PIAZZA

GIOVANNI BURAGLIA


Descrizione: Mac:Users:biagiocalderano:Desktop:ricordi:I Fratelli Buraglia e Biagio Vitolo.jpeg

Per lo sviluppo lento ma progressivo del nostro paese e maggiormente per lĠaccresciuto traffico si sentiva il bisogno di spazio nel centro abitato, dove non era possibile in occasione di feste piazzare unĠorchestra o simile, ne far girare una qualunque automobile.

Vi era un isolato di case a forma di triangolo appartenente a quattro proprietari, circondato da tre strade: Via Tocco, Via Cavour e Corso Garibaldi.

Isolato brutto per la sua struttura, che soffocava i negozi vicini e che era reso anche antigienico dal vicoletto esistente su un lato.

Io che era nato al Corso Garibaldi, nelle adiacenze di questo isolato, fin da ragazzo avevo pensato che se un giorno fossi diventato qualcuno avrei fatto demolire quel gruppo di case che opprimeva il centro.

Diventato Sindaco per volere del popolo con le elezioni del 1952, cercai di attuare quanto da piccolo avevo pensato. Feci elaborare dallĠIng. Francesco Schettino un progetto con una relazione di massima dei lavori da eseguirsi per la demolizione dei fabbricati, per creare quello spazio cos“ necessario, con annessa rela­zione sanitaria del Dottor Greco.

Fu previsto per i lavori ed i fabbricati da acquistare una spesa di lire sei milioni, che il Comune si sarebbe dovuto addossare, oltre sĠintende gli imprevisti. Ma le condizioni del bilancio del Comune, con un deficit di oltre sette milioni che la mia Amministrazione aveva ereditato, non consentivano certo una simile avventura.

Come fare? Questo pensiero assillante mi indusse a realizzare una gita nella America Latina, nella Columbia e nel Venezuela, per visitare i miei figli colˆ residenti nella quasi certezza che attraverso i nostri compaesani emigrati sarei riuscito a raggranellare la somma necessaria per attuare il progetto.

Presa la decisione, chiesi ed ottenni dal Prefetto di allontanarmi dal Comune per pochi mesi e la sera del 20 Settembre, vigilia della mia partenza, nel salone dei Padri Oblati, si tenne una riunione durante la quale gli amici dellĠAmministrazione e cittadini vollero salutarmi.

Nel ringraziarli dellĠaffettuosa dimostrazione di simpatia dissi che anche in America non sarei stato ozioso e che mi sarei interessato dei bisogni del Paese che lasciavo, principalmente per la creazione della Piazza e del Monumento ai nostri Caduti di tutte le guerre cui purtroppo fino a quel momento nessuno aveva pensato pur essendosene sempre parlato.

La mia prima tappa fu Bogot‡, capitale della Columbia, dove la comunitˆ marateese volle gentilmente offrirmi un ricevimento alla Casa degli Italiani. Fu un incontro quanto mai commovente perchŽ mi incontrai con persone che di Maratea, loro paese natale, ricordavano appena il nome. Avevo portato con me una infinitˆ di fotografie panoramiche e delle opere che la nuova amministrazione da me presieduta aveva realizzato, fotografie che dagli amici furono esposte nel salone della riunione.

Tutti osservavano con interesse i luoghi che da piccoli o da grandi avevano lasciato e sul viso di moltissimi si vide scorrere qualche lacrima. Colsi la buona oc­casione per svegliare un poĠ di sentimento patrio e per portare ad essi il saluto dei loro cari e della loro patria lontana parlando dellÔinizio del progresso di Maratea che si avviava verso un avvenire pi radioso merc gli impianti industriali e turistici che il Conte Stefano Rivetti aveva realizzato e dei bisogni in cui il nostro Comune ancora si dibatteva.

Nel mio discorso pronunciato il giorno dellĠinaugurazione della piazza, si  detto come si arriv˜ a concretare quello che era un progetto.

Pertanto trascrivo qui la lettera di impegno dei fratelli Biagio e Vincenzo Buraglia:

 

Bogotˆ 27 Gennaio 1955

Egr.Comm. Biagio Vitolo

Sindaco di

MARATEA

 

Egregio Signor Sindaco,

in seguito alla Vostra richiesta ed alla conversazione che ne  seguita al Cen­tro Colombo Italiano la sera del 2 Dicembre u.s. per la costruzione della piazza da farsi fra il Corso Cavour ed il Corso Garibaldi, nel Comune di Maratea, noi fratelli Biagio e Vincenzo Buraglia, per venire incontro al Vostro personale desiderio e rendere un servizio al nostro paese ed al popolo che se ne avvantaggerˆ, ed in omaggio alla memoria dei nostri genitori, abbiamo deciso di finanziare a fondo perduto fino alla somma massima di sei milioni di Lire Italiane (L.6 .000.000.) lĠopera diretta a creare tale piazza, che dĠaccordo alla Vostra promessa, dovrˆ chiamarsi ÒPiazza BuragliaÓ, in memoria del nostro indimenticabile genitore, nome che resterˆ stabilito dagli accordi municipali che ordineranno la costruzione della piazza e largo, ottenendone lĠapprovazione e conferma delle Autoritˆ superiori competenti e, naturalmente, collocando tale nome, come dĠuso, nella piazza stessa.

Nel darVi la conferma della nostra decisione, Vi preghiamo volerci inviare appena possibile i documenti che dispongono la costruzione secondo quanto abbiamo accordato ed appena saranno da noi ricevuti pregheremo il nostro nipote Giovanni Iannini perchŽ si metta dĠaccordo con Voi sui dettagli relativi alla costruzione co­me convenuta ed alle modalitˆ per il versamento della somma promessa entro il massimo stabilito.

Profittando dĠaltra parte dellĠoccasione Vi confermiamo la nostra preghiera di ottenerci nel Cimitero di Maratea lo spazio necessario per poter noi costruire una Cappelletta o monumento alla memoria dei nostri genitori.

Felicitandoci per quanto avete fatto e certamente continuerete a fare in beneficio di Maratea, passione Vostra non trascurata nemmeno in questi giorni di permanenza allĠestero, ci  grato segnarci con cordiale e distinta stima.

Devotissimi

Biagio Buraglia      Vincenzo Buraglia

 

Immediatamente avvertii lĠAssessore Delegato Gaetano Tripodi perchŽ portasse il documento a conoscenza del popolo; a sua volta il reggente dellĠAmministrazione ne inform˜ il Prefetto con la seguente lettera :

 

Comune di Maratea 27/12/1954

A S. E . il Prefetto

POTENZA

Dal Sindaco del nostro Comune Cav. Uff. Biagio Vitolo, che come  a Sua conoscenza, trovasi allĠestero in Columbia, mi  pervenuta la seguente lettera :

Bogota 4 Dicembre 1954

Signor Gaetano Tripodi

Assessore Delegato

MARATEA

Sono lieto di comunicarLe che la collettivitˆ di Maratea residente in Bogot‡, riunitasi nel Centro Culturale Colombo Italiano, ha voluto gentilmente offrire un rinfresco in onore del loro Sindaco.

In tale occasione, nel ringraziare gli amici e le loro famiglie che prendevano parte al ricevimento, ho portato il saluto della loro patria lontana e del popolo di Maratea, non senza far conoscere i bisogni dellĠAmministrazione Comunale.

Dopo una rapida rassegna di tutte le opere eseguite nella nostra zona ed una esposizione di fotografie, nonchŽ la richiesta di fondi per altre opere tanto necessarie per Io sviluppo del nostro paese, i fratelli Biagio e Vincenzo Buraglia, mantenendo la promessa fatta precedentemente ad una mia richiesta per la costruzione di una nuova piazza nel centra abitato, la cui somma raggiungerˆ i sei milioni di lire, si sono impegnati a finanziare il lavoro a fondo perduto, versando la somma a mia richiesta.

Sono certo che la cittadinanza apprenderˆ con giusto giubilo e soddisfazione la notizia della benefica offerta di questi concittadini che onorano lĠItalia allĠe­stero e ricorderanno nei secoli il loro nome.

Sono soddisfatto di essere riuscito, anche lontano dalla mia patria, a servire in qualche modo il mio paese.

Nel dare a Lei, al Consiglio Comunale ed al popolo la lieta notizia mi e gradito farLe giungere da questa terra lontana il mio affettuoso saluto, che si estende agli amici dellĠAmministrazione ed al popolo di Maratea.

F.to Biagio Vitolo

Nel partecipare la notizia a V.E., mi torna gradita lĠoccasione per porre in particolare doveroso rilievo la fattivitˆ ed intensa opera che il Sindaco Vitolo conduce anche in terra lontana per rendersi, come sempre, benemerito della sua cittˆ, verso la quale protende instancabilmente tutte le sue migliori energie e tutta la sua intelligente attivitˆ per sollevarne le condizioni di vita in uno slancio di sforzi che e veramente superiore ad ogni elogio perchŽ disinteressatamente e tenacemente diretto alla realizzazione di tutte quelle opere intese ad elevare, sotto il profilo sociale, economico e morale le sorti di questa popolazione che in lui vede non invano riposta la sua fiducia e le sue speranze.

Con osservanza.

LĠAssessore Delegato
Tripodi Gaetano

 

Dopo il ricevimento per festeggiare il mio arrivo a Bogot‡ tenutosi il 2 Dicembre 1955 alla Casa degli Italiani (Centro Colombo-Italiano) e dopo la decisione presa dai fratelli Buraglia volli mandare anche a S.E. Emilio Colombo, allora Sottosegretario di Stato ai LL. PP., che tanto si interessava dello sviluppo di Maratea, ed al Prefetto della Provincia Rotigliano, il saluto riconoscente della collettivitˆ dei Marateesi e lĠannuncio della generosa offerta fatta al Comune di Maratea dai fratelli Buraglia.

Trascrivo le risposte:

 

Ministero dei Lavori Pubblici

Sottosegretario di Stato

24 Dicembre 1954

Egregio Sindaco,

La ringrazio per le cortesi espressioni rivoltemi anche a nome della collettivitˆ dei cittadini di Maratea a Bogot‡.

LĠiniziativa dei fratelli Buraglia mi ha sinceramente commosso.

Da parte mia continuer˜ a svolgere ogni interessamento per venire incontro alle esigenze di codesta Cittadina.

Ricambio gli auguri per le prossime feste. Con viva cordialitˆ

Emilio Colombo

Signor Biagio Vitolo

Sindaco di Maratea

BOGOTAĠ

^^^^^^^^^^

II Prefetto di Potenza

10 Dicembre 1954

Egregio Sindaco,

La ringrazio della Sua lettera del 4 corrente e La prego esprimere alla collettivitˆ dei cittadini di Maratea residenti in Bogot‡ i miei sentimenti di simpatia, compiacendomi, in particolare, coi fratelli Buraglia per il tangibile contributo da loro erogato.

Ricambio cordialmente a Lei e famiglia i migliori auguri per le prossime feste e per lÔanno nuovo.

Rotigliano

Comm. Biagio Vitolo

Carrera 8 n . 1 0-69

BOGOTAĠ

 

Appena concluso lĠimpegno per il finanziamento della piazza scrissi anche al Segretario Capo del nostro Comune Rag. Luigi Filizola per far approntare gli atti amministrativi necessari per iniziare i lavori al mio ritorno senza perdita di tempo.

Rientrai in patria nel 1955 e ricominciai subito le pratiche con i proprietari delle case e botteghe da demolire; unici ad accontentarsi mediante pagamento in danaro furono i fratelli Biagio e Pasquale Maimone per due locali (botteghe) ed il Sig. Ercolino Orlando per case o botteghe, mentre le sorelle Crispino pur non ostacolando la mia pratica e rinunziando ai ricordi della casa dove erano cresciute ed educate, acconsentirono alla demolizione a condizione di avere unĠaltra casa adiacente alla prima. Anche il Sig. Gennarino Limongi chiese le stesse condizioni. Richieste quanto mai difficili per ottenere lĠacquisto nella stessa zona di case e botteghe, ma io pur di attuare lĠopera accettai tutte le condizioni che mi venivano imposte.

Anche con gli eredi di Silvio Brando riuscimmo a metterci dĠaccordo per la chiusura di un ingresso della loro casa mediante la cessione di un locale acquistato dai fratelli Maimone.

Dopo una faticosa ricerca e numerosi impegni riuscii a fare acquistare il fabbricato del Comm. Biagio Gennari che aveva tutti i requisiti per accontentare i richiedenti. Dopo laboriose trattative per lettera, insieme al Segretario Comunale Filizola, che collabor˜ molto per la buona riuscita di tutte le pratiche amministrative, mi recai a Roma per concludere col Comm. Gennari colˆ residente lÔacquisto del suo fabbricato.

Egli pur di accontentare il Sindaco Vitolo di Maratea e pur di rendere un beneficio al paese (queste furono le sue parole) cedeva la sua casa ad un prezzo di vero favore.

La ripartizione delle case e delle botteghe fu affidata al Geom. Giovanni Di Pu­glia che ne fece la valutazione e stabil“ la divisione nel modo che segue :

-     alle sorelle Crispino tocc˜ il primo piano di tutto lo stabile consistente in vani sette e due vani incompleti al secondo piano pi una piccola bottega con accesso da Piazza S. Pietro; in totale dieci vani con una superficie pari al doppio della ca­sa che cedevano per la demolizione e molto meglio ubicata;

-     al Sig. Gennarino Limongi tocc˜ una bottega in Piazza S. Pietro poco pi grande di quella di sua proprietˆ da demolire, con lÔobbligo di fare i lavori di sistemazione secondo lÔindicazione dello stesso Limongi tramite il suo avvocato e con impegno scritto e da me firmato, assumendone io personalmente tutte le responsabilitˆ.

Pertanto tutti hanno avuto pi di quanto hanno dato.

Dopo le assegnazioni di case e botteghe fatte ai Crispino ed al Limongi, restavano disponibili ancora tre vani con accesso da dietro il Trappeto e da un vicoletto di Piazza S. Pietro. Si voleva assegnare questi vani al rappresentante dei fratelli Buraglia, Sig. Raffaele Limongi, per venderli ed utilizzare la somma ricavata per i lavori della piazza ma egli non volle accettare Òper non crearsi maggiori impicciÓ (queste furono le sue parole). Cos“ si volle che fossero a me intestati alle stesse condizioni e per facilitare il compito lĠassegnazione fu portata in atto per lire settantacinquemila.

Si deve premettere che il Comune non poteva assumersi lĠimpegno della gestione di questa opera perchŽ occorrevano tante pratiche, tanto tempo ed anche tante spese e tutto doveva essere contenuto nei sei milioni.

Cosi per volere dei finanziatori, si nomin˜ il Sig. Raffaele Limongi, nipote dei Buraglia, loro rappresentante e gestore dei sei milioni.

LĠacquisto del fabbricato Gennari figur˜ fatto direttamente dagli interessati mentre in effetti le quote furono tutte pagate dal Sig. Raffaele Limongi con i sei milio­ni versati dai fratelli Buraglia.

Finiti i lavori di sistemazione della piazza che venivano pagati dietro presentazione di note dello stesso Sig. Limongi. Risult˜ un disavanzo di spese di Lire 192.960 sui sei milioni versati dai fratelli Buraglia. Per colmare tale disavanzo si pens˜, come previsto, di mettere in vendita i pianterreni a me intestati.


 


La decisione della vendita fu portata a conoscenza con un avviso al pubblico cos“ concepito:

AVVISO

Sono in vendita tre vani a pianterreno dellĠex Casa Gennari. Per trattative rivolgersi al Sig . Biagio Vitolo.

Maratea 24 Agosto 1957

 

Non vi fu allora nessuna richiesta. Dopo molto tempo, anzi dopo parecchi anni, fu chiesto un solo basso dal Prof. Pasquale Stoppelli, nipote delle sorelle Crispino, che abita nello stesso fabbricato concesso alle zie. Pur avendoglielo personalmente promesso, in seguito valutai che non era pi necessario venderlo giacchŽ avevo provveduto al pareggio.

Pertanto lĠincarico a me affidato fu precisamente e scrupolosamente eseguito.

Cosi i tre vani restarono definitivamente a me per il deficit che io stesso coprii oltre le spese del cantiere da me fornito per tutti i lavori della piazza non conteggiati.

La piazza fu eseguita ed ultimata secondo le norme stabilite dai fratelli Buraglia con lettera in data 27 Gennaio 1955, sopra riportata; non solo il lavoro fu contenuto nella somma dei sei milioni ma, mediante il mio personale interessamento, riuscii a fare eseguire i lavori di arretramento della casa acquistata da Gennari di m. 1,50 portando la strettoia verso la Colonna di S. Biagio a m. 5 ed a rifare la sua pavimentazione. Concludendo per tutte queste opere si sono spesi circa otto milio­ni, somma tuttavia irrilevante se si considerano le tante difficili operazioni che si dovettero compiere.

EĠ bene far rilevare che nellĠacquisto del fabbricato Gennari feci impegnare gli assegnatari a non opporsi acch il fronte della casa prospiciente al Monumento di S. Biagio fosse fatto arretrare per allargare la Strada troppo stretta proprio in quel punto e per non spostare il Monumento di importanza storica e sentimentale.

Chi ha vissuto i giorni tremendi dellĠultima guerra, ricorderˆ che un mezzo corazzato dellĠottavo Corpo dĠArmata inglese, di passaggio da Maratea, data la strettezza della strada, and˜ ad urtare contro la base del Monumento, facendo spostare il suo asse di oltre un decimetro, spostamento ancora visibile, e facendo barcollare la Statua che per pure caso, o forse per un miracolo del nostro Protettore, rest˜ in piedi.

Io che assistetti a questo tremendo pericolo rimasi preoccupato pensando che poteva ripetersi qualche altra volta provocando il crollo irreparabile del Monumento e perci˜ ordinai lÔimmediata demolizione di una piccola sporgenza dello stipite di una parte che ostacolava il passaggio dei grossi mezzi.

E mentre la truppa passava, gli operai del Comune sotto la mia responsabilitˆ e direzione, provvidero a togliere lĠostacolo; fu cos“ eliminato ogni pericolo.

Acquistato il fabbricato, ottenni per mio personale interessamento, che il lavoro di arretramento della parte frontale fosse fatto a totale carico dellÔAmministrazione Provinciale, cos“ pure la pavimentazione della piazza, lavori che comportarono una spesa di circa due milioni di lire.

A parte ogni senso di modestia, nessuno potrˆ mai valutare le difficolta che dovetti superare ed i sacrifici personali di ogni genere che dovetti sopportare per riuscire a tanto e portare a termine questĠopera tanto complessa.

Grazie al cielo tutto fu superato e cos“ si potette arrivare alla inaugurazione il giorno 23 Settembre 1956 con lĠintervento di S.E. il Vescovo di Policastro Monsi­gnor Federico Pezzulli, del Vice Prefetto di Potenza Comm. Maddalena e di altre autoritˆ della Provincia e di tutte le autoritˆ cittadine Religiose, Civili e Militari e con immenso pubblico ivi compresi i parenti dei fratelli Buraglia.


 

 

 


 

Dopo lo scoprimento della lapide con la dicitura ÒPiazza BuragliaÓ, parl˜ il Sindaco a cui segu“ S.E. il Vescovo e chiuse il Prof.Marco Mauro.

Discorso del Sindaco.

Eccellenze, Autoritˆ, Concittadini,

Lo scoprimento di una lapide, la denominazione di una strada, di una piazza, in altri tempi avevano la loro importanza. Oggi che il progresso ci ha abituati ad assistere ad opere gigantesche anche il sorgere di una citta e cosa che pu˜ passare inosservata; per˜ quello che noi abbiamo compiuto ha il suo significato, considerando le gravi difficoltˆ ambientali e di bilancio che avremmo dovuto incontrare se avessimo volute realizzarlo con le sole forze delle finanze comunali.

Ci˜ in effetti  una modesta opera, ma per noi  pur sempre una conquista.

Ed io sono qui, obbligato da un dovere di amicizia e di gratitudine mia e vostra a dare pubblico attestato a chi, ascoltando attraverso la mia voce, lÔeco della nostra terra, fece si che si appagasse unĠantica aspirazione della popolazione: avere una piazza in questo posto.

Sono dunque veramente lieto di questa cerimonia e unĠonda di soddisfazione riempie lÔanimo mio.

Non senza una certa commozione vi faro la storia di questo lavoro da me concepito e vagheggiato per lungo tempo e che la sorte, forse a premio della mia perseveranza, ha voluto si portasse a termine ben presto, e quello che pi conta, riservandomi lĠambito onore di inaugurarla.

Ripeto, essa e una piccola opera ma risolve allo stesso tempo il problema del risanamento e dellĠestetica urbanistica, quello imposto dalle accresciute esigenze commerciali e turistiche e lĠaltro non meno importante del traffico che, dato il suo notevole incremento, costituisce attualmente un serio pericolo per i mezzi e per la cittadinanza.

Per pura coincidenza si compiono oggi due anni da quanto Voi, nel Salone dei RR. Padri Oblati voleste darmi il saluto per la mia gita allÔestero.

Ritorna in me lĠemozione di quella sera ed il ricordo della promessa che anche allĠestero mi sarei ricordato dei bisogni del mio Paese.

Giunto nella capitale della Colombia, ebbi lĠalto e gradito onore di essere ri­cevuto nellÔaccogliente Sede della Casa degli Italiani della laboriosa colonia dei concittadini residenti in Bogot‡ e di rivolgere ad essi il saluto accorato ed il voto augurale della cittˆ natale, in unĠatmosfera di profonda commozione e di fraterno nostalgico amore per la terra lontana.

LĠincontro fu quanto mai commovente ed io non lasciai sfuggire quella buona occasione per far cadere sul fertile terreno il seme che doveva portarci il frutto di questa nuova Piazza che voi occupate e che io oggi consegno al popolo di Maratea.

In questo momento per me tanto emozionante, rivado col pensiero a quella lon­tana terra tanto ospitale, rivedo i miei figli, i miei concittadini che, con la loro intelligenza, con le loro organizzazioni, ma soprattutto con la loro correttezza commerciale, onorano la Patria ed il loro paese natio.

Ma il mio accorato, nostalgico ricordo corre oggi attraverso lo spazio, attraverso lĠoceano e si ferma nel Patio della sontuosa Villa Buraglia, al Magro, dove insieme allĠamico Ciccillo Limongi parlammo per la prima volta della costruzione di questa Piazza, e dove esternai la mia richiesta per il finanziamento .

I fratelli Biagio e Vincenzo Buraglia con spontaneo gesto ed offrendo tangibile e nobile prova del loro attaccamento al luogo natio, si dichiararono subito disposti di far propria la spesa relativa, fino alla concorrenza di sei milioni di lire, pari cio a quella prevista.

Partii dallĠAmerica con la soddisfazione di aver lavorato proficuamente per il bene del mio paese e del mio popolo e di aver mantenuto la promessa.

Giunto in Patria, con il prezioso aiuto dei miei collaboratori, cominciai le lunghe e difficili trattative per rendere esecutivo il programma prestabilito.

Abuserei della vostra pazienza se volessi fare la storia di tutte le difficoltˆ incontrate e dirvi come sono state superate. Voglio solo ripetervi quanto ebbi a dire in occasione dellÔinaugurazione della villa Cardinal Gennari e cio: Òquando nella mia mente si  formato un concetto creativo che possa giovare al popolo, non  la lode che mi incoraggia a compierlo ne la critica a fermarmiÓ e ve lo dimostra il fatto che lĠidea fu mia fin dal 1938Ó.

Da quellĠepoca ad oggi quante cose sono mutate! Ma la mia idea, la mia volontˆ  restata ferma fino al raggiungimento dello scopo prefisso.

Non posso negare che vi sono stati momenti in cui stavo per cedere al mio carattere, alla mia volontˆ, trovandomi di fronte a difficoltˆ che potevano sembrare insuperabili e che solo con atti di esproprio si sarebbero potute vincere e superare; ma io questo non volli fare e cercai con ogni mezzo di accontentare tutti gli interessati e posso con soddisfazione dire che i miei sforzi non sono stati cosa vana perchŽ non ho fatto ricorso a mezzi coercitivi.

Posso ancora dimostrare che tutti sono stati compensati ad usura per quello che hanno dato, pur se questi miei atti di accomodamento non da tutti sono stati compresi.

Comunque sento il bisogno di ringraziare tutti.

Concittadini, due date, due colpi di piccone non saranno cancellati dalla vostra mente:

21 Aprile 1938 ÒPiazza ImperoÓ

Oggi 23 Settembre 1956 ÓPiazza Giovanni BuragliaÓ

Due date, due Piazze da me volute, ed in tempi assai diversi, testimoniano che le cariche si accettano non per ambizione ma soltanto nellĠintento di sacrificarsi per il benessere del popolo e della terra nativa.

Questo ho creduto di fare io e sfido chiunque a smentirmi o dimostrarmi il contrario.

Ed ora cari amici, sorpassando gli altri argomenti, andiamo verso la denomina- zione della piazza ÒGiovanni BuragliaÓ.

Questo nome non vuol ricordare uno statista, un letterato od un eroe. Esso ricorderˆ un modesto ed onesto uomo del popolo, un operaio, come molti di voi co­me me.

Sono sommamente grato a tutto il Consiglio Comunale che allĠunanimitˆ vot˜ la mia proposta per questa denominazione.

Ci˜ dimostra la maturitˆ democratica dei Rappresentanti del nostro popolo che hanno saputo portare sullo stesso piano, senza distinzione di classe, i meriti dellÔoperaio e quelli degli intellettuali.

Giovanni Buraglia in vita fu per lungo tempo nellÔAmministrazione del Comune, appassionato del nostro mare e come emigrante pu˜ ben dirsi un pioniere del lavoro e dellĠiniziativa italiana nelle lontane Americhe. In un periodo di pi dure difficol ta seppe trasfondere nelle opere del lavoro la tenacia, lĠonestˆ e lĠintelligenza del nostro carattere geniale e volitivo.

Ma soprattutto egli fu il padre di Biagio e Vincenzo, di questi due colossi del commercio internazionale di Bogot‡, ai quali seppe inculcare nellĠanimo la rettitudine, la volontˆ, la tenacia, lĠamore per la Patria; queste quattro virt sono sta­te i fattori principali della colossale fortuna di questi due simpatici fratelli che onorano tanto allĠestero la Patria ed il loro paese nativo.

Ho detto colossale fortuna non perchŽ abbia frugato nelle loro casseforti ma perchŽ ho apprezzato quello che essi hanno al sole. Vorrei poter descrivere quello che ho visto il giorno che visitai la Chrysler da essi rappresentata e nella quale trovano lavoro e pane centinaia di impiegati ed operai per la maggior parte italiani .

Noi non sappiamo valutare quel che valgono i nostri compaesani allĠestero. So­no gli stessi Americani ad apprezzarli; ci˜ posso confermare con il fatto che duran­te la mia breve permanenza in Bogot‡ venne una Commissione dagli Stati Uniti man­data dalla grande ditta che rappresentano per visitare lĠorganizzazione dei fratelli Buraglia e dar loro nuove direttive. La visita fu soddisfacente a tal punto che la Commissione dovette riconoscere, e tenne a precisarlo, che essa non aveva nulla da insegnare ma tutto da apprendere.

Questi dunque sono i nostri compaesani in terra straniera.

Amici carissimi noi dobbiamo considerare i Fratelli Buraglia concittadini bene- meriti non solo perchŽ hanno finanziato i lavori di questa Piazza ma perchŽ sono sempre i primi a rispondere alle richieste che vengono loro fatte per istituzioni di beneficienza nel nostro paese ed anche perchŽ allĠestero essi sono tra i maggiori finanziatori delle Opere che il nostro Governo sostiene perchŽ la collettivitˆ italiana si mantenga sempre pi vicina col pensiero e con le opere alla Patria lontana.

Tali meriti sono stati loro riconosciuti dai nostri Diplomatici di Bogot‡ e ci˜ mi fu personalmente confermato dal nostro Ambasciatore un giorno in cui ebbi lĠonore di essere da lui ricevuto.

Egli passando in rassegna tutti i nostri compatrioti colˆ residenti, ebbe a dirmi che quelli di Maratea erano in prima linea nella Colonia Italiana.

Non dico a voi quel che provai nel sentire apprezzamenti tanto benevoli per i nostri compaesani.

Grazie dunque al finanziamento dei Buraglia noi abbiamo demolito le case e costruita una piazza, portando lÔaria, il sole, la luce. LĠaria per coloro che sono abbisognevoli di ossigeno, il sole per chi necessita di calore materiale e spirituale, la luce per chi vive nellĠombra e nellĠombra vorrebbe tutti costringere.

Non dallĠombra ma dal passato torna a noi tutti ed  presente Giovanni Bura­glia e la piazza nostra pi attiva ed armoniosa sarˆ. Essa porterˆ il suo nome, testimoniando la sua operositˆ.

LĠamore che noi tributiamo a lui intendiamo tributarlo ai suoi figli ed a tutti i concittadini residenti oltre oceano con viva ammirazione perchŽ essi nel benessere raggiunto con i sacrifici e col lavoro non dimenticano i loro doveri sociali e conservano intatto lĠamore e lĠattaccamento per la propria terra.

A voi parenti qui presenti il caldo ringraziamento per avere assistito a questa cerimonia. Rendendomi interprete dei sentimenti del Consiglio Comunale e di tutto il popolo di Maratea vi prego far giungere a Biagio e Vincenzo lĠespressione della nostra incondizionata gratitudine e riconoscenza per il grande regalo offerto al lo­ro paese nativo, rassicurandoli che Maratea sarˆ degna del loro generoso gesto venerando nel ricordo il nome del loro amato genitore.

Il mio personale ringraziamento vada anche agli amici Ciccillo e Raffaele Limongi, loro parenti, per essere stati i miei pi vicini collaboratori.

Il ringraziamento pi devoto e profondo vada a S.E. Monsignor Federico Pezzullo nostro amato Vescovo che ci ha onorato della Sua presenza benedicendo la Piazza, al Vice Prefetto in rappresentanza di S.E. pregandolo di guardare sempre pi benignamente al pi bel Paese della provincia.

Questo mio ringraziamento si estende al Presidente della Deputazione provinciale, allĠIngegnere Capo ed agli altri Funzionari per lĠaiuto prestato per la sistemazione del fondo stradale e lĠallargamento della piazza S. Pietro, opere che senza il benevolo intervento dellĠAmministrazione provinciale non avremmo potuto portare a termine.

Ai Sindaci dei paesi vicini, a tutte le Autoritˆ e Funzionari della Provincia e del Paese, alle Associazioni, Scuole ed Istituti, il mio cordiale saluto ed il ringra­ziamento per aver risposto al mio invito.

Ai colleghi dellĠAmministrazione ed al popolo di Maratea che mi hanno soste­nuto in questo duro lavoro, la promessa di lavorare sempre pi intensamente per il benessere, lĠavvenire e lo sviluppo di questa nostra Maratea, perla della Provincia e del Mar Tirreno.

 


 

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