STRADA CASTELLO
E
CROCE
MONUMENTALE
La Croce monumentale
costruita sulla pi alta vetta del Monte S. Biagio
Nominato Commissario per la
seconda volta il 17 Agosto 1938 e prevedendo che
questa volta il mio incarico sarebbe stato pi lungo per le dimissioni del Podest
Prof. DĠAlitto, pensai di iniziare la nuova
amministrazione del mio Paese con una opera grande e
da tante generazioni sempre agognata: la strada del Castello.
Senza dir parola ad anima viva
presi la decisione.
Passarono per dei mesi prima che
il progetto si concretizzasse, perch conoscevo che lĠimpegno
era arduo e non volevo svegliare lĠaspirazione del popolo, prima che non mi
fossi accertato della possibilit di attuarla; volli andare a studiare il
tracciato, rifacendo passo passo la strada mulattiera
che, come tutti sanno, era la sola che conduceva al Castello, alla sede cio
delle Reliquie del nostro S. Protettore.
Giunto sul Piazzale del Santuario
trovai raccolto in preghiera il nostro amato Mons. Don
Domenico Damiano il quale, sorpreso del mio arrivo su quellĠaltura in unĠora
insolita, con la sua nota arguzia, cominci a formulare la prima domanda: ÒChe
cosa vai facendo in questi luoghi? certo qualche cosa
di buono ti gira per la testa!Ó Ma io gli risposi evasivamente con un piacevole
sorriso e dopo la rituale tazza di ottimo caffe che lui solo sapeva preparare,
presi la via del ritorno.
I giorni che seguirono furono per
me giorni di grande trepidazione; avendo valutato la possibilit
di costruire una comoda strada carrozzabile, con inizio dalla contrada S. Caterina,
vedevo dĠaltra parte le grandi difficolta tecniche e finanziarie.
Mentre quelle tecniche,
riguardanti lĠaltitudine da raggiungere, si potevano facilmente vincere, la
preoccupazione maggiore era il finanziamento dellĠopera.
Dal bilancio del Comune non si
poteva nulla sperare perch era agli sgoccioli ne si
poteva far troppo affidamento in un intervento dello Stato trovandoci in una
epoca di grandi sconvolgimenti interni ed esteri.
Ci malgrado impostai
le pratiche per chiedere al Governo qualche aiuto, invocando anche la vecchia
Legge Zanardelli che prevedeva la costruzione di strade in tutte le frazioni,
purtroppo senza buon esito. Tutte le risorse dello Stato venivano
notoriamente destinate alla preparazione bellica.
Passato un primo disorientamento presi le mie irrevocabili decisioni di costruire comunque la
strada nel pi breve tempo possibile, dal bivio di Massa fino al piazzale
del Santuario.
Senza alcun fondo disponibile, ma
con la sola fede del Santo nel cuore, portai a conoscenza del popolo le
decisioni cos arditamente prese.
Infatti, dietro lĠincoraggiamento
e il sostegno morale di Mons. Damiano, informatone S.E. il Prefetto, lanciai alla cittadinanza il seguente appello:
CITTAĠ DI MARATEA
Concittadini!
Spinto dal solo ideale di attuare un sogno lungamente vagheggiato,
incoraggiato dalle Autorit Politiche ed Ecclesiastiche e specialmente dal
solerte Vicario del Santuario, mi accingo a dare inizio ai lavori della Strada
rotabile che dalla contrada Santa Caterina, sulla via di Massa, dovr portarci
al Santuario del nostro Inclito Protettore San Biagio.
La fede che tutti abbiamo in Lui e la fiducia
nelle Autorit Superiori per la concessione di un sussidio, mi incoraggiano ad
affrontare senza nessun fondo di cassa, la rilevante spesa, nella certezza che
tutti mi verrete in aiuto e specialmente i nostri concittadini residenti allĠestero
che sentono pi vivo il bisogno della protezione del Santo Protettore.
Chi dar da mille lire in su verr ricordato
nel marmo ed anche le offerte minori saranno degnamente ricordate.
Chi non pu dare nulla, mi venga incontro con prestazione dĠopera e con
offerte di materiali, in modo da poter raggiungere al pi presto la desiderata
meta.
I lavori verranno eseguiti sotto la mia
personale direzione con la minore spesa possibile - consistente nella solo mano
dĠopera salariata.
Le offerte dovranno inviarsi esclusivamente al M. R. Sac.
Don Domenico Damiano Vicario del Santuario, il quale avr cura di pagare
volta per volta le giornate di lavoro, che verranno
controllate da apposito incaricato.
A lavori compiuti sar dato dallo stesso R. Vicario un minuto
rendiconto.
Le offerte inviate verranno pubblicate, volta
per volta, nel bollettino parrocchiale.
Concittadini, sono tutte belle le nostre strade ma questa che noi
andremo a costruire sar la pi bella perch, oltre a facilitare le visite al
Santuario, sar una strada panoramica ed incantevole
per il suo vasto orizzonte, che canter le glorie del nostro Santo Protettore.
Dal Palazzo di Citt, 9 Novembre 1939—XVIII
Il Commissario
Prefettizio
Cav. Biagio
Vitolo
Dieci giorni dopo, il 19 Novembre 1939, con un gruppo di pochi operai iniziai i
lavori dal bivio di S. Caterina sulla via di Massa.
Giorno per giorno
aumentava lĠentusiasmo del popolo e maggiormente della classe operaia, uomini e
donne, che affluivano a dare gratuitamente la loro giornata lavorativa.
Solo nellĠorganizzazione e nella
direzione dei lavori ricorsi ad un mio caro amico, Pedota Luigi, Capo Cantoniere della Statale 18, uomo
eminentemente pratico, per farmi dare un aiuto. Ben volentieri ader e con tanto
slancio.
Vedemmo con ammirazione e commozione
presentarsi sul lavoro anche operai dei paesi vicini per offrire la loro
giornata, gente che negli anni precedenti veniva a piedi in pellegrinaggio per
implorare grazie al Santo.
Incominciarono anche le difficolt
ed i contrasti come sempre accade quando qualcuno
cerca di fare un poĠ di bene per tutti disinteressatamente: mi riferisco ai
piccoli pezzetti di terreno privato da occupare per il passaggio della strada.
Ma ogni intralcio fu superato con
la persuasione che la strada si costruiva per la fede al Santo e per un
avvenire turistico della zona e non per interesse personale.
Anche la parola del Parroco che
aveva la cura di quelle anime valse tanto a vincere gli ostacoli. Cos si riusc
a far firmare un impegno ai proprietari che dichiaravano di cedere
gratuitamente al Comune il terreno attraversato dalla strada.
Si lavor fortemente senza interruzione,
utilizzando anche giorni festivi, naturalmente col permesso del Parroco.
Vedemmo con grande emozione ma anche con grande
soddisfazione gli operai lottare con lĠimpervia montagna e vincerla. Si faceva
a gara a chi pi poteva strapparle un pezzo di roccia e creare un muro.
Vincendo tutte le difficolt di
carattere tecnico e finanziario in meno di quattro mesi si pot arrivare con la
strada alle prime case del Castello, Porta Santa Maria, che fu attraversata dalla prima macchina il giorno 25 Aprile 1940.
Cos si tradusse in realt quello
che per tante generazioni era stato un sogno.
Quel giorno fu il pi bello della
mia vita, perch sentivo di essere riuscito a dare alla Citt di Maratea
unĠopera sempre agognata e da nessuno realizzata.
Per lĠopera non si considerava
ultimata; la strada non si poteva e non si doveva fermare a Porta Santa Maria,
ma doveva raggiungere il piazzale del Santuario. Si doveva solo sospendere
momentaneamente per mancanza di fondi. In quel periodo con Decreto Reale, fui
nominato Podest della Citt di Maratea; eravamo gi in guerra, i nostri primi baldi giovani erano stati chiamati alle armi e partiti per
ignota destinazione, cominciava la disoccupazione, era in vigore il
tesseramento dei generi alimentari, incominciavano a mancare i materiali da
costruzione.
Gravissime si presentavano le mie
responsabilit di amministratore sotto ogni punto di vista; soprattutto per lĠapprovvigionamento
e lĠordine pubblico, ed il tempo bastava solo per lĠordinaria
amministrazione.
Ma io avevo unĠaltra missione da
compiere ed una promessa da mantenere e cio portare
la strada fino al piazzale del Santuario.
Senza perdermi dĠanimo affrontai
nuovamente lĠardua impresa, chiedendo ancora un altro contributo al popolo, con
il seguente manifesto:
COMUNE DI MARATEA
Concittadini!
Nel mese di Novembre u.s. vi rivolsi un appello per la costruzione della
Strada che ci doveva condurre al Santuario.
Tutti rispondeste col pi vivo entusiasmo
dandomi la possibilit di iniziare subito i lavori che furono proseguiti con
quel dinamismo che distingue le nostre genti.
Vedemmo cos la strada in meno di quattro mesi toccare le prime case del
Castello.
EĠ doveroso rivolgere un vivo ringraziamento a tutti coloro
che hanno contribuito alla realizzazione di questo sogno secolare con offerte
in denaro, agli operai che generosamente hanno prestato la loro opera, a coloro
che hanno offerto la propriet per il passaggio della strada, al Sig. Pedota Luigi che con la sua opera diligente e
disinteressata ha contribuito molto allĠesatta esecuzione dei lavori, che ci
hanno dato una strada panoramica di primo ordine.
Fummo costretti a sospendere i lavori stessi, perch tutti i fondi
furono da essi assorbiti. Quando saranno resi noti i conti
si potr giudicare della grande economia che abbiamo realizzato.
Ora mio intendimento riprendere subito i lavori della strada per
portarla sino al piazzale del Santuario, con lo stesso ritmo con cui furono
iniziati.
Ed ecco perch mi rivolgo di nuovo alla vostra generosit sicuro che
risponderete secondo le vostre possibilit a questo secondo appello.
Concittadini, voi avete potuto sperimentare la protezione del nostro
Patrono S. Biagio in questo periodo di gloria per le nostre armi. Tutti i
nostri concittadini chiamati a servire la Patria, dopo tante vittoriose
battaglie, in terra, in mare e in cielo, sono incolumi e giornalmente mandano le
loro offerte in ringraziamento.
Anche voi dovete dimostrare questa fede ridando ancora qualche obolo.
Dobbiamo a qualunque costo completare la strada, nel pi breve tempo
possibile, per poterla inaugurare con lĠintervento ambito delle Autorit della
Provincia e far si che ritornando dalla guerra i nostri soldati possano essere
loro i primi ad attraversarla con la bandiera della Vittoria.
Dovr essere questo il primo pellegrinaggio ufficiale alla nuova
Basilica, elevata a tale dignit in cos breve tempo per la volont tenace e
creativa dellĠinstancabile e fattivo Rettore Don Domenico Damiano.
In quel giorno, sulla pi alta cima del nostro Sacro Monte, innalzeremo
una Croce monumentale, possibilmente illuminata, visibile dal nostro mare e da
tutto il territorio circostante. Sar quella la nostra ara, simbolo di fede, di
pace e di vittoria, che dovr tramandare ai posteri il ricordo dei sacrifici
compiuti dai baldi soldati di Maratea per la conquista della civilt del mondo.
Concittadini, sono sicuro che non rester deluso in questo mio appello e
se le offerte saranno abbondanti non mancheremo di fare anche altre opere esterne
che daranno maggiore lustro al Santuario.
Le offerte devono essere come per il passato indirizzate al Rettore
della Basilica Prof. D. Domenico Damiamo, con la dicitura Òofferte per la
StradaÓ .
Maratea, 22 Settembre 1940-XVIII
II Podest
Cav. Biagio
Vitolo
A questo mio secondo appello si rispose con
tanto entusiasmo che il solo ricordo mi riempie lĠanimo di commozione.
Cos il 19 Novembre
1940 ripresero i lavori per la continuazione della strada.
Questo nuovo tratto doveva
attraversare il centro dellĠantica Maratea; pertanto occorreva demolire i
ruderi di molti fabbricati di propriet private, per alcuni dei quali si erano
perdute anche le tracce degli eredi.
Dovetti cos assumere
personalmente la responsabilit degli atti che si compivano per il passaggio
della strada, demolendo le vecchie case. Riuscii con solo poche noie a
distruggere come giustamente diceva Mons. Damiano i Ònidi
di gufiÓ e fare piazza pulita per il passaggio delle macchine.
La prima ad attraversare il
tratto finale il 3 Maggio 1941 fu lĠauto del Vescovo
con un seguito di altre macchine. S.E. si recava al Castello per celebrare lĠelevazione
del Santuario alla dignit di Basilica e per la sistemazione dellĠUrna contenente
le Sacre Reliquie di S. Biagio nel trono, eretto in altra sede.
Cos ebbe termine questa, per
noi, grande impresa, che per tante generazioni era un sogno e per molti chimera perch non si credeva nella sua riuscita, si
pensava invece che non essendoci un regolare progetto ed una disponibilit
finanziaria, con le difficolt che si potevano incontrare, lĠimpresa sarebbe
fallita. Tutto ci non si verific e noi modestamente potemmo dimostrare che lĠesperienza molto spesso fa pi del sapere.
Ora restava da costruire la Croce
monumentale come avevo accennato nel mio manifesto del 22 Settembre
1940, sulla pi alta cima del Sacro Monte.
Eravamo in guerra, non vi erano
materiali ne mezzi, avevamo solo la volont di fare e
far presto.
Mi rivolsi ai miei colleghi
impresari di Lauria e Sapri per avere il cemento, ricorsi finanche alle tombe
fuori uso nel nostro Cimitero per ricavarne il ferro.
Riuscii ad avere anche il
necessario per il parafulmine e mio fu tutto il materiale per forme ed impalcature.
Cos fu innalzata la Croce col
suo incantevole terrazzo che dominava il Golfo di Policastro. Ora bisognava fare la strada dĠaccesso dal piazzale della Basilica al
terrazzo della Croce, un tratto di circa trecento metri, sulla cresta del monte
ove vi erano ancora i resti dellĠantico abitato.
Anche questo lavoro presentava le
sue difficolt per lĠabbattimento di ruderi con la occupazione
di terreni, ma soprattutto per la posizione topografica della zona su cui doveva
correre la sede stradale, ma a questo pens la dinamite e la costruzione di
muri a secco. Cos si ebbe un rettifilo meraviglioso con lo spiovente a destra
sulla nuova Maratea e la sua ubertosa e lussureggiante valle e quello di
sinistra sul mare dai mille colori e la sua incantevole e meravigliosa
costiera.
Un insieme veramente stupendo!
Anche lĠallargamento del piazzale
della Basilica contribu a dare pi estetica e maggior decoro alla zona.
Con questo il mio progetto e le
mie promesse si attuavano e fu un vero prodigio se in tempi cosi difficili si pot costruire unĠopera veramente grandiosa.
Mia fu quindi lĠidea e lĠiniziativa
di costruire la strada, allargare e sistemare il piazzale dinanzi alla Basilica
ed innalzare la Croce monumentale, col suo viale e lĠincantevole
terrazzo.
Il Primo Presidente della Suprema
Corte di Cassazione S.E. Eula insieme a S.E. Vitton
in una visita al Santuario il 18 Luglio 1958
definirono il posto pi Òunico che raroÓ.
Un celebre predicatore lo defin Òun piccolo lembo di ParadisoÓ e lo stesso Rettore
della Basilica Òun luogo dove il Signore si rivela in tutta la sua grandezzaÓ;
fu per merito del popolo e degli operai che diedero le somme necessarie e
prestarono la loro opera manuale.
Io mai dimenticher ma avr
sempre presente quellĠentusiasmo di popolo che ebbe fede ed appoggi le mie iniziative.
La strada e la Croce, come avevo
previsto nel manifesto del 22 Settembre 1940, dovevano
essere inaugurate al ritorno vittorioso dei nostri soldati, ma purtroppo la
guerra fatalmente fu perduta, pur se combattuta con coraggio ed amore dal
soldato Italiano.
Per la strada non vi fu quindi inaugurazione,
ma solo entusiasmo per il passaggio delle prime macchine.
In un secondo tempo il 3 Agosto 1947 quando i combattenti e reduci furono quasi tutti
ritornati S.E. il Vescovo bened la Croce monumentale davanti allĠintera
cittadinanza ivi convenuta.
LĠUfficiale reduce della
Germania, Ins. Pasquale StoppelIi,
a nome di tutti i Combattenti prese la parola e disse:
ÒEccellenza
Reverendissima,
Confortati ed onorati dalla Sua presenza, sono
lieto di porgerLe, a nome della Sezione Combattenti e Reduci di Maratea, il
nostro devoto saluto.
Noi conosciamo il suo nobile cuore, noi abbiamo sperimentato il Suo vivo
interessamento ed il Suo valido appoggio per ogni
degna iniziativa di questo popolo e Gliene siamo veramente grati e
riconoscenti.
Concittadini, Commilitoni,
Su questo monte, coronato dal sole e dalle istorie, che si eleva dalle
glauche acque verso lĠazzurro infinito, sĠerge
dominatore su un avanzo del morto paganesimo, in tutta la maest del suo
trionfo, il tempio dellĠAmore e della Gloria, custode secolare delle reliquie
del Martire Sebasto, Vigile Scorta della citta di
Maratea.
Non senza commozione profonda il partente volge ad
Esso lo sguardo fiducioso, nel ricordo nostalgico del Paese lo vede, nella
mente, gigante a cavaliere del monte e chi ritorna ha per Esso il primo
sguardo, il prime fremito di commossa riconoscenza.
S. Biagio sentito vivo e operante su questo monte, il suo venerato
Torace freme amore per il paese prediletto, il suo cuore di Martire e di Santo
sembra ancora palpitare nellĠUrna Sacra.
Si susseguono gli anni, i secoli, tante idee innovatrici e perturbatrici
si agitano nellĠaria in una ridda fantasmagorica, ma tutto passa e S. Biagio
rimane, fiero ammonitore della verit Eterna a benedire la fede di un pellegrinaggio
che da tanti secoli si snodato per la sua tortuosa strada: pellegrinaggio che
sarebbe stato certamente pi numeroso se la strada avesse permesso il trasporto
del vecchio e dellÔinfermo, tanto che il sospirato desiderio di una strada
rotabile che allacciasse il Santuario al Paese fu sogno di diverse generazioni.
E questo sogno cos lungamente vagheggiato in tempi migliori doveva
trovare attuazione nel periodo tormentoso e difficile della seconda guerra
mondiale, nel quale mancava nel modo pi assoluto materiale indispensabile
per portare a compimento. LĠidea di costruire la strada sgorg dalla mente e
dal cuore del benemerito concittadino Cav. Biagio
Vitolo, allora amministratore del nostro comune; uomo solerte, tenace nel suo
volere, animato di amore verso il Paese, seppe superare ogni ostacolo per
portare a compimento lĠopera prodigiosa che doveva coronare un sogno secolare.
Gli fu accanto a sorreggere ed attuare lĠidea
con uno slancio straordinario di operosit e di fede, il Molto Reverendo
Arciprete, Mons. Domenico Damiano; si distinsero il Sig. Pedota
Luigi per la sua opera disinteressata e quei lavoratori che offrirono senza
compenso la loro fatica; partecip con offerte il popolo tutto, con generoso
irresistibile entusiasmo.
La strada viene costruita e di fronte al tempio
assunto a dignit di Basilica per grande iniziativa del Rettore Mons. Domenico
Damiano, viene elevata maestosa e altamente significative una Croce
monumentale, in ricordo della guerra e in onore dei soldati di Maratea.
Per il nobile fine per cui e stata eretta, io sono ad
esprimere, al generoso ideatore e costruttore Cav. Biagio Vitolo la commossa
riconoscenza dei combattenti e reduci di Maratea.
La guerra non si poteva vincere perch moncavano i mezzi e la concordia,
ma si per duramente e lungamente combattuto. II Soldato Italiano non e stato
inerte spettatore della tragedia, e stato invece vittima inconsapevole dellÔaberrazione
e dellĠerrore, abbandonato in una lotta impari col fucile 91
contro il carro armato e senza armi adeguate contro il velivolo che si accaniva
nella spietata caccia allÔuomo.
Anche di fronte a tanta disparit in una guerra ingaggiata tra lĠuomo e
la macchina, il soldato italiano ha saputo opporsi per lungo tempo e lo
dimostrarono i nostri eroi caduti, i combattenti che portano nelle carni i
segni augusti del loro sacrificio, chi ha speso quasi un decennio di vita al
servizio della Patria.
Ave Crux, tu che simboleggi il grande sacrificio di un martire morto per
tutti i martiri, di un Eroe morto per tutti gli eroi.
Tu sola, nel tuo linguaggio, da tanta santit, puoi narrare rivolta al cielo,
al mare, alla terra il sacrificio dei nostri prodi. Essi caddero nellĠadempimento
del proprio dovere, confortati dalla dolce illusione
di essere stati utili alla Patria, portando immacolato nel cuore lĠonore di
soldato e dĠitaliano.
Caduti consideriamo anche i reduci colpiti da
crudeli infermit, veri agonizzanti che hanno avuto soltanto il supremo
privilegio di poter abbracciare i loro cari non nella gioia piena del ritorno
alla vita ma per il pi triste addio di separazione.
Noi ogni volta che sosteremo qui saremo consapevoli di compiere un rito
guardando la croce, noi ricorderemo il loro sacrificio e trarremo gli auspici
per la lotta di domani.
Un popolo che dimentica i propri morti rinunzia alia storia.
Non si inizia il cammino verso la redenzione se
non saremo uniti nel venerare ed onorare i nostri Caduti. I morti sugli arsi massicci africani e nel gelo dei monti balcanici
sono pari nel valore ai morti del fatidico Carso e del tormentato Piave; pari rimangono
oggi nel vano sacrificio senza riscatto e senza premio. Con dolore bruciante
noi sopravvissuti siamo costretti ad accettare lĠiniquo
trattato che sapeva lĠItalia dalla stessa continuit del suo territorio; nellĠaccettarlo
echeggia il gemito di tutti i morti delle guerre dĠindipendenza e mentre il
tricolore dĠItalia viene ammainato nelle nostre terre, nasce tormentoso, vivo,
il sentimento di non ammainarlo mai nei nostri cuori.
E Tu, o Croce benedetta, destinata ad essere lĠAra
Pacis, il faro luminoso per i caduti di Maratea, sii qui ed altrove segnacolo
fulgidissimo di redenzione per la Patria mutilata in nome di quanti salirono il
calvario ed aggrappandosi a Te seppero cadere col nome dĠItalia sulle labbra e
nel cuore.
Maratea - Castello, 3 Agosto 1947
Pasquale Stoppelli
La Croce fu anche illuminata per
conto e spese di un mio parente Giuseppe Campilongo residente
a Caracas.
Cos si concluse
unĠopera da cui la posterit dovr trarre alti insegnamenti e ricordare coloro
che generosamente offrirono i mezzi ed il lavoro per avvicinare il Patrono al
suo popolo e innalzare la Croce monumentale a ricordo dei caduti di Maratea
nelle guerre vinte e perdute, quale faro luminoso, simbolo di fede e di pace.
Le offerte in denaro ed altre che venivano indirizzate al M. Rev.ndo
Don Domenico Damiano furono pubblicate nominativamente sul Bollettino
Parrocchiale volta per volta, con quella precisione e quellĠinteressamento che
hanno sempre distinto Don. Domenico in tutte le opere
compiute e gli incarichi ricevuti per la sua Basilica.
Presso lÔUfficio Parrocchiale
della Basilica di S. Biagio tuttora visibile, in un registro, lĠelenco
completo e minuzioso delle offerte ricevute e delle spese sostenute.