cristo del monte San Biagio,
a guardarlo per quello che veramente, nella sua realt effettuale, se
qualcosa esprime non esprime nulla che abbia a che
fare con la redenzione della gente del nostro povero Mezzogiorno. Grosso, massiccio,
gessoso, aeronautico, sudamericano non riesce, essenzialmente, che a deturpare
il paesaggio. Il monte San Biagio, su cui si erge, ridotto da esso, per
totale assenza di termini di confronto, a un sasso da niente, ad una specie di altarino da uso domestico. Guardiamolo
serenamente, attenendoci ai criteri della pura visibilit: e non ci sar
difficile riconoscerlo per fratello di tante altre statue del tempo fascista,
appena appena camuffato, comĠ, dallĠatteggiamento gigionescamente serafico, dĠun detentore del cattolicesimoÈ.
Difficile
comprendere come Bassani sia arrivato a etichettare lĠopera di Innocenti come
una scultura ÒfascistaÓ, qualunque cosa questĠaggettivo possa voler dire nella
storia dellĠarte. Forse, bisogna pensare che il giudizio fosse viziato da
preconcetti sul suo committente, il conte Stefano Rivetti.
Nella nostra Italia troppo spesso essere un intellettuale inteso come lĠessere un
critico a tutti i costi. Un atteggiamento tanto diffuso quanto lesivo, e che,
poco avendo a che fare con la critica dĠarte, riesce solo a far fare una
pessima figura anche ad un grande letterato!
Maratea 9 giugno 2021
Luca Luongo