APOLOGO

Al tempo delle mascherine

di Maria Antonietta Mordente                                     

Il sole pioveva a sgembo sulla piazzetta del paese.

Il bar centrale con i tavolini anche allĠaperto sotto un ombrellone, si animava specie a metˆ pomeriggio, con gruppi di amici con qualche anziano, spesso con i pochi professionisti del paese fermi in gruppo a discutere; un po pi lontano, bambini giocavano a rincorrrersi.

AllĠapertura dei negozi, a volte, giovani donne attraversavano dirette verso la merceria

Ago e Filo. Sul tardi, don Dino, parroco del paese, celebrata la messa, attraversava anche lui, la piazza ma lentamente con passo dondolante.

Ogni giorno, al solito orario, con la precisione di un orologio, spuntava dal vicolo il vecchio dottore che, si avviava al bar centrale; sedeva al solito tavolino, ordinava un caff e apriva i suoi giornali, sprofondandosi fra le pagine con assoluta attenzione. Dopo quasi unĠora, anche lui, con la precisione di un orologio, compariva lĠavvocato, carico dĠanni. Sedeva accanto al dottore che ordinava il secondo caff per lĠamico. Cominciavano poi a discutere le notizie dei giornali, attenti lĠuno allĠaltro come isolati dal resto del mondo.

Chi lĠavrebbe detto che su questa, diciamo, serena quotidianitˆ sarebbe piombato nel resto del mondo un virus sconosciuto, letale, a sconvolgere tutto? ÒSai cosa ho letto oggiÓ, sbott˜ il dottore. ÒHo letto che in Cina  comparso un virus letale per lĠuomo, chiamato corona. Co-ro-na-vi-rusÓ ripeteva, lo sguardo fitto negli occhi dellĠavvocato. ÒChe Dio ci liberi, noi qui in Italia!!Ó

LĠavvocato rimase esterefatto. Dopo il primo colpo, cominci˜ a chiedere maggiori particolari. Poi, al solito orario, si alzavano per rientrare nelle rispettive abitazioni.

La piazzetta rimaneva nel silenzio, con le luci dei pochi negozi e il passaggio di qualche automobile. Sembrerebbe un episodio di una normale giornata, ma non cos“. Cinque giorni dopo, allĠorario di sempre, nella solita piazzetta i due anziani ormai sedevano al bar. Ma quel giorno lĠavvocato non cĠera e il dottore, immerso nella lettura, era rosso in viso e si toglieva e rimetteva nervosamente gli occhiali come a indicare di far fatica a leggere: il giornale parlava giˆ di morti, causate dal virus e di un non augurabile suo arrivo in Italia.

Sempre pi insofferente, il dottore continuava a togliersi e rimettersi e gli occhiali guardando poi, fisso, verso il vicolo. Al solito orario, lĠavvocato comparve e si sedette accanto a lui. ÒCome mai arrivi a questĠora?Ó Chiese un po agitato il dottore. LĠavvocato gli chiar“ di essere venuto allĠorario di sempre e a quel punto il dottore riprese impaziente: Òascolta, ascolta,  scoppiata una pandemia, una calamitˆ mondiale. EĠ un virus sconosciuto e mortale. Potrebbe arrivare e forse  giˆ arrivato anche da noiÓ. LĠimmaginabile evento, evocato pi volte dal dottore, lasci˜ allibito il povero compagno. La nuova notizia era gravissima.

Anche nella piazzetta si respirava unĠaria diversa: ritornava il silenzio, ma non era quello consueto. Non si vedevano passanti, rimaneva un senso di vuoto, accentuato dalla luce stanca dei lampioni. Ogni tanto passava unĠ automobile, una moto rumorosa. Dopo alcuni giorni i due anziani non si incontrarono pi nel solito posto; e non erano solo loro ad essere assenti. Quasi nessuno, ormai, veniva a sedersi davanti al bar.

Per fortuna i due anziani abitavano uno di fronte allĠaltro, separati dalla strada, solitamente attraversata da automobili, ma ora deserta e immersa nel silenzio; sicch abituati a vedersi ogni pomeriggio e non potendolo pi fare non si arrendevano. Alla solita ora si affacciavano ai rispettivi balconi, e il dottore, il pi informato dei due, faceva il resoconto degli avvenimenti del giorno. ÒHai sentito quanti morti?Ó chiedeva. ÒCome vedi non possiamo pi uscire. Dobbiamo disinfettarci ogni volta che tocchiamo qualcosa. Tu lo fai?Ó

ÒIo non ho letto i giornaliÓ rispondeva lĠavvocato Òma vedo il nostro corso deserto. Ogni tanto passa qualcuno a passo svelto con un fazzoletto davanti alla bocca. Hai visto qualcosa anche tu?Ó Òcerto, ho letto e visto: sono mascherine di protezione. Tutti dovremo portarle; inoltre non potremo pi darci la mano.Ó E lĠavvocato: Òche tempi! Chi doveva dircelo? Gli ospedali sono pieni di infettati e ne muoiono tanti! Anche dottori e infermieri!Ó Ma chi poteva immaginare che non soltanto uomini, ma anche animali, piante, alberi, mari, laghi, fiumi discutessero del coronavirus in ormai quasi quotidiane assemblee organizzate sullo strano evento. Tutta la natura era in subbuglio e i primi a darsi convegno erano gli animali. ÒLĠuomo  stato colpito da un virus letale,Ó dicevano fiumi, laghi, mare. ÒEĠ giusto che sia punito,Ó intervenivano le acciughe Òabbiamo dovuto cambiare cibo, per non soccombere. Ci nutriamo di plastica e quanti di noi ne muoiono!Ó

ÒNon parliamo di noi,Ó interrompevano gli orsi, poveri esseri cacciati dalle zone polari per lo scioglimento dei ghiacci! ÒUn momentoÓ sbraitavano le scimmie: Ògli umani stanno distruggendo la nostra amata Amazzonia!! Abbattono zone estese di foresta tanto che non potrˆ pi prodursi ossigeno. Ci ha raccomandato di portare qui, allĠassemblea, i suoi lamenti, le sue grida dĠallarme; lĠaria  ormai piena inesorabilmente di anidride carbonica che la uccide giorno dopo giorno, lei che era il polmone del mondo. Non dimenticatevi di noi, destinati ad essere cavie per gli esperimenti dei ricercatori. Quanti topi sono morti e muoiono!!Ó ÒE noi,Ó cominciavano le lumache! ÒLĠuomo ha coperto con le sue strade il verde ed ha steso una sostanza appiccicosa e nera spianando tutto il territorio. Dove potremo rifugiarci? Dove troveremo la nostra bella e umida erbetta?Ó ÒMa considerate la nostra terribile sorte,Ó dicevano in coro le galline, Òcostrette come siamo a vivere segregate negli allevamenti?Ó ÒE noi?Ó Allora sospiravano i conigli, le mucche, i maiali, le api. Si facevano sentire, anche i fiori e le piante. Quando parlava poi la balena le faceva eco il frastuone delle onde del mare.

Ritornando ai due anziani, praticamente cacciati dal virus dalla piazzetta, furono costretti a rinchiudersi in casa come tutti gli abitanti del paese. Il dottore poi , avendo perduto la moglie e non avendo figli, viveva con una vecchia ma affezionata governante. Era riuscito ad avere tutti giorni i suoi giornali. LĠavvocato, ancora pi anziano, viveva solo perchŽ la moglie lo aveva lasciato per andare a vivere in cittˆ e i due figli vivevano allĠestero.

 Il povero avvocato non riusciva a trovare pace, confinato in casa, solo, con la compagnia di un vecchio televisore e quella del fidato e fedele cane Argo. Trascorsi diversi giorni, una mattina, il dottore, affacciandosi al balcone per dare notizie nuove allĠamico, si accorse che stentava a rispondere, che era senza giacca, che non stava bene e si lamentava soprattutto per la scomparsa di Argo.

Senza consultarsi con la vecchia governante, mosso quasi a pietˆ, il dottore riusc“ a far capire allĠavvocato che forse era meglio per lui trasferirsi come ospite a casa sua, pi grande e confortevole. LĠavvocato ci pens˜ su, e riconoscendo che la sua posizione era alquanto critica, solo comĠera ad attraversare gravi contingenze dellĠepidemia, accett˜ lĠinvito. Quindi fece fagotto, chiuse casa e si present˜ dallĠamico che lĠaccolse con molta benevolenza. I due erano caratterialmente diversi: il dottore autoritario e intransigente, lĠavvocato remissivo e paziente. La vecchia governante era molto comprensiva e si dispiaceva ogni qualvolta il nuovo inquilino veniva mortificato. Cominci˜ anche lei a parlare con lĠavvocato che sembrava gradire molto dialogare con lei; lĠatmosfera della casa diventava giorno dopo giorno pi distesa . Il pericolo esterno del virus li teneva ormai uniti. Il dottore modificava i propri comportamenti, lĠavvocato diventava pi sicuro di se, tanto che la vecchia governante si rassicur˜ circa la permanenza dellĠospite.

E il vecchio Argo?, il cane era improvvisamente sparito da casa e lĠavvocato non era riuscito a farsene una ragione. Era capitato che Argo, avvisato di una grande riunione indetta per la prima volta da tutti gli animali, proprio nei giorni del coronavirus, aveva alzato le orecchie, se lĠera dato a gambe ed era arrivato ad assemblea iniziata unendosi a animali, fiumi, mare, fino alle pi svariate specie di piante, di uccelli, di rettiliÉ Ascolt˜ per giorni attentamente tutti.

Al terzo giorno, in un momento di pausa, si ricord˜ del vecchio padrone e dopo ancora un giorno di tentennamenti, decise di mettersi sulla via di ritorno. Strada facendo ripensava alle lagnanze degli amici animali, soffrendo molto per le lumache, per le galline, per i topi, per tutti.

Giunto a casa, trov˜ la porta chiusa. Attese fermo con le orecchie tese. Improvvisamente si sent“ chiamare: era la voce affettuosa dellĠavvocato. Con la velocitˆ di un lampo il cane giunse sotto il balcone della casa di fronte, gir˜ lĠangolo, spinse il portone e fu nelle braccia dellĠavvocato. A questo il dottore non era preparato ma visto lĠaffetto che legava i due, per non separarli, cap“ che doveva chiudere anche lĠaltro occhio. Argo rimase sorpreso per le premure del dottore che gli procurava prelibatezze. Ma anche lui cominciava ad affezionarsi al cane. Si cre˜ infatti fra loro una certa empatia. In casa ormai si respirava unĠaria tranquilla una grande armonia come se Argo avesse intuito anche le scarse diponibilitˆ economiche del suo caro avvocato. Per˜ il cane, di notte, non riusciva pi a dormire ripensava tutti i compagni animali, i loro discorsi, le loro adunanze, le accuse violente, le rimostranze per i torti patiti. Rifletteva in sostanza che tutti avevano parlato e accusato lĠuomo: animali, piante, foreste, fiumi, laghi e mare.

Dopo varie notti di riflessione, si disse che doveva assolutamente ritornare allĠassemblea, chiedere di parlare perchŽ anche lui si sentiva in diritto-dovere di dire la sua. Ritorn˜ allĠassemblea e dopo un giorno di attesa, gli fu concesso a parlare.

Si fece silenzio:

ÒCarissimi compagni e compagne, cominci˜ Argo, ho ascoltato attentamente le vostre proteste, i danni, le sofferenze, i torti inflitti dallĠuomo. Ma vorrei spendere per lui una sola parola. Abbiamo in comune con lui oltre ad altre cose, il dolore le malattie e la morte; e non mi sembra poco. Si, riconosco con voi tutti che ha usato violenze, sia nei confronti dei propri simili, che con tutti noi animali e con tutto il pianeta. Noi soffriamo ma, a volte, quando la passione della cupidigia si attenua, lĠuomo da dittatore, da padrone, diventa anchĠegli ospite, riesce ad amare la natura, il cielo, e perfino i propri simili. Si ammala anche lui e morirˆ anche lui come noi. Insomma anche lĠuomo soffre,Ó gli si inumidirono gli occhi, e si allontan˜ dagli astanti che erano rimasti in silenzio.

Sulla via del ritorno, si volt˜ indietro: una gatta, quasi tradizionalmente sua nemica, aveva ascoltato il suo discorso e aveva deciso di seguirlo, riconoscendo anche lei che il crudele, il potente uomo, come tutti i viventi ha un destino. Anche lĠuomo soffre, anche lĠuomo muore. Argo rallent˜, aspett˜ la gatta e i due si presentarono a casa degli anziani. Il dottore, dopo qualche esitazione, si avvicin˜ a due nuovi ospiti li salut˜, promise loro ospitalitˆ per tutto il tempo necessario per poter uscire di nuovo ad epidemia passata.

LĠavvocato era raggiante. Argo tese le orecchie e commosso mugol˜. La gatta emise un breve miagol“o e contenta guard˜ fissa i due anziani dimostrando il proprio compiacimento con le fusa.

Maratea,aprile 2020

Maria Antonietta Mordente

 

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