Guandẹ, susamellẹ e mustazzolẹ
di
Pasquale Stoppelli
Chiacchiere,
frappe, bugie, cenci, crostoli, galani, saltas,
fiocchetti ecc. Sono tutti nomi dei dolci di carnevale che noi chiamiamo guandẹ,
nessuno dei quali si affermato in italiano. Ma perch guandẹ ?
Ha relazione con laccessorio dabbigliamento o forse ha a che vedere con
guantiera, termine che nel Meridione indica il vassoio su cui si servono
dolci, caff o altre bevande? Le prime attestazioni di guantiera nel
significato di vassoio sono per settecentesche, mentre la parola guanti, per
indicare i dolci, documentata gi nel Trecento.
Nel Libro della cocina,
un ricettario toscano anonimo del XIV secolo, riportata infatti
la ricetta di dolci fritti chiamati guanti. Si indica
come sinonimo ravioli, ma sono proprio i nostri guandẹ. La trascrivo, anche
nella speranza che qualcuno voglia provarla:
De guanti, cio ravioli. Togli [prendi] ceci bianchi, ben immolli in lacqua; lessali bene, poi,
cavati dellacqua, tritali forte e mstali [mescolali] con la detta acqua, e colali;
e di quella acqua colata distempera la farina come tu vorrai: e friggasi a lento fuoco con lardo e oglio,
e mettivi su del mele [miele].
In definitiva,
resta incertezza sullorigine del nome, ma la parola certamente la pi antica
di tutte quelle prima elencate. E questa gi una notizia interessante.
Per susamellu (arc. susameddu) andiamo
invece sul sicuro. il biscotto morbido a base di farina, miele, vin cotto e altro, speziato con semi di sesamo, tipico del
Sud. Il nome nasce dalla fusione di sesamo e miele ed conosciuto, a seconda delle zone, con piccole varianti: sasanelli, sosomelli ecc.
Parole di questo tipo sono dette in linguistica parole-macedonia, perch risultano dalla combinazione di parole preesistenti, come i
pezzetti di frutta varia nella macedonia. DAnnunzio chiam il biscotto sesamello, Luigi
Settembrini nelle Ricordanze aveva riferito
anche loccasione in cui a Napoli quei biscotti si consumavano:
Tra le vivande del sacro rito [di Natale] era languilla... erano
i mustacciuoli... e i sosamielli, ... fatti di grano di sesamo e mele ed in forma di cerchio
o di serpe, e pi propri de napoletani perch greci.
Ancora oggi, a
distanza di un secolo e mezzo, i susamelli si
confezionano talvolta a forma di serpente. Ma Settembrini coi
susamelli ricorda anche i mostaccioli (a Maratea mustazzolẹ),
dolci secchi di forma romboidale ricoperti di glassa di cioccolato, per i quali
ricorder che il nome viene dal lat. mustāceu(m) focaccia di mosto cotto, da mŭstum
mosto.
E a proposito di
mostaccioli chiudo con una curiosit che riguarda Torquato Tasso. Il poeta della
Gerusalemme liberata scrisse a un suo
protettore di cui era stato ospite a Napoli: Sono ritornato a Roma vivo, ma infermo; e l maggior pericolo stato quello
de mostaccioli di Vostra Signoria, i quali mangiati da me in gran copia, mhan
fatto grandissimo danno. Dunque, misura!