Come individuare Maratea su una
mappa della civilt italiana
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LĠultimo articolo si chiudeva sollevando il tema di
come la Storia potesse aiutare a orientarci e mostrarci il posto che occupiamo
in unĠipotetica mappa del mondo, una mappa - sia ben
chiaro - che usa coordinate molto diverse da quelle geografiche. Si dava quindi appuntamento alla settimana successiva... ossia
a quindici giorni fa. Ma come ho lasciato intendere proprio in quel precedente
articolo, a causa di impegni lavorativi, la puntualit
non sar il mio forte questĠanno.
Un ricordo personale.
Ricordo di un giorno, quando ero bambino. Ero steso
a pancia in su sul letto dei miei genitori a pensare a
chiss cosa. In qualche modo quel filo di ragionamenti mi
port a fare due domande a mio padre. La prima era: ÇLĠItalia
importante per qualcosa?È. Mio padre mi rispose di s, riassumendomi, con la
sintesi pedante dei maestri delle elementari, i contributi italiani alla storia
del mondo. La seconda era: ÇE Maratea importante?È.
Pap ci riflett. Poi disse che poteva esserlo per qualcosa legata alla sfera
del turismo.
Ricordare questo aneddoto
mi serve per tenere presente due concetti: il primo che tutti desideriamo che
la comunit o il gruppo nazionale al quale apparteniamo abbia un valore. Secondo,
quando si parla di quel valore va chiarito il metro di
giudizio e chi sono i soggetti che lo applicano.
Per sottrarci al momento di riflessione (o dĠimbarazzo)
che ebbe mio padre, alla domanda se Maratea sia importante e perch lo sia potremmo anche rispondere con un Çs, lo per noi
perch ci viviamo o ci siamo natiÈ. Sarebbe una risposta con unĠindubbia
dignit sentimentale. Problema che applicando questo metro restringiamo
significativamente il numero di persone che possono dare un valore a Maratea e,
parallelamente, aumentiamo a dismisura il novero dei luoghi al mondo con una
qualche importanza, perch ogni essere umano nato o vive da qualche parte.
Apparentemente anonima.
Guardandola su una carta geografica, Maratea non
sembra avere alcuna particolarit se non essere lĠunico comune della Basilicata
ad affacciarsi sul mar Tirreno e trovarsi incastrata tra altre due regioni. Insomma, un nome da tenere a mente per superare una domanda di
geografia in un quiz-show televisivo.
Cercando qualche immagine, poi, un nostro
contemporaneo resterebbe colpito, forse incantato, dalla bellezza dei suoi
paesaggi. Incuriositi, si scoprirebbe che Maratea si alterna a Matera quale
localit turistica pi visitata della regione ed stabilmente tra le pi
frequentate localit balneari a sud di Napoli. Quindi, quantomeno anche un
nome da appuntare per le prossime vacanze, ma cosĠaltro?
DovĠ Maratea nella storia dĠItalia?
Proviamo a cercare qualche lume nella Storia della
cittadina.
Prima di riassumerla per sommi capi, necessaria
per una precisazione. La periodizzazione della storia di Maratea stato sinora uno degli aspetti pi deludenti - a mio avviso
- della storiografia paesana. I libri di storia marateota si presentano per lo
pi come una collezione di episodi, aneddoti e curiosit. Ci li priva di una
struttura che leghi i fatti locali quantomeno al quadro storico del Regno di
Napoli o della storia del Mezzogiorno variamente intesa o, ancor di pi, che
offra una lettura complessiva e organica della vicenda storica della citt, con
una propria e distintiva periodizzazione.
Non pu essere questa la sede per sopperire a
questa lacuna. Per comodit espressiva, possiamo dividere la storia cittadina
in quattro macro-epoche, distinte proprio in base alla caratteristica
principale che connotava la vita della citt nel panorama storico
contemporaneo.
Le tante vite di Maratea.
La prima ÒvitaÓ di Maratea fu quella
di fortezza: arroccata sul monte San Biagio, la vecchia Maratea Castello
ebbe una certa importanza come roccaforte medievale, tanto da essere inserita
nei castra (da intendere come citt fortificate e non castelli)
controllati direttamente dalla Corona durante il regno di Federico II di
Svevia. Poi, allo scoppio della Guerra del Vespro, Maratea fu per diversi anni
uno dei pi vivaci teatri di battaglia sulla terraferma. Quella di Maratea nel
Vespro Siciliano ancora una storia ancora
misconosciuta e poco approfondita: si pensi che nelle duecento e pi pagine del
pi recente libro di storia marateota le sono dedicate appena otto righe...!
La segregazione della Sicilia dal continente,
conseguente a quella guerra, sembrava dover condannare Maratea e gli altri
paesi rivieraschi a unĠeconomia di mera sussistenza, avendo privato le coste
tirreniche di Calabria, Basilicata e Cilento del proprio naturale interlocutore
commerciale.
Maratea, centro di commercio.
Invece, grazie alla crescita demografica di Napoli,
alla conquista di citt e regno da parte degli Aragonesi, la costa di Maratea
divent il punto di imbarco e sbarco dei prodotti che
da qui si importavano ed esportavano dalla e verso la sempre pi popolosa
capitale. Dal Cinquecento alla fine del Settecento, il porto di Maratea fu tra
i pi importanti scali del Tirreno meridionale. Per dare un dato, nel 1778 la
dogana di Maratea registr un volume dĠaffari tre
volte superiore a quella di Salerno. Quella di centro di commercio fu la
seconda ÒvitaÓ di Maratea, la pi lunga sino ad oggi.
é anche quella che ha lasciato pi segni, visibili
ancora tuttĠora. Si pensi solo
al fatto che lĠattuale centro storico marateota, a differenza di simili
insediamenti lucani, non si sviluppa intorno a una chiesa o a un castello. Si
dipana invece intorno a un lungo corso detto piazza, cio laddove si
affacciavano (e si affacciano ancora oggi) le porte
delle botteghe.
La figura storica dei marateoti.
LĠeredit di questĠepoca non si esaurisce allĠaspetto
urbanistico. Resta, seppure in maniera indiretta, anche e
soprattutto a connotare la figura storico-antropologica pi caratteristica del marateota,
cio quella del commerciante.
Anche qui ci sarebbe da premettere una lunga
lamentela su come questa figura sia cos poco studiata nelle sue origini e
sviluppi. Anzi, poich lĠeconomia meridionale si caratterizza per la
limitatezza o, per certi versi, per lĠassenza di uno sviluppo borghese e
capitalistico simile a quello dellĠItalia settentrionale, spesso si nega
addirittura lĠesistenza stessa di questa figura.
Per quel che ci interessa qui, il pensiero deve
andare a quella figura del ÇmercatanteÈ napoletano (aggettivo
qui inteso come proprio del Regno e non della citt), che la sensibilit
sei-settecentesca esigeva dovesse legare alla fortuna economica virt sociali, ossia sentirsi obbligato a ÒrestituireÓ in
azioni filantropiche parte dei suoi guadagni a beneficio dei bisognosi.
UnĠeredit ancora presente.
A Maratea la presenza e il peso storico di queste
figure sono evidenti ancora oggi. Non parlo semplicemente delle sopravvivenze
antiche, quali possono essere il nome di quel Giovanni Antonio De Pino, che
dopo aver fatto fortuna a Napoli volle donare i suoi
averi ai concittadini per far costruire due conventi (e un conservatorio per
fanciulle) o quello di Giovanni Di Lieto, che dopo una vicenda simile volle
donare casa sua per farne lĠospedale civile. (Ci sarebbe anche da nominare
Carmine Ventapane, forse la pi
affascinante di queste figure, ma paradossalmente il suo nome
scomparso dalla memoria collettiva: lo riesumai io in un articolo di sei anni
fa).
Mi riferisco ancor di pi a quella sensibilit che,
ereditata poi dalla figura degli emigranti che trasmettevano in patria le
fortune fatte in America, ci fa percepire ancora oggi logico e naturale che il
buon cittadino di Maratea debba, in misura delle sue risorse e capacit,
adoperarsi in qualche modo per la comunit. Senza dilungarmi su esempi
contemporanei, i quali potrebbero anche offendere modestia e privacy di qualche
concittadino, si pensi solo alle tante attivit delle varie associazioni di
volontariato che operano sul territorio.
Questa sensibilit un qualcosa che noi marateoti diamo per scontato e che biasimiamo vivamente
quando non vediamo, ma che, in realt, non affatto tipico del mondo che ci
circonda: la cosa che, nella mia esperienza, pi sorprende e incanta coloro
che vengono a visitare la nostra cittadina.
Un passato pi recente.
Dopo il 1806, con la conquista
napoleonica del Regno di Napoli e il blocco continentale operato
dagli inglesi contro Napoleone e i suoi alleati, il commercio marateota croll. Le nuove vie di collegamento
terrestri, che tagliavano fuori Maratea, portarono altrove i grandi traffici.
Ecco allora che, pur non rinunciando al piccolo
cabotaggio, la terza ÒvitaÓ di Maratea fu quella di
centro di servizi. La cittadina fu sede di istituzioni
di importanza circondariale come il Regio Giudicato (dal 1861 divenuto
pretura), della dogana al Porto, dellĠospedale distrettuale (fino al XX secolo
uno dei soli quattro in Basilicata!) e soprattutto di scuole.
Nei progetti e nelle iniziative vlte a rendere
Maratea un piccolo centro di studi pi riconoscibile lĠimpronta data alla
vita amministrativa dagli eredi dei commercianti settecenteschi,
per la forza delle cose i pi aperti e i pi ricettivi verso le nuove idee e ai
pi moderni stimoli culturali. Anche in questo caso, la presenza di ben quattro
scuole superiori, riferimento per i paesi vicini, sono
un vivo retaggio di questo passato.
Il presente dalle misteriose origini.
Arriviamo allĠultima ÒvitaÓ di Maratea, quella che
dura tuttĠoggi, quella di centro turistico. Qui, duole precisare, il biasimo
verso la storiografia paesana raggiunge la massima evidenza. é davvero
incredibile pensare che Maratea manchi ancora di studi metodologicamente
moderni e ben documentati sullĠorigine e sullo sviluppo della sua storia turistica.
Se non fosse per le pagine che il compianto prof.
Jos Cernicchiaro dedic allĠargomento nel suo ultimo
lavoro, Maratea nel panorama postunitario, edito postumo nel 2011, oggi
non sapremmo che Maratea fu la prima stazione balneare
di Basilicata (e probabilmente tra le primissime a sud di Napoli) gi nel 1918.
Se non fosse stato per quel piccolo ma fondamentale
contributo, lo studioso, cos come fa ancora oggi, per ovvie ragioni, il comune
cittadino, che del passato conosce solo quel che ha visto e sentito durante la
vita, dovrebbe anchĠegli raccontarsi quella favola del turismo a Maratea tutto
inventato da un imprenditore del Nord...
Il presente ha un cuore antico.
In realt, le cose furono ben pi complicate di
cos.
Abbiamo intuito come Maratea fosse da tempo luogo di passaggio di genti e merci a causa del suo
porto e, per la presenza delle reliquie di S. Biagio di Sebaste,
meta di pellegrinaggi.
Ma nel passaggio il XIX e il XX secolo
la ragione principale della frequentazione di Maratea era divenuta unĠaltra:
la talassoterapia. Le prime tracce di questa pratica risalgono agli anni Ô30
del XIX secolo. A fine Ottocento era divenuto consueto che in estate Maratea si
affollasse di bagnanti, per lo pi provenienti dai paesi dellĠentroterra lucano
fino a Senise. (Ci non deve sorprendere: occorre ricordare che fino alla met
del XX secolo la costa ionica lucana era falcidiata dalla malaria).
Il numero dei villeggianti che affittavano una
camera o una intera casa al Porto o a Fiumicello era
considerevole, tanto che nel 1918 il comune di Maratea adott per la prima
volta lĠimposta di soggiorno.
La fama di stazione balneare rinomata, rapidamente
raggiunta, fece s che Maratea fosse scelta nel 1925 per ospitare una colonia
marina per i bambini bisognosi della provincia, che ebbe sede a Fiumicello.
Anche Francesco Saverio Nitti, statista e meridionalista di fama europea,
intanto aveva scelto la costa di Maratea, e precisamente Acquafredda, per
costruire una villa, avendo bisogno di curare una malattia polmonare dĠun figlio.
LĠarrivo dei Rivetti e la parentesi
industriale.
Lo sviluppo dellĠeconomia turistica fu per
ostacolato dai due conflitti mondiali. LĠattivit ricettiva riprese nel
Dopoguerra. A questo punto, anche a causa delle disastrose condizioni causate dalla
guerra, tra gli amministratori e gli imprenditori del paese si era fermamente
imposta lĠidea che lo sviluppo turistico potesse essere il volano dellĠeconomia
locale.
Nel 1951, tra le prime richieste di finanziamento
del Comune di Maratea alla neonata Cassa per il Mezzogiorno ci fu quella per
una Strada Panoramica sovrastante il Porto, pensata
proprio per Çincrementare il turismo in questa ridente zona di Maratea che
per circa diciotto chilometri si affaccia sul mare con una costiera
incantevole, per niente inferiore a quella AmalfitanaÈ (queste le parole
della delibera di richiesta del finanziamento).
Da parte privata, Antonio Cernicchiaro,
imprenditore marateota che aveva fatto fortuna in Sud America,
dopo aver fondato a Maratea e nei paesi limitrofi la ditta commerciale Casa
Lucana, si fece promotore di diverse iniziative per la valorizzazione
turistica del territorio. Tra queste cĠera il progetto dellĠapertura del primo
moderno albergo, che doveva aver sede nei pressi della stazione ferroviaria
centrale.
Ma lĠiniziativa locale fu subissata da quella di un nuovo
soggetto. Nel 1953 Maratea fu individuata da Ezio Oreste Rivetti, imprenditore
laniero di Biella, come sede di un nuovo impianto industriale, ideato per
intercettare i finanziamenti che la Cassa per il Mezzogiorno aveva messo a
disposizione degli industriali del Nord Italia che
avessero esteso i loro affari al Sud. A suo figlio Stefano, invece,
attribuita lĠidea di allargare gli investimenti nel settore turistico. Stefano
Rivetti si adoper per distrarre parte dei proventi dellĠindustria laniera per
la costruzione dellĠHotel Santavenere, che nel 1957
fu il primo albergo a cinque stelle aperto a sud di Napoli.
Il turismo dopo Rivetti, sino ad oggi.
Proprio una pi attenta lettura della parabola delle
fortune dei Rivetti a Maratea mostrano il reale
significato storico del loro apporto allo sviluppo turistico del paese.
Di certo, un apporto importantissimo, essendo i
finanziamenti della Cassa per il Mezzogiorno di fatto preclusi allo
sfruttamento diretto da parte degli imprenditori del Sud. Ma
non una ÒinvenzioneÓ da zero, anzi, al contrario, il riconoscimento di
potenzialit che gli stessi marateoti, per ovvie ragioni, erano stati i primi a
cogliere.
Il fatto stesso che lo sviluppo turistico continu
dopo il fallimento delle attivit dei Rivetti, che nel 1973 sub un miliardario
sequestro di beni per risarcire i creditori, la prova pi lampante di come
questo sviluppo non fosse legato esclusivamente a un singolo soggetto.
Il Lanificio di Maratea, poich troppo
dipendente dalle sovvenzioni pubbliche, and incontro a
una crisi dietro lĠaltra fino al fallimento. Dopo di allora, non solo il
turismo continu, ma crebbe: dato esaustivo quello delle presenze turistiche,
che passarono dalle 13mila del 1957 alle 51mila del 1977. In tempi recenti,
pre-CoViD19, si toccato il record delle 251.680 nel 2018.
Che valore ha la Storia di Maratea?
Al termine di questo lungo - davvero pi lungo di
quanto prevedessi di scrivere - excursus, riprendiamo il nostro discorso
iniziale con maggiori consapevolezze. Ma sorge unĠaltra
considerazione: quali e quanti di questi eventi che hanno coinvolto Maratea
hanno un oggettivo valore? Quante anche solo delle cose che ho scritto quass
possono avere davvero importanza nel grande e ricco quadro della Storia dĠItalia?
Non un mistero che ancora oggi esiste un
pregiudizio negativo su tutto ci che riguarda la Storia del e nel Mezzogiorno.
Qui, la marginalit storico-economica degli ultimi secoli sembra esser stata
retroattivamente estesa a tutto il passato: nessun evento, personaggio e
fenomeno storico sembra importante quanto ci che accaduto in altre parti dĠItalia.
Per rendersi conto di ci, basta aprire un qualunque manuale scolastico: la
Storia dĠItalia pare fermarsi a Napoli.
Si tratta per di una considerazione basata su
preconcetto fallace. Non ci sono infatti valori
oggettivi in questo senso, ma solo quelli che lo storico, a seconda dellĠoggetto
del suo studio, si pone il problema di cercare.
Se lĠoggetto ultimo dello studio della Storia lĠUomo,
ossia lĠessere umano (la nostra lingua , in questo senso, ahim, maschilista),
il valore che possiamo cercare nella Storia di Maratea proprio quello umano.
Una bellissima bugia.
Bisogna fare subito una importante
premessa. é quella vlta ad allontanare ogni considerazione imbevuta, pi o meno consapevolmente, da determinismo
geografico (ossia il pensiero secondo cui il rapporto fra ambiente
naturale e societ umana sarebbe regolato da causalit unidirezionale dal primo
al secondo elemento. Il comportamento territoriale delle comunit risulterebbe ÒdeterminatoÓ dalle condizioni fisiche di un
territorio).
Ci non soltanto perch lĠinconsistenza scientifica
di questo pensiero stata ampiamente dimostrata negli ultimi cento anni, ma
anche perch, nel caso di Maratea, un pensiero di questa specie davvero
fuorviante.
é unĠabitudine molto diffusa e ma davvero poco
ponderata quella di attribuire le fortune, presenti e passate, di Maratea ai
doni che la Natura avrebbe elargito, anche generosamente, al suo territorio. Ma
chi crede che il ruolo dei marateoti delle varie epoche sia stato molto
semplicemente quello di beneficiari di ricchezze piovute dal cielo
si sta precludendo la corretta intelligenza delle cose. La realt, semmai,
allĠesatto opposto.
Guardando il nostro territorio sotto questa luce,
infatti, dovremmo concludere che Maratea sia stata
condannata dalla Natura alla marginalit storica e alla pi nera miseria.
Certo, allĠocchio dellĠUomo moderno il territorio e in particolare la costa
hanno degli alti pregi paesistici. Ma i doni della
Natura si esauriscono allĠaspetto estetico.
Bella, ma complicata.
La grandissima parte del territorio montuoso e collinare e lascia pochissimi fazzoletti di terre
alle coltivazioni di frutta e agrumi: da dimenticare quelle estensive di
cereali.
Come se non bastasse, gran parte dei rilievi
orientata per offrire i versanti pi larghi a est/sud-est o a nord. Ci fa s
che uno sia arso per 13 o 14 ore dal sole estivo e lĠaltro,
per pari tempo, sia allĠombra in inverno. (Neanche a
parlare dei pochi e rocciosi versanti a ovest, omaggiati giornalmente dalla
salsedine soffiata dalla brezza di mare). Ne consegue che, a parte per le
pinete e i lecceti di recente formazione, non abbiamo avuto boschi dĠalberi
dallĠalto fusto da cui attingere grandi quantit di legname.
Il territorio ricco, in alcuni punti pi che in
altri, di sorgenti dĠacqua, ma i terreni e soprattutto i sottostrati
argillosi lo rendono anche molto franoso: la frana catastrofica del 30 novembre
2022 a Castrocucco stata un cortese promemoria offertoci dalla Natura.
Appetita, ma distante.
Rocce e frane hanno reso - e rendono tuttĠora - molto difficile tracciare strade nel territorio e
ancor di pi quelle utili per collegare il nostro ai paesi vicini. Persino la
costa ben poco utile allo scopo. é alta e rocciosa anchĠessa, con spiagge
piccole e arenose, alcune delle quali neppure raggiungibili dalla terraferma.
Come se non bastasse, Maratea si trova nel punto dĠItalia
pi lontano da una qualsiasi delle 15 citt
metropolitane (ossia i comuni pi popolosi) della Penisola. Questo determina un
pesantissimo handicap allo sviluppo di un turismo di prossimit che garantisca
un numero consistente di presenze anche fuori dalla stagione estiva e delle
ferie.
LĠimprevedibilit della vita e della Storia.
Tenuto presente tutto ci, comĠ possibile allora -
per dirne una - che per tanti secoli Maratea stato un vivace centro di
commercio? Considerati tutti questi limiti alle possibilit di produzione
locale, da dove venivano quei prodotti esportati a Napoli dalla marineria
marateota? Considerate le difficolt dei collegamenti, come venivano
smerciati nellĠentroterra i manufatti importati dalla citt? Considerata la
posizione di Maratea nella Penisola, la sua economia basata sul turismo pu
considerarsi quasi un miracolo, inspiegabile alla scienza della geografia
economica?
La semplicit della risposta nasconde la grande
complessit delle cose. é semplicemente da tenere presente che, cos come la
vita per lĠindividuo, la Storia non si compone soltanto delle contingenze degli
eventi a cui una comunit o un gruppo di persone
messa davanti. Soprattutto essa la serie di risposte, di azioni e di progetti
che quella comunit o un gruppo di persone mette in campo per affrontarle. é in
questo senso che si dice che non la Storia a fare lĠUomo, ma sono gli Uomini
a fare la Storia.
Senza tenere conto del fattore umano, infatti, i
libri di Storia potrebbero essere scritti dagli agronomi e dai geologi, il che
abbastanza assurdo anche a solo a dirsi.
Le coordinate storiche di Maratea.
Ed proprio qui, finalmente, che giungiamo alla
risposta del nostro quesito iniziale. Dove si posiziona
Maratea in una classifica del valore e della importanza di contributi alla
storia dĠItalia?
Ovviamente da nessuna parte, per tale classifica
non esiste e non pu esistere. Non sono misure
quantificabili, perch troppo variegati sono quei contributi e pertanto sono
impossibili da equiparare per una scala di valore. Si possono solo fornire le
coordinate di quei contributi, ossia cercare di collocarli in un mbito dello
studio della Storia.
Come suggerito in precedenza, tale mbito quello
dove pi prepotente emerge il fattore umano. La Storia di Maratea una storia
che ha per assoluti protagonisti gli Uomini, le loro azioni e le loro idee, i
loro progetti, le loro conquiste e i loro fallimenti.
Ci mostra con brutale evidenza che nella Storia,
cos come nella vita, raramente il fallimento fatale e
la vittoria, per contrasto, non mai definitiva: la capacit di Maratea, nel
corso dei secoli, di reinventarsi e cambiare pelle assolutamente emblematica
in questo senso.
Il fattore umano.
Il ruolo dei marateoti, come individui e come
membri una comunit, quindi la parte centrale del nostro discorso. Eppure,
non un mistero per nessuno che questo ruolo sia stato di recente molto
ridimensionato o addirittura negato. Le ragioni di ci hanno anchĠesse una
storia e saranno al centro del prossimo articolo: Lo stereotipo del marateota.