MARATEA,
BASILICATA, ITALIA DEL SUD
di Lucia Serino
Avevo in
mente di raccogliere unĠantologia di scritti su Maratea. Un omaggio, neutrale,
alla bellezza e un tentativo sistematico di mettere insieme le ispirazioni
letterarie qui ambientate, non tantissime ma di sicuro, quelle espresse, significative. A materiale acquisito, prevalso lo spirito
della giornalista. Quando ho letto le cronache della met degli anni Cinquanta
di due colossi del giornalismo italiano, Indro Montanelli e Camilla
Cederna, oltre a quelle di un altro grande inviato, innanzitutto scrittore,
Giuseppe Berto, mi sono resa conto che i loro articoli su Maratea
rappresentavano documenti preziosi per capire come la stampa italiana avesse
affrontato la questione meridionale, come il
giudizio sulle politiche pubbliche sia mutato nel corso degli anni, come si
siano accumulati pregiudizi ma anche scritte molte verit ancora
oggi valide.
Le
cronache dei tre grandi inviati raccontano, tanto per cominciare, la ÒnascitaÓ
di Maratea come luogo nuovo dellĠapprodo turistico italiano. Siamo negli anni dello
sbarco industriale di Rivetti e le domande sono quelle che oggi in Basilicata
potremo porci alla vigilia del concertone di Capodanno che proietter Maratea
(che in Basilicata, non in Campania e non in Calabria come pure sbaglia a geolocalizzare Google): pu lo sviluppo turistico bastare a
se stesso? Cio sufficiente come risorsa o serve anche altro? Significative le risposte differenziate negli articoli che
oggi riproponiamo per Totem.
Se
lĠanimo di Giuseppe Berto resta pur sempre quello di uno scrittore, affranto
pi che esaltato dallĠinsostenibile bellezza di Maratea, gli articoli di Indro
Montanelli sono una lettura imperdibile di come il grande giornalista
(probabilmente qui inviato su sollecitazione dello stesso Rivetti) concepisse
il Mezzogiorno come il luogo degli scettici, un luogo
dove solo il capitalismo del Nord avrebbe potuto portare la svolta del futuro.
Montanelli, nella sua corrosiva scrittura, spesso
offensivo oltre misura con i lucani. Avvistando il pericolo di
inevitabili recriminazioni si premura egli stesso di sottolineare, in
premessa, come sia necessario essere sinceri. Si chiede, cos, stupefatto
dellĠarretratezza e dellĠignoranza locale, come lĠeducazione dei piccoli
marateoti potesse essere affidata ai Òmaestri alimentariÓ, come si era firmato
in una lettera – per lĠappunto – un maestro elementare. é la
quotidianit di vita dei lucani della costa che viene
dileggiata e caricaturata, con supponente ironia fiorentina, con la presunzione
di una modernit settentrionale qui sconosciuta. Il quadretto che Montanelli
compone dellĠuso delle prime auto, ad esempio, finisce con lĠessere una
caricatura, piena di disprezzo, di improvvidi
guidatori che avrebbero fatto meglio – sosteneva – a continuare a
usare le biciclette. Siamo dunque davanti a un documento prezioso di come la
pubblicistica dellĠepoca abbia contribuito a segnare solchi di differenza in
Italia.
Pur
diffidando da buon liberale dellĠintervento dello Stato, Montanelli applaudir,
in quegli anni alla Cassa per il Mezzogiorno che consentiva a Rivetti di
impiantare a Maratea il suo progetto industriale. Ma gi qualche anno dopo, nel
1963, Montanelli il giornalista in una inchiesta sulla situazione del
Mezzogiorno scriveva delle ÒOpinabili macchie della CassaÓ. E di questo periodo anche un articolo scritto da Giovannino Russo, grande firma
del giornalismo lucano, dello stesso tenore: lode allĠimpresa privata
del Nord. Interessante lĠevoluzione del pensiero in due scritti di Camilla
Cederna. La giornalista che ha firmato il racconto di uno dei pi grandi
scandali italiani, arriva a Maratea negli stessi anni di Montanelli,
nellĠestate del Ġ56. Si diverte a raccontare di come abbia lasciato di stucco i
suoi amici milanesi parlando della imminente partenza
per il golfo di Policastro. Il suo reportage sar un grande pezzo di marketing
territoriale in cui la giornalista racconter di essere rimasta incantata
persino dalle lucertole di un particolare colore argenteo. Certo lo spirito
sempre quello di chi si aspetta di trovare la malaria e invece scopre bagni
pulitissimi e lĠassenza di zanzare. TrentĠanni dopo, il giudizio della
giornalista completamente ribaltato. Siamo a met degli anni Ottanta. Nel
libro ÒVicino e distanteÓ Cederna racconta, scoraggiata, gli effetti del
turismo di massa, lĠinquinamento del fiume Noce, le punture di zanzare, mette allĠindice napoletani ma anche gli stessi potentini
accusati di sovraffollate il luogo dallo sweet name da riservare, in una logica evidentemente classista,
in via esclusiva ai viaggiatori qui attratti da un vecchio articolo del Daily telegraph.
Della
met degli anni Ottanta anche un articolo scritto per lĠUnit da Michele
Serra. La prospettiva si ribalta. Il giornalista passa da Palinuro diretto in
Calabria. Fa sosta a Trecchina, viene colpito
dallĠalbergo dove dorme. Un esempio di Sud virtuoso,
scriver. E chiosa: chi lo dice che a Sud si lamentano sempre?
Questa
raccolta vuole anche essere anche due altre cose, alla luce delle discussioni
in atto sulle politiche culturali di questa regione. La prima (lo spunto si pu
trovare in un articolo di Montanelli) di quanto la contaminazione
esterna sia utile e necessaria alla ricchezza di un luogo. La seconda riguarda
le piccole miserie delle discussioni
locali piene di dolente inattivismo che spesso alle
nostre latitudini frena e censura ogni impulso di innovazione nascondendo
dietro presunte ma inespresse competenze solo lĠincapacit al confronto per
mettersi in cammino.