Il culto e le chiese di S. Nicola a Maratea

 

Oggi 6 dicembre il calendario liturgico della Chiesa cattolica commemora S. Nicola di Mira. I resti mortali del santo, trasportati nellĠAlto Medioevo in Italia, hanno fatto s“ che il santo sia noto anche con lĠepiteto di Bari.

Non tutti sanno che a Maratea esistevano due chiese dedicate a S. Nicola. Qui, qualche breve nota sul loro conto.

 

La chiesa a Maratea Castello.

Come ho accennato altra volta, nellĠantica Maratea sulla cima del monte cĠerano diverse chiese oltre il santuario di S. Biagio. Una di queste era dedicata proprio a S. Nicola.

Ne abbiamo pochissime notizie. La testimonianza di Carmine Iannini (1774-1835) ricorda che Çal Capo di due Strade vi erano due Chiese una dedicata ai Santi Quaranta Martiri, e lĠaltra a S. Nicola Vescovo di MiraÈ. Giˆ alla sua epoca Çdelle stesse nĠesistono solo due Sepolture, e la denominazione alle Strade, che si dicono di Santo Nicola, e Santo Quaranta. NellĠanno 1813. stimammo del nostro obligo farle molto bene riempire di Sassi, acci˜ i Porci, come aveano incominciato a praticare, non avessero avuto libero il Campo, di continuare a contaminarleÈ.

Nel corso del tempo il riempimento di sassi operato da Iannini si perse, rendendo impossibile localizzarle nellĠammasso di ruderi di Maratea Castello. Anche chi conosceva bene il posto, come Domenico Damiano (1891-1969), scriveva che ÇnŽ dellĠuna nŽ dellĠaltra si sa il sito dove siano esistiteÈ.

 

La chiesa e la grangia nella Valle.

Nella valle di Maratea, dopo lĠOndavo venendo dalla costa, ancora oggi un cartello stradale ricorda che una zona prende il nome di S. Nicola. A essere pignoli, il cartello  stato apposto con imprecisione: il limite sud-orientale della zona, infatti, dovrebbe chiamarsi la Vadia, toponimo anchĠesso correlato allĠinsediamento di cui parliamo.

In questa zona della valle, in epoca incerta, sorse una grangia, cio un insediamento agricolo a gestione monastica.

La chiesetta, di cui - a quanto mi risulta - non esiste pi neppure una pietra, era giˆ malandata allĠepoca dellĠunica testimonianza documentale che la ricorda. Si tratta di un manoscritto del 1603, in cui il vescovo visitatore della parrocchia not˜ che nella chiesa Çhabit unu altare quod caret omnibus necessaris ad celebrationeÈ.

La struttura agricola circostante, invece, esisteva ancora alla fine del XVII secolo, quando  annoverata tra le proprietˆ dellĠabbazia (popolarmente badia o vadia) di S. Giovanni a S. Giovanni a Piro (SA). Abbazia che, comĠ noto, nellĠordinamento di papa Innocenzo III (1161-1216) venne qualificato appartenere allĠordo Sancti Basilio e quindi, immancabilmente,  bastato a far s“ che la chiesa di S. Nicola nella valle di Maratea sia qualificata dai ricercatori nostrani come una delle tante di sicura origine basiliana. E vabb.

 

La via delle chiesette.

Non ho mai potuto scoprire lĠesatta collocazione della chiesa nella valle e dellĠannessa grangia.

Eppure, emerge con chiarezza come ancora nel Seicento sopravviveva un percorso, che dalle porte del Borgo di Maratea giungeva sino al Porto, delimitato appunto da piccole chiese o cappelle: si partiva dalla cappella di S. Maria delle Grazie, ancora esistente presso lĠomonima scalinata, continuava verso S. Cataldo (ora chiesa del Calvario), scendeva a S. Leonardo (chiesetta distrutta ad inizio XVII secolo per far posto al complesso dei Paolotti e della chiesa di S. Francesco di Paola), andava ancor pi gi con S. Nicola e, poi, S. Lucia e arrivava al Porto seguendo il corso del torrentello alluvionale chiamato, appunto, Ondavo.

Questa via, in parte ricalcata da un percorso ancora esistente, si  persa con i lavori della prima strada comunale verso il Porto, iniziata nel 1847. Eppure sarebbe interessante riscoprire questa cos“ come altre vie pedonali, anche in unĠottica di mobilitˆ che decongestioni quella motorizzata, non sempre adatta a Maratea... e alle nostre strade...

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