Amore non rima con cuore

di

Pasquale Stoppelli

Se avessi lestro di scrivere poesie nel nostro dialetto non potrei servirmi della rima cuore / amore. Da noi corẹ e amurẹ non si prendono. Di chi la colpa? Della o lunga latina di amōre(m), che, mentre nellitaliano e nella grande maggioranza dei dialetti italiani evolve a o chiusa, nel dialetto di Maratea (come nella Calabria meridionale, in Sicilia e in Salento) passa a u. In fondo, per, non perderei molto, perch si tratterebbe di una rima troppo facile e, se anche avessi potuto usarla, non avrebbe certo giovato alla qualit dei miei versi. Umberto Saba nella poesia Amai scrisse: M'incant la rima fiore | amore, | la pi antica, difficile del mondo. Anche fiore / amore una rima facilissima e per usarla in maniera non banale, come Saba fa nei versi riportati, bisognerebbe essere alla sua altezza. Non potrei dunque far rimare corẹ con amurẹ, ma mi si aprirebbero altre possibilit, per es. mettere in rima crucẹ e lucẹ, cosa impossibile in italiano. E cos potrei associare la croce, simbolo della morte di Cristo, alla luce della redenzione. Ma per fare questo bisognerebbe essere ispirati religiosamente.

E tuttavia non responsabile la o lunga latina se abbiamo nel nostro dialetto il suono / u / alla fine di tante parole di genere maschile (u sartu, u guagnunu, u Portu, Ciccillu, Peppinu ecc.) ed u anche la forma dellarticolo maschile singolare. In questo caso dipende dalla u breve della desinenza dellaccusativo dei nomi latini della seconda classe, cio -ŭ(m), che nel nostro dialetto evolve a u mentre in altri dialetti e in italiano d o. Risultati apparentemente piccoli di evoluzione fonetica possono determinare per la loro larghissima incidenza la fisionomia di un dialetto.

Stavo per chiudere questo post, quando mՏ venuta in mente lespressione pamore ca, che di fatto una locuzione con valore di congiunzione ed equivale a perch, per il fatto che: u fazzu pamore ca si tu lo faccio perch sei tu, cio per altri non lo farei. Perch qui amorẹ non amurẹ? Perch la locuzione importata da un altro dialetto, che presumo possa essere quello napoletano. Si tratterebbe in questo caso di prestito, fenomeno frequentissimo in tutte le lingue come nei dialetti.

 

 

Sabato 19 marzo:   Jumiceddu o Gnumiceddu?

Pasquale Stoppelli

stoppelli3491@gmail.com

 

 

HOME PAGE