Va
ti curca
di
Pasquale Stoppelli
Va tẹ curca!
vai a coricarti!
Come si spiega questo costrutto sintattico? Va imperativo e ci spetteremmo che fosse seguito da un infinito
(come in lassa perdẹ, lassa fa,
lassa sta), ma allora dovremmo avere curc non crca. Nel dialetto napoletano si direbbe, infatti, vatta cucc (Siente
a me, vatt' a cucc,
Pigliate na pastiglia, di
Carosone e Nisa)
Portiamoci indietro di circa otto secoli. La canzonetta Meravigliosamente di Giacomo da Lentini,
il rappresentante pi importante della Scuola poetica siciliana (XIII sec.), si
conclude con questi versi di congedo, nei quali il
poeta invita la poesia a raggiungere lamata per richiederla damore:
Canzonetta novella,
va canta nova cosa;
lvati da maitino
davanti a la pi bella,
fiore dogni amorosa,
bionda pi cauro fino:
Lo vostro amor, chՏ caro,
donatelo al Notaro
chՏ nato da Lentino.
Nel secondo verso ritroviamo va
canta. lo stesso costrutto di va tẹ
curca, che ritorna poi in autori toscani fino al
Cinquecento, tra i quali nientemeno che Boccaccio e Machiavelli. Vengo al dunque. Si tratta di un doppio imperativo, il primo dei quali sempre va,
ed seguito da quello del verbo che esprime lazione che si invita a svolgere
(va mangia, va camina, va dormi). Le due forme imperativali sono coordinate per asindeto,
cio senza la congiunzione coordinativa, che se fosse espressa darebbe luogo a va e mangia, va e chiama, va e dormi.
Anche in questo caso il dialetto di Maratea dimostra la sua
arcaicit. A riprova ricorder che nel dialetto napoletano il costrutto va +
imperativo non ha pi corso. Sopravvive come fossile solo nellespressione va ...., per
sollecitare qualcuno a liberarsi dei residui della digestione.
Sabato 12 marzo: Amore
non rima con cuore .