STRADA CASTELLO

E

CROCE MONUMENTALE


 

Descrizione: CASSETTI:Cassetti:092 del 04-05-2015 -:La Croce monumentale 1.jpeg

La Croce monumentale costruita sulla pi alta vetta del Monte S. Biagio


Nominato Commissario per la seconda volta il 17 Agosto 1938 e prevedendo che questa volta il mio incarico sarebbe stato pi lungo per le dimissioni del Podestˆ Prof. DĠAlitto, pensai di iniziare la nuova amministrazione del mio Paese con una opera grande e da tante generazioni sempre agognata: la strada del Castello.

Senza dir parola ad anima viva presi la decisione.

Passarono per˜ dei mesi prima che il progetto si concretizzasse, perchŽ conoscevo che lĠimpegno era arduo e non volevo svegliare lĠaspirazione del popolo, prima che non mi fossi accertato della possibilitˆ di attuarla; volli andare a studiare il tracciato, rifacendo passo passo la strada mulattiera che, come tutti sanno, era la sola che conduceva al Castello, alla sede cio delle Reliquie del nostro S. Protettore.

Giunto sul Piazzale del Santuario trovai raccolto in preghiera il nostro amato Mons. Don Domenico Damiano il quale, sorpreso del mio arrivo su quellĠaltura in unĠora insolita, con la sua nota arguzia, cominci˜ a formulare la prima domanda: ÒChe cosa vai facendo in questi luoghi? certo qualche cosa di buono ti gira per la testa!Ó Ma io gli risposi evasivamente con un piacevole sorriso e dopo la rituale tazza di ottimo caffe che lui solo sapeva preparare, presi la via del ritorno.

I giorni che seguirono furono per me giorni di grande trepidazione; avendo valutato la possibilitˆ di costruire una comoda strada carrozzabile, con inizio dalla contrada S. Caterina, vedevo dĠaltra parte le grandi difficolta tecniche e finanziarie.

Mentre quelle tecniche, riguardanti lĠaltitudine da raggiungere, si potevano facilmente vincere, la preoccupazione maggiore era il finanziamento dellĠopera.

Dal bilancio del Comune non si poteva nulla sperare perchŽ era agli sgoccioli ne si poteva far troppo affidamento in un intervento dello Stato trovandoci in una epoca di grandi sconvolgimenti interni ed esteri.

Ci˜ malgrado impostai le pratiche per chiedere al Governo qualche aiuto, invocando anche la vecchia Legge Zanardelli che prevedeva la costruzione di strade in tutte le frazioni, purtroppo senza buon esito. Tutte le risorse dello Stato venivano notoriamente destinate alla preparazione bellica.

Passato un primo disorientamento presi le mie irrevocabili decisioni di costruire comunque la strada nel pi breve tempo possibile, dal bivio di Massa fino al piaz­zale del Santuario.

Senza alcun fondo disponibile, ma con la sola fede del Santo nel cuore, portai a conoscenza del popolo le decisioni cos“ arditamente prese.

Infatti, dietro lĠincoraggiamento e il sostegno morale di Mons. Damiano, infor­matone S.E. il Prefetto, lanciai alla cittadinanza il seguente appello:

CITTAĠ DI MARATEA

Concittadini!

Spinto dal solo ideale di attuare un sogno lungamente vagheggiato, incoraggiato dalle Autoritˆ Politiche ed Ecclesiastiche e specialmente dal solerte Vicario del Santuario, mi accingo a dare inizio ai lavori della Strada rotabile che dalla contrada Santa Caterina, sulla via di Massa, dovrˆ portarci al Santuario del nostro Inclito Protettore San Biagio.

La fede che tutti abbiamo in Lui e la fiducia nelle Autoritˆ Superiori per la concessione di un sussidio, mi incoraggiano ad affrontare senza nessun fondo di cassa, la rilevante spesa, nella certezza che tutti mi verrete in aiuto e specialmente i nostri concittadini residenti allĠestero che sentono pi vivo il bisogno della protezione del Santo Protettore.

Chi darˆ da mille lire in su verrˆ ricordato nel marmo ed anche le offerte minori saranno degnamente ricordate.

Chi non pu˜ dare nulla, mi venga incontro con prestazione dĠopera e con offerte di materiali, in modo da poter raggiungere al pi presto la desiderata meta.

I lavori verranno eseguiti sotto la mia personale direzione con la minore spesa possibile - consistente nella solo mano dĠopera salariata.

Le offerte dovranno inviarsi esclusivamente al M. R. Sac. Don Domenico Damia­no Vicario del Santuario, il quale avrˆ cura di pagare volta per volta le giornate di lavoro, che verranno controllate da apposito incaricato.

A lavori compiuti sarˆ dato dallo stesso R. Vicario un minuto rendiconto.

Le offerte inviate verranno pubblicate, volta per volta, nel bollettino parrocchiale.

Concittadini, sono tutte belle le nostre strade ma questa che noi andremo a costruire sarˆ la pi bella perchŽ, oltre a facilitare le visite al Santuario, sarˆ una strada panoramica ed incantevole per il suo vasto orizzonte, che canterˆ le glorie del nostro Santo Protettore.

Dal Palazzo di Cittˆ, 9 Novembre 1939—XVIII

Il Commissario Prefettizio

Cav. Biagio Vitolo

 

Dieci giorni dopo, il 19 Novembre 1939, con un gruppo di pochi operai iniziai i lavori dal bivio di S. Caterina sulla via di Massa.

Giorno per giorno aumentava lĠentusiasmo del popolo e maggiormente della classe operaia, uomini e donne, che affluivano a dare gratuitamente la loro giornata lavorativa.

Solo nellĠorganizzazione e nella direzione dei lavori ricorsi ad un mio caro amico, Pedota Luigi, Capo Cantoniere della Statale 18, uomo eminentemente pratico, per farmi dare un aiuto. Ben volentieri ader“ e con tanto slancio.

Vedemmo con ammirazione e commozione presentarsi sul lavoro anche operai dei paesi vicini per offrire la loro giornata, gente che negli anni precedenti veniva a piedi in pellegrinaggio per implorare grazie al Santo.

Incominciarono anche le difficoltˆ ed i contrasti come sempre accade quando qualcuno cerca di fare un poĠ di bene per tutti disinteressatamente: mi riferisco ai piccoli pezzetti di terreno privato da occupare per il passaggio della strada.

Ma ogni intralcio fu superato con la persuasione che la strada si costruiva per la fede al Santo e per un avvenire turistico della zona e non per interesse personale.

Anche la parola del Parroco che aveva la cura di quelle anime valse tanto a vincere gli ostacoli. Cos“ si riusc“ a far firmare un impegno ai proprietari che dichiaravano di cedere gratuitamente al Comune il terreno attraversato dalla strada.

Si lavor˜ fortemente senza interruzione, utilizzando anche giorni festivi, naturalmente col permesso del Parroco. Vedemmo con grande emozione ma anche con grande soddisfazione gli operai lottare con lĠimpervia montagna e vincerla. Si faceva a gara a chi pi poteva strapparle un pezzo di roccia e creare un muro.

Vincendo tutte le difficoltˆ di carattere tecnico e finanziario in meno di quattro mesi si potŽ arrivare con la strada alle prime case del Castello, Porta Santa Maria, che fu attraversata dalla prima macchina il giorno 25 Aprile 1940.

Cos“ si tradusse in realtˆ quello che per tante generazioni era stato un sogno.

Quel giorno fu il pi bello della mia vita, perchŽ sentivo di essere riuscito a da­re alla Cittˆ di Maratea unĠopera sempre agognata e da nessuno realizzata.

Per˜ lĠopera non si considerava ultimata; la strada non si poteva e non si doveva fermare a Porta Santa Maria, ma doveva raggiungere il piazzale del Santuario. Si doveva solo sospendere momentaneamente per mancanza di fondi. In quel periodo con Decreto Reale, fui nominato Podestˆ della Cittˆ di Maratea; eravamo giˆ in guerra, i nostri primi baldi giovani erano stati chiamati alle armi e partiti per ignota destinazione, cominciava la disoccupazione, era in vigore il tesseramento dei generi alimentari, incominciavano a mancare i materiali da costruzione.

Gravissime si presentavano le mie responsabilitˆ di amministratore sotto ogni punto di vista; soprattutto per lĠapprovvigionamento e lĠordine pubblico, ed il tempo bastava solo per lĠordinaria amministrazione.

Ma io avevo unĠaltra missione da compiere ed una promessa da mantenere e cio portare la strada fino al piazzale del Santuario.

Senza perdermi dĠanimo affrontai nuovamente lĠardua impresa, chiedendo ancora un altro contributo al popolo, con il seguente manifesto:

 

COMUNE DI MARATEA

Concittadini!

Nel mese di Novembre u.s. vi rivolsi un appello per la costruzione della Stra­da che ci doveva condurre al Santuario.

Tutti rispondeste col pi vivo entusiasmo dandomi la possibilitˆ di iniziare subito i lavori che furono proseguiti con quel dinamismo che distingue le nostre genti.

Vedemmo cos“ la strada in meno di quattro mesi toccare le prime case del Ca­stello.

EĠ doveroso rivolgere un vivo ringraziamento a tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo sogno secolare con offerte in denaro, agli operai che generosamente hanno prestato la loro opera, a coloro che hanno offerto la proprietˆ per il passaggio della strada, al Sig. Pedota Luigi che con la sua opera diligente e disinteressata ha contribuito molto allĠesatta esecuzione dei lavori, che ci hanno dato una strada panoramica di primo ordine.

Fummo costretti a sospendere i lavori stessi, perchŽ tutti i fondi furono da essi assorbiti. Quando saranno resi noti i conti si potrˆ giudicare della grande economia che abbiamo realizzato.

Ora  mio intendimento riprendere subito i lavori della strada per portarla sino al piazzale del Santuario, con lo stesso ritmo con cui furono iniziati.

Ed ecco perchŽ mi rivolgo di nuovo alla vostra generositˆ sicuro che risponderete secondo le vostre possibilitˆ a questo secondo appello.

Concittadini, voi avete potuto sperimentare la protezione del nostro Patrono S. Biagio in questo periodo di gloria per le nostre armi. Tutti i nostri concittadini chiamati a servire la Patria, dopo tante vittoriose battaglie, in terra, in mare e in cielo, sono incolumi e giornalmente mandano le loro offerte in ringraziamento.

Anche voi dovete dimostrare questa fede ridando ancora qualche obolo.

Dobbiamo a qualunque costo completare la strada, nel pi breve tempo possibile, per poterla inaugurare con lĠintervento ambito delle Autoritˆ della Provincia e far si che ritornando dalla guerra i nostri soldati possano essere loro i primi ad attraversarla con la bandiera della Vittoria.

Dovrˆ essere questo il primo pellegrinaggio ufficiale alla nuova Basilica, elevata a tale dignitˆ in cos“ breve tempo per la volontˆ tenace e creativa dellĠinstancabile e fattivo Rettore Don Domenico Damiano.

In quel giorno, sulla pi alta cima del nostro Sacro Monte, innalzeremo una Croce monumentale, possibilmente illuminata, visibile dal nostro mare e da tutto il territorio circostante. Sarˆ quella la nostra ara, simbolo di fede, di pace e di vittoria, che dovrˆ tramandare ai posteri il ricordo dei sacrifici compiuti dai baldi soldati di Maratea per la conquista della civiltˆ del mondo.

Concittadini, sono sicuro che non rester˜ deluso in questo mio appello e se le offerte saranno abbondanti non mancheremo di fare anche altre opere esterne che daranno maggiore lustro al Santuario.

Le offerte devono essere come per il passato indirizzate al Rettore della Basili­ca Prof. D. Domenico Damiamo, con la dicitura Òofferte per la StradaÓ .

Maratea, 22 Settembre 1940-XVIII

II Podestˆ

Cav. Biagio Vitolo

 

A questo mio secondo appello si rispose con tanto entusiasmo che il solo ricor­do mi riempie lĠanimo di commozione.

Cos“ il 19 Novembre 1940 ripresero i lavori per la continuazione della strada.

Questo nuovo tratto doveva attraversare il centro dellĠantica Maratea; pertanto occorreva demolire i ruderi di molti fabbricati di proprietˆ private, per alcuni dei quali si erano perdute anche le tracce degli eredi.

Dovetti cos“ assumere personalmente la responsabilitˆ degli atti che si compivano per il passaggio della strada, demolendo le vecchie case. Riuscii con solo poche noie a distruggere come giustamente diceva Mons. Damiano i Ònidi di gufiÓ e fare piazza pulita per il passaggio delle macchine.

La prima ad attraversare il tratto finale il 3 Maggio 1941 fu lĠauto del Vescovo con un seguito di altre macchine. S.E. si recava al Castello per celebrare lĠelevazione del Santuario alla dignitˆ di Basilica e per la sistemazione dellĠUrna contenente le Sacre Reliquie di S. Biagio nel trono, eretto in altra sede.

Cos“ ebbe termine questa, per noi, grande impresa, che per tante generazioni era un sogno e per molti chimera perchŽ non si credeva nella sua riuscita, si pensava invece che non essendoci un regolare progetto ed una disponibilitˆ finanziaria, con le difficoltˆ che si potevano incontrare, lĠimpresa sarebbe fallita. Tutto ci˜ non si verific˜ e noi modestamente potemmo dimostrare che lĠesperienza molto spesso fa pi del sapere.

Ora restava da costruire la Croce monumentale come avevo accennato nel mio manifesto del 22 Settembre 1940, sulla pi alta cima del Sacro Monte.

Eravamo in guerra, non vi erano materiali ne mezzi, avevamo solo la volontˆ di fare e far presto.

Mi rivolsi ai miei colleghi impresari di Lauria e Sapri per avere il cemento, ricorsi finanche alle tombe fuori uso nel nostro Cimitero per ricavarne il ferro.

Riuscii ad avere anche il necessario per il parafulmine e mio fu tutto il materia­le per forme ed impalcature.

Cos“ fu innalzata la Croce col suo incantevole terrazzo che dominava il Golfo di Policastro. Ora bisognava fare la strada dĠaccesso dal piazzale della Basilica al terrazzo della Croce, un tratto di circa trecento metri, sulla cresta del monte ove vi erano ancora i resti dellĠantico abitato.

Anche questo lavoro presentava le sue difficoltˆ per lĠabbattimento di ruderi con la occupazione di terreni, ma soprattutto per la posizione topografica della zona su cui doveva correre la sede stradale, ma a questo pens˜ la dinamite e la costruzione di muri a secco. Cos“ si ebbe un rettifilo meraviglioso con lo spiovente a destra sul­la nuova Maratea e la sua ubertosa e lussureggiante valle e quello di sinistra sul ma­re dai mille colori e la sua incantevole e meravigliosa costiera.

Un insieme veramente stupendo!

Anche lĠallargamento del piazzale della Basilica contribu“ a dare pi estetica e maggior decoro alla zona.

Con questo il mio progetto e le mie promesse si attuavano e fu un vero prodigio se in tempi cosi difficili si potŽ costruire unĠopera veramente grandiosa.

Mia fu quindi lĠidea e lĠiniziativa di costruire la strada, allargare e sistemare il piazzale dinanzi alla Basilica ed innalzare la Croce monumentale, col suo viale e lĠincantevole terrazzo.

Il Primo Presidente della Suprema Corte di Cassazione S.E. Eula insieme a S.E. Vitton in una visita al Santuario il 18 Luglio 1958 definirono il posto pi Òunico che raroÓ.

Un celebre predicatore lo defin“ Òun piccolo lembo di ParadisoÓ e lo stesso Rettore della Basilica Òun luogo dove il Signore si rivela in tutta la sua grandezzaÓ; fu per˜ merito del popolo e degli operai che diedero le somme necessarie e prestarono la loro opera manuale.

Io mai dimenticher˜ ma avr˜ sempre presente quellĠentusiasmo di popolo che eb­be fede ed appoggi˜ le mie iniziative.

La strada e la Croce, come avevo previsto nel manifesto del 22 Settembre 1940, dovevano essere inaugurate al ritorno vittorioso dei nostri soldati, ma purtroppo la guerra fatalmente fu perduta, pur se combattuta con coraggio ed amore dal soldato Italiano.

Per la strada non vi fu quindi inaugurazione, ma solo entusiasmo per il passaggio delle prime macchine.

In un secondo tempo il 3 Agosto 1947 quando i combattenti e reduci furono quasi tutti ritornati S.E. il Vescovo bened“ la Croce monumentale davanti allĠintera cittadinanza ivi convenuta.

LĠUfficiale reduce della Germania, Ins. Pasquale StoppelIi, a nome di tutti i Combattenti prese la parola e disse:

ÒEccellenza Reverendissima,

Confortati ed onorati dalla Sua presenza, sono lieto di porgerLe, a nome della Sezione Combattenti e Reduci di Maratea, il nostro devoto saluto.

Noi conosciamo il suo nobile cuore, noi abbiamo sperimentato il Suo vivo interessamento ed il Suo valido appoggio per ogni degna iniziativa di questo popolo e Gliene siamo veramente grati e riconoscenti.

Concittadini, Commilitoni,

Su questo monte, coronato dal sole e dalle istorie, che si eleva dalle glauche acque verso lĠazzurro infinito, erge dominatore su un avanzo del morto paganesimo, in tutta la maestˆ del suo trionfo, il tempio dellĠAmore e della Gloria, custode secolare delle reliquie del Martire Sebasto, Vigile Scorta della citta di Maratea.

Non senza commozione profonda il partente volge ad Esso lo sguardo fiducioso, nel ricordo nostalgico del Paese lo vede, nella mente, gigante a cavaliere del monte e chi ritorna ha per Esso il primo sguardo, il prime fremito di commossa riconoscenza.

S. Biagio  sentito vivo e operante su questo monte, il suo venerato Torace freme amore per il paese prediletto, il suo cuore di Martire e di Santo sembra ancora palpitare nellĠUrna Sacra.

Si susseguono gli anni, i secoli, tante idee innovatrici e perturbatrici si agitano nellĠaria in una ridda fantasmagorica, ma tutto passa e S. Biagio rimane, fiero ammonitore della veritˆ Eterna a benedire la fede di un pellegrinaggio che da tanti secoli si  snodato per la sua tortuosa strada: pellegrinaggio che sarebbe stato certamente pi numeroso se la strada avesse permesso il trasporto del vecchio e dellÔinfermo, tanto che il sospirato desiderio di una strada rotabile che allacciasse il Santuario al Paese fu sogno di diverse generazioni.

E questo sogno cos“ lungamente vagheggiato in tempi migliori doveva trovare attuazione nel periodo tormentoso e difficile della seconda guerra mondiale, nel qua­le mancava nel modo pi assoluto materiale indispensabile per portare a compimento. LĠidea di costruire la strada sgorg˜ dalla mente e dal cuore del benemerito concittadino Cav. Biagio Vitolo, allora amministratore del nostro comune; uomo solerte, tenace nel suo volere, animato di amore verso il Paese, seppe superare ogni ostacolo per portare a compimento lĠopera prodigiosa che doveva coronare un sogno secolare.

Gli fu accanto a sorreggere ed attuare lĠidea con uno slancio straordinario di operositˆ e di fede, il Molto Reverendo Arciprete, Mons. Domenico Damiano; si distinsero il Sig. Pedota Luigi per la sua opera disinteressata e quei lavoratori che offrirono senza compenso la loro fatica; partecip˜ con offerte il popolo tutto, con generoso irresistibile entusiasmo.

La strada viene costruita e di fronte al tempio assunto a dignitˆ di Basilica per grande iniziativa del Rettore Mons. Domenico Damiano, viene elevata maestosa e altamente significative una Croce monumentale, in ricordo della guerra e in onore dei soldati di Maratea.

Per il nobile fine per cui e stata eretta, io sono ad esprimere, al generoso ideatore e costruttore Cav. Biagio Vitolo la commossa riconoscenza dei combattenti e reduci di Maratea.

La guerra non si poteva vincere perchŽ moncavano i mezzi e la concordia, ma si  per˜ duramente e lungamente combattuto. II Soldato Italiano non e stato inerte spettatore della tragedia, e stato invece vittima inconsapevole dellÔaberrazione e dellĠerrore, abbandonato in una lotta impari col fucile 91 contro il carro armato e senza armi adeguate contro il velivolo che si accaniva nella spietata caccia allÔuomo.

Anche di fronte a tanta disparitˆ in una guerra ingaggiata tra lĠuomo e la macchina, il soldato italiano ha saputo opporsi per lungo tempo e lo dimostrarono i nostri eroi caduti, i combattenti che portano nelle carni i segni augusti del loro sacrificio, chi ha speso quasi un decennio di vita al servizio della Patria.

Ave Crux, tu che simboleggi il grande sacrificio di un martire morto per tutti i martiri, di un Eroe morto per tutti gli eroi. Tu sola, nel tuo linguaggio, da tanta santitˆ, puoi narrare rivolta al cielo, al mare, alla terra il sacrificio dei nostri prodi. Essi caddero nellĠadempimento del proprio dovere, confortati dalla dolce illusione di essere stati utili alla Patria, portando immacolato nel cuore lĠonore di soldato e dĠitaliano.

Caduti consideriamo anche i reduci colpiti da crudeli infermitˆ, veri agonizzanti che hanno avuto soltanto il supremo privilegio di poter abbracciare i loro cari non nella gioia piena del ritorno alla vita ma per il pi triste addio di separazione.

Noi ogni volta che sosteremo qui saremo consapevoli di compiere un rito guardando la croce, noi ricorderemo il loro sacrificio e trarremo gli auspici per la lot­ta di domani.

Un popolo che dimentica i propri morti rinunzia alia storia.

Non si inizia il cammino verso la redenzione se non saremo uniti nel venerare ed onorare i nostri Caduti. I morti sugli arsi massicci africani e nel gelo dei monti balcanici sono pari nel valore ai morti del fatidico Carso e del tormentato Piave; pari rimangono oggi nel vano sacrificio senza riscatto e senza premio. Con dolore bruciante noi sopravvissuti siamo costretti ad accettare lĠiniquo trattato che sapeva lĠItalia dalla stessa continuitˆ del suo territorio; nellĠaccettarlo echeggia il gemito di tutti i morti delle guerre dĠindipendenza e mentre il tricolore dĠItalia viene ammainato nelle nostre terre, nasce tormentoso, vivo, il sentimento di non ammainarlo mai nei nostri cuori.

E Tu, o Croce benedetta, destinata ad essere lĠAra Pacis, il faro luminoso per i caduti di Maratea, sii qui ed altrove segnacolo fulgidissimo di redenzione per la Patria mutilata in nome di quanti salirono il calvario ed aggrappandosi a Te seppero cadere col nome dĠItalia sulle labbra e nel cuore.

Maratea - Castello, 3 Agosto 1947

Pasquale Stoppelli

 

 


 

 

 

 

 

 

 


 

La Croce fu anche illuminata per conto e spese di un mio parente Giuseppe Campilongo residente a Caracas.

Cos“ si concluse unĠopera da cui la posteritˆ dovrˆ trarre alti insegnamenti e ricordare coloro che generosamente offrirono i mezzi ed il lavoro per avvicinare il Patrono al suo popolo e innalzare la Croce monumentale a ricordo dei caduti di Maratea nelle guerre vinte e perdute, quale faro luminoso, simbolo di fede e di pace.

Le offerte in denaro ed altre che venivano indirizzate al M. Rev.ndo Don Dome­nico Damiano furono pubblicate nominativamente sul Bollettino Parrocchiale volta per volta, con quella precisione e quellĠinteressamento che hanno sempre distinto Don. Domenico in tutte le opere compiute e gli incarichi ricevuti per la sua Basi­lica.

Presso lÔUfficio Parrocchiale della Basilica di S. Biagio  tuttora visibile, in un registro, lĠelenco completo e minuzioso delle offerte ricevute e delle spese sostenute.

 

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