Una storia del teatro “S. Biagio di Maratea”
Luca Luongo |
Il prossimo sabato 3 giugno, sarà presentato anche
a Maratea il quinto volume della rivista Basiliskòs. La rivista è
curata dal prof. Carmine Cassino per l’Istituto di Studi Storici per la
Basilicata Meridionale ed edita da Epigrafema. In
questo volume ci sarà anche una Storia del teatro comunale “S. Biagio” di
Maratea a mia firma.
Felice
Greco raccontava che...
Il ricordo del vecchio teatro è quasi del tutto
scomparso.
Sappiamo della sua esistenza dal libro di Carmine
Iannini (1774-1835), che lo descrisse, e dalle notizie raccolte da un suo
parente, il sacerdote Biagio Antonio Iannini (1865-1950).
Quest’ultimo riportò il racconto di un anziano,
Felice Antonio Greco, che gli raccontò quanto segue:
«Il teatro in origine era una Chiesa di S.
Biagio, e con la venuta dei Francesi a Maratea [nel
1806, N.d.R.], fu adibita da essi
Francesi a deposito di materiale bellico [e] a stalla di muli e cavalli, di modo che, quella chiesa rimase
interdetta, e dopo l’assedio per molti anni rimase sempre chiusa al culto senza
mai aprire le porte. I Signori di Maratea allora concepirono, in quel bel vano,
farne un teatro. Infatti vi costruirono un ottimo palcoscenico ben pitturato,
due file di palchi tutti appartenenti alle famiglie nobili e possidenti del
paese, e sulla porta d’ingresso stabilirono il palco del Municipio, fregiato
con lo stemma del Comune, che veniva occupato dalle autorità locali quando si
rappresentava sulle scene. Questo Teatro si mantenne in ottime condizioni sino
ai tempi moderni, però le autorità locali indolenti non badarono mai alla sua
manutenzione, di modo che deperendo a poco a poco, un bel mattino si trovò in
piena rovina. Il popolo vedendo quel disastro, di notte tempo rubò tutto quel
grosso materiale, ed ora [prima metà XX sec.,
N.d.R.] non si vedono che sole le
muraglie crollate.»
I
documenti sul teatro.
Il racconto del signor Greco, pur contenendo
certamente elementi di verità, non può essere accettato nella sua interezza.
Per di più, è facile riconoscere nei ricordi dell’anziano
concittadino certe semplificazioni stereotipate, molto diffuse nelle tradizioni
orali, che riconducono le cause dei processi di lungo corso – anche di
storia materiale – unicamente a una ristretta cerchia di attori sociali.
Mi riferisco al fatto che Greco attribuisca la rovina del teatro esclusivamente
alla «indolenza» delle autorità
locali: una colpevolizzazione alquanto ingenerosa poiché, come vedremo,
dobbiamo molto dei dati in nostro possesso sul teatro ai carteggi e ai
documenti prodotti dal Comune di Maratea per la sua manutenzione.
Proprio a questi, conservati un po’ nell’archivio
comunale e un po’ all’archivio di Stato di Potenza, ho
attinto per l’articolo che sarà presentato sabato prossimo.
Spero di trovare al Giardino delle Arti, in
località Cappuccini, tutti gli amici appassionati di storia locale e coloro che
nel corso di questi cinque mesi hanno seguito con attenzione l’uscita di questi
articoli. Intanto ringrazio Carmine per aver voluto il mio contributo nella
rivista, l’editore per aver creduto nel progetto e l’amministrazione comunale
per aver accettato con entusiasmo l’idea di presentare la rivista.
A sabato!