Caro
Nonno
Caro nonno, sapevo
che prima o poi ti avrei scritto. Mi un poĠ difficile decidere di farlo,
perch significa accettare la consapevolezza che pianger mentre lo faccio. Significa
ricordare fortemente, desiderare di riaverti anche un solo attimo. E per questo
ci vuole forza.
Quando ripenso a te ci sono bei colori, sai?
Colori di luce, una bella luce. Gialla, arancione, bianca. Come le sfumature
che hai lasciato dentro me. E poi ci sono i sorrisi; prima per i tuoi occhi
azzurri: quelli s che sapevano sorridere. Anticipavano ogni tuo sorriso ed io
non capivo mai, ma proprio mai, se avessero riso prima loro o le tue labbra.
Ho sperato di
sognarti, in questi quindici anni. Qualche volta successo. Dici che ci siamo
incontrati per davvero? Nonno, non sono pi in terza elementare. Forse sei
rimasto un poĠ indietro. A dieci anni ho fatto la prima comunione, sono andata
alle scuole medie. Ora che ti scrivo per ne ho ventitr, frequento
lĠuniversit e noi non ci vediamo da quando ne avevo otto. Tu cosa pensi di
tutto questo?
Vorrei che mi
vedessi. Vorrei la tua carne viva ancora su questa terra, per sentire ancora
una volta quella voce che mi sembra di non ricordare pi, per cancellare il
senso di colpa nato dai miei tentativi malriusciti: avrei dovuto registrarti
quando mi parlavi. Ad alleviare questi vani sforzi la visione della tua
risata: tanto silenziosa, proprio come te. Per cos leggera e intensa, come
te.
Nonno, sar stata
pur piccola quando stavamo insieme, ma la tua costante presenza mi aveva
rivelato tutto di te. Se a otto anni avessi saputo cosa fosse un ossimoro ti
avrei detto che mi faceva pensare a te. In fondo siamo simili, due ossimori.
Tante contraddizioni in un mare di coerenza. Nonostante fossi un tipo
silenzioso, mi hai detto cose che non dimenticher. Hai colorato le mie
giornate, riempiendole di significato e amore per la vita.
Qui, sulla terra,
ultimamente si dice che i nonni siano le persone che pi ci amano perch sanno
che ci lasceranno prima di tutti gli altri. Forse stato cos anche per te.
Scusami se ho scritto ÒforseÓ, in realt era cos, cĠera scritto in ogni tuo
gesto.
Mario
stato un bel nome, nonno.
Ti scrivo
queste parole per ricordare a me stessa, e a te, lĠuomo meraviglioso che sei
stato. Colui che accudiva dei pesciolini rossi come fossero gli esseri pi
speciali della terra. Colui che accarezzava le piante ed i fiori fuori casa, e
che allo stesso tempo insegnava alla sua nipotina ad amare la vita.
Darti la
mano ogni pomeriggio per essere accompagnata al catechismo era il mio
appuntamento preferito, pi dei cartoni in TV. Darti la mano lungo quella
strada significava per me Òguarda, lui mio nonno!Ó.
Grazie
per il ricordo che ho di te, grazie per lĠamore che nutro dentro. Provare un
dolore cos intenso, ogni volta che penso a te, a distanza di tutti questi anni
significa solo una cosa: che sei stato tutto quello che speravi di essere per
tua nipote. E anche di pi.
Sei
quella persona che non se nĠ mai andata, lĠunica a non esserci fisicamente, ma
ad essere sempre presente.
Vedo
sorrisi quando ripenso a te. Colori chiari e prati primaverili.
Ci vedo
ridere, e vedo in te la pace. Ti immagino socchiudere gli occhi come facevi tu,
alzare le spalle mentre ridi, chiudendoti dentro te in un meraviglioso inno
alla vita, la tua risata.
Di tanto
in tanto, quando incrocio persone anziane con una fisionomia simile alla tua,
spero che sorridano per rivedere te. E quando lo fanno, il cuore mi esplode.
Queste
parole vorrei scioglierle nel vento e saperle arrivate a te.
Ci sono
aquiloni nei miei pensieri, nonno, o forse sono aerei di carta. Toccano il
cielo. Arrivano a te.
Tua Miriam
22 novembre 2016