Pasquale Iannini: Un Poeta-etnologo innamorato del Mondo

 

Dagli Appennini alle Ande: il percorso culturale e poetico di un cittadino di Maratea che nel primo dopoguerra varc lOceano non con la valigia dellemigrante ma con la determinazione dellintellettuale ansioso di nuovi orizzonti e di nuove sfide. 

In Europa, con il flusso di truppe doccupazione, con le mode di Coca Cola, chewinggum, jeans e jazz, erano giunti gli echi di Hemingway, Steinbeck e Melville, tradotti da Pavese e Vittorini, in un quadro ambizioso di sprovincializzazione della cultura, mentre rimaneva nellombra quelluniverso di letteratura e di arte che ferveva in America Latina, e sconosciuto ai pi che non fossero letterati specialisti. Iannini ha una predilezione non marginale per la cultura storica e di costume, etnologica in particolare, e si dedica con viva curiosit allindagine del mondo colombiano, dei movimenti religiosi del primo Seicento, del sincretismo fra religione cattolica e culti locali.   

Un Eldorado in cui Gabriel Garcia Marquez, Borges, Neruda, Vargas Llhosa, JorgeAmado volgevano il loro primo sguardo sul mondo e si accingevano a proiettare lo spirito dellAmerica Latina verso lEuropa e il resto del globo.

Pasquale Epifanio Iannini percorre  allinverso questo arco ideale dincontro con lAmerica andina, dove la poetessa cilena Gabriela Mistral aveva da poco, nel 1945, conseguito il Nobel per la letteratura, a testimonianza di quel nuovo rinascimento latino-americano. E in Colombia – a Bogot – il poeta Iannini entra in contatto, e rapidamente in sintonia, con lՎlite letteraria,  distinguendosi in iniziative di promozione culturale, specie attraverso la traduzione di scrittori colombiani. Lambiente bogotano  particolarmente aperto alla cultura e  alla creazione poetica – basti ricordare che ancora oggi, nellanno 2006, a Medellin si svolge un importante festival mondiale della poesia –; ma la Colombia vanta anche personaggi illustri come lumanista Don Miguel Antonio Caro, capo dello Stato fino al primo Novecento, nella scia di un illuminismo libertario gi affermatosi con Simon Bolivar e variamente diffusosi nel Continente. 

Iannini un poeta di grande versatilit e talento, aperto alle idee nuove e sensibile alle innovazioni stilistiche e tematiche, pertanto, incline a rendere ogni composizione poetica al meglio dellinterpretazione. Si dedica alla traduzione del Nocturno di Jos Asuncion Silva, giovane poeta bogotano morto suicida a 31 anno, ma che malgrado una vita breve, avventurosa e sfortunata aveva indagato come pochi altri i misteri delluomo, della sua psiche e le ragioni dellesistenza, anche in virt di una sensibilit profondamente romantica, talvolta velata da sfumature crepuscolari di melanconica risonanza.

Il Nocturno  un canto di per s elegiaco, risalente nei precedenti della musica dellOttocento allirlandese John Field, e successivamente a Frderic Chopin. In tale temperie culturale, a conclusione del secolo si pone lopera di Silva – gi tradotta in diverse lingue - che Pasquale Epifanio Iannini ripropone al lettore di lingua italiana, in una traduzione del 1950, considerata la migliore  - hermosa – in confronto a una traduzione di Giacomo della Porta, del 1927, bocciata dalla critica a motivo di mediocre resa poetica e di approssimazione strutturale.

In humus cos fecondo, Iannini riesce ad immedesimarsi e, pertanto, ad interpretare sensibilit e tonalit metriche del Silva, perch a lui affine per nostalgia di patria perduta, di amori mancati o tarpati dalle cesoie della convenzione, cedendo cos a un pi sicuro approdo nel rifugio della Natura che pi delluomo sa dialogare con i poeti. Ed infatti, con Silva e Iannini ci si addentra nella febbricitante fantasmagoria del visionario di struggenti immagini e ricordi, di corpi che si tramutano in ombre, di paesaggi che sfumano, di nature sfuggenti o evanescenti.

Eppure, Iannini personalit esuberante ed amante della vita, poliedrico anche nella professione che lo vede impegnato nella gestione postale – forse sulla scia dei postelegrafonici Matilde Serao  e Salvatore Di Giacomo –, poi inviato al Giro dItalia ed amico di Fausto Coppi; quindi in America, impegnato in attivit produttive come lo era stato anche il suo predecessore Silva. E ricordato come  autore di testi musicati persino in collaborazione con E.A.Mario, di inni religiosi e di villanelle intonate anche come canti campestri dalle contadine.

Attraverso la musica ha portato alla ribalta popolare storia e umanit, identit e tradizione di comunit lucane fino ad allora sonnacchiose nei loro involucri di paesini emarginati: la gente e i paesaggi del Vulture, gli scenari costieri di Maratea e Acquafredda, i luoghi di culto, gli avvenimenti sportivi possono essere ancora rivissuti per il rilievo chegli seppe dare a persone e circostanze con pennellate dense di sonoro color. Perch c sonorit e vibrazione, palpito e sussurro, immagine e movimento particolarmente dove luomo, la Natura e Dio si sintetizzano nella perfetta sfera della creazione, come il poeta la vede dallaltitudine dello spazio aereo nel protovolo Roma-Bogot del dicembre 1946.

Momenti di alto e pensoso lirismo, ma anche di acuta analisi, di percezione del mondo e degli uomini nella loro complessit e dignit, talvolta delle loro debolezze e peculiarit: una visione filmica di un mondo che egli presenta come Arca di No scampata alle traversie del primo volo intercontinentale Roma-Bogot.

La trasvolata dura quattro giorni con scali in Africa e Brasile, in uno sfondo di commedia umana in cui lo scrittore registra umori, stati danimo, snobismi di gente chic e danarosa, di belle creature immerse in atmosfera di mondanit ed eleganza, con tante sottili sfumature che sembrano anticipare le gaie e garrule nevrosi della Dolce Vita o la falsa allegria del Gattopardo, ma che lo scrittore scruta al di l del guscio sottile della vanit e ritualit borghese. 

Se Pasquale Epifanio Tannini avesse traslato lhumour di Primo Volo Transoceanico Roma-Bogot in una pice teatrale avrebbe certamente prodotto una commedia degna del migliore Oscar Wilde per sottigliezza di spirito e delicatezza di tratteggio dei personaggi: uomini insonnoliti e ingabbiati in tormenti affaristici e donne sciolte e vivaci nel loro spregiudicato convenzionalismo. Dallobl del turbolento Douglas dellAvianca volge locchio sulla distesa azzurra dellOceano, sul manto verde dellAmazzonia, sulle forre andine che gli richiamano le asprezze dei monti di Maratea, in visioni spesso interrotte dallindiscreto tunnel delle nuvole; mentre allinterno dellaeromobile in purgatoriale atteggiamento di pazienza siedono le Suore della Sapienza, a riscattare dal peccato di venerea civetteria la bella ecuadoriana o la tenera catalana Nadal, di cui delinea in diretta lincantesimo muliebre con i versi Morenita de la Cordillera, Que negros ojos fascinadores/ Que dulce cara, todo un fulgor/ Que tiernos labios por los amores.

Vocazione di Eros, ma anche esaltazione marinettiana per il progresso della tecnica che permette di dominare gli spazi e avvicinare i popoli in virt di quel canto notturno dellaereo, ritmato da una musica a due tempi, uguali, che si integravano in un fruscio di largo respiro, degno di un cuore umano, motori che roteavano rabbiosi in un canto feroce, dispettosi con i loro vuoti daria, ma tuttavia docili e rassicuranti. 

Una narrazione poetica sulle ali dellaeromobile e della fantasia, tracciata e registrata con la precisione di un cartografo in ciascun momento dei quattro giorni delle diverse tappe Roma-Casablanca-Dakar-Natal-Belem-Bogot. 

Ci che ravviva la narrazione, in ogni caso, sono i flashback nostalgici della Natura lucana, dei paesaggi, dei monti del Vulture e del Saccangiolo di Brefaro, dei giovani amici come Aldo Morlino, Ciancio e Cirigliano di San Severino, Orlando Orofino,Bochicchio e Terzella della Valle dAgri, e tanti altri compagni di studi tratteggiati nello struggimento per il distacco dai vecchi affetti in vista di una nuova avventura.

Un libro certamente di alto valore storico e documentario per quegli anni dellimmediato dopoguerra

 Ma, in retrospettiva, nel 1937, il poeta aveva pubblicato I Canti del Vulture; nel 1939, I Sonetti della Primavera e, nel 1946 – prima di affrontare lesperienza del mondo colombiano – aveva pubblicato Terra Mia presso la S.I.A. di Bologna. 

Poeta non di corte, non di accademia o di consorteria culturale, fu apprezzato per la sua libert di pensiero e di spirito – caratteristica non aliena alla sua attuale discendenza che pratica larte delle lettere e della cultura -, tanto da suscitare ampia eco nei maggiori periodici del periodo attraverso testimonianze e contributi di Corrado Alvaro, Ferdinando Santoro, Carmine Manzi. Un poeta – affermava Carmine Manzi – che sa toccare sempre e profondamente il cuore grazie a una espressivit schiva di manierismi e di sofisticazioni, pregna di sincerit che si tramuta in palpiti di vita, della bont che diventa musica e preghiera. Afflato e misticismo che sa di primitivit, e perci di sincerit, di amore e di dolore insieme: un troppo amare da cui scaturisce il dolore, Amor ex abundantia cordis.

Anche da una sommaria analisi della poesia precedente lesperienza colombiana non si direbbe inappropriata laffinit di intendimenti, di sensibilit e di tematica con Jos Asuncion Silva, a cui si fatto riferimento; anzi, si potrebbe considerare quanto limpegno di traduttore di P.E. Iannini  lo abbia indotto a ponderare in modo riflessivo ed analitico sui testi altrui, e ad assimilarne inconsciamente, ed affinarli, stili e tecniche espressive.  Fatto che risalta ampiamente sia nella resa delle traduzioni, sia nella nuova silloge Sulle Ali del Tempo, del 1967, pubblicata da Laterza di Bari.

Ci troviamo di fronte ad una raccolta di ampio respiro e di vigorosa ispirazione – quasi un manifesto dellanima -  in cui lio sembra affrancarsi dai ceppi della convenzione e del servaggio morale. Essa si annuncia con la poesia SONO: Son quel che incido, atleta del volere, /della mia Madre Italia un fedel figlio/ Umil soldato ovunque del dovere. E un canto entusiastico con una vaga asserzione del sum cartesiano,  del non son chi fui foscoliano, ma che splendidamente risuona il verso di Walt Whitman Io sono lAmerica.

Risalta in queste poesie un uomo nuovo sia per quel senso di latente superuomismonietzschiano, che ha caratterizzato il primo Novecento, sia per un disincanto di visione del mondo che, pur non tradendo i principi fondamentali di fede, amore, ispirazione esistenzialistica e autenticit dellideale poetico, riconosce lasprezza della vita nel confronto con la brutalit e la volgarit di una realt in trasformazione ed in bilico fra valori e disvalori. Ma Iannini, nella sua fondamentale essenza umana e poetica, nella semiologia e simbologia, uomo libero o anelante alla libert. Ne sia prova la parola ala, che ricorre nel titolo del libro – Sulle Ali del Tempo – e successivamente in titoli di poesie Lala del Perdono, LAla della Carit, Unala tersa e lieve, canti alati, fulgore di ali, lala che innamora; e poi lala dellaeromobile Douglas sempre protagonista nei giochi di riflessi, di albe e di tramonti, ala emula di Icaro, vigorosa, che affronta il sole e ne sfida il calore. Ogni immagine, simbolo o percezione sottesa da un forte concetto di libert, autonomia e dominio dello spazio: come il poeta Whitman egli non dice solo Io sono lAmerica!, ma io sono il mondo.            

Uomo eclettico con interessi di ampio spettro, dalla scrittura, alla pittura alla musica, animatore instancabile e fattivo in ogni settore anche nuovo alla sua esperienza. Profondo nel pensiero e consapevole della sua missione tesa alleducazione, alla formazione ed alla comunicazione interpersonale; non aveva la vocazione del Protagora, facile venditore di culture, ma aveva piuttosto la struttura di un Socrate, spesso frainteso come accade a chi non sorretto da una ben organizzataconfraternit. Aveva espresso fiducia nel turismo come polo di sviluppo per la sua terra vulturina e marateese, ma non aveva previsto che il nuovo impulso economico non avrebbe favorito lintellettuale, destinato a rimanere confinato sullattico del suo palazzo a scrutare le stelle, come Tomasi di Lampedusa, ma avrebbe dato solo risorse agli uomini di corte gravitanti intorno agli assessorati del quartierino. 

Gentile, garbato, comprensivo e rispettoso, mai ha giocato di satira o sarcasmo di fronte alle vicende della vita altrui, proprio come mai aveva fatto il suo omologo poeta doltre Atlantico Jos Asuncion Silva Quanto a dignit e levatura morale egli non abdica e non cede a compromessi. Con pragmatismo anglosassone si profonde anche in lavori poco allaltezza delle sue capacit creative, ma affrontati con lo stesso impegno connaturato alla sua etica sociale: tutti i lavori sono nobili. 

E laffetto e il rispetto serbatogli dalla discendenza nel ricordarne e riproporne lopera il segno che la favilla di sapere, di arte e di umanit da lui avviata sar tenuta viva, onorata e perpetuata con altrettanta profusione di sapienza del cuore. 

Titanico nel carattere, limpido nei sentimenti, integro nei suoi convincimenti senza essere moralista di circostanza, mai inzaccher la penna nella sporcizia del mondo, e con quella sua penna innamorata mai fer alcuno. 

                                                                      Giovanni DAlascio

 

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