Frutti perduti

 

di

Pasquale Stoppelli

 

La frutta che raggiunge oggi le nostre tavole  viene in grandissima parte da aziende agricole che  praticano coltivazioni di tipo industriale. Questo ha fatto s che scomparissero variet che cinquantanni fa era ancora possibile consumare. Il post di oggi dedicato proprio a questi frutti perduti.

Comincio da i ceuzẹ, i frutti del gelso, lat. cĕlsa(m), da (ex)cĕlsa (pianta) alta, con frutti piccoli bianchi o scuri molto dolci, facili a spappolarsi, che venivano venduti in mucchietti su foglie di fico. Altra specialit oggi introvabile i iiulẹ, le giuggiole, piccoli frutti a drupa con polpa carnosa acidula; questa voce dialettale viene forse dal greco tardo (VI sec.) zizoula. Infine i survẹ, le sorbe, piccole e di forma tondeggiante, colore giallo-rosato e sapore asprigno; il nome continua, al femminile, il lat. sōrbu(m), nome dellalbero. Tutta frutta povera, che sarebbe oggi poco remunerativa nella vendita al dettaglio, buona tuttal pi per sciroppi e confetture.

Non sono scomparsi invece i fichi, seppure di fatto acquistabili solo da contadini che li producono nei loro orti. Dei fichi mi interessa qui fare riferimento ai nomi delle variet conosciute a Maratea. Comincio da i gulmmẹrẹ, i fior di fico o fioroni, detti in italiano anche fichi di san Giovanni perch maturano a giugno. Questo nome presente con piccole differenze anche in zone lontane fra loro (per es. colummaro in Salento, columbro in toscana), ma non mi riuscito di identificarne lorigine.

Il fico da noi predominante u ficu vuttatu, con buccia verde e polpa chiara, che anche quello che pi frequentemente si trasforma, o meglio si trasformava, in ficu siccu. Nel dialetto vutt significa spingere, ma in questo caso si tratta di altra parola, corrispondente allitaliano dottato, nome di incerta origine; dei fichi dottati ci sono citazioni in letteratura gi nel Settecento. Altra variet nostrana u ficu prucissottu, a buccia chiara o scura e polpa tendente al rosso. Il nome viene da quello della citta spagnola di Burjassot, nel Valenciano, di cui la pianta originaria, nome che in italiano fin dal XV secolo stato invece adattato in brogiotto. Di altre due variet, i fichẹ paravisẹ e i fichẹ verntẹchẹ, i nomi parlano da s.

Con questo post, il decimo della serie, non so se chiudo definitivamente la rubrica o la sospendo temporaneamente. Ne parler con Biagio, che con generosit lha ospitata, e valuteremo insieme. Intanto grazie a chi mi ha seguito e auguri cordialissimi di buona Pasqua.

Pasquale Stoppelli

stoppelli3491@gmail.com

 

 

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